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CUORE SELVAGGIO 13 страница



- Sì, naturalmente. Prima o poi, per villeggiare va bene. Perché, come mi promettesti, dove vivremo è in Saint-Pierre. O non ti ricordi?

- Mi ricordo di tutto, Aimé e, e ci sarà tempo per parlare di ciò. Per il momento, se me lo permetti, saluto madre. Poi devo parlare con Battista. È urgente, bisogna risolvere qualcosa per quei malati. Avrei voluto parlarti di loro, Aimé e...

- No, per Dio. Era l’unica cosa che mi mancava. Ma lì hai Monica; viene da là.... A lei puoi descrivere tutte le indisposizioni dei tuoi tagliatori di canna. Ha la pazienza che si necessita per il caso. Io ti confesso che non ce l'ho. Quando avrete esaurito la questione, prenderemo insieme una tazza di tè.

- Aimé e... - rimprovera Renato, incupito dell'atteggiamento spensierato della sua fidanzata.

- Arrivederci - saluta Aimé e, allontanandosi. Ed a sua sorella che continua ad arrivare, le annota -: Monica, ti deve parlare Renato.

- Volevi qualcosa da me, Renato? - domanda Monica.

- Secondo tua sorella, abusare della tua pazienza. Tentavo di parlarle di una specie di epidemia che si è presentata nella valle piccola, dove stanno le piantagioni nuove e la fabbrica, ma non volle ascoltarmi. La disturbano i malati, ed è naturale. Allora, quel caro fiore birichino, burlandosi un po' di noi, mi inviò a disturbarti vedendo che ti avvicinavi.

- Se posso servirti in qualcosa, Renato, parla. A me non mi disturba. Al contrario...

- So che sei abbastanza buona da ascoltarmi: ma se Aimé e non volle farlo...

- Siamo differenti. Inoltre, lei pensa solo al suo matrimonio quasi prossimo, non ti sembra che sia naturale?

- Si naturalissimo. Sono stato inopportuno tentando di toccare con lei quel tema, ma ti confesso che in questi momenti mi sento un po' solo. Mia madre non condivide le mie idee, è cieca rispetto a Battista, crede a quanto egli dice ed approva quanto egli fa...

- Ma tu sei qui il vero padrone, il padrone, quello che deve disporre.

- E così farò, benché per il momento preferisca farlo senza violenze per non dispiacere a mia madre. Ho pensato ad un altro amministratore per la tenuta; Per meglio dire, di ripartire in due il lavoro di uno. Per fare conti e calcolare spese e noli, la stessa cosa che per le questioni legali, ho pensato al dottore Nicola: un uomo onesto a pignolo, intelligente e buono. Per stare nel campo, lottando coi lavoratori, ho bisogno di un altro tipo di uomo: giovane, energico, deciso, ma con idee liberali, con generosità per quelli che lavorano, con comprensione per quelli che soffrono...

- E hai anche il candidato per quel posto?

- C'è uno che potrebbe esserlo se volesse, ma bisognerebbe conquistarlo. Si tratta di un amico d’infanzia che crebbe aspro, discolo come un gatto randagio. Inoltre, è poco probabile che accetti. Penso di occuparmi più avanti di quello.

- Ma prima affermasti che avevi un problema urgente.

- Si. I malati. Sospetto che le condizioni sanitarie in cui vivono e lavorano sono peggio che cattive. C'è una specie di epidemia tra i tagliatori di canna ed i lavoratori del progetto. Vorrei, per lo meno, separarli dagli altri, prestargli un po' di assistenza medica. Infine, non so, non so. Pensai di lasciare tutto fermo fino a dopo il matrimonio, ma temo che il male si estenda troppo.

- Vuoi che mi occupi io di quello? Dove è il problema?

- Mi sembra eccessivamente duro per te, perché il posto si trova oltre a tre leghe e le strade sono impraticabili per le ultime piogge. Non credo che una carrozza possa arrivare fino a lì. Io sono dovuto andare a cavallo.

- Perché posso andare anch’io a cavallo. Vuoi disporne uno per me?

- Disporrò un cavallo, un domestico affinché ti accompagni ed un ordine scritto affinché obbediscano a te in tutto quello che ordini - appoggia allegramente Renato -. Che buona che sei, Monica! Come ti ringrazio!

Ha stretto le sue mani, si è allontanato dopo con passo rapido ed allegro, mentre Monica sorride, assaggiando il chiodo del suo martirio, inchiodandosi più profondo la spina che lo ferisce, come se stringesse al suo cuore gli archi di un silicio crudele, e sussurra:

- Passerà tutto il giorno vicino a lei. Gli darà, a tutte ore, il suo amore ed i suoi baci. Così sarà. Così voglio...!

Monica si è trattenuta, pallida di angoscia, di fronte al vuoto, che è la porta di quella baracca enorme e fetida il cui appannamento insopportabile l'obbliga a trattenersi. Appena può credere quello che i suoi occhi vedono, tanto rude è il contrasto che offrono il paesaggio magnifico ed il fondo sordido di quell'abitazione miserabile. Forse quello che chiamano piccola valle è più carina e sorridente della profondità e profumo che è al centro di Campo Reale. Ad un lato si raggruppano i boschi di aloe, caobos e cedri; all'altro, il fazzoletto verde della canna si perde fino a dove la costa, tagliata improvvisamente, si rompe bruscamente per affondare nel mare azzurro. Davanti, con le sue pareti di mattoni, la sua attività febbrile ed i suoi fumanti camini, il piccolo progetto primitivo che fa tintinnare le monete di oro nelle strapiene cassapanche dei D'Autremont.

Monica ha fatto un sforzo per attraversare quella soglia, ed appena può credere quello che i suoi occhi vedono: il soffitto e le pareti sono di palme unite male; il suolo, di terra; non ci sono mobili se non alcuni cassetti e panche rustiche; appendono ad alcuni pali amache sconquassate e sozze, e facili su sporche stuoie, peggio delle bestie, le lunghe file dei lavoratori malati, senza luce, senza aria, senza un'anfora di acqua fresca a portata di mano, senza un'ombra di pietà umana che sia capace di penetrare in quell'inferno...

- Signorina... ma lei dove va? Esca... esca che soffoca. Questo non lo sopporta tutta la gente.

Un anziano di pelle colore carbone e crespati capelli quasi bianchi si è avvicinato a lei, tra timido e spaventato. Si appoggia su una specie di stampella rustica e trascina con molto sforzo le gonfie gambe, ma nel suo sguardo triste, di vilipeso di secoli, c'è una scintilla di bontà ingenua che si illumina contemplando la fragile bellezza di quella donna che non retrocede.

- Non vada più dentro, signorina. Queste cose non sono per vedere questo. Qui non può entrare. Io le racconterò là fuori quello che succede...

- Chi è lei?

- Chi devo essere? Saú l, il guaritore.... mi chiamarono affinché li curassi con le mie erbe, ma il male non è chi lo partorisce. C'erano ieri come quaranta uomini malati, ed oggi passano ad ottanta.

- Naturalmente, dato che sono insieme ai sani. Questo non può essere, hanno bisogno di un medico, medicine, gente che li serva, aria, spazio.... Ma, perché stanno in questo abbandono? Non hanno famiglia? Non c'è una donna che l'aiuti?

- A Valle vennero solo gli uomini; le donne ed i ragazzi stanno raccogliendo Caffè nell'altro lato. Il signore amministratore ha proibito di venire sostiene che sono molto necessari di la, e...

- Che cosa è questo? - interrompe Battista, avvicinandosi.

- Il signore amministratore! - si spaventa il nero Saú l. Un silenzio profondo si è fatto improvvisamente nella grande baracca. Fino ai più malati hanno taciuto, contenendo l'alito. Alcuni si sono incorporati, altri hanno girato con sforzo la testa per guardare il duro viso del caposquadra che li percorre con un sguardo di disprezzo e di ira, per diventare impazienza dopo l'importuno visitatore ed ordina:

- Vuole farmi il favore di uscire da qui, signorina Di Molnar?

- No, Battista. Venni per vedere questo... e per tentare di rimediarlo. Vedo che è infinitamente peggio di quello che pensai.

- E come vuole che sia, se a questi fannulloni ha dato l’agio per fingersi malati? - mastica Battista con ira. Dopo, alzando la voce, minaccia -: Non sarà pagata la giornata che non lavorano! In piedi, pigri!

Monica è impallidita ancora di più, ha percorso con lo sguardo le lunghe file di sfortunati che appena si agitano un momento da giù l’aspra voce del caposquadra. Alcuni hanno fatto il gesto di alzarsi, per tornare a cadere. Vicino alla porta c'è uno immobile, con le mani incrociate con gli occhi aperti, ed in lui si trattiene con spavento lo sguardo di Monica, per ritornare lampeggiante di ira verso Battista, infilzandolo:

- Pretenda lei che si alzino anche i morti? Lei non ha cuore né coscienza!

- Lei mi sta insultando! Basta, signorina! Lei esca da qui.... Qui io sono quello che comanda. Lei non ha diritto...

- Lei guardi quest’ordine, scritto per mano di Renato, serve a qualcosa! Qui lascia che debba essere obbedita e non rimango con le mani incrociate. Quello che ordino è nel suo nome!

- A me non ha niente da ordinarmi!

- E a chi qua! Quest’ordine abbraccia tutto il personale del progetto.

- Perché non chiama lei i caporali, signorina? - insinua il vecchio nero.

- Vuoi tacere, imbecille? - ordina Battista, furibondo -. Se torni ad aprire la bocca, tu...!

- Mi faccia il favore di contenersi, Battista! - intercetta Monica con gesto severo.

- Farò qualcosa di più, signorina Molnar. Renderò immediatamente conto di questo alla padrona. E se ella sostiene le pazzie di suo figlio, non starò un'ora di più in Campo Reale.

- Se le cose stanno di questa maniera, credo che non gli manchi ragione a Monica.

- Ma è possibile che il signore dica questo? - si increspa Battista, dominato per la sorpresa e l'ira.

- Qualche giorno la signora doveva dare conti dei suoi procedimenti! - esplode Renato in un scatto di furia.

- In questo caso, non starò di più in Campo Reale!

- Naturalmente! - accetta Renato.

- Calmati, Battista, e anche tu, Renato. Te ne prego... - interviene Sofí a in tono conciliatore.

- La signorina Molnar mi hai insultato, mi hai offeso davanti a più di cento uomini! - si lamenta Battista -. Dovrò farli bastonare tutti se voglio che, da oggi in poi, mi rispettino!

- Dovrai tacere, che è la cosa migliore che puoi fare - consiglia Sofí a con gesto severo -. Sei magnifico per noi, Battista, lo so... ma esageri con la durezza coi lavoratori, ed a questo a cui mio figlio si riferisce.

- Quello a cui io mi riferisco... - incomincia a dire Renato; ma sua madre l'interrompe, per supplicare:

- Ti prego che mi lasci finire senza irritarti, Renato. Stiamo solamente a poche ore dal tuo matrimonio... perché non aggiornare questa discussione più avanti?

- Dal giorno che arrivai sto rimandandola - protesta Renato.

- Se il signore Renato vuole che io me ne vada immediatamente. .. - indica Battista con ipocrita umiltà.

- In nessun modo-respinge Sofí a -. Ti stimo troppo per perderti, Battista. Credo che potremmo molto bene conciliare le cose.

- Non ti rendi conto, madre, che Monica è stata troppo buona, troppo abnegata, accettando di realizzare quello che io dovevo fare da solo?

- È certo. Ha avuto un bel gesto che ringrazio profondamente. Mi sarebbe piaciuto che quel gesto fosse appartenuto alla tua Aimé e; ma, in fin dei conti, è uguale - accetta Sofí a; e rivolgendosi al suo domestico, supplica -: Battista, ti prego che ubbidisca in tutto a Monica, in quello che riguarda i malati.

- Ma ha ordinato una serie di pazzie...! Vuole che si fabbrichi a parte per essi una baracca, con finestre sulle pareti, letti con lenzuola, tavoli di notte dove mettere l'acqua e la frutta che, secondo lei, devono alimentarsi quei pigri, e ha ordinato anche di cercare un medico a Saint-Pierre e pretende che ce l'abbiamo sempre in Campo Reale.

- È un'idea che io ho da qualche tempo - assicura Sofí a.

- Pretende anche di togliermi mezza dozzina delle donne che lavorano nelle piantagioni affinché badino a loro, e ha fatto una lista di dieci fascicoli con le medicine e le cose che dice necessarie.

- Tutto quanto ha ordinato Monica si realizzerà alla lettera. Non ti sembra, Renato?

Renato non risponde. Incrociate le braccia, freddo e duro il viso, sembra contenersi per non esplodere con troppa violenza. Senza aspettare la risposta, la signora D'Autremont ritorna a Battista:

- Fammi il favore di fare quanto ho detto, Battista. Ah! E non dimenticare di presentare le tue scuse alla Signorina Molnar per essere stato scortese con lei. È un ordine e, inoltre, una supplica.

- Come la signora ordina - accetta Battista fermandosi ed allontanandosi.

- Bene... - sospira Sofí a -. Risolto il deplorevole incidente. Non ti sembra, figlio?

- No, madre. Il male è molto più dentro, e più dentro devo arrivare per curarlo. Tuttavia, tu stessa lo dicesti prima: stiamo solo a poche ore dal mio matrimonio. Credo che, effettivamente, è preferibile accettare quell'ultimo termine.

- Come tu vuoi. Non penso di interrompere la tua strada. Voglio sentirti e vederti come padrone e signore di Campo Reale.

- Lo sarò, madre. Abbi l'assoluta certezza che lo sarò.

 

- In questo momento dovevo uscire per le piantagioni, Monica.

- Davvero? Suppongo che Battista sia già arrivato qui.

- Si. Arrivò, parlò con mia madre e perse la prima scaramuccia.

- È possibile, Renato? Riuscisti...?

- Mia madre ti dà la ragione e ringrazia infinitamente per quello che hai fatto. Come quando eravamo adolescenti, mi hai dato l'ispirazione, la norma, mi hai insegnato quel modo quello che bisogna fare. Io lo sapevo già che, col tuo aiuto, tutto potrei riuscire. E riusciremo la trasformazione assoluta, totale.... Sì, Monica. Grazie a te, il paradiso dei D'Autremont non avrà più angoli di inferno.

Senza che ella potesse evitarlo, Renato ha portato alle labbra le mani di Monica, baciandole con gratitudine, con tenerezza, con un entusiasmo giovanile ed ingenuo che la scuote tutta, facendola retrocedere vertiginosamente fino al tempo dei giorni lontani dell'adolescenza nei quali ella fu, per lui, sorella, amica, guida e consigliera.... Nei quali egli fosse per lei il sogno sublime di un amore ideale. Tuttavia, bruscamente separa le mani quando la cara figura di Aimé e appare dietro essi, ed avvicinandosi commenta in tono di scherzo qualcosa di piccante:

- Che cosa è questo? Il mio signore promesso sembra sentire vero entusiasmo per mia sorella la badessa...

- Neanche sono suora, sorella. Ancora no... naturalmente, le due seguiremo la strada che ci siamo immaginate...

- Ringraziavo Monica con tutto l'entusiasmo del mio cuore, Aimé e - spiega Renato -. Grazie a lei è realtà la prima opera di umanità e di giustizia di quante desidero introdurre in Campo Reale. Ma non abbiamo tempo da perdere. Devo vigilare che si realizzino subito tutte le cose che hai comandato, Monica. Tu devi essere stanca ed è conveniente che ti prenda alcune ore di riposo.

- Non sono stanca. Sarebbe il colmo che tanto presto mi stancassi. In effetti, c’è molto da fare e non penso di darmi un riposo fino a che la maggior parte, almeno, si sia realizzata. Voglio parlare con la signora Sofí a e ritornare immediatamente alle piantagioni.

- Come vuoi, Monica. Ed ora, mi perdonino entrambe, ma devo andare via. Arrivederci...

- Sei stato appena con me, Renato - si lamenta Aimé e.

- C'è tempo, Aimé e. C'è molto tempo - assicura Renato, al tempo che si allontana lasciando sole alle due sorelle.

- Imbecille! - mastica Aimé e tra denti.

- No! - riprova Monica come in un lamento.

- Sì! È un imbecille. Indubbiamente tu stai lavandoti in acqua di rose.

- In acqua di spine in ogni caso, sorella. Vorrei pensare che sei sincera che l'ami ed è già abbastanza per sentire gelosia.

- Gelosa di te? - respinge Aimé e con falso sdegno.

- Sarebbe assurdo, naturalmente. Non ti preoccupare. Prendo solo la parte che tu non vuoi: fatiche, insonnie...

- E tutta la gratitudine di Renato, certo.

- Tu hai tutto il suo amore. Non ti lamentare...

- Non sono di quelle che si lamentano, bensì di quelle che si difendono. Domani, quando si sarà sposato con me, vedrai come tutto sarà differente.

- È l’unica cosa che spero, l’unica cosa che desidero. Ed ora, col tuo permesso.... Vattene ai tuoi profumi, ai tuoi pizzi e le tue sete. Io ritorno alle mie sfortune, alle mie piaghe ed i miei malati. Non inciamperemo più, sorella. Abbiamo strade ben differenti.

 

- Passiamo dalla banca! - esclama Juan del Diablo, allegro. Ed al suo seguito, ordina -: Ammainino la vela del palo di mesana Due uomini a babordo, pronti per abbassare l'acqua...!

- Che cosa fa, Capitano? - si allarma il secondo di bordo.

- Non lo stai vedendo? Girare a sinistra.

- Ma andiamo contro le rocce! Non lo supportiamo, c’è molto vento...!

- Sopra la vela del trinchetto! - grida Juan, facendosi negligente dell'osservazione del suo secondo -. Sopra il maggiore!

Un colpo di mare violento ha frustato sul fianco di babordo, scopando la coperta, facendo rodare, alla sua barbara spinta, a due dei bagnati marinai che come automi ubbidiscono alla voce del suo capitano. Subito, un altro colpo scuote la barca, facendo prenderla la posizione che perse, e come un puledro focoso a come gli avessero inchiodato gli speroni, salta il Lucifero lasciando ad un lato gli scogli per entrare trionfante ed illeso nel cappotto che gli prestano i faraglioni della costa.

- Se non vedo farlo, Capitano, non lo credo.

- Ebbene l'hai visto - osserva Juan senza dare maggiore importanza al tema. Dopo, alzando la voce, ordina -: Al tuo posto, timoniere! Ammainate le vele! Pronti per lanciare l'ancora! Una scialuppa preparata per prendere terra!

- Subito? Non può essere... - confuta il secondo.

- Quando ti dimenticherai di dire questo? Una scialuppa per saltare a terra!

- Con quanti uomini per il remo, Capitano?

- Con me e basta...

- Che Linda che sei, figlia... ma che bella! Guardati un momento allo specchio...

Le bianche mani di Sofí a hanno appena messo la corona ed il velo sui brillanti capelli di lignite di Aimé e di Molnar, mentre Catalina sorride emozionata e le tre donzelle sistemano accuratamente le pieghe sulla larghissima coda dell'abito da sposa.

- Può sentirsi già felice il mio Renato... ed orgoglioso il padrino che ti porta al braccio all'altare.

- Qui stanno il tuo rosario ed il tuo fazzoletto. Che Dio ti benedica, figlia mia. Che bella sei... che carina sei! - si entusiasma Catalina di Molnar.

L'ultimo spillo della diligente toilette è stato messo, e le donne che riempiono l'ampia camera da letto, circondano la fidanzata tra commenti e bisbigli. Non c'è dubbio che Aimé e è più bella che mai in questi momenti. Per rarità sono pallide le sue guance sempre arrossite, e nel viso colore di ambra brillano, più ardenti e profondi, i grandi occhi neri. Trema la bocca rossa, tremante come un bottone di rosa rossa, ed è, a parer suo, un sintomo di profonda soddisfazione nelle pupille quando guardandosi nella luna di Venezia che gli restituisce la sua immagine, trova a sé stessa affascinante e bella. Uscendo dalla sua momentanea astrazione, domanda:

- È già ora?

- Un momento fa... ma lascia che aspettino - consiglia Sofí a -. Oggi, qui, l'unica persona davvero importante sei tu, Aimé e.

Questa ha sorriso, ascoltando il mormorio elegante che arriva fino a lei. Mai la casa D'Autremont, né nei suoi migliori tempi, sembrò più brillante di quella notte. Come una brace rilucono i suoi marmi, i suoi bronzi, i suoi specchi, le sue decorazioni di Sé vres, le sue stoviglie di argento.... I fiori traboccano da tutti i vasi da fiori e formano una strada profumata dalla scalinata di pietra fino alla piccola chiesa bianca ai cui fianchi si raggruppano i lavoratori di Campo Reale e delle proprietà vicine, i conducenti e i lacchè dei cavalieri che arrivarono da Saint-Pierre, i contadini di molte leghe alla semibreve.... Due file di domestici, sostenendo in alto torce, illuminano il tratto, che una notte nuvolosa fa profondamente scura. All'improvviso, Aimé e si rivolge alla signora Molnar ed indaga:

- Dov’è Monica?

- Monica...? - balbetta Catalina -. Beh... non so. Suppongo che...

- E’ qui - segnala Sofí a.

In effetti, Monica si avvicina, ed è l'unica che non ha cambiato aspetto: col suo eterno abito nero di maniche lungo ed alto collo, coi suoi biondi capelli pettinati con la stessa semplicità di sempre, col pallido e squisito viso senza trucchi dove la stanchezza lascia la sua orma, sotto i grandi occhi contemporaneamente puri e profondi, altezzosi e sinceri. E rivolgendosi a Sofí a, spiega:

- Il padrino sta fuori della porta aspettando Aimé e. E Renato la prega.

- Avvisalo tu stessa, figlia mia, non manca molto. Sofí a ha sorriso affettuosamente, osservando, forse col desiderio di indovinare i suoi pensieri, quel bel viso enigmatico. Ma Monica, senza vacillare, mette il bianco e profumato bouquet da sposa nelle mani di Aimé e, nel momento giusto:

- L'ultimo dettaglio, sorella. Non ti rimane che andare fino all'altare.

- Non mi auguri buona fortuna? - domanda Aimé e con una certa flemma nella voce.

- Con tutta l'anima, sorella - afferma Monica con la maggiore sincerità.

 

Lentamente si avvicina all'altare la bella fidanzata, appoggiata la mano sul braccio del vecchio Governatore che sembra imponente sotto la ricamata casacca della sua uniforme di gran gala. Il fior fiore di Saint-Pierre, dell'isola intera, sta in questi momenti sotto il soffitto della chiesa di Campo Reale che brilla come una fiammata di oro sotto la luce di migliaia di candele. Vicino a Renato, languida e pallida sotto il severo abito nero, Sofí a D'Autremont vive il minuto di emozione intensa che gli dà quel matrimonio, mentre gli occhi di Renato, fissi su Aimé e, la guardano come se con lei si avvicinasse tutta la fortuna del mondo.

- Aimé e di Molnar e Bixet-Villiers, vuoi tu per marito Renato D'Autremont e Valois?

- Si lo voglio...

La mano del sacerdote si è sollevata per benedire quelle due fronti che si inclinano vicino all'altare, e nel silenzio dei respiri contenuta vibra l'emozione di quello minuto, tanto distinta nei diversi cuori.... ci sono lacrime negli occhi di Sofí a ed in quelli di Catalina; c'è un sorriso buono, indulgente, di maturità, nelle labbra dell'uomo che rappresenta l'autorità della Francia nella lontana isola tropicale; c'è una pienezza di speranza pura nelle chiare pupille di Renato; c'è uno strano fulgore enigmatico negli occhi di Aimé e... ed un po' appartata dagli altri, vicino alla porta laterale del tempio, le mani sul petto, come se volessero trattenere il battito esagerato di quel cuore che soffoca il suo dolore in silenzio, Monica assiste alla cerimonia, quasi come assente. Le sue labbra sono rinsecchite e febbrili; i suoi occhi, lucidi di tristezza, non sanno più di pianto; le sue ginocchia si piegano soavemente, come se fosse molto pesante per esse il peso del suo corpo; ed il pensiero che si scotta in sé stesso che arde illuminando e consumandosi come le candele dell'altare, Lei concentra in due parole che sono un discorso:

- Dammi forza, mio Dio... dammi valore e dammi forza...! Brilla l’anello nuziale al dito di Aimé e, caddero già sul vassoio di argento le tredici caparre di oro, già la mano del sacerdote si solleva di nuovo e le sue labbra continuano a sussurrare:

- Le mogli sono soggette ai propri mariti come al Signore, poiché l'uomo è la testa della donna, come Cristo è la testa della Chiesa. Voi, mariti, amate le vostre donne, come Cristo amò la sua Chiesa e si sacrificò per lei, perché è scritto nel Secondo Libro del Genesi, Versetto 24: '' Lascerà l'uomo suo padre e sua madre, e si unirà con sua moglie e saranno due una stessa carne". Ognuno di voi, dunque, ami sua moglie come sé stesso, e la donna ubbidisca e rispetti suo marito.... Uniti per sempre, figli miei, col sacro e forte laccio del matrimonio, più forte ancora per quelli, come voi, avete il dovere di dare esempio. Che sia la vostra casa il modello per quelli che meno sanno e meno hanno. Che sia la vostra vita specchio e norma di virtù cristiane, di bontà e prudenza, e siano la pace e la felicità in questo mondo, e la salvezza eterna nell'altra, i premi che il Signore vi conceda. Amen.

Senza forza per avvicinarsi, Monica ha ascoltato i saluti, le congratulazioni; ha visto gli abbracci, le mani che si stringono, ed ora, affranta di un dolore senza nome, vede attraversare Aimé e, al braccio di Renato, per lo stretto sentiero di fiori che porta alle porte della chiesa, e li guarda allontanarsi e perdersi, come se tutta la luce del mondo si spegnesse tutto d'un colpo, come se la terra si aprisse per divorarsi tutta la bellezza della vita, come se perdesse in un istante tutta la sua ragione di esistere, ed a voce bassa, prega:

- Sia fatta, Signore, la Tua volontà, così in cielo come in terra...

 

La luce improvvisa e violenta del raggio vicino è l’unica cosa che illumina la spiaggetta deserta, le alte scogliere di rocce, il mare infuriato, tutto quell'imponente concerto di natura selvaggia e scatenata, che fa sorridere Juan del Diablo, come se nonostante tutto ascoltasse la vecchia musica terribile che avvolse la sua infanzia: il Capo del Diablo, il pezzo di costa più aspra di tutto il litorale, e quell'anonima spiaggia nascosta, sconosciuta, quasi inaccessibile, che è per lui avanzata esclusiva che lo conduce alla vicina città di Saint-Pierre.

Con un solo sforzo le sue braccia da Ercole, ha messo dentro la spiaggia la scialuppa, liberandola della possibile furia del mare. Getta dentro i remi quando qualcosa si muove sotto la panca, ed indaga adirato:

- Che cosa, è questo? Chi sta lì sotto?

- Sono io, Capitano...

- Rigo dell'inferno! E che diavolo sei venuto a fare? Come ti mettesti lì? Perché facesti questo? Rispondi!

- Io volevo venire con lei, Capitano... volevo conoscere la padrona nuova...

- Impiccione - pretende di rimproverare Juan, ma la sua voce disdice il suo gesto -. Chi ti concesse il permesso di disubbidirmi? E se si fosse rovesciata la scialuppa prima di arrivare a terra?

- Con lei non si rovescia. E se si rovescia, io so anche nuotare. Mi so tirare dalla cosa più alta ed arrivare fino al fondo cercando una moneta.

- Già.... Suppongo che hai dovuto cercare monete fino ad in fondo dell'inferno - accetta Juan. Ed adottando un gesto severo, brontola -: Ma quando io ordino è affinché si realizzi. Affermai che sarei sceso da solo e tu andasti a nasconderti nella scialuppa.

- Io ero già qui, Capitano. Dal pomeriggio mi ero messo affinché mi portasse. Io volevo venire con lei. Se necessita qualcosa in terra, chi lo serve, il mio padrone?

- Va bene. Colibrí. Vieni, arrampicati qui.... conosci la buona terra della Martinica, e vedi la padrona nuova...

Juan ha incominciato a portarsi sulle scogliere con passo fermo e rapido, ed il piccolo Colibrí lo segue con grande sforzo, fino a che all'improvviso nota con entusiasmo:

- Ci sono luci là, Capitano!

- Calma! non è lì che andiamo. È più vicino... per questo lato. La casa è all'oscurità...

- Quella è una casa?

- Si, Colibrí. Quella è la casa della tua padrona.

- Ma sta dormendo... - si disillude il ragazzo.

- Forse dorme... e sogna Juan del Diablo. Povera lei se sognasse un altro!

- Povera lei?

- Ancora non sai di certe cose, Colibrí. Ma quando un uomo ama una donna, la vuole per lui solo o non è un uomo. Comprendi?

La mano larga e forte si è appoggiata sulla schiena del ragazzino, agitandolo in rude carezza. Quindi passa sulla rotonda testa di brevi capelli ricci, e gli spiega, orgoglioso:

- La tua padrona è la donna più bella che hai visto mai, Colibrí.



  

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