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CUORE SELVAGGIO 15 страница



Monica è retrocessa, barcollante, sull'orlo della strada, fino a che il tronco di un albero la ferma e lì rimane immobile, Ansimante, come senza forze, mentre senza sfruttare l'istante di seguire la sua strada, Juan cede alcuni passi per avvicinarsi, un tratto mitigata la sua collera, come se un sentimento nuovo gli bollisse dentro con acuta forza livellatrice, e mormora:

- Allora, Aimé e ci ha ingannati tutti...

- Esattamente - conferma Monica con voce soffocata -. Ci ha ingannati tutti, si è presa gioco di tutti, ha calpestato i nostri sentimenti. Tutti avremo diritto di chiederle conti così come lei vuole farlo, e Renato D'Autremont più che lei, cento volte più che lei!

Juan ha stretto i pugni, ha alzato la testa arrogante, ha guardato da un lato all’altro tutta la terra che i suoi occhi abbracciano: a destra, vicino, la valle piccola che finisce nel mare, i canneti, la fabbrica, le scogliere, il mare feroce; a sinistra, lontano, già avvolto tra la nebbia azzurra del pomeriggio, Campo Reale, la valle fiorita, dolce e fertile, nel cui fondo si alza il palazzo anacronistico che è regno dei D'Autremont. E come in un lamento, si ribella:

- Renato D'Autremont.... Tutto ebbe, tutto ha da bambino, tutto sta nelle sue mani.... Ma non era abbastanza, non era sufficiente.... Doveva anche togliermela, doveva strapparmela lei, la prima cosa che io volli avere mia. Sia maledetto!

Per un lungo momento è rimasto immobile Juan del Diablo, chiusi i pugni, stretti i denti, tanto amara l'espressione, tanto doloroso il gesto che Monica di Molnar lo contempla sconcertata. Nota solo ora la gran trasformazione avuta in lui; lo guarda solo ora dalla testa ai piedi, dagli alti stivali di vernice brillante fino alla ben tagliata giacca che stringe impeccabile il suo corpo vivace e forte. Ora è quando nota con stranezza la bianca camicia ricamo di filato, la bordatura di oro che la chiude, i capelli tagliati diversamente, le guance pulitamente sbarbate, e quell'espressione sconcertante, di dolore nobile e profondo, che cancella un momento la crudeltà dei suoi ardenti occhi italiani. Lo vede distinto, giovane ed attraente, forte e bello, e la voce esce da lui come da un essere umano:

- Juan, vuole che parliamo?

- Di che cosa? Non venni per parlare... venni per procedere... venni per vendicarmi. È l’unica cosa che mi rimane da fare: vendicarmi, e vendicarmi con queste mani. Ammazzarla a colpi, come una meretrice! Ed ammazzare anche lui!

- È pazzo? Che male le ha fatto lui? Che male cosciente, volontario, le ha fatto Renato D'Autremont?

- Cosciente e volontario? Non so... forse nessuno.... Con vivere, con nascere, mi fece già tutto il male!

- Con vivere? Con nascere? Ora si che non la capisco - si sorprende Monica.

- Naturalmente. Come potrebbe capirmi lei! Neanche per caso lei può capirmi...

- Perché l'odia allora? Perché lo maledice?

- E lei perché lo difende con tanto impegno? Lei è la sorella di lei; ma egli, suo cognato, che cosa può importarle?

- Non è solo lui - schiva Monica angosciata -; È tutto, sono tutti.... La mia povera madre, un'anziana timida, buona, debole.... Quanto lei faccia contro Aimé e, sarà contro di lei, perché una madre... una madre.... Ricorda lei sua madre, Juan del Diablo?

- No, Monica - nega Juan con amaro sarcasmo nella voce -. Non la ricordo. E se la ricordassi, sarebbe per odiare di più il nome D'Autremont, per maledirlo, per odiarlo, per volere cancellarlo con il sangue. Si.... Per cancellarlo con il sangue dalla faccia della terra!

Con amarezza immensa ha parlato Juan del Diablo; con infinito stupore, Monica l'ascolta e lo contempla. È qualcuno molto distinto, sì, è un altro totalmente: un uomo che non somiglia in niente all'insolente marinaio che discute, con lei nei paraggi della sua casa di Saint-Pierre. C'è qualcosa di nobile e degno nel suo dolore e nella sua collera; qualcosa di retto, pulito ed abile nonostante nel suo odio, nonostante nelle sue maledizioni, come se avesse troppa ragione per odiare e maledire, come se fosse troppo giusto quel duro ed amareggio gesto ribelle con cui affronta il mondo intero. E nonostante sé stessa, Monica di Molnar l'ammira... e lo teme. L'enigma che rinchiude è inchiodato in un dubbio che è quasi una scusa:

- In realtà, non so niente di lei...

- Né lei né nessuno; ma è uguale, dato che a nessuno gli interessa. A nessuno! Pensai che importavo a una donna, pensai che una donna mi amava, e non ero certo! Fui solo la sua beffa, il suo giocattolo, qualcuno di cui ridere mentre arrivava l'ora del matrimonio. Bene, ora non riderà lei sola, ora tutti ed io rideremo sarò l'ultimo a ridere, e quello che riderà con più gusto!

- Ma è che non può pensare solo a lei? La signora D'Autremont è malata...

- La signora D'Autremont! - esplode Juan rabbioso -. Oh, santa Signora D’Autremont! Ancora malata? Nonostante tutto non muore? Pensa di vivere cento anni, mentre fa scoppiare gli altri a lavoro per lei?

- Juan... Juan! - rimprovera Monica.

- Basta già, Santa Monica, abbiamo parlato troppo!

- No; perché non mi da ascolto lei. Non conosco la sua vita, non so la sua storia, ignoro che motivi di rancore lei possa serbare per i D'Autremont, ma, sia quel che sia, so che Renato è innocente...

- Innocente, innocente... e che cosa? Per caso uno solo è carico delle sue colpe? Non basta un nome per essere nato buono o cattivo? Non si ereditano con lui onori e ricchezze? Non si ereditano offese e dolori? Ma non per quello, non per quello... che cosa importa il passato, dopo tutto?

- E che cosa può guadagnare con dare uno scandalo come quello che pretende?

- Non pretendo di guadagnare niente: mi accontento con che tutti perdano, con calpestare tutto con macchiare tutto...

- Non ha pensato mai di vendicarsi ma con nobiltà? Alla fine, quali sono le offese di lei? Una donna fu sua... lo fu perché volle, senza condizione, senza calcolo.... Suppongo che fu senza calcolo...

- Certo... il calcolo lo fece dopo, il commercio lo fece col matrimonio...

- Ma di quello non è lei quello che ha diritto di vendicarsi. Egli è, è Renato D'Autremont. L’unica cosa che lei può fare è dirglielo, denunciarla, vantarsi di qualcosa che un uomo deve tacere sempre.... Gettare ai quattro venti la lista dei favori che una donna gli concesse, pensando che, per lo meno, era lei abbastanza uomo per tacere...

- Basta, Basta... non mi complichi!

- Non sto dicendo più che la verità. E lei sarebbe l'ultimo delle canaglia, denunciandola pubblicamente.

- Taccia, prima che riesca a turbarmi completamente...

- Riuscirò ad arrivare al suo cuore, riuscirò a farle comprendere. Non è lei quello deriso né l'offeso.

- Sono quello deriso perché avevo messo la vita in lei. Fui un matto, un imbecille; ma ora, come il disprezzo!

- Questa è l’unica cosa che lei deve fare! - consiglia Monica prendendo la parola -. Quale migliore vendetta del suo disprezzo, il suo gran disprezzo? Se ella l'ingannò, se le mentì, se fu con lei sleale e bugiarda, pensi che, almeno, ebbe la fortuna di conoscerla in tempo. Il mondo è grande, ci sono milioni di donne... perché spezzare la sua vita per lei, se lei sa che non vale la pena? Perché fare tanto male a quelli che sono innocenti, e farlo a lei stesso? Che cosa l'aspetta dopo essersi vendicato? La vendetta non è più che un minuto e, che cosa rimane dopo di lei?

Juan del Diablo è rimasto immobile e pensoso. Come una freccia abile, le parole di Monica gli si sono inchiodate dentro al cuore. All'improvviso, la ammira come se la vedesse per volta prima, vacilla come spezzando l'incantesimo da una suggestione, e mormora lentamente:

- In effetti... ci sono molte donne. Suppongo che tutte sono come lei: bugiarde ed ipocrite. Benché, a dire il vero, lei non lo sembra. Ma...

- Gesù! - l'interrompe Monica, allarmata sentendo il galoppo di un cavallo che si avvicina -. È Renato... è Renato quello che arriva. Per pietà, non gli parli, non gli dica.... la prego, la supplico, la imploro per Dio che sta nei cieli...

- Non credo in niente né in nessuno, Santa Monica.

- Per lei stesso, Juan, per la sua coscienza - prega a voce bassa Monica -. Piangendo la supplico...

Juan ha inchiodato in Monica uno sguardo intenso, sguardo interrogatore e pentito. Un momento sembrano ammorbidirsi i suoi occhi superbi. Quindi sorride con amaro sarcasmo e, anche a voce bassa, mormora:

- Lì sta l'uomo più felice della terra...

- Monica, che cosa è successo? Mi incrociai durante il tragitto col tuo cavallo sciolto... - incomincia a dire Renato che si avvicina allarmato. Ma all'improvviso, si sorprende nel riconoscere l'accompagnatore di Monica e, con sincera allegria, esclama -: Juan... Juan.... Questo sì che è fantastico. Credo che ti inviò il cielo, Juan...

È andato verso di lui con le braccia aperte, l'ha stretto con gesto tanto spontaneo, tanto fraterno, tanto sincero ed aperto che Juan del Diablo non riesce a respingerlo. Si è lasciato abbracciare corrispondendo con un rozzo gesto, girando dopo la testa per guardare davanti, pieno di amaro sarcasmo, il pallido viso di Monica, e parla finalmente, completamente sereno:

- Credi tu che sia il cielo? Perché Santa Monica non condivide la tua opinione. Per poco non abbiamo avuto un incidente. L'oltraggio quando attraversava la strada, ed è un miracolo che non abbia avuto nessun danno. Ovviamente, né a lei né all'animale è successo niente. Stavo presentandogli le mie scuse in questo momento...

- Santa Monica dicesti? - si allontana Renato.

- È uno scherzo... uno scherzo di cattivo gusto, naturalmente, come ciò che è mio. Ma la signorina Molnar mi perdona. Più pesante fu andarle addosso con la carrozza, ma non lo feci di proposito.

- Vi conoscevate voi?

- Poca cosa, ma qualcosa. Vero, signorina Molnar?

- Effettivamente - corrobora Monica, vacillando -. La nostra casa a Saint-Pierre è molto vicina alla spiaggia. Il signor Juan...

- Del Diablo - completò Juan.

- Il signor Juan... di Dio... - rettifica Monica - sbarcava frequentemente vicino ai faraglioni dalla costa e passava per casa. Qualche volta parliamo.... Per quello ci conosciamo.

- Un modo abbastanza raro e sorprendente - commenta Renato.

- Nella vita ci sono molte sorprese - indica Monica -. Lo è stato anche per me provare che voi vi conoscevate prima di essere amici...

- Amici dell'infanzia - calca Renato con soddisfazione -. Ma hai un brutto viso, Monica, sei molto pallida. Ti spaventasti molto per lo scontro? Non ti senti bene?

- Certo che non si sente bene - interviene Juan dominando la situazione -. Ma, per fortuna, la casa è vicina. Se me lo permette, la porterò fino a lì nella carrozza. Andiamo, salga.

L'ha alzata bruscamente in braccia, collocandola nel sedile. Ha impugnato la frusta e le redini, e mentre Renato va verso il suo cavallo, l'osserva di nuovo con uno sguardo intenso.

- Grazie... grazie! - sussurra Monica in un filo di voce.

- Ancora non me lo dica. Forse ho trovato, come lei mi suggerì, una forma diversa di vendicarmi, un modo più fine, e più crudele!

 

- Renato, figlio, che cosa ti è successo? - interroga Sofí a -. Il cavallo che montava Monica arrivò sciolto...

- Il mio cavallo, Renato... il mio prezioso cavallo arrivò tutto sciupato, graffiato, pieno di terra, con una staffa rotta... - si lamenta Aimé e.

- Lo so. Mi incrociai durante il tragitto con lui, e mi allarmai anch’io; ma, per fortuna, Monica non ha sofferto nessun danno. Starà qui tra un attimo. Viene in quella carrozza dalla quale io mi affrettai giustamente per tranquillizzarvi se si eravate allarmati.

- In quella carrozza? - domanda Aimé e.

- Stava colpendola mentre attraversava la strada - conclude Renato -. Per fortuna, a Monica non è successo niente; ed il colpevole dell'incidente sollecitò l'onore di portarla egli stesso.

- Il colpevole dell'incidente...? - si allontana Sofí a.

- Per il quale, naturalmente, ti chiedo indulgenza, madre.

- Se investì Monica per goffaggine...

- Non solo per l'oltraggio, madre, bensì per altre cose. In altre parole, mi affrettai anche per quello. So non è sacro della tua devozione, ma ti supplico, ti prego che lo tratti con indulgenza che lo sopporti che dopo parleremo di lui...

- Ma chi è? - si allarma vivamente Sofí a.

- Un profugo che confido possa pentirsi. Un matto a cui sogno di fare mettere giudizio. Un peccatore cui anelo redimere da molto tempo...

- Non hai ancora detto il nome, figlio? - sollecita Sofí a, già allarmata in sommo grado.

- Anche io sto sulla brace, Renato - assicura Aimé e -. Chi può essere quello?

- Juan... del Diablo.... Eccolo...

Renato è andato verso la scalinata di pietra, di fronte alla quale si trattiene già la carrozzella di due sedili dove Juan arriva portando Monica. Colibrí, accoccolato nella staffa, salta a terra per lasciare spazio, mentre tremante di ira e sconcerto cede Sofí a alcuni passi dietro suo figlio. Per fortuna per lei, nessuno ha guardato Aimé e che si aggrappa allo schienale della poltrona per non cadere, per non crollare, benché si pieghino le sue ginocchia, benché la sua vista si rannuvoli.... Un istante vide che tutto girava intorno a lei: visi e paesaggi... e soffocando il grido che scappa dalle sue labbra, cade, affondando nell'incoscienza...

- Aimé e.... Aimé e...! Che cosa è successo? - si allarma Renato.

- Uno svenimento... era molto nervosa - spiega Sofí a -. Chiama, figlio, chiama le donzelle.

Juan è sceso lentamente dalla carrozza. Da lontano ha visto Aimé e; l'ha vista dondolarsi e cadere; ha visto che tutti corrono attorno a lei; ha lasciato passare Monica che si dirige verso sua sorella...

- Presto! Che chiamino il medico! - ordina Sofí a con autorità -. Ha perso il polso; è gelata...

- Ella soffre di questi incidenti - spiega Monica -, Ma non è niente. Ha bisogno di riposo e silenzio. Per favore, Renato, portala in camera da letto...

- La mia è più vicina.... Andiamo... presto... - offre Sofí a, allontanandosi con Renato, che carica il corpo inanimato di sua moglie.

- Juan, ora vada via; si allontani in questo momento - supplica Monica affranta di angoscia.

- Non si preoccupi.... Aspetterò. Vada con essi.... Aspetteremo. - Ha girato la testa per guardare il ragazzino nero, in piedi vicino a lui, i grandi occhi impauriti, e gli sorride con un suo sorriso -. Vada tranquilla. Santa Monica, il mio segretario ed io aspetteremo...

 

Sotto l'architrave della porta che dà alla galleria, Sofí a D'Autremont si è trattenuta, appoggiandosi al braccio di suo figlio, ed ambedue contemplano un momento la figura arrogante che è rimasta immobile vicino alla scalinata di pietra. Un momento, Sofí a D'Autremont ha scosso la testa come spaventata da un'idea orribile. Anche lei, come il vecchio notaio, ha sentito che un brivido la percorre che un sudore gelato inumidisce le sue tempie, perché il ragazzo che aspetta in piedi, corrugato il cipiglio e dimessa la testa, somiglia troppo a quello Francisco D'Autremont che, mancando a tutte le leggi umane e divine, gli diede la vita. È, come egli, contemporaneamente snello e forte, forte ed agile; ha, come egli, i gesti larghi ed il gesto sdegnoso, alza con la stessa altezzosità la testa. Solo la sua pelle più oscura lo differenzia; solo i suoi capelli, più ricci e neri; solo i suoi grandi occhi italiani, quegli occhi uguali a quelli di Gina Bertolozi che sono per Sofí a D'Autremont il più intollerabile delle offese...

- Con lo svenimento di Aimé e, lo lasciamo impalato - mormora Renato -. Ma sentisti la mia supplica, vero, madre?

- Renato, sono io che ti prego...

- Perché quel rancore, madre? - rimprovera delicatamente Renato -. Tutto sommato, che cattiveria ci ha fatto?

- È un ladro! - si difende a voce bassa Sofí a e rancorosa -. Tutto il mondo lo dice!

- Tutto il mondo si sbaglia rispetto a lui. Io credo di comprenderlo. Lasciami fare una prova, madre, lascia che gli dia un'opportunità nella vita. Io ti prometto che se non lui risponde, gli girerò definitivamente la schiena...

- Mi perdonino che vi interrompo - si scusa Juan, avvicinandosi ai D'Autremont -; ma ho fretta in ritornare al paese. Venni solo per saldare un conto con Renato, Signora D’Autremont, e ai risparmierò subito il disturbo di vedermi. Qui sta quello che devo. ..

- Che cosa dici, Juan?

- Prendi.... Quello che pagasti per me quando mi fermarono, quello che desti al monco affinché ritirasse la denuncia, quello che costò il sequestro del Lucifero... e questo conto più vecchio: il fazzoletto di monete che ti tolsi quando eravamo bambini... due monete d’oro e ventisei accampamenti d’argento. Li rubai per poter scappare di qui, per non morire di fame come un cane alle porte della tua opulenza, ma già sei pagato tutto, fino all'ultimo centesimo!

- Juan... Juan...! - richiama Renato vedendo che Juan si allontana con passo rapido.

Era corso dietro Juan e lo ferma appoggiando sulla sua spalla robusta la ben curata mano di cavaliere. È grave la sua pressione, tanto quanto quella di Juan è tempestosa; è nobile e semplice il suo trasporto, tanto quanto quello di Juan è arrogante; e ci sono una luce profonda di comprensione ed affetto nei suoi occhi azzurri, mentre nei neri e feroci occhi di Juan del Diablo brilla la scintilla di quel rancore amaro, di quell'odio ancestrale con cui nutrirono la sua infanzia miserabile, la sua orribile adolescenza, la sua dura e ribelle gioventù...

- Juan, perché ti comporti in questa maniera?

- In che maniera mi comporto? Pagare i miei debiti? Non è solo patrimonio dei nati bene farlo.... Lasciami, Renato. Perché non mi lasci?

- Perché sono più ostinato di te, Juan del Diablo - afferma Renato in tono cordiale -. Perché ho impegno di essere tuo amico, benché tu mi abbia respinto sempre con le peggiori maniere.

- Che cosa vuoi? Io non sono un cavaliere. Lasciami, Renato! Sarà meglio per te che mi lasci...

- Andiamo, Basta di fare il difficile. Né nonostante da bambino riuscisti a spaventarmi coi tuoi sbuffi di fiera, Juan, io so che sei buono...

- Buono io? - ride Juan con amara rabbia.

- Ridi quanto vuoi, Juan, ti comprendo forse nessuno al mondo ti comprende come me. C'è qualcosa in te che mi attrae che mi fa sentire mi fratello tuo.... E la verità è che non so a che cosa attribuirlo.... Per caso perché ti vidi arrivare in questa casa dalla mano di mio padre che ammirai sempre; per caso, e questo è quasi un segreto, perché con essere tanto breve la nostra amicizia di bambini, tu sei l'unico amico che ebbi nell'infanzia.

- Che cosa stai dicendo?

- Comprendo che tu rimpianga. È raro, ma così fu. Io non ebbi amici da bambino. Mia madre non mi lasciò averli. Il suo grande amore mi arrotolò in mimi ed attenzioni. Non andai mai a scuola... i maestri non erano per me più che domestici considerati, impiegati a stipendio che si svendevano in elogi e lusinghe per l'alunno unico i cui genitori pagavano splendidamente. Indubbiamente in Campo Reale c’erano molti bambini e ragazzi, ma non permise mai che io, ad essi mi avvicinassi. Tu fosti qualcosa di nuovo, differente.... mi sembra ancora do vederti quando ti portarono: aspro, scuro, selvaggio come un gatto randagio. Ma c'era in te qualcosa di forte e di libero che mi attirò che mi fece invidiarti... sì, invidiarti, Juan. Mi consideravo felice con che mi lasciassi venire dietro a te per i campi tentando di imitare le tue gesta, e ti avrei seguito senza vacillare se tu, naturalmente, non avresti preferito andartene da solo. Vedo che ti sorprendi. ..

- In effetti. A me mi sembravi un re. Io, al tuo fianco, ero meno che un cane.

- Per caso gli altri vedevano così le cose, ma io no. Per me, tu eri il re ed io il mendicante degli aspri piaceri della tua infanzia libera. Poco sei cambiato, Juan. Allora mi guardavi come ora: scuro ed accigliato, ma ti affrettavi ad aiutarmi ed a difendermi se mi vedevi nel minore pericolo. Ti ricordi?

Juan ha abbassato la testa. I suoi larghi pugni, forti come mazzoli, si chiudono. È come se scendesse al fondo di sé stesso, come se discendesse all'abisso interno dei suoi più intimi sentimenti... al mondo di amarezza, di rabbia e di gelosia, nel quale si dibatte come perso. E suona la voce di Renato più affettuosa, più fraterna, più profondamente cordiale e sincera:

- Voglio che rimanga al mio fianco, Juan; che cambi sempre i tuoi berretti e le tue magliette di marinaio con quei vestiti che ti stanno bene; che usi per il bene, non più per il male, il tuo valore e la tua forza; che sia, al mio fianco, quello che sognai che fossi: amico, collaboratore, fratello... sì, fratello. Mio padre disse così una volta e non ho dimenticato le sue parole. Ti nomino amministratore di Campo Reale. Avrai autorità e denaro, onore e profitto, ed a nessuno più che a me dovrai rendere conto.

- Io amministratore di Campo Reale? - Completamente sconcertato, Juan ha alzato la testa, ha cercato in fondo la verità di quelle pupille azzurre, fraterne e leali per lui, e ha sentito un colpo brusco del suo cuore che batte affrettatamente -. Davvero hai pensato questo? Tu solo? Per te stesso? La signora Sofí a mi odia...

- Non esageriamo. Non posso negare che non gli sei simpatico che non glielo fosti mai. In realtà, credo che neanche sia quello, bensì il suo amore materno, il suo grande amore per me che la fa guardarmi sempre piccolo, indifeso.... E non ti offendere, Juan.... Anche materia propizia fu che il tuo cattivo esempio si potesse inoltrare in me. La mia povera madre non comprende certe cose, ed è logico che non le comprenda. È altro il suo mondo, ma sono sicuro che tutto quello succederà non appena ti frequenterà un po'. È troppo sensibile e troppo buona.... lo vedrai conoscendola...

- Non lo credo, Renato. Perché pure ringraziando con tutta l'anima quello che mi hai appena detto, non sono disposto a...

- Non mi dare subito la tua negativa. Aspetta un po' e pensaci. Ti feci improvvisamente la mia proposta, per pregarti, contemporaneamente, che rimanga alcuni giorni... alcuni giorni solamente che non ti comprometteranno per niente. In realtà, non devi dire di sì senza informarti di quello che si tratta. È un lavoro duro ed arduo: voglio trasformare totalmente il regime interno di Campo Reale; archiviare i vecchi procedimenti e strappare per sempre i canini ad una vecchia volpe: Battista, lo ricordi? In altri tempi, maggiordomo della casa; dopo, amministratore generale; attualmente, un tiranno ridicolo e spregevole contro il quale Monica ed io abbiamo cominciato l'offensiva.

- Monica? - si allontana Juan.

- Sì... Monica, mia cognata, che fu, dopo di te, la mia unica e vera amica dell'infanzia e dell'adolescenza, la musa ispiratrice dei miei quindici anni...

- E perché non ti sposasti con lei?

- Con Monica? - si sorprende Renato - Bene.... In realtà, non so come non finii per innamorarmi di lei. Era affascinante, continua ad esserlo.... mi comportavo molto meglio con lei che con Aimé e, ma il cuore è così.... Un giorno cambiò rotta e mi attirò quella creatura che ha tutte le grazie, tutti gli incantesimi. - Renato ha sorriso al suo pensiero, cieco nel suo sogno, senza guardare il viso di Juan che il solo nome di Aimé e trasforma, indurendolo, infiammandolo di collera violenta che miracolosamente contiene -. Suppongo che la conosci di vista, come a Monica. Lamento moltissimo il malessere che mi impedì di presentarti a lei, ma sarà dentro un momento.... Sono molto felice, Juan, immensamente felice. E quando si è felici, è facile essere generoso. Voglio che questa mia fortuna arrivi fino all'ultimo angolo dalla mia tenuta; voglio che i più umili benedicano il nome di Aimé e, pensando che il benessere arrivò loro grazie a lei, perché il suo amore seppe diventare più umano, migliore.... ti sorprende?

Ora si guarda Juan, ed egli è il sorpreso per la terribile espressione di quell'aspetto. Sul viso biondo che il pallore fa centro, sono due fiammate di rancore i grandi occhi neri, e si stringono le labbra, dai quali non scappa il suo segreto per un vero miracolo.

- A che cosa pensi, Juan? Sei lontano.... Lontano, ed in un posto per niente gradito. Mi rendo conto.... così frettolosamente ti ho proposto di rimanere qui da non domandarti niente. Anche tu avrai il tuo amore.... una donna...

- Maledette siano tutte!

- Juan! - rimprovera Renato; ma, comprensivo, indaga -: Ti ha ferito qualcuna? Hai avuto la disgrazia di inciampare con qualche brutta donna?

- E quale non è cattiva?

- Andiamo.... non parlare in quella maniera. Non è degno di un uomo giusto maledire così, tutte le donne. Alcune sono la cosa peggiore del mondo, sono d’accordo; altre, la cosa più alta, la cosa più nobile, la cosa più pulita e pura che possiamo trovare sulla terra...

- Lo dici per la tua Aimé e...?

- Naturalmente!

Renato ha risposto con asprezza, ha corrugato il cipiglio, ha inchiodato in Juan uno sguardo duro e penetrante, ha alzato di più la fine testa... ma la frase che trema nelle labbra di Juan del Diablo non arriva a germogliare. C'è una sconosciuta forza interna che lo ferma. Girando la testa, vide che Monica di Molnar si avvicina, e commenta indifferente...

- Tua cognata...

- Aimé e è tornata in sé, Renato - spiega Monica -, Chiese immediatamente di te. La sorprese molto che non stessi vicino a lei.

- Sì, certo.... Continuo a correre. Uscii solo per fermare Juan. Che ti racconti egli quello che gli ho appena detto.... Ah! E portalo per la casa. Comanderò che gli preparino una stanza di ospiti.

Renato ha attraversato con agile passo il pezzo di giardino che lo separa dalle scalinate e rapidamente penetra nella magione. Gli occhi di Juan lo hanno seguito fino a vederlo perdersi, mentre Monica, tesa di emozione, l'osserva...

- Non mi guardi così.... Ancora non ho detto una parola; ancora non ho fatto niente - la tranquillizza Juan -, mi sono lasciato portare, e portare al piacere di tutti voi...

- Che Dio glielo paghi Ma che cosa è quello che Renato gli ha detto? Che cosa è quello che lei si propone di fare?

- Renato pretende che mi rimanga in Campo Reale. Che mi rimanga definitivamente. Mi offre il succulento posto di amministratore della sua tenuta...

- Ma lei non ha accettato, Juan. Vero? Non può accettarlo. Lei deve andare via di qui immediatamente! Ha visto l'effetto che la sua presenza fece su Aimé e.

- Uno svenimento molto dubbio. Che comodo, che opportuno! Il mondo è per le donne...

- Non fu falso. La sua apparizione la ferì come un raggio. Ora è disperata, impazzita, soffre come in fondo all'inferno.... Ella non sapeva che lei sarebbe ritornato...

- E per non saperlo me lo fece giurare tante volte? Che non menta! Ella era sicura che mi tenevo ben soggetto, pazzo ed innamorato come un imbecille, capace di tutto per lei...! Di tutto, sì, di tutto! Sa lei quello che io ho fatto? Mi sono giocato la vita cento volte ogni giorno! E tutto, perché? Per che motivo? Per compiere la mia parola; per poter avvicinarmi a lei con vestiti di cavaliere; per potere dargli quello che io sapevo che lei ambiva; per portarmela al braccio alla luce del sole, compiendo tutto quello che voi chiamate religioni, famiglia, convenienze...

- Juan, per pietà. .. Ha taciuto fino ad ora. Continui a tacere, si allontani. Io le assicuro che, in questo momento, Aimé e piange con lacrime di sangue...



  

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