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CUORE SELVAGGIO 14 страница



- Lei mi disse un giorno che aveva gli occhi come stelle...

- Come astri sul mare gli brillano gli occhioni neri, ed ella è tutta... come un fiore. Si, Colibrí: come un fiore di fuoco...

- Non sa ella che lei arrivò? Lei disse che le mandava lettere col pensiero...

- Che tonto sei! - ride Juan davvero divertito -. Ma si sveglierà ella. Sono le donne quelle che, in fin dei conti, svegliano chiunque, e quelle che gli insegnano buone maniere.... non mi vedi? Non pensai mai che una donna mi facesse aspettare tanto, fino a che albeggiasse... ma voglio arrivare come un cavaliere. Sai tu che cosa è un cavaliere, Colibrí?

- Sì, lo so, Capitano.... È un uomo che va a cavallo...

- È anche quello - ride Juan a crepapelle -, e mi hai dato un'idea. Se io comprassi un buon cavallo, e se ci presentassimo vestiti diversamente, non con questi stracci bagnati.... compriamo vestiti. Colibrí. - Una raffica come un uragano, vento e pioggia, fa maledire Juan -: Rigo dell'inferno! Torna a piovere, e tu stai tremando. Hai freddo?

- No, Capitano.

- Come no, se picchi denti e denti? Andiamo alla taverna del Sorda. Non sarebbe male qualcosa da mangiare e qualcosa da bere. - Vacilla un momento ed esclama -: Indubbiamente non so come mi trattengo per non bussare a quella porta...!

Ha ceduto un passo verso la casa oscura e chiusa, si è avvicinato alla larga porta di fronte.... Saltando come uno scoiattolo. Colibrí va dietro lui, e nota:

- La porta è chiusa esternamente, Capitano. Guardi: un lucchetto.

- Si lo vedo. Un anello ed una catena con un'altra chiusura.... Questo vuole dire che non c'è nessuno in casa.

Con violenta ira repentina, ha scosso quella catena che attraversa anelli rinforzando la vecchia porta, ma alla violenta tirata cede il marcio legno e la mano audace la spinge decisa. Juan del Diablo è penetrato senza vacillare. Un'amara delusione, un'impazienza irresistibile, che è terribile sospetto, lo spinge. Non si è trattenuto per entrare come una tromba attraverso le deserte stanze, dove tutto denota che quella casa è stata abbandonata da un lungo tempo: le finestre senza tende, i letti disfatti, le pareti senza quadri né immagini.... Come per istinto, si trattiene nel centro di quella che sembra la camera da letto di Aimé e. Una forza strana sembra avvolgerlo, come se galleggiasse ancora nell'ambiente qualcosa di lei, come se la denunciasse il sottilissimo profumo che sembra ancora persistere, come se lo specchio di luna verdognola conservasse nel suo fondo, misteriosamente, quell'immagine che l'ossessiona. E, senza potersi contenere, mormora:

- Aimé e.... Aimé e.... Dove sei, Aimé e?

Senza di lei è come se, improvvisamente, il mondo fosse vuoto: tutto ha perso la sua ragione ed il suo oggetto. Gli sembra muoversi in un mondo irreale, fino a, che l'oscura figurina di Colibrí si agita dietro lui, facendolo ritornare alla realtà:

- Non sta qui la padrona, Capitano? Fece un viaggio?

- Un viaggio? Un viaggio hai detto? - si allarma Juan, dominato per repentina ira -. Dove e perché? Perché?

- Perché non domanda a qualche amico, Capitano? - insinua timidamente Colibrí -. Non aveva amici la padrona nuova?

- Temo molto che ne avesse troppi, ma non li conosco né so niente di essi.

- E lei, Capitano? Non ha amici?

- Io? Amici io? No, Colibrí, credo che non li abbia. Mi temono o mi attaccano, mi odiano o mi rispettano, ma nessuno è amico di Juan del Diablo.

- Io si, Capitano - afferma Colibrí, in un avviamento infantile.

- Tu si? Può essere.... Bene, vedo.... Andiamocene di qui...

- E che cosa si fa padrone?

- La cerchiamo.... la cerchiamo e la troveremo ovunque lei starà.

 

- Aimé e, vita mia...!

 

Aimé e ha tremato, girando vivamente la testa. È sola vicino alla balaustra di quel largo portone che circonda la casa, di fronte al dipartimento preparato esclusivamente per loro nell'ala sinistra. È arrivata scappando dal chiasso, ancora col bianco abito di sposa, ed aspira con ansia l'aria fresca ed umida della notte piovosa, mentre guarda correre le nuvole nere, sgombrando a pezzi il trasparente cielo punteggiato di stelle.

- Non sapevo dove eri - spiega Renato -. Ti ho cercato per tutta la casa...

- Scappai perché non sopportavo più tanto fracasso e tanta gente.

- Presto saremo soli, vita mia.

- Presto? Chi lo sa! Questo non dipende dal tuo desiderio. Se avessi fatto le cose come volevo io, avremmo preso immediatamente la strada verso Saint-Pierre dopo il matrimonio, e che rimanessero qui alla festa fino all'alba se volevano. Ma con questo sistema del tempo dei nostri nonni...

- Sono solo alcune ore di pazienza, e sono stati mesi di anticipo nel nostro matrimonio. Se avessimo fatto le cose come volevi tu, staremmo aspettando ancora che avessi riparato la casa di Saint-Pierre. Io non sarei al tuo fianco come sto in questi momenti: col dolce desiderio di chiamarti mia...

Ha voluto baciarla, ma ella schiva il bacio. Ora che il matrimonio si è realizzato, sente un'angoscia strana, qualcosa di molto simile alla paura. Per caso teme la necessità di dare a Renato una spiegazione spiacevole. Per caso è più acuto il dispiacere che cresce in lei da giorni. Per caso il fatto di sentirsi accerchiata da tutti i diritti del marito, provoca in lei freddezza gelida; ma comprende che non può che scusarsi:

- Mi sento male, Renato. Mi fa male la testa...

- È naturale, vita mia. I nervi, il rumore, l'obbligo di salutare continuamente, di rispondere a tutti, di sorridere a tutti... tuttavia, nonostante tutto io posso dire, come dicevano i nostri nonni: Oggi è il giorno più felice della mia vita! Non senti tu la stessa cosa, Aimé e? Non mi rispondi?

- Risponderò quando sarà andato via l'ultimo invitato.

- Alcuni passano qui la notte. Per fortuna, i meno. Come è cessata la pioggia, molti si disposero per ritornare, ed il Governatore è tra essi. Sai che colsi l'occasione di parlargli di qualcuno che mi interessa molto?

- A te? Chi?

- Un amico che non conosci, ma è quello che penso come candidato all'amministrazione di Campo Reale. Ho molti progetti e devo avere al mio fianco collaboratori capaci che condividano pienamente le mie idee... - Vacilla un momento osservando che Aimé e non gli presta attenzione, e quasi si scusa -: Non ti interessa quello che dico?

- Non è un argomento del quale desidera sentire parlare una donna poche ore dopo essersi sposata. Ma come in te gli argomenti della proprietà sono un'ossessione...

- Perdonami, ma è qualcosa di tanto legato alla nostra vita.... Campo Reale, tu ed io, siamo la stessa cosa, per me almeno. Dai nostri sentimenti dipende il benessere di molta gente, e noi anche, in un certo senso, dipendiamo da essi. È la catena della vita, ora più forte che mai, perché avendoti al mio fianco, nel mio Campo Reale, il mondo per me si rinchiude in questa valle.... Ma affinché non ti spaventi.... Scapperemo da qui non appena tu vuoi.

- Per il mio desiderio staremmo ben lontano ora e sempre.

- Sempre? non ti piace la proprietà? Non senti come me che la nostra casa è qui?

- La mia casa non so ancora dove sta...

- Davvero? È possibile?

- Se ti impegni ad obbligarmi a parlare...

- Certo che sì. In qualsiasi caso, preferisco che sia sincera. Che cosa pensi, mia Aimé e? Non pensai di trovarti così in questi momenti. C’è in te qualcosa di strano, sconcertante... perché, vita mia? Ti desidero tanto!

A lei si è avvicinato di più, l'ha presa per la fine vita, attirandola a sé, ed ella sente l'impulso di respingerlo, ma si contiene. Pensa che nel vicino salone dorato, la cosa migliore di Saint-Pierre celebra le sue nozze. Pensa che è la signora D'Autremont, invidiata da tutte le ragazze maritabili della società in cui abita. Pensa che è di oro la sua catena, e sorride... sorride soffocando la protesta della sua anima e del suo corpo:

- Non mi fare molto caso, Renato. Sono stanca e nervosa.... mi piacerebbe prendere un po' di champagne...

- Naturalmente.... E’ qui.... Guarda... vieni...

Le aveva fatto attraversare la soglia del gabinetto che precede la camera da letto. Sulla ricamata tovaglia di un piccolo tavolo, ci sono caramelle in vassoi di argento: dolci, frutta, ed un cubo di ghiaccio dal quale emergono due bottiglie di champagne. Il proprio Renato riempì i bicchieri, mette il suo nelle labbra di lei e mormora appassionato:

- Aimé e... amore mio... mia moglie...

Hanno bevuto, ed i bicchieri si riempiono di nuovo un ed un'altra volta, essendo vuotati tra sorrisi e baci.... Un ultimo lampo mette la sua pennellata livida sul vetro degli specchi; dopo, la luna spunta, pallida e fredda, ed Aimé e commenta:

- Andò via il temporale....

- Ti adoro, Aimé e! - Renato ha girato a baciarla, l'ha alzata soavemente in braccia, ed attraversa con lei la tenda di raso della dorata camera da letto, mentre mormora senza potere dominare la sua passione -: Ti voglio! Ti voglio!

- Ma prendiamo più champagne, Renato - cerca di evitare Aimé e -. Molto più champagne. Porta l'altra bottiglia.

 

 

- Colibrí, dove eri?

- Non mi guardi tanto serio, Capitano che le porto buone notizie. Andai fino alla casa della padrona nuova...

- E che cosa? Che cosa? - Juan si è alzato spingendo violentemente la panca che cade dietro lui. È già mezzogiorno e pochi parrocchiani rimangono nella scalcinata taverna del Sorda, molto vicino alle molle e non troppo lontana della collina dove si alza la vecchia casa dalle Molnar -. E parla in fretta?

- Un momento mio padrone, mi lasci respirare, perché andai e tornai di corsa... - Colibrí sembra molto felice di poter portare a Juan del Diablo una buona notizia, dopo la notte scorsa vicino a lui nella sordida taverna sentendolo maledire e vedendolo bere -. Nella casa di fronte c’era una ragazza spazzando la scala e mi disse che la padrona nuova.... Beh, ella non disse così, disse che la signora e le signorine che vivevano di fronte erano andate al campo, e che ella non sa quando ritornano, ma che quasi sicuro ritornano...

- Quello disse? Al campo per alcuni giorni.... E’ chiaro! Come ho fatto a non pensarci? Andarono al campo, solo al campo. Ed io che pensai... - si trattiene un momento e domanda -: Non sa ella il posto nel quale sono andati?

- No, Capitano. Dice che non lo dissero a nessuno, ma che sono andati via già un'altra volta e sono ritornati.

Juan si è avvicinato fino alla porta della taverna ed il chiaro sole lo bagna interamente. Tutto gli sembra differente ora: il cielo, le strade, le montagne i cui becchi si sollevano là lontano.... Una boccata di allegria lo riempie il petto, una scossa di giubilo lo percorre dalla testa ai piedi, ed afferma con risoluzione:

- Andremo a cercarla. Colibrí. Non ci sarà palmo di terra dove io non la cerchi. Ma prima, mi vestirò da cavaliere.

 

 

- Juan del Diablo! Ma che cosa è questo? - si sorprende Nicola.

- Mi trova diverso, eh? - sorride Juan.

- Caspita! Sembri un altro.... Ma, che cosa ci fai qui? Non ti arrivò il mio messaggio? Non ti dissero da parte mia...?

- Arrivò il messaggio e giustamente venni a ringraziarla per esso. Il Lucifero si incrociò con la goletta Rassicura, già in presenza di queste coste, ed il Capitano si prese il disturbo di venire fino a me in una scialuppa per dirmi quello che capitava. Grazie per l'avviso.

- Vedo il molto caso che hai fatto del messaggio. Per quello ho visto, che non ti importa tornare in prigione. A meno che...

Il vecchio ha interrotto le sue parole per guardare più attentamente Juan del Diablo, esaminandolo dalla testa ai piedi. Tanto lo differisce il cambiamento dei vestiti che a stento riesce a credere a quello che vedono i suoi occhi. Appena sbarbato, ben tagliato i capelli, la gagliarda figura sotto un abito comprato dal migliore sarto di Saint-Pierre, Juan del Diablo sembra realmente un cavaliere. Le sue larghe spalle, la sua elevata statura, il suo trasporto disinvolto, portano alla mente del notaio un ricordo acuto: quello di un altro corpo robusto, quello di un'altra figura arrogante, quello di un altro passo altezzoso e fermo. Perché vestito in quella maniera, il rude Capitano del Lucifero somiglia troppo a Francisco D'Autremont. Tanto gli somiglia che le gambe del buon vecchio si indeboliscono, obbligandolo a prendere posto, mentre un sudore freddo, gli scende sulle tempie, e mormora:

- È sorprendente! Uguale, identico...!

- Identico a chi?

- A nessuno - evita il notaio -, Ad un fantasma...

- Caspita! - esclama Juan con giovialità -. Non mi lusinga troppo la somiglianza, e neanche oso credere che tutta la sua emozione sia per paura di che mi mettano in carcere. Le assicuro che non c'è nessun motivo legale per farlo. Ho sfiorato di rispettare la legge, ma non sono andato apertamente contro lei. Ho argomenti con cui difendermi da qualunque accusa grave che mi si possa fare. Ho avuto fortuna, molta fortuna, nell'ultimo viaggio. Ed ora, mio buon Nicola, sono deciso a cambiare vita. La sorprende? Continua a guardare la mia somiglianza col fantasma...

- Cambi vita, Juan del Diablo! – entusiasmato Nicola - Se, cambi totalmente vita! Qualcuno ti aiuterà.... Qualcuno che può e deve farlo! Ed io mi incaricherò che lo faccia immediatamente!

Il vecchio notaio ha parlato con voce emozionata, commosso e tremante, sentendo che un nobile anelito di giustizia si alza nel suo petto. Sente che è necessario che non può essere altrimenti, di fronte al trasporto gagliardo di quel Juan del Diablo che tanto somiglia a Francisco D'Autremont. Sì, sembra un altro uomo il rude Capitano del Lucifero con addosso i suoi vestiti di cavaliere.... Sembra quello che realmente sia: il figlio di Francisco D'Autremont non poté dare il suo aiuto, la sua difesa, il suo appoggio attraverso la vita; quello che fu diseredato di tutto e sospinto all'abisso affinché perisse; troppo forte per essere distrutto, troppo arrogante per aspettarsi niente da nessuno in questo momento nel quale sorride con divertita indulgenza assicurando:

- Nessuno dovrà aiutarmi, Nicola. Chiedere aiuto non entra nelle mie abitudini. Non ho bisogno di nessuno. Cambierò vita a mie spese. A dire il vero, ho cominciato già a cambiare. Vuole affacciarsi dalla finestra un momento? Guardi...!

Lo stesso ha spalancato la finestra chiusa dell'ufficio. Nella stretta stradina aspetta una carrozza di due sedili, nuova, lucida, rilucente, così come brillano gli arnesi del superbo tronco che tira fedelmente conservato in questo momento dalla comica figura di quel Colibrí di pelle scura ed occhi rifulgenti, ora anche vestito dalla testa ai piedi come un piccolo cavaliere.

- Che cosa è questo? - indaga Nicola francamente divertito.

- La mia carrozza ed il mio segretario personale - proclama Juan allegro e sorridente -. Non si spaventi che questo non è che il principio. Venni a ringraziarla e qualcosa di più anche. Mentre aspetto la mia fidanzata che è assente, ho girato sopra e sotto per Saint-Pierre. So già di quello che mi accusano e perché lei aveva paura che mi prendessero. Ho fatto correre alcuni monete e credo che non mi disturberanno se qualcuno non mette speciale impegno nel rimescolare le cose contro di me. Sbarcai nel mio Capo dal Diablo, e lì lasciai nascosta la mia goletta. Mi sembrò più salutare che non vedessero il Lucifero nella rada di Saint-Pierre...

- È l’unica cosa ragionevole che hai fatto.

- Tutto quello che ho fatto è ragionevole. Nella costa alta della roccia esiste una capanna in rovine. Nessuno ha messo la mano su di essai. Suppongo che i vicini del villaggio la considerano di mia proprietà.

- Meglio suppongo che quel maledetto macigno non interessa a nessuno.

- Magnifico! Voglio averlo legalmente e comprare il poco di terra che sta dietro lui. Edificherò lì una casa solida. Naturalmente, per tutto quello che manca...

- Carte e denaro!

- Io porto il denaro, lei mette le carte, ed in pace.

- Ma, allora Juan, è certo che hai fatto fortuna...

- Non la fortuna dei D'Autremont - risponde Juan in tono divertito -: ma, andiamo... porto denaro per dare ad una donna quanto ella voglia.

- Una donna... e prima dicesti: la " mia fidanzata"... Che cosa tenti di dirmi?

- Amo la donna più bella del mondo. Nicola - manifestò Juan con repentina passione -. La voglio per me solo. Lei vedrà come si prepara quello...

- Non conosco più che un modo: il matrimonio. Non vuoi sposarti?

- Perché no? Certo che si. Mancano alcune cose, vero?

- Ebbene... sì.... Ma le sistemeremo subito. In caso estremo, che diavolo!, qualunque cosa si fa... - Il vecchio notaio vacilla un momento, e con una certa timidezza insinua -: Ti disturberebbe chiamarti Nicola?

- Molte grazie.... È troppo... - risponde Juan comprendendo l'offerta del buon Nicola. E profondamente commosso, rifiuta -: Ringrazio, ma non accetto. Non può sistemare quelle carte col mio nome nient'altro? Mi chiamano Juan...

- Juan del Diablo.... non credo che a tua moglie piaccia.... Bene cercheremo la formula legale. Quasi il nome è il meno, la cosa importante è che davvero hai cambiato vita ed ora sé vedo chiara la ragione di ciò. Ami una donna, la farai tua moglie.... mi inginocchierei per dire grazie a Dio, e c'è un altro che si rallegrerà molto, ma anche moltissimo. Un altro a cui gli mandiamo subito un avviso, perché si informa su te più di quello che tu pensi. Mi riferisco a Renato D'Autremont.

- Sì, lo so - risponde Juan, indifferente -. Anche lui voglio vedere. Ho un conto pendente e gli voglio pagare fino all'ultimo centesimo.

- Sei pazzo? L'offendi se lo fai!

- Perché? Mi fece un favore; lo ringrazio. Mi diede denaro, o lo spese per me; glielo restituisco. Tutto questo è corretto nel nuovo mondo in cui vivo.

- Bene, bene... di quello parleremo anche più tardi. Per il momento, prendo nota di tutto quello che vuoi, ed incominciamo a vedere da dove. Dici che la tua fidanzata è assente? Dov’è?

- Quello lo devo verificare. Secondo i vicini, andò al campo alcuni giorni. La rotta non la conoscono, ma cercherò fino a trovarla. Forse in quello anche lei può aiutarmi...

- Naturalmente. In tutto quello che vuoi; ma aspettami un momento...

Si è allontanato alcuni passi, ricerca nell'armadio strapieno di carte, mentre Juan, impaziente, gira la vecchia scrivania. Su lui, soggetta con un fermacarte, c'è un cartoncino dove i suoi occhi scivolano, prima negligentemente, si fissano dopo con interesse, ed incomincia a leggere:

" Sofí a Valois di D'Autremont ha l'onore di comunicarle il matrimonio di suo figlio Renato"...

- Ah, si! È certo - esclama Nicola, avvicinandosi -. Stavo per parlarti di questo. Per alcuni giorni, è meglio che lasciamo in pace Renato, ma dopo:

"... con la Signorina Aimé e di Molnar" - finisce di leggere Juan, senza prestare attenzione alle parole del notaio. Ed all'improvviso, un roco grido germoglia del suo petto:

- Aimé e! Aimé e!

- Che cosa succede? Che cosa hai? - si allarma Nicola.

- Aimé e di Molnar! Qui dice Aimé e di Molnar! - esplode Juan già fuori di sé -. Non può essere! Aimé e di Molnar è la promessa di...!

- Non la sua promessa; sua moglie. Si sposarono ieri - rettifica Nicola completamente sconcertato.

- E’ falso! - si infuria Juan -. E’ falso! Aimé e sposata con Renato! Ella sua moglie, sua moglie...! Dove? Dove stanno?

- Sei diventato pazzo? - rimprovera il notaio, francamente impaurito -. Dove devono stare più che in Campo Reale? Ma, che cosa è questo?

Juan ha agitato tra le sue dure mani il notaio, bianco di spavento appena inizia a comprendere. Lo ha stretto come se stesse per strangolarlo, sciogliendolo dopo con violenza, mentre esclama:

- Canaglia! Maledetto! Ed ella... ella...!

- Juan che cosa succede?

- Con la sua vita ed il suo sangue pagherà anche lei!

Inutilmente, il notaio è corso dietro lui. Juan va via come un ciclone, come una tromba che niente la ferma. Con un balzo salta sulla sua carrozza, prendendo le redini, impugnando con gesto feroce la frusta, mentre l'impaurito Colibrí appena indovina salta dietro lui....

- COME? mi lasci, Renato?

- Solo per un'ora, vita mia. Monica non può fare tutto da sola. È giusto che io arrivi fino a là per prestarle un po' di aiuto.

- Che cosa? vai fino all'altra valle? E quello la chiami un'ora? Solo per arrivare lì ci vuole un'ora, ed un'altra per ritornare.

- Ed alcuni minuti per dare un'occhiata.

- Sarà già, per lo meno, anche un'altra ora. Totale: tre ore senza vederti, tre ore qui abbandonata.

- Abbandonata... che terribile parola! - si elude Renato con tenerezza -. Abbandonata in una casa dove stanno tua madre e la mia, dove c'è un vero esercito di domestici aspettando i tuoi ordini per soddisfare i tuoi minori capricci.

- Non mi interessano... non mi interessa nessuno più che te.

- Allora, vita mia, aspettami. Ti prometto di tardare il meno possibile. Guarda, nella biblioteca ci sono libri eccellenti, oltre alle ultime riviste dalla Francia. Puoi praticare anche un po' il tuo piano o dormire un momento. È una dolce ora per il pisolino. Inoltre, ci sono alcuni lavori di ago...

- Non voglio fare niente. Ti aspetterò furiosa e noiosa, sappilo. Vattene... vattene se non c’è soluzione, ma non tardare troppo.

Aimé e ha gettato le braccia al collo di Renato, baciandolo mentre egli sorride. Il gioco dell'amore non è difficile per la sua anima flessibile ed astuta. Lo giocava a diario tra i fiori che erano la sua corte a Saint-Pierre... ha un intimo e femminile piacere provando l'effetto dei suoi mimi, dei suoi sorrisi, dei suoi baci, di quei gesti largamente studiati che gli hanno dato il facile dominio sui sensi dell'uomo. Renato l'ha baciata le mani prima di attraversare con passo rapido la larga galleria. Quando la sua figura è sparita, Aimé e si lascia cadere, con gesto di fastidio, nel divano di raso, affonda nei cuscini e socchiude le palpebre...

 

Con sforzo, brutalmente sobillati per la frusta che implacabile impugna Juan, i robusti cavalli che trascinano la leggera carrozza di due sedili galoppano sopra un pendio salvando la strada scoscesa che lascia dietro la costa. Con mano ferma guida i due cavalli che, nella cosa alta già della prima collina, gli lasciano scorgere quella piccola valle dove si estendono i canneti, dove si solleva il primitivo progetto di mattone, dove, amazzone nel destriero che Sofí a regalasse ad Aimé e come uno dei regali di matrimonio, Monica di Molnar appare all'improvviso, ostacolandolo durante il tragitto.

- Attenzione, mio padrone - nota Colibrí.

- Maledizione...! - maledice Juan frenando bruscamente i poderosi cavalli che nitriscono e scalciano sudati,

- L'ammazzò... l'ammazzò, il mio padrone! - esclama impaurito il nero ragazzino.

Di un salto, Juan sta vicino alla donna che è caduta sulla polvere della strada, ma che si solleva già senza aspettare il suo aiuto urlando più per collera che per spavento:

- Selvaggio! Lei è un selvaggio!

- Santa Monica...!

- Juan del Diablo...!

Ella è retrocessa riconoscendolo, mentre le pupille di lui si ingrandiscono di sorpresa. Un momento rimangono sconcertati i due, come se non potessero dare credito ai loro occhi, come se la mutua trasformazione li meravigliasse contemporaneamente...

- Lei... lei...! Ma è lei? - esclama Monica realmente attonita.

- Io, sì.... Io...

Juan ha ceduto un passo verso lei, guardandola intensamente, mentre nel suo cuore aleggia un raggio di speranza.... Quella splendida donna, ora vestita con vestiti civili; quell'inaspettata presenza, nelle terre dei D'Autremont, della quale egli non può immaginare più che nel suo lontano convento; quell'apparizione ostacolando la sua strada, non può significare per caso che le cose non stanno nella maniera che egli pensa?

- Molnar.... Molnar... anche lei è Molnar! O è la signora D'Autremont?

- Io? È pazzo?

- Non è lei quella che si è sposata con Renato D'Autremont? non è lei? Allora, è Aimé e. Aimé e...!

È andato verso Monica, ma ella retrocede di più, e ci sono nei suoi occhi un'espressione di spavento. Comprende, indovina più che comprendere; è troppo eloquente l'espressione di quel viso virile, di quelle labbra che tremano, di quegli occhi che lampeggiano, di quelle dure mani che si sollevano prendendola bruscamente per le braccia, e dalle quali ella si stacca altezzosa e violenta, ordinando:

- Mi lasci! Come osa?

- E come ha osato ella fare questo? A me! A me!

- E chi è lei? Non capisco niente...

- Si che capisce. Nei suoi occhi vedo che capisce.... Ella non poteva sposarsi con un altro, e lei lo sa perfettamente! Non poteva, e gli costerà la vita averlo fatto!

- Calmo! Ha perso la ragione?

Ora è lei che lo sottomette che audacemente si intromette, fermandolo quando egli va già verso la carrozza le cui redini sottomettono le oscure e tremule mani di Colibrí. Ella è che ha visto tutto in un momento, come se lo splendore vivo di un raggio ferisse le sue pupille, abbagliandola contemporaneamente e che gli mostra un impensato panorama di orrore...

- Dove va?

- Dove devo andare a cercarla? Dove sta, dove si trova, devo trovarla!

- Sta' vicino a suo marito!

- E che cosa? Pensa che mi fermo perché quell'imbecille, quello pupazzo, quel perditempo...?

- Taccia, o sono capace di schiaffeggiarla! Lei è l'imbecille, il pupazzo, il perditempo!

- Vuole che incominci a stringerle la nuca? - si infuria Juan.

- Lo faccia se osa tanto!

- Che? Se oso...? Ma davvero vuole farmi commettere uno sproposito? Mi lasci, si tolga di in mezzo!

- Non lo lascio fino a che non mi ascolta! Lei arriva da Aimé e con che diritto?

- Come? Con che diritto? Non sa chi sono, chi sono stato per lei? È che quello non sa che ho fatto per potere venire a compiere la parola data? Lei non le raccontò che cos’era con me, con Juan del Diablo doveva unirsi per sempre?

- Con Juan del Diablo...!

- Juan del Diablo, sì, Juan del Diablo! Quello io sono! E se la disturba il mio nome, me ne rendo tanto, ma sono Juan del Diablo e devo esserlo, e Juan del Diablo chiede a sua sorella dei conti molto stretti... tanto stretti quanto sarà il suo collo quando queste mani smetteranno di stringerlo e lo sciolgano affinché Renato raccolga l’unica cosa che lascerò di lei: il maledetto cadavere!

- No! Impossibile!

Monica è stata per cadere svenuta sotto l'ondata d’orrore che le producono lo sguardo ed il gesto di quell'uomo feroce, ma si ristabilisce subito quando le sue mani la stringono, contemporaneamente agitandola e sostenendola.

- Non svenga ancora. Santa Monica Aspetti di vederlo! - consiglia Juan con feroce sarcasmo.

- Lei non lo farà, perché Renato D'Autremont...

- A quello lo faccio in quattro parti, il traditore, l’imbecille!

- Renato non sa niente! Neanche sa che lei esiste...

- Non sa che esisto?

- Nessuno sa che lei esiste nella vita di Aimé e. Io stessa l'ignoravo!

- Falso! Lei ed io c'eravamo visti...

- E che cosa? Potevo io supporre che uno sporco marinaio era l'amante di mia sorella?

- Perché doveva supporlo!

- Effettivamente. Ora lei ha ragione - accetta Monica con amarezza -. Conoscendola, dovevo supporlo. Che cosa bassa e spregevole!

- Per volermi...?

- Sì! Per tutto quanto ha fatto, ed anche per quel motivo. Per amare un barbaro come lei!



  

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