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CUORE SELVAGGIO 9 страница



- Non penso niente, e benché lo pensassi, che cosa importa? Il mondo, per te, si chiama Aimé e, vero?

- Questo, certo, e non credo che possa rimproverarmelo. Ma mi pentirei se apparissi ridicolo ad una sorella come te il cui criterio ed intelligenza ho a cuore.

- Devi vedermi per un critico molto severo, Renato.

- Tanto severo, lo leggo nei tuoi occhi, Monica. E non sai quanto mi fa male non essere sacro della tua devozione. Ma, infine, pazienza. Si saluto ora.... Fino a dopo...

Renato D'Autremont è uscito della casa, dove rimangono sola madre e figlia. Catalina Molnar, con l'angoscia specchiata nel viso, interroga Monica:

- L’hai vista? L’hai trovata? Dov’era? Potresti avvisarla? Sarà qui per quando Renato ritorna?

- Non so assolutamente niente, madre. Non è in casa. Non so dove sia andata. Ma la cercherò.... la cercherò dappertutto e, se non la trovo, dirò la verità a Renato: Che esce di casa a tutte ore!... Che tu non sai mai dove sta'!

- | Aimé e.... Aimé e...! Oh...!

 

 

Monica si è trattenuta, retrocedendo dopo un passo, sorpresa. Per il sentiero stretto, aperto in roccia viva che è quello verso la spiaggia vicina, è sorta la figura da Juan, per caso più rude e trascurato che mai. Questo non ha perso più che alcuni minuti per arrivare fino alla sua barca e vedere lontano dal movimento dei soldati che ritornano alla scialuppa che li portava. Appena ha scambiato alcune parole col suo secondo, ordinando di riunire il disperso equipaggio, ed è corso alla ricerca di quella donna che l'ossessiona, l'ha cercata, quasi sorpreso dell'impulso che lo muove così, ma si trattiene e sorride... sorride mascherando scherzosamente il suo dispiacere, per caso divertito vedendo che le guance della novizia diventano anche più pallide che tutta ella trema ad un vento di emozione, tesa e sensibile abbasso quegli abiti che vogliono essere una barriera contro il mondo invano, e domanda con flemma:

- Che cosa le succede, Santa Monica? Cammina persa qui?

- Sto cercando mia sorella. Le dispiacerebbe darmi qualche spiegazione di lei? Sa dove sta?

- Vuole dirmi con questo che non sta nella sua casa? - domanda a sua volta Juan.

- Non voglio dire niente - risponde Monica, impaziente -. Sto domandando...

- Ed io sto rispondendo. No, non l'ho vista Santa Monica.

- Vuole non chiamarmi così? Dove vuole arrivare con questo scherzo? Mi lasci passare!

- Dicono che è peccato avere cattivo genio, sorella. Ha libera la strada.... Abbastanza brutto per tanto tessuto che lei usa - osserva Juan, facendosi ad un lato.

- Ah...! Gesù! - esclama Monica, spaventata.

- Guardi? - sorride divertito Juan, stendendo le sue mani per sottometterla.

Fugge, Monica ha girato la testa per non guardare la profonda crepa dove stava per cadere, scivolando sul bordo stesso della scogliera. Quindi si separa bruscamente, schivando le mani di Juan che, le impediscono di cadere, strinsero le sue braccia un istante più del necessario, e gli rimprovera:

- Come osa...?

- Ad ostacolare che si ammazzi? La verità è che io stesso non lo so. Feci male ad allungare la mano. Segua la sua strada e si getti se questo è quel che vuole.

- È lei tutto un burino!

- E lei ha modi che non sono precisamente di suora. Ma avanti, Santa Monica.

- Non sono Santa, né neanche badessa, sorella non ancora. Può evitare gli scherzi - protesta Monica visibilmente infastidita.

- Non sono scherzi - risponde Juan con ironia -. Sono un ignorante, parlo per quello che risulta visibile. Lei ha arie di badessa mitrata. Non è come si chiamano? Ne conobbi una in un convento della Trinidad. Ci fu un incendio nel convento e le suore scapparono per la spiaggia. Avevano tanta paura che si misero sulla mia barca. Quando la gente ha paura, è finito tutto: la superbia, l'incarto, l'aria di superiorità... e chiedono con urla che qualcuno le salvi, anche se sia lo stesso diavolo. Ma prosegua.... Segua la sua strada.... non la fermo più...

Si è tolto il berretto, salutandola con una riverenza di scherno, e per caso attende di vederla di nuovo scivolare, ma Monica raccoglie lievemente i suoi lunghi abiti ed attraversa rapida e sicura sulle rocce scivolose, mentre egli sorride a modo suo.

 

- Aimé e! Da dove vieni?

- Oh, Juan! Da cercarti come una matta. Che cosa è stato che ti è successo? Non salpasti, avevi soldati nella tua barca, qualcuno mi disse che stavi carcerato... perché? Che cosa facesti?

- Tutto è già pronto. Il ritardo è solo di alcune ore. Ma se non esco subito, non arriverò in tempo dove devo arrivare.

- In quale impresa lavori, Juan?

- Chi dà di più? Non ti mettere nei miei commerci...

- È che può succederti qualcosa, ed io non voglio che ti capiti niente. Voglio che ritorni che ritorni sempre... e meglio ancora che non vada, almeno non tanto presto. Rimanda a domani, Juan. Questa notte parleremo, ora non posso. Ho visto da lontano Monica. So che mi sta cercando...

- E che cosa? Perché hai tanta paura di tua sorella? Digli che vada al convento e che ci lasci in pace.

- È quello che io vorrei: che ritornasse al convento che professasse che non uscisse più.

- A te sta capitando qualcosa di strano. Prima non eri così.

- Prima non l'avevo in casa...

- È solo per tua sorella? - C'è un tono violento nella voce di Juan quando ordina -: Giuralo!

- Credi nei giuramenti? Quando ci conoscemmo mi dicesti che non credevi in niente... - risponde Aimé e, soave ed astuta.

- A volte penso che tu mi stai ingannando - afferma Juan in tono di rancore -. Sei libera, puoi fare quello che vuoi ma non mi mentire, non mi ingannare.

- Perciò posso fare quello che voglio? - civetta Aimé e, provocante.

- Ora vuoi esasperarmi, eh?

- Ahi, rozzo! Scioglimi quella mano... - Un forte sibilo ha interrotto il suo lamento e, allarmata, indaga -: Che cosa è, Juan?

- Niente... mi chiamano. È il mio secondo. Devo salpare questo pomeriggio, approfittando dei venti del Ponente.

- E perché non domani all'alba? Non puoi perdere una notte? – Un altro forte sibilo si ascolta già più vicino, ed Aimé e gli sollecita -: Cammina.... ti chiamano.... il Tuo commercio sembra molto importante.

- Ed il tuo anche, perché stai morendo di impazienza. Che cosa ti prende?

- Oh...! - si sorprende Aimé e, ma subito reagisce e, dissimulando il suo turbamento, risponde -: Non so.... Arrivò visita a casa.

- Vidi già attraversare la strada a due fantini: padrone e domestico. Sono quelli che aspetti?

- Io non aspetto nessuno, ma c'è visita e devo andare. Ed anche a te ti stanno chiamando. - In effetti, nuovi ed insistenti sibili si lasciano ascoltare, e quasi Aimé e ordina più che invita -: Cammina che quell'uomo è impaziente.

- Non andare via! Aspettami tra dieci minuti. Aspettami qui stesso. Aspettami o ti pentirai! - condanna Juan, allontanandosi velocemente.

- Oh, Juan! Sarò ancora qui?

- Hai tardato quasi un'ora, Aimé e.

- Perdonami, non potei uscire prima. Monica...

- Non dire che fu per tua sorella! Fu per quel tipo che era in visita a casa tua! - assicura Juan, adirato -. Fu per lui.... ti vidi licenziarlo dalla finestra.

- Sei pazzo? Fu Monica quella che...

- Mi avvicinai abbastanza per vedere che eri tu e per vedere chi era lui.

- Un amico.... Un buon amico di mia famiglia, della mia casa. Da bambini, Juan.... te lo giuro.... Guarda.... Quando mandarono a Renato in Francia, fu a carico di madre. Io, come comprenderai, ero molto piccolina. Dopo, naturalmente, visitava la casa. Entrava ed usciva.... Io lo guardo come ad un fratello. Girando a Saint-Pierre, è logico che ci visiti. È gentile, attento...

- E milionario. L'uomo più ricco di Saint-Pierre. Suppongo che lo sai.... L'uomo più ricco dell'isola.

- Per quello? - finge sorprendersi Aimé e.

- Ed uno dei più ricchi della Francia. Ti importa molto questo? Ti piace? Ti piace il denaro, vero?

- E a chi non piace, Juan?

- Ma a te più che a nessuno. Vedo come ti brillavano gli occhi. Sì, Renato D'Autremont è molto ricco, può darsi il lusso di tirare le sue once nel mare, di lanciare un'elemosina abbondante, come si getta un rudere, per sentirsi superiore di fronte ad un povero diavolo, per umiliarlo con le sue arie di grandezza e con la sua generosità.

- Perché parli in quello modo, Juan?

- Ascoltami, Aimé e. Se il denaro ti piace, io presto avrò molto denaro. Ritornerò ricco da questo viaggio - afferma Juan, violento ed appassionato -. Non mi guardare così.... non ti sto ingannando.... ti dico la verità. Porterò denaro, molto denaro, per comprare tutto quello che piace alle donne: gioielli, vestiti, profumi, case con tendaggi.... Molto denaro per soddisfare i tuoi capricci, e per gettarlo in faccia a Renato D'Autremont!

Brusco, esaltato, scosso per una passione violenta e repentina, Juan parla inclinandosi quasi all'orecchio di Aimé e. Rosso acceso di gelosia, e una violenta fiammata di rancore, di anelito di rivincita, ha provocato in lui la presenza di Renato D'Autremont nella casa delle Molnar! Non sa niente, ma presume; non può indovinare, ma intuisce la verità, la brutta ed aspra verità nuda, di fronte all'anima di quella donna che non ha segreti per lui, perché gli si è consegnata senza pudori, senza cautela e farsa.... Ma Aimé e di Molnar non crede alle sue parole, non riceve la lusinga alla bellezza che si stacca da esse.... Trema solo temendo la rappresaglia dell'amante brutale, cerca una scusa, una forma per calmarlo, e sussurra:

- Ma se io non voglio niente... se io non chiedo niente...

- Tu vuoi tutto. Ma io sono, non lui che deve dartelo. Ti si illuminò il viso di allegria quando ti dissi che Renato D'Autremont era l'uomo più ricco dell'isola. Ti piacque... ti piacque troppo, ti sentisti orgogliosa che girasse intorno a casa tua e...

- Non gira intorno ad essa per me.

- Giura!

- Bene... te lo Giuro...

Vacillando, ha giurato in falso, tremando più per superstizione che per il peccato della sua coscienza. Ma il duro viso di Juan si ammorbidisce e le sue larghe mani tese si calmano per accarezzarla.

- Non lo ami? Non ti importa che sia milionario?

- No, Juan. Perché deve importarmi? Ed ora che ci penso, conosci Renato, da dove? Hai qualche commercio con lui?

- Con D'Autremont? - ride Juan -. Per chi mi prendi? Inoltre, egli non ha commerci: fa raccogliere coi suoi caposquadra il sangue ed il sudore dei suoi schiavi, e lo vende a peso di oro in forma di caffé, cacao, canna, tabacco.... Sono barche complete quelle che escono da Saint-Pierre caricate della sua merce, e getti di monete di oro che cadono dalle sue cassapanche. È che non lo sai? Non dici che sei sua amica da bambina?

- Amico della casa... molto più amico di Monica che mio...

- Non vuoi farmi credere che viene per la suora. Quella è un'arpia vestita di bianca. Mi guarda come ad un cane rognoso. Oggi mi è venuta voglia di gridarle...

- Sei pazzo? Che cosa facesti?

- Calmati. Non le dissi niente. Ella si mi insultò perché le diedi la mano quando scivolò sull'orlo dei faraglioni.

- Perché non la lasciasti cadere?

- Si sarebbe ammazzata.

- E allora! - salta Aimé e con ira che non può dissimulare.

- Vorresti vederla morta? Perché l'odi tanto? - domanda Juan sgradevolmente sorpreso.

- Non è che l'odi.... È mia sorella, ma... a volte parlo senza sapere quello che dico.... È che Monica arriva ad esasperarmi.

- Perché vuole diventare suora?

- Come vuoi che lo sappia? Inoltre, che cosa può importarti?

- A me? Indubbiamente niente. Tu solo mi importi, e devo ritornare per te e farti mia per sempre.

- Sono tua per sempre, Juan!

- Non in questo modo: mia in realtà. Portarti con me dove io voglio che nessuno abbia il diritto di guardarti che non guardi nessuno.... ti darò tutto quello che il più ricco possa darti: avrai casa, terre, domestici...

- A stento riesco a credere quello che sento.... stai offrendomi un matrimonio, Juan? - domanda sottilmente Aimé e con scherno contenuto.

- Matrimonio...? - si sorprende Juan, sconcertato.

- Mi vuoi per te solo, con tutti i diritti legali.... Tornerai ricco per offrirmi una casa opulenta...

- Ed anelli, e collane, ed abiti come non li ha la donna del Governatore, ed una casa più grande di quella di Renato! E tutto ottenuto da me, guadagnato da me, avulso al mondo con queste mani...

- Con che commercio? - inquisisce ironico Aimé e -. Non è gradita una luna di miele nella prigione...

- Pensi che sono un imbecille? - si increspa Juan.

- No, Juan - risponde Aimé e, ora sincera realmente -. Penso che ti piaccio che mi vuoi che mi desideri più di ogni cosa e che ritornerai per me poiché tanto ti importo. E quello mi fa felice, molto felice...

Appassionato, Juan l'ha baciata nelle labbra con uno di quei suoi baci coi quali sembra strapparla dalla realtà... forti baci di fuoco che sono come quel battere del mare contro le rocce: imperiosi, appassionati, quasi brutali.

- Per ritornare come voglio ritornare, tarderò un po’ di più di sei settimane - indica Juan -. Avrò molto da fare nel mare, e povera te se non sei capace di aspettarmi!

 

- Come! Ma è lei, figlia mia?

- Sì, Padre, sperai che tutto finisse. Avevo tanta bisogno di parlarle da solo...!

- Le feci dire che domani l'avrei ascoltata insieme alle altre novizie...

- Non potei aspettare domani. Mi perdoni, Padre, ma mi sentivo disperata.

Gli ultimi raggi del sole del pomeriggio filtrano dietro le vetrate di colori del largo finestrone che si appoggia all'altare della Vergine degli Abbandonati, ed il Padre Vivier, minuto, nervoso, di capelli bianchi, fa un gesto alla pallida novizia, segnalando la porta della sacrestia ed invitandola ad entrare:

- Entri, figlia. Parleremo subito, poiché lo desidera tanto. Mi dica...

- Necessito che si revochi l'ordine che mi ha dato. Voglio ritornare al Convento, Padre. Che si aprano per me, un'altra volta, le porte del noviziato.... Voglio professare quanto prima.

- Non credo che la sua salute sia migliorato abbastanza come afferma lei - mormora il Padre Vivier, lento e grave.

- Sto perfettamente, Padre. La mia salute non ha importanza...

- Forse quella del suo corpo..., ma quella della sua anima, figlia mia?

- Voglio salvare la mia anima! Voglio dimenticarmi del mondo, cancellarlo, affondarlo! Sono disperata... ho paura di cadere nella tentazione!

- Non è quello lo stato di coraggio in cui lei può scegliere la sua strada. Nonostante lotta col suo amore umano?

- Sì, ma lotto invano e mi sento sconfitta. Tutto è inutile... non posso ammazzarlo, vive, rinasce, mi soffoca...! a volte ho il desiderio di gridarlo, di proclamarlo. Mi tormentano la gelosia, l'odio...

- Lei, per caso, vuole offrire a Dio un'anima in simile stato?

- Voglio morire per nascere di nuovo, voglio sentire le campane che suonano a morto per la triste donna appassionata che sono stata fino ad oggi, e le voci che dicano: morta per il mondo! Morta, sì, morta, e che sia questo convento per sempre come la tomba in cui Monica del Molnar affonda...

- Quanta passione, quanta superbia è ancora in questo cuore! Questo cuore che deve purificare si afferma offrirsi al divino marito, quel cuore che non ha sentito ancora la chiamata della vocazione vera, quel cuore tanto affezionato al mondo, a quello mondo per il quale pretende di morire...

- Padre.... Padre, non mi abbandoni!

- Nessuno l'ha abbandonata. Le fu indicata la prova necessaria e lei la respinge.

- È troppo orribile, troppo umiliante stare vicino a lui, vederlo.... il Suo sorriso, il suo sguardo, la sua parola, tutto per l'altra.... No, no, Padre, voglio rimanere qui, professare...!

- Non è possibile. Non è il rancore umano, è l'amore divino l’unica cosa che può farla degna di vestire quegli abiti. E l'unico sentiero che porta fino a lui è quello che lei pretende di abbandonare: quello dell'umiltà.

- Vuole...

- Non dica più quella parola - gli intercetta il Padre Vivier, con severità -. Le è stato chiesto prova di obbedienza. La compia. Se realmente vuole prendere la strada che dice, non può respingerla. Dio le darà forza, se è Lui che l'ha scelta per appartenere al suo gregge. - Ed ammorbidendosi, offre -: Se ha bisogno del mio aiuto spirituale, può ritornare ogni mattina.

- Vedo che lei non conosce tutta la durezza della mia prova, Padre. Se continuo a rimanere nella mia casa, devo allontanarmi domani da Saint-Pierre.

- Molto bene. Quanto più sola stia, più forze troverà in se stessa, più chiaro potrà vedere in fondo alla sua anima. Io continuo a credere che lei nacque per il mondo, figlia mia. Ci sono nella sua anima cose che nella vita possono essere qualità, ma che il convento non perdona né ammette. Perché non aspettare che passi quella tempesta, senza compromettersi in un luogo dove ritornare sarà molto più duro e più difficile? Inoltre, la sua prova ha un termine, un termine. Come ha potuto risolvere tutto in alcuni giorni? Lei necessita di mesi, forse un anno...

- E se tra un anno torno come oggi, Padre Vivier? - supplica Monica con veemenza -. Se ci sono lacrime nei miei occhi e disperazione nella mia anima... se ora arrivo cercandolo perché mi sento impazzire, se ora cado come ai suoi piedi in ginocchio, insieme le mani come di fronte ad un altare, e piangendo con lacrime di sangue, la prego: Padre, mi aiuti, voglio salvare la mia anima.... mi aiuterà lei, Padre? Devo saperlo, devo avere la sicurezza... tra un anno, posso ritornare?

- Ritorni quando abbia trovato la pace, figlia mia, quando saprà che la sua vocazione è vera - mormora profondamente il buon sacerdote commosso -. Ritorni allora, figlia. Se tra un anno continua a pensare come oggi, niente potrò dirle: questa sarà la sua casa. Si apriranno per lei le porte del convento, e si chiuderanno per sempre dopo che sia entrata.

- È tutto quello che chiedo, Padre. Grazie!

Monica di Molnar è caduta di ginocchia, inclinata davanti a lui, giunte le mani. Per un istante sembra che la sua anima affondasse sempre di più in quella disperazione, senza nome che l'avvolge e la brucia; quindi alza la testa, e la mano dal sacerdote si estende per aiutarla ad alzarsi:

- Si alzi, figlia mia, e ritorni a casa sua. Vada in pace.... Ah, un dettaglio! Lasci gli abiti nella sua casa. Ritorni al mondo come se vivesse in esso. E ricordi che ancora non ha pronunciato nessun voto che l'obblighi a chiudere il suo cuore. Amare, per lei, ancora non è peccato, come non lo sarebbe trovare un'altra strada. Tutte possono portare a Dio...

- Andrò per questo, Padre. Che la povertà di Dio mi faccia trovare la porta aperta...

 

Mondano, galante, Renato D'Autremont ha sorriso alla signora Molnar, nascondendo la lieve impazienza che lo scuote. Corrono le prime ore della mattina di quel sabato in cui devono intraprendere il viaggio a Campo Reale. Da un'ora è caricato nella carrozza il bagaglio e, in mani a domestici nativi, scalpita impaziente il magnifico cavallo di Renato.

- Lei non ha idea della gioia con cui vi aspetta mia madre, Catalina.

- È molto gentile... molto. Spero che non la disturbiamo troppo. Ci aspettava in due, ed andiamo in tre...

- Si è rallegrata molto che Monica possa accompagnarle. Mia madre la conosce e le vuole bene come se l’avesse conosciuta. Le ho parlato tanto di voi nelle mie lettere! E guardi che cosa: di Monica più ancora che di Aimé e. Eravamo tanto buoni amici durante quegli indimenticabili anni dell'adolescenza.... mi Fido di tornare ad esserlo in Campo Reale. Alla fin fine, io non ho un'altra sorella...

- Qui c’è la tua Aimé e... - gli ricorda la signora Molnar vedendo che sua figlia si avvicina ad essi.

- Ti feci aspettare molto, Renato? - domanda Aimé e.

- Ora non importa più... - scusa Renato.

- Usciremo immediatamente - afferma Catalina.

- Non credo che possa essere, madre, perché le due porte della camera da letto di Monica sono chiuse. Due volte la chiamò la ragazza e rispose che l'aspettassero, e lei non ebbe modo di aiutarla...

- Bene, per me non c'è fretta...

Renato ha avvolto Aimé e in un sguardo ardente, intenso, sguardo di devoto e di innamorato, mentre ella sorride con civetteria sottilissima. Nonostante il suo amore per Juan, lo diverte Renato, trova un incanto, un incentivo speciale provando in lui la suggestione della sua bellezza.... Sorrisi, smorfie, sguardi languidi, gesti affascinanti, tutto il suo arsenale di donna bella e mondana, tanto abilmente avvolto, il giovane D'Autremont, in profili di ingenua...

- Prenderesti una tazzina di caffé finito di colare, figlio? Te la porto mentre aspettiamo Monica - offre Catalina mentre si allontana, lasciando soli i fidanzati.

- Aimé e, hai un'aria strana e deliziosa, completamente incantato da te. Giurerei che hai pianto - dice Renato, ricreando nei suoi occhi la cara figura di Aimé e.

- Piangere io?

- Non te lo rimprovero. La tua sensibilità di donna ti permette di farlo, ancora per una ragazzata, poiché spero che solo ragazzate possano succederti, e che solo per capriccio debba piangere.

- Sei tanto sicuro di essere felice?

- Ora no, chiaro. Ma quando tu sarai al mio fianco per sempre, tutto sarà meraviglioso. Prevedo tanta felicità per noi due...

- Non che fossi tanto buono... - civetta Aimé e, mimosa -. L'altra notte mi salutasti presto, secondo te per intraprendere il ritorno a Campo Reale, ma non andasti via fino all'altro giorno. Posso sapere dove passasti la notte e la mattina?

- Oh! Ritardai il viaggio, ma venni a vederti prima di andare via, per un paio di volte.

- Rispondi a quello che ti ho chiesto. In che cosa passasti la notte e la mattina di lunedì a martedì?

- Feci una piccola diligenza per aiutare un amico in disgrazia.... Uno a che non conosci, benché non sappia perché confido che qualche giorno lo conoscerai. È un amico strano, un amico che si impegna a non esserlo mio, benché io lo sia di lui con tutta la mia anima.

- Che cosa rara! E perché hai quell'impegno? Nella Martinica non c'è nessuno che sia più di te. Non hai motivo di cercare e forzare l'amicizia di nessuno...

- In questo caso, sì, e ti assicuro che vale la pena. Si tratta di un personaggio straordinario e, inoltre, è un vecchio impegno di mio padre.

- Parli in maniera misteriosa.... non ti capisco...

- Affinché mi possa capire dovrei parlare troppo.

- È assurdo che ci faccia aspettare così - si lamenta Aimé e con dispiacere -. Che diavolo starà facendo per tardare tanto?

- Mettendosi l'abito, sicuramente. Ma non ti spazientire, non può tardare oramai. E stando con te, che importa come corre il tempo! Sono l'uomo più felice della terra quando sto al tuo fianco. Che tardi quanto vuole! Che importa...!

Catalina Molnar è irrotta nella sala da pranzo portando nelle sue mani una fumante tazza di caffè che offre a Renato. Questo, dopo avere assaporato alcuni sorsi, afferma galante:

- Le direi che è il migliore caffé che ho provato nella mia vita, signora Catalina. Ma nonostante ciò lei deve prendere quello che coltiviamo in Campo Reale. Non è vanità di mietitore, parola. Mi immagino quello che sarà il nostro caffé, preparato dalle sue mani...

- Sdolcinato! Lo dici per galanteria.

- Non sono solo buone parole, le parlo sinceramente...

- Lo so, figlio, lo so - assente Catalina davanti alla lusinga. Il vecchio orologio della sala da pranzo lascia sentire sette tranquilli rintocchi e la signora Molnar si scandalizza -: Gesù, le sette già e ci proponemmo di uscire all'alba! Vedo che cosa succede a Monica...

- Credo che arrivi, madre - l'interrompe Aimé e; e con visibile sorpresa esclama -: Ma, caspita...!

- Ti sei tolto l’abito, figlia! - si sorprende anche Catalina.

- Pensai che era più comodo per il viaggio - spiega Monica con una certa riserva.

È arrivato fino al centro dalla sala da pranzo, prosegue davanti, senza guardare nessuno. Porta un abito nero di collo alto, di maniche lunghe, di ampia gonna che ricorda l'aria dei vestiti monacali in tutto, ma il collo fine si solleva nudo sostenendo la testa, i biondi capelli pettinati in due trecce che si attaccano un poco sulla fronte rialzandole con un diadema di oro vecchio. Con le scarpe di tacco Luigi XV sembra più snella, più alta, più flessibile, più agile...

- Che Dio ti benedica, figlia della mia anima! Non sai l'allegria che mi dai. Mi sembra come se ti fossi rimessa - espresse Catalina con emozionata allegria.

- Che importa un abito o un altro, madre? Né ha importanza né cambia in niente la mia situazione.

- Sei molto carina - interviene Renato che si sente anche felicemente sorpreso -. Sta molto bene quella pettinatura e quell'abito...

- Sono quasi di suora entrambe le cose. Credo che non valesse la pena che cambiassi - riprende Aimé e, mordace e risentita.

- Quello era il mio desiderio: non cambiare.

- Differisco dalla vostra opinione - oppone Renato -. Non somigli in niente a " Suor Monica", e meno ancora alla carina e allegra ragazza che uscì per il convento, a Marsiglia. Ma il cambiamento è servito a migliorare.

- Grazie per la galanteria, ma non lo ripetere. Lo disse con ragione la tua fidanzata: questo è quasi un abito. Ed in niente varia le mie idee ed i miei sentimenti. Guardami sempre come quello che sono: una novizia che anela professare e cui non piacciono le lusinghe mondane.

- Perdonami, ma non volli lusingarti: fui sincero - si scusa Renato, un pò tagliato dall'atteggiamento di Monica -. Vedo che, inoltre, fui rozzo. Bene, aspettavamo solo te, e la carrozza è pronta, se non dispongono voi di un'altra cosa...

- In marcia, figlio, in marcia - ordina Catalina -. Conosciamo, finalmente, il tuo Campo Reale.

La larga e comoda carrozza chiusa, ben preparata per la giornata che l'aspetta, continua a ricevere le viaggiatrici: Catalina e Monica.... Aimé e si è trattenuto alla porta della casona come se il soffio spesso dell'aria che arriva dal mare, carico di salnitro ed iodio, fosse una scossa irresistibile per i suoi nervi. Largo ed azzurro si scorge l'oceano, zaffiro folgorante la cui presenza quasi umana la scuote al ricordo di Juan il pirata.... Così lo chiama nella sua immaginazione dal momento in cui lo ha visto partire promettendole la ricchezza...

- Non sali, Aimé e? - sollecita Renato.

- Oh, si! Naturalmente. Ma guardavo il mare.... Oggi è molto inquieto...

- E quando è tranquillo nella nostra costa?

- Mai, è chiaro.... Da Campo Reale non si vede il mare, vero?

- No. Dalla casa no, perché lo coprono le montagne. Ma è abbastanza vicino. Bisogna uscire per la gola che chiude la nostra valle, perché la parte centrale della tenuta, quella che fosse in origine Campo Reale, è solo una valle tra montagne alte, una specie di mondo isolato dagli altri. Per quel motivo lo chiamo il paradiso. È completamente protetto da uragani e venti forti, attraversato per lo più da centinaia di ruscelli che scendono dalle montagne. Per ciò non c’è terreno più fertile.... Quanti fiori e che frutta deliziosa! Credo che è meglio che non parli già di Campo Reale, dato che lo vedrai.

- Ma non si vede il mare da là - si lamenta Aimé e, in un sospiro.

- Si vede la canna che è un mare verde, dolce invece di amaro, e senza pericoli di nessuna specie. Non credi che sia preferibile?



  

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