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CUORE SELVAGGIO 17 страница



- Viene Nicola? - domanda Juan, rimpianto.

- Sto aspettandolo. Ebbi un avviso che la carrozza che lo portava aveva subito durante il tragitto un incidente, ma non deve tardare oramai. Una visita a sorpresa, come quella tua. Ma seguirò con quello che stavo dicendoti: penso che per caso faccio male in impegnarmi tanto a che tu cambi vita...

- Non credo che faccia male. È un sollecito di cui ti ringrazio. Inoltre, mi dicesti che avevi bisogno di me...

- In effetti, è quello che dissi.

- Ebbene non credo che debba negarti quel mio aiuto, quando tanto disinteressatamente hai tentato di servirmi ogni volta che ho avuto bisogno di te.

- Ma, Juan, quello che vuole dire Renato... - interviene Monica, nervosa.

- Lascia che finisca, Monica - l'interrompe Renato - per favore.... Parla, Juan...

- Finisco subito. Venivo a dirti che accetto l’incarico che mi offri.... Che rimango in Campo Reale!

Come se improvvisamente avesse preso una nuova risoluzione, ha parlato Juan guardando con certezza a Renato, una strana sfumatura di sfida nel tono delle sue parole.... Dopo si gira lentamente verso l'oscuro angolo per dove Aimé e sparì, con la speranza che ella fosse molto vicina, che abbia ascoltato le sue parole, che raccolga, capendo ciò che significano, quella determinazione con cui risponde alla sfida che lei gli lanciò. Avrebbe dato il sangue delle sue vene per poterla guardare in viso in quell'istante, per indovinare nei suoi occhi se c'era in lei piacere o spavento, ma non osserva più che ombre spesse, e girandosi di nuovo vide un altro viso di donna, pallido e gelato come di marmo, due mani bianche che si stringono contraendosi; una figura gracile che un istante tremò di angoscia: Monica di Molnar. E quel lieve e divertito sorriso che è sempre per lui un’arma contro di lei, eccelle nelle sue labbra, dicendo:

- Ti ha lasciato pensoso la mia risposta, Renato?

- No, Juan - nega Renato con nobiltà -. Al contrario; è qualcosa che desidero da molto tempo e lasciami dirti le parole che per gli speciali incidenti del tuo arrivo non ti ho detto ancora, ma che mi escono del cuore: Benvenuto a Campo Reale, Juan. Benvenuto a quella che doveva essere sempre la tua casa, e lo è da questo istante.

- Grazie, Renato... - si commuove Juan a modo suo.

- Spero che io sia quello che debba ringraziarti molto presto, quando saremo riusciti in quello che desidero. Ma è arrivata una carrozza.... Sì, è arrivata una carrozza di fronte alla casa.... Sicuramente è il buon di Nicola.... Andiamo là... - invita Renato allontanandosi.

Juan non ha seguito Renato. È rimasto immobile sotto lo sguardo interrogatore ed ardente di Monica, inchiodato in lui come una minaccia che si esprime dicendo stupefatta:

- Devo supporre che lei sia pazzo?

- Io? Perché, Monica?

- Pensa davvero di rimanere a Campo Reale?

- E perché non devo rimanere? Ha visto, è il più ardente desiderio dei padroni di questa casa. Già lei sentì Renato, e suppongo che anche la nuova signora D’Autremont, dato che, sicuramente, stava nascosta ascoltando.

- Non ho simili abitudini!

- Perché nonostante contro la sua abitudine, sembra che, almeno per questa volta, l'ha fatto. Altrimenti non si capisce come potesse uscire in un momento tanto opportuno, in tempo di coprire la ritirata di sua sorella. Era lei d’accordo con lei?

- Vuole tacere? - ordina Monica spinta dall'ira.

- Non si infuri; vedo che non.... devo supporre, allora, che arrivò per caso. Ma nonostante per caso, poté sentirla. Io avevo deciso di allontanarmi...

- Deve allontanarsi, Juan! Lei non può restare qui! Che cosa si propone? Dove vuole arrivare lei?

- Per il momento, solo fino a quella carrozza. Santa Monica - risponde scherzosamente Juan -. Evito che il vecchio Nicola commetta un'indiscrezione informando il buon Renato di quello che è meglio che ignori: che si è sposato con l'amante di Juan del Diablo.

- Che vile e che spregevole lei mi sembra in questo momento! - salta a voce bassa Monica, ma tremante di indignazione.

- Io...? - Juan si contiene facendo un sforzo e con amaro cinismo spiega -: Questo non è niente di nuovo. Sono i sentimenti che normalmente ispiro alle persone come lei: pure ed impeccabili.... Ma non si preoccupi che incomincio a sapere coprire le apparenze e, per quello visto, l'apparenza è la unica cosa che vale nel mondo della gente rispettabile. Ai suoi piedi, futura badessa...

- Stupido, pagliaccio!

- Quello sì è un insulto nuovo.... Pagliaccio... fino ad ora nessuno me l'aveva detto. Pagliaccio? Può essere. Ma quello che pretenda di ridere a costo di questo pagliaccio, pagherà la funzione in moneta di sangue. Lo dica a sua sorella, alla giovane signora D’Autremont. La prevenga che l'entrata per il circo di Juan del Diablo costa molto cara. Troppo cara!

- Colibrí, Vieni Con me a fare un giro?

- Fino alla fine del mondo vengo con lei, Capitano. Saltando da una gamba all’altra, in davanti ed all'indietro, con quell'agilità che gli è valso il motto che è il suo nome, esce Colibrí oltre a Juan di rotta alle ampie stalle che occupano il fondo della casa. Sono le sei di una splendida mattina, l'aria trasparente, il cielo azzurro molto chiaro ed i primi raggi del sole spuntano dorando le cime, pulite in maniera eccezionale, di quelle tre montagne che si sollevano come giganti pietrificati sulla fertile terra martinicana: Monte Litighi ed i becchi di Cabet.

- Fino a dove andiamo, mio padrone?

- Per il momento, a cercare un cavallo.

- A me non mi piacciono i cavalli, mio padrone. Né i cavalli, né gli asini, né le carrozze, né le montagne.... mi piace il mare. Quando andiamo per il mare, Capitano?

- Non lo so. Colibrí. Forse domani stesso, per caso mai più...

- Che strano è diventato lei, Capitano. Prima sapeva tutto, perfino quello che sarebbe successo tra un anno... ed ora non sa nemmeno quello che lei stesso farà domani.

- Si allontana? Qualche giorno saprai che così va una barca, quando è una donna quella che prende il timone della nostra vita, Colibrí.

- Ma lei disse prima che non c'era più padrona nuova...

- No... non c'è più padrona nuova. Ma quando una passione ci fa suo schiavo, la padrona è la disperazione, e la rotta, la rotta della disgrazia.... Guarda!

Si è trattenuto sottomettendo il ragazzo. Stanno già molto vicino all'entrata delle scuderie e non si vede per di là nessun domestico. Ma qualcuno tira fuori un cavallo dalla stalla. Alcune mani bianche cercano a caso una cavalcatura, si estendono fino a raggiungere uno dei freni appesi della via centrale della stalla.... Una donna si dispone a sellare per sé stessa un cavallo, e verso di lei va Juan con rapido passo, offrendosi:

- Posso aiutarla in qualcosa?

- Oh... lei...! - si sorprende Monica.

- Non c'è un domestico che possa fare questo al suo posto?

- Senza dubbio, ma è molto presto e preferisco non disturbare nessuno vuole continuare per la sua strada e lasciarmi in pace?

- La mia strada è questa. Santa Monica. Mi avvicinai per sellare un cavallo per fare una passeggiata. Mi è uguale sellare due o, meglio ancora, agganciare la mia carrozzina e portarla, poiché sembra piacerle, come a me, le arie mattutine. Dove andava? Colibrí, aiutami un po'.... agganciamo la carrozza...

- Sì, Capitano.... Volando... - approva allegramente il ragazzino.

- Le ho detto già che non voglio che nessuno si disturbi per me.

- Non è disturbo; al contrario. Non ha visto l'allegria di quel pupazzo? Ha orrore dei cavalli... gli piace l'idea che passeggiamo in carrozza. Faremo una passeggiata e la porteremo dove lei vuole andare. Non credo di avere niente da fare tutto il giorno.

- Lei deve solo fare una cosa, Juan: andare via.... Andare via presto.... Andare via per sempre!

- Caspita! non sa dirmi un'altra cosa? Risulta monotono ascoltarla. Quando non consiglia o ordina, insulta. Lei risulta terribile, signorina Molnar - commenta Juan in tono spiritoso.

- Come può scherzare? È che non si rende conto della situazione in cui ci mette tutti la sua presenza? Perché si impegna a rimanere? Che cosa spera? Che cosa aspetta?

- Qualche volta gli è successo domandarsi che cosa spera, che cosa aspetta il naufrago che si afferra ad un resto di quello che fu la sua imbarcazione, in mezzo al mare mentre il sole bruciante lo tortura fino a farlo impazzire, mentre la sete egli lo prosciuga e l'estenua la fame, mentre alla sua periferia vede affacciarsi le feroci bestie del mare? Si è domandata lei che cosa aspetta, quando coi suoi occhi quasi ciechi percorre l'orizzonte per dove non si affaccia la speranza di una barca? Perché prosegue afferrato al tronco con le dita ferite, tese? Perché continua ad inghiottire l'acqua amara che gli cade nelle labbra, invece di sciogliersi e finire d'un colpo? Perché lo fa? Perché?

- Bene... - riflette Monica, dubitativa -. Quello è distinto. Sarà istintivamente di conservazione, per dovere e diritto umano di difendere la sua vita.... Egli spera in un miracolo che lo salvi! Ma lei...

- Io sto come quello naufrago. Santa Monica, e non credo nei miracoli...

- E non crede neanche nella bontà umana, Juan... di Dio?

- No, non credo in lei. Benché lei mi dia quel ridicolo nome che non ho motivo di portare. Suppongo che si prende gioco di me con lo stesso diritto che io della sua presunta santità.

- Io non mi prendo gioco di nessuno, Juan. Prima io lo credevo una fiera, un barbaro.... non lo nego. Dopo, sapendolo uomo, sentendolo umano, vedendo che a lei non è indifferente l'amicizia di Renato e non fu del tutto sordo alle mie suppliche, devo dirle: Per che motivo prolungare questa situazione orribile? Accetti il suo fallimento e vada via.

- Io non sono fallito. Aimé e mi vuole. A modo suo, ma mi vuole. Senza santità, senza dignità, se mi lascia che gli parli chiaro. Mi vuole e mi preferisce, come tante volte mi preferirono le donnette delle taverne del porto. Credo che sia capace di venire con me dove io voglio portarla.

- Ma è pazzo? Siete pazzi i due? Come può pensare ad una cosa simile? Vuole... pretende... spera...?

- Mi ha chiesto che non l'abbandoni; me l'ha supplicato piangendo. Quando lei arrivò ieri sera tanto opportunamente ad occupare il suo posto, quell'era quello che ella chiedeva, e la mia risposta fu accettare l’incarico che mi offriva Renato.

- No! non è possibile! Non può arrivare a quell'estremità la malvagità umana!

- La malvagità umana è capace di arrivare infinitamente più lontano di quanto lei possa immaginare. Assicura Juan con gesto severo e voce dura.

- No! No! Dovreste essere due mostri! Non potete spezzare così l'onore e la vita di Renato! Non potete ferirlo in quella maniera, perché c'è un Dio nei cieli e quel Dio invierebbe su di voi i suoi castighi...

- Non dica sciocchezze. Santa Monica - ride amaramente Juan. E rivolgendosi dove si trova il ragazzo nero, lo chiama -: Colibrí! Vieni qua! Avvicinati.... Togliti la camicia...

- Come? Che cosa? - si allontana Monica.

- Questa signorina vuole vedere la tua schiena. Colibrí. Vuole vedere le orme dei tuoi colpi e delle tue scottature. Vuole sapere, perché non lo sa e lo palpa in questo momento, fino a che estremi possono arrivare la malvagità e la crudeltà umane. Voglio che gli racconti quello che è stata la tua vita, quello che hanno fatto con te quelli con cui stavi prima. E voglio che lei ascolti quei racconti, signorina Molnar, e che dopo mi dica dove stava Dio quando le bestie di forma umana che furono i suoi padroni, lo maltrattavano di questa maniera. Voglio che lei mi dica dov’è Dio, signorina Molnar, e perché non inviò allora uno dei suoi raggi!

Brusco, violento, lampeggiante lo sguardo, Juan del Diablo ha spogliato di fretta Colibrí della sua camicia bianca, denudando il piccolo corpo, alzandolo nelle sue braccia affinché ella potosse vederlo più da vicino, guardando con ansia il bel viso di donna che non esprime più indignazione né collera, bensì spavento, dolore e pietà, quando balbetta:

- No... non è possibile.... Questo bambino... questa povera creatura...

- Lo guardi, lo palpi, lo ascolti parlare. Egli le dirà quello che può soffrire una creatura umana senza che si commuovano i cieli. Guardi queste spalle sconquassate per i carichi di legna, superiori alle sue forze di bambino; queste povere ossa deformate per la fame ed i brutti trattamenti. Veda le cicatrici delle scottature, delle sferzate.... Per gli uomini che lo sfruttavano era meno che una bestia, meno che un cane coperto di carogna: era un bambino nero, orfano, abbandonato, senza una legge capace di proteggerlo, senza una mano che si sollevasse per fermare quella dei suoi boia...

- Ma dove? Dove trovò lei questa creatura?

- Dove? Che importa! Non ce ne sono per caso migliaia come lui? Per caso queste orrende cose non succedono in tutti gli angoli della terra? Per caso ogni giorno non si commettono atrocità simili sotto tutti i cieli? Sé... la crudeltà umana è infinita e Dio non invia i suoi raggi.... Continuano a trionfare i malvagi, seguono i forti calpestando i deboli. E quando una di queste creature, trattate peggio che una bestia, riesce a sopravvivere e si alza piena di tutto il rancore del mondo, satura di tutta la crudeltà che usarono contro lei, quando così un bambino arriva a diventare uomo, come può chiedere a qualcuno che si sacrifichi per quelli che furono sempre felici? Come può aspettare lui se non odio e crudeltà?

- Ma lei... lei...

- Sì.... Io sono quello.... mi insegnarono ad odiare, a ferire prima che mi ferissero, ad ammazzare affinché non mi ammazzassero, e se non fosse riuscito ad imparare quella lezione che tanto duramente mi insegnarono, non sarei vivo di fronte a lei, signorina Molnar. Non speri in me niente; non speri di commuovermi mai con suppliche e lacrime. L'odio, li detesto, non so quello che è la pietà. Seguirò la mia strada, spezzando tutto se è necessario. E lei non abbia paura che Dio invii i suoi raggi! Non ho mancato di rispetto a sua sorella, ma non è per pietà. Ignoro il significato di quella parola.... Ora, aggancio la carrozza per portarla a quel maledetto viaggio...

Si è allontanato lasciando prima da solo, vicino a lei, l'oscuro ragazzo seminudo che la ammira coi grandi occhi pieni di stupore. Ed ella si inclina contemplandolo come se per la prima volta lo guardasse, e vedesse molto più in là attraverso lui; tutto un mondo dolorante e tragico. Ed in quel mondo, Juan... il bambino che fu Juan del Diablo.... E mentre pensa a lui, le sue bianche mani scivolano accarezzando la pelle oscura di Colibrí, le sue orribili cicatrici, quella povera carne candidamente nera, innocente e torturata, ed all'improvviso lo stringe contro il suo cuore e lo bacia con una tenerezza nuova, pura e distinta come una diafana sorgente gli sale dal cuore fino alle labbra, da dove germoglia con infinita pietà il lamento:

- Povero Colibrí!

- È lei la padrona nuova? Il Capitano disse che venivamo nella Martinica a cercare la padrona nuova.... Dopo disse che non c'era più padrona nuova, ma ora... ora.... Egli disse che la padrona era bella che la padrona era buona.... - l'ha guardata con un'ansia accesa nelle pupille colore di lignite, con una fame di caldo ed affetto, e Monica torna a stringere contro il suo petto la rotonda testa di corti capelli ricci -. È lei la mia padrona nuova, vero?

- No, Colibrí. Né tua né di nessuno. Di nessuno sono padrona, perché niente mi appartiene in questo mondo... neanche il mio cuore...

- Pronta la carrozzina. Vuole montare? - l'interrompe Juan che arriva con la carrozza, fermandola di fronte a lei.

- Perché deve disturbarsi per me?

- Non è un disturbo e non mi costa niente. Quello che non costa niente trova facilità...

- Ha ragione. Ha ragione in quello, come in molte altre cose.

- Ho ragione in tutto - afferma Juan con rudezza -. Quanto dico non è più che la verità.

- Non è verità tutto quanto dice - confuta soavemente Monica -. Lei nega che nel suo cuore ci sia pietà, lei nega che ci sia amore, e ci sono entrambe le cose, Juan di Dio.

- Juan del Diablo! - si increspa Juan.

- Come lei vuole... Juan del Diablo... capace di aiutare una donna che l'infastidisce e di salvare questo bambino, riscattandolo da un inferno per il quale lei stesso ha attraversato...

- Non lo feci per pietà!

- Per odio allora? - indaga Monica con ironia.

- Forse... o per caso per egoismo. Colibrí sono io stesso, la sua infanzia fu la mia infanzia. Anche io, a volte, ebbi chi seppe guardarmi come ad un essere umano...

- Renato D'Autremont.... Ricordo una per una le parole che pronunciò ieri. Anche il padre di Renato volle riscattarlo...

- Il padre di Renato? Preferisco che non parliamo del padre di Renato, Santa Monica.

- Perché?

- Perché... lei arriverebbe tardi dove deve andare.... Andiamo, su.... Tu anche. Colibrí. Sali con lei. Non è la prima volta che Santa Monica ti porta al suo fianco.

- Né sarà l'ultima. Colibrí è già amico mio.

- Molto bella come frase, ma non mi commuove.

- Né aspira a commuoverla, Juan del Diablo! - si infuria Monica.

 

- Vuole un " piantatore", Nicola?

- Oh... caspita! - si sorprende il notaio avvicinandosi a Juan.

- La prego prenda questo. Riempirò per me un altro bicchiere. Suppongo che quando mettono questa bella brocca e questi bicchieri, sarà affinché noi ospiti ci soddisfacciamo soli. Alla sua salute

Nicola!

- No, no, grazie, Juan, non mi prendo quel bicchiere. Ma grazie a Dio ti riesco finalmente a vedere...

Il notaio si è avvicinato fino al tavolo di vimini che sostiene mezza dozzina di bicchieri ed una gran brocca di quella popolare bibita martinicana fatta di succo di ananas con rum bianco, ed osserva con sfiducia il bicchiere pieno, mentre Juan finisce il suo fino in fondo e torna a riempirlo.

- Sono da due ore in giro per la casa senza imbattermi in nessuno, neanche con un domestico.

- Beva al suo " piantatore"... posto vacante rinfrescante - invita Juan indifferente all'osservazione di Nicola.

- Vuoi dirmi quello che è successo, Juan?

- Poca cosa, per non dire, niente. Credo che sia visibile.

- Non vuoi diventare pazzo, ehi? Credo che se sto qui è perché mi spaventasti, perché uscisti della mia casa in una maniera che mi lasciasti turbato. Avrei pensato che eri pazzo che improvvisamente ti eri turbato, se non fosse per la stranezza che ti sta avvolgendo tutto.

- Sì, tutto è strano, sorprendente...

- Ieri sera, per il tuo atteggiamento e per le tue mezze parole, capii che dovevo tacere. Morto di inquietudine e di curiosità, stavo aspettandoti nella mia stanza, ma albeggiò e non arrivasti per niente. Uscii a cercarti e non eri nella casa né nessuno seppe dirmi dov’eri.... Per il Dio vivente, rispondimi, Juan!

- Che cosa vuole che le risponda?

- Quello che sta succedendo... quello che hai passato. Ti infuriasti fino a perdere la ragione quando leggesti il biglietto del matrimonio di Renato con la signorina Molnar. Sembrò farti impazzire di furia la notizia di quel matrimonio. Uscisti con viso che pareva avresti sgozzato tre o quattro persone. Passai una notte orribile, mi avviai qui con mille lavori ed in una carrozza affittata che mi lasciò a metà strada, e quando finalmente arrivo in questa casa ti trovo come collaboratore di Renato, in qualità di ospite d’onore.

- Come futuro amministratore di Campo Reale. Almeno, quello fu la proposta di Renato. Ed io l'ho accettata.

- Ma... ma... ogni parola che dici mi confonde di più. Venisti in quel modo tanto straordinario affinché Renato ti nominasse il suo nuovo amministratore? Stavi parlandomi di mille altre cose, di mille progetti: di sistemare le tue carte, di armare un treno di pesca, di ricostruire la capanna, o per meglio dire, di fare una residenza abitabile nella tua Rocca dal Diablo, di sposarti.... Ed all'improvviso...

- All'improvviso, tutto si è dissolto. Fu come se quelle montagne che abbiamo cadessero stanche morte, come se Lei aprisse la terra e per le sue crepe vomitasse fuoco, come se il mare si sollevasse per passare spazzando e spianando quanto trovasse davanti al suo passo.... Ma, si dimentichi di quanto la preoccupa o lo disturba. Beva al suo " piantatore", ed aspettiamo.... Io l'accompagno col terzo bicchiere.

- Basta! Non sono in vena di scherzi. Che cosa dobbiamo aspettare?

- È quello che io domando a me stesso. Che cosa aspettare? Che cosa sto aspettando? - confessa Juan con lenta amarezza. Ma all'improvviso, cambiando un tono mezzo ironico, mezzo gioviale, esclama -: Oh.... Qui arriva la giovane Signora D’Autremont. Ieri sera non mi fece l'onore di sedersi a tavola. Ora si sembra disposta a fare gli onori di casa. Che bella è, vero, Nicola?

Con le labbra socchiuse di stupore, ha girato la testa il notaio per vedere avvicinarsi Aimé e, realmente abbagliante in questi momenti. Porta uno stretto abito di seta rossa, abbastanza scollato per mostrare il collo perfetto, le impeccabili braccia di colore di ambra. I brillanti capelli neri, raccolti con grazia in un piccolo chignon, il resto di essi cade per il collo fino alla schiena, brillano gli occhi neri come due stelle tropicali, e si socchiude la bocca fresca, sugosa, tentatrice, con un sorriso indefinibile, come se distillasse miele e veleno al tempo stesso. Dopo averla guardata. Nicola osserva Juan che è impallidito sotto la pelle tostata. Un istante attraversa le sue pupille un lampo di amore e di odio, di disperazione e di desiderio, anche di cieca ed insensata speranza, e scappa la supplica angosciata dalla gola del vecchio amico:

- Juan... Juan.... Devi uscire immediatamente da questa casa!

- Buona sera - saluta Aimé e avvicinandosi ai due uomini.

- Buona sera, signorina - corrisponde Nicola visibilmente turbato.

- Signora, signor Nicola - rettifica Aimé e con soave semplicità -. Come sta lei? Ieri sera non ebbi l'opportunità di salutarla. Non mi sentivo bene e mi coricai presto. Ha fatto un buon viaggio?

- Regolare nient'altro.

- E’ stato chiamato da mio marito, vero? I due uomini si sono guardati in silenzio: l'anziano notaio completamente sconcertato; Juan col suo amaro sorriso di cinismo sulle labbra, la feroce maschera gelata che impone al suo dolore ed al suo amore. Come se prendesse una risoluzione repentina, risponde Nicola alla splendida ragazza:

- In realtà, venni per occuparmi di questioni di Juan.

- Ah, si? Chiamato da lui?

- Non proprio chiamato, bensì per la necessità di puntualizzare certe cose. Il buono di Juan che è mio amico e cliente da quando era bambino, è che è troppo violento, troppo precipitoso. Mi diede una serie di ordini tanto confusi quando venne a casa mia che non riuscii a capire quello che davvero voleva. Egli ha suoi progetti e mi sembrarono eccellenti.. Vuole cambiare la goletta con alcune barche pescherecci, ricostruire la sua casa nella Rocca del Diablo, mettere in ordine le sue carte, usare ragionevolmente il denaro che porta.... Sono idee eccellenti... - E con marcata intenzione, prosegue -: Sarebbe criminale se qualcuno tentasse di toglierglieli, di portarlo per altre rotte.... No, non esagero, Signora D’Autremont. Seriamente colpevole... Juan, sono venuto a cercarti; la tua presenza è necessaria a Saint-Pierre...

- Anche qui è molto necessario... più che da nessuna parte - assicura Aimé e -. Renato conta su di lui. Sta in difficoltà gravi, precisamente per la sua mancanza di carattere. Se Juan si incarica dell'amministrazione di Campo Reale, sarà qui il vero padrone.

- Credo che l'unico vero padrone deve essere il signore D'Autremont – rettifica Nicola -. Juan è troppo indipendente, troppo violento, troppo impetuoso per potere sottomettersi agli interessi di nessuno. Per il bene di tutti, è meglio che venga subito con me.

- Non verrò, Nicola, non verrò - rifiuta Juan -. La signora D'Autremont ha detto una cosa molto interessante, e lei ha più ragione di quanto lei stessa pensa. Se rimango in Campo Reale, sarò il padrone di tutto. È gradito comandare dove si è stato meno che l'ultimo domestico...

- Non è gradito fare male a qualcuno che c'augurano solo bene! - ribatte il vecchio notaio.

- Il bene ed il male sono due concetti molto confusi; cambiano a secondo di chi lo riceva e di chi lo fa - condanna Juan.

- Caspita! Non ti conoscevo come filosofo, Juan - commenta Renato che ha sentito le ultime parole di Juan, e si è avvicinato al gruppo -. Buona sera a tutti. Mi rallegro di vederti con un viso tanto buono, Aimé e.... Ma ritornando alle tue parole, Juan, lasciami dire che differisco della tua opinione. Il bene ed il male sono cose concrete e chiare. La strada retta non è più che una e presto o tardi si pentono quelli che l'abbandonano. Ogni uomo onesto porta un giudice nel suo cuore...

- Caspita... ogni uomo onesto! Conosci tu molti di quella classe?

- Ne conosco per lo meno due, e li ho davanti. Per quel motivo voglio che mi aiutino a governare questa proprietà che è quasi come un piccolo stato. Ma sediamoci, non vi sembra? Prendiamo qualcosa...

- Per me, mezzo bicchiere - indica Aimé e -. Dico, se mi permettono di rimanere in questa riunione di cavalieri...

- Ovviamente - accede Renato -. Ho passato la notte e parte della mattina accompagnando mia madre...

- La signora Sofí a si sente male? - si interessa Nicola.

- Si. Sfortunatamente, ogni giorno più delicata, e questo rende il mio lavoro più difficile. Mia madre ed io che ci adoriamo, nonostante a volte viviamo in assoluto disaccordo. Molto raramente ci riusciamo ad accordarci su qualcosa; ma, cedendo io un po' ed ella un altro poco, siamo riusciti a trovare una tregua...

Ha fatto una pausa, finendo il contenuto di quella bibita di aspetto rinfrescante che mette fuoco nelle vene, mentre si incrociano nell'aria gli sguardi degli altri. L'ambiente diventa sempre più spesso, come se il cielo coperto abbassi le passioni contenute in esso e gonfiasse lentamente con torbide raffiche di tempesta. Ma Renato continua a parlare con la sua voce chiara e gentile di cavaliere:

- Sarebbe chiederle troppo, Nicola, che ritornasse ad essere il nostro consigliere legale?

- Bene, Renato... io.... Se lei ha parlato con sua madre chiaramente, saprà...

- Mia madre è d'accordo. Accetta e mi dà il suo consenso con gioia. Anche Juan accettò.... non credo che si tiri indietro, Juan. Ho parlato molto di te con mia madre...

- Uso, per caso prematuramente, i miei diritti di consigliere, e con ogni franchezza, benché sia davanti a Juan, non mi sembra che questa sia una cosa azzeccata. Juan che, in effetti, ha deciso di cambiare vita, ha altri progetti che si adattano meglio col suo carattere. Io mi incaricherò di aiutarlo a realizzarli. Sistemeremo le sue carte, costruiremo una vera casa nel Capo del Diablo.... Sono sicuro che con pochissimo denaro potrà essere sistemato tutto al più presto. Non parlasti anche a Renato del tuo progetto di un treno di pesca? Il commercio può essere molto buono in mani di un uomo come Juan...

- Tanto buono che possiamo farlo in grande, Nicola - afferma Renato -. Campo Reale ha leghe della costa più ricca in pesce dell'isola intera. Una volta che abbiamo sistemato le cose della piantagione, possiamo tentare...

Renato ha continuato a parlare, ma Juan non l'ascolta, non ha sentito neanche una delle sue parole. Si è andato allontanando fino ad arrivare alla ringhiera che dà sul giardino ed Aimé e si alza soavemente, andando dietro di lui.



  

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