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CUORE SELVAGGIO 12 страница



- Quale è l'origine di quella malattia nervosa?

- Non lo so, madre. A volte mi sembra che tale malattia non esista che è una forma di scusa, di spiegazione un stato di disagio scuro ed ostile con tutto il mondo, o almeno con me. Non volevo dirtelo, ma poiché porti le cose su quella strada, è meglio che lo sappia: Monica non è la mia amica da quando io intrapresi la relazioni con Aimé e.

- Era già nel noviziato quando quello?

- No; la sua vocazione religiosa apparve dopo. Perché me lo domandi?

- Per niente. A volte l'immaginazione va molto lontano e non vale lasciarle volare. In definitiva, Renato, domani sali per Saint-Pierre e le porti. Puoi rimanere lì due o tre giorni, il tempo necessario per sistemare le carte di lei che sicuramente non ti chiederà più tempo. Quando ritorni, tutto sarà disposto. Voglio che ti sposi qui, nella nostra vecchia chiesa, dove ti battezzarono, dove vegliamo su tuo padre, dove un giorno veglierai anche me.... È la nostra tradizione. Non amai mai troppo questa terra. Ora credo che facessi male. Qui c’è la mia vita, dato che sta la tua e sarà quella dei tuoi figli. Voglio che mi dia molti nipoti! Voglio vederli crescere sani ed allegri nel tuo Campo Reale, e che la cara farfalla che è oggi la tua fidanzata, si trasformi nella donna forte e serena che io sognai al tuo fianco. Vogliale bene, ma non l'abbandonare al suo capriccio. Guidala, sostienila, falla a tuo modo, modellale l'anima affinché sia tua moglie, non la confina tiranna in cui minaccia di convertirsi. Che sia degna del tuo amore, e sarà in Campo Reale come una regina.

- In Campo Reale...?

- Certo. Perché cosa pensavi?

- Aimé e sognava di vivere in Saint-Pierre, ed io gli avevo promesso fare riparare la nostra vecchia casa.... È tanto giovane, tanto allegra.... temo che si annoi troppo nella valle.

- Che pazzia è questa? Poca fiducia hai in te stesso se pensi che può annoiarsi tua moglie stando al tuo fianco. Bene, non una parola di più di questa sciocchezza. Le opere che ho fatto fare nell'ala sinistra della casa finiranno in tempo affinché passiate lì una deliziosa luna di miele. A Saint-Pierre potrà andare quando tu la porti per una passeggiata. Questa è la casa dei D'Autremont, queste sono le tue terre ed è qui dove deve vivrà la donna che si sposa con te.

- Io la penso come te, madre, naturalmente. Ma è duro cominciare a discutere con lei. Non credere che mi manchi carattere. Tutto quanto dici era anche il mio proposito. Ma le voglio tanto bene! Ho un tale anelito di vederla felice!

- Lo so. Ed è contro la debolezza del tuo grande amore contro il quale ti prevengo. Riempila di amore, ma esigi che ti corrisponda pienamente. E se non sei sicuro di poterlo fare, non ti sposare con lei.

- Sì, madre. Mi sposerò e sarà come tu lo desideri: mia moglie, la mia compagna in tutto. La farò, madre. Devo farlo, perché io non potrei vivere senza lei, perché la voglio più che la mia vita, e come la mia propria vita difenderò il diritto che sia totalmente mia.

 

- Juan, Juan!

Il nome è scappato, come un singhiozzo, dalla gola tremante di Aimé e. È sola sulla spiaggia. Sola di fronte al mare sempre inquieto che lava le coste martinicana. Sola di fronte al temporale della sua anima, di fronte alla mareggiata brutale dei ricordi, e mormora:

" Non ritornerai; non ritornerai mai forse, ed io... io"...

È retrocessa fino ad arrivare all'entrata dalla grotta, quella grotta profonda, di piano di sabbia, che odora di iodio e salnitro... quella grotta, talamo del suo amore tempestoso che brindò nelle sue ore di pazzia il verde velluto delle sue alghe e la fragile tenda delle sue felci. È entrata con passo barcollante. Le sue ginocchia si piegano, il suo corpo si inclina fino a che le mani tremanti coprono il viso e toccano un altro sale: quella delle sue lacrime. È come un addio doloroso e crudele...

Il nome di Aimé e suona in lontananza, come la chiamata di altri mondi, come il grido della ragione che arriva fino all'innamorata di Juan, svegliando il suo istinto di combattimento, il suo egoismo, la sua superbia, il suo anelito di trionfare, la sua ansia di lusso, la sua sete di piaceri:

- Aimé e...! Aimé e...!

Il solo ricordo di sua sorella, alza la testa Aimé e, si erge il suo torso con brusco gesto arrogante. Non vuole che la trovi così: vilipesa, vinta, piangendo di fronte all'amore che andò via. Non ha risposto alla sua chiamata, ma Monica si avvicina di più. Ha visto la strada coltivata a becco dalla scogliera di pietra ed è sceso per lei fino alla spiaggia, cercando coi suoi grandi occhi anelanti fino a scoprire l'entrata della grotta, e la percorre come spinta per un presentimento...

- Aimé e, che cosa succede? Non mi sentivi? Perché non mi rispondi? Che cosa hai?

- Niente. Sono stufa che mi perseguiti sempre!

- Meritavi forse che non lo facessi.... Alzati, vieni... Renato ti aspetta a casa. Quello che hai deciso, glielo dirai...

Aimé e si è alzata con un salto, tremante di sorpresa. Ha sentito come se il proprio Renato la sorprendesse lì, in quel santuario del suo amore per Juan, come se quella donna, gelosa rivale anche se corre lo stesso sangue nelle sue vene, sarebbe capace di indovinare il suo pensiero.... No, non perderà Renato. Non lo perderà, dietro il colpo crudele di avere perso Juan, e lì sta Monica disposta ad rubarselo, decisa a lottare chi sa con che cosa armi... Monica nei cui occhi arde l'enorme forza del suo amore e della sua volontà. Ma Aimé e è ben decisa, sarà più astuta, più rapida, anche se la sorpresa la scuote in questo momento, e rasserenandosi dietro un sforzo supremo, inquisisce:

- Che Renato sta a casa...?

- Venne a risolvere tutto per il matrimonio, ma se come mi promettesti hai fatto esame di coscienza...

- Oh, lasciami!

Aimé e ha attraversato già la spiaggia, si arrampica per il sentiero aperto tra le rupi, mentre Monica la guarda allontanarsi come se una forza strana la fermasse sotto il rozzo arco naturale che dà avanzata alla grotta. I suoi occhi percorrono questa con sorpresa. Con passo barcollante si addentra in essa. Non pensò mai che la natura potesse offrire all'uomo un soggiorno naturale come quello, e come un mulinello attraversa un'immagine la sua mente: quella di Juan del Diablo.... Ricorda il suo viso conciato, il suo sorriso sdegnoso, i suoi occhi arroganti, la sua aria contemporaneamente attrattiva, naturale e selvaggia come quello di quella grotta. Ha presentito, ha indovinato quasi, ma respinge quell'idea acuta, come chi respinge un cattivo pensiero, e facendo il segno della croce su davanti, esce seguendo i passi di Aimé e...

 

- Allora, vita mia, non c’è nessun inconveniente?

- Non ci fu mai nessun inconveniente, il mio Renato. Oggi stesso pensavo di scriverti, cercare una persona con cui inviarti alcune righe dicendoti che per me tutto è pronto.

Soave, tenera, sorridente, con quella civetteria affettuosa un tanto puerile con la quale normalmente lo dirige, Aimé e ha tagliato le possibili domande di Renato dicendo sì ad ogni domanda, ad ogni petizione...

- Madre desidera vederle quanto prima in Campo Reale...

- Andremo quando vuoi, caro. Ti dissi già che abbiamo tutto disposto, la cara madre ed io. Di Monica non so ed è meglio che sia madre quella a cui domandi. È tanto nervosa e tanto rara in questi giorni.... non mi meraviglierebbe se non volesse assistere al nostro matrimonio che si impegnasse di ritornare al suo convento... - Aimé e si interrompe vedendo sua sorella che è arrivato vicino ad essi e, con voce quasi mielosa, esclama -: Ah, Monica! Di te parlavamo precisamente...

- Ti ho sentita - assente Monica con serenità -. Ho Sentito tutto quello che dicesti.

- Non vorrei che interpretassi male... - incomincia a scusarsi Aimé e, ma Monica l'interrompe e puntualizza con ogni chiarezza:

- Non credo che quello che hai detto si presti ad essere interpretato. È indubbiamente come la luce del giorno: speri che ritorni al convento e che non assista al vostro matrimonio...

- Non spero; temo...

- Stavo arrivando a fare la modifica, Monica - interviene Renato -. Ti assicuro che mi daresti un gran dispiacere rifiutandoti di stare vicino a noi in un giorno che significa tanto, e non credo che le regole di nessun ordine, per severe che siano, ti neghino il permesso di assistere al matrimonio di tua sorella.

- Per il momento sto fuori da tutti gli ordini e da tutte le regole del convento. Ho licenza per tempo indefinito...

- Ma, Monica cara - commenta Aimé e -, questo è qualcosa di completamente nuovo. Almeno, non l'avevi detto mai.

- Non ci fu occasione. Normalmente parliamo tanto poche volte.... Ma sì, sorella, sono libera. Posso andare dove mi piaccia e fare anche quello che desidero, decidere di non ritornare al convento. A volte si dà tempo alle persone prima che facciano i voti definitivi. Ci sono cose che richiedono di essere pensate e ponderate molto seriamente prima che si decidano. Soprattutto, il matrimonio e gli ordini religiosi, perché è irreparabile il danno che si fa agli altri, ed a sé stessi, andando indebitamente da essi, senza un'assoluta sicurezza dei nostri sentimenti.

Aimé e ha stretto le labbra, sentendo che il sangue infiamma le sue animo, ma è troppo astuta per lasciare scappare una parola imprudente, per non diffidare di fronte alla gelata serenità di Monica che si dispone ad uscire dal vetusto salone con una scusa:

- Col tuo permesso, Renato. Ho ancora alcune cose che cosa disporre. Coprifuochi, naturalmente, nella migliore compagnia.

- Meno male. Tua sorella sembra sentirsi meglio - commenta Renato sentendo un certo sollievo.

- Non so che cosa decida - schiva Aimé e con ira contenuta -. Delle persone lunatiche non è possibile fidarsi. Escono sempre per dove meno te li aspetti. Mi permetti solo un momento? Ti lascerò solo un minuto nient'altro...

È uscito con passo rapido, ha visto Monica che si allontana verso il giardino, con passo misurato, corre dietro di lei, chiamandola:

- Monica...! Monica, voglio che parliamo subito.

- Stavo aspettandoti precisamente per questo. Volevo arrivare fino ad un posto del giardino dove potessimo parlare da sole senza che nessuno ci sentisse.

- Qui nessuno ci sente e devo sapere, immediatamente, che cosa è quello che ti proponi.

- Non mi sono proposta mai più che una sola cosa: ostacolare che faccia sfortunato Renato, venirti dietro non appena faccia contro lui qualcosa che non sia chiaro, leale e diafano. Posso allontanarmi dalla tua strada, cederti il campo, calpestare il mio cuore, soffocare i miei sentimenti, annullarli fino a che spariscano, ma non consegnarti a Renato affinché lo trasformi in un straccio con le tue bugie e le tue astuzie.

- Non sono bugiarda né astuta come supponi. Lo voglio anch’io.

- Quello giurasti e quello credei un giorno: che l'amavi; che, alla tua maniera, lo volevi, ma che c'era vero amore in te e che eri capace di vivere per lui e solo per lui. E decisi di separarmi. Pensai che la mia unica missione era quella di avere il diritto di vivere solo per me stessa, di cercare, nel convento, la pace che mi mancava. Ma ora le cose sono cambiate. Non perdiamo il tempo a ripetere quello che già sappiamo. Renato si ama alla follia e, amandoti come ti ama, è nelle tue mani abbandonato ed accecato...

- Bene, l’unica cosa che voglio sapere è quello che ti sei proposta. Non credere che voglia vivere sotto la minaccia che tu di sciolga la lingua dicendo sciocchezze.

- Così devi vivere, benché tu non voglia. E non saranno sciocchezze quelle che io racconto.... Da te sola dipenderà il mio atteggiamento, Aimé e. Mi promettesti di riflettere, di essere sincera, di fare un esame di coscienza, pesare le cose sulla bilancia del tuo cuore...

- Ti promisi di risolvere, e ho risolto.... ho deciso di sposarmi con Renato, dedicargli la mia vita intera, essere padrona assoluta della mia famiglia, della mia casa, della mia vita e la sua, e non permettere che né tu né nessuno intervenga in quello che non gli riguarda. Ti promisi di prendere una determinazione ed è quella. È chiaro? Vattene al tuo convento e lasciami in pace!

- Andrò via quando sarò sicura che manterrai la tua promessa, ma non prima, Aimé e. È il mio ultimo diritto, e non lo consegno, non vi rinuncio. Ci sono troppe cose oscure nella tua vita... ma puoi stare tranquilla, perché del passato non ne tengo conto.

- Che cosa sai tu del mio passato?

- A te non lo dico, Aimé e. Sarebbe tanto quanto rimanere indifesa e sei una nemica troppo pericolosa. Non farò niente, non dirò niente finché ti comporti correttamente con Renato. Ed in caso contrario, prendo per me la carta più ingrata: quello di raccolta, quello di aggregata. Vuoi o non vuoi, sarò vicino a te come l'immagine viva della tua coscienza.

- Se pensi che lo sopporto...

- Lo sopporterai. Ed inoltre, non sarà per tutta la vita.

- Meno male che metti termine al tuo spionaggio - commenta Aimé e con rabbiosa ironia.

- Precisamente. Quando abbia dato un figlio a Renato, mi allontanerò per sempre da voi. Confido che la tua coscienza di madre ti basti a partire da quel momento. Confido...

- Mi perdonino - interrompe Renato che si è avvicinato silenziosamente -. Sentii che stavano discutendo e non potei rimanere nella sala. Le tue ultime parole mi sembrarono molto interessanti, Monica. Sono le uniche che ascoltai e mi piacerebbe sapere a che cosa si riferiscono. Dicesti qualcosa come: " Confido in che la tua coscienza di madre ti basti a partire da quel momento". A che cosa consapevole ti riferisci? Erano dirette direttamente ad Aimé e le tue parole?

Un gesto grave invade il viso di Renato, dando un'espressione differente che non aveva mai di fronte ad Aimé e. Nonostante la sua astuzia, nonostante il suo cinismo, ella ha tremato. Ma Monica sorride... sorride con perfetto sorriso cordiale, mentre appoggia soavemente la sua bianca mano sul braccio di sua sorella per schivare con calma:

- Sé; ma non diventare tanto serio, uomo. Si trattava solo di alcuni consigli di sorella maggiore, per caso un po' troppo monacali. Aimé e è molto giovane per sposarsi, e quella è stata l'unica ragione delle mie paure fino a questo momento. Comprendo che hai interpretato male le cose per colpa mia, ma ella mi ha giurato un'altra volta che ti adora e che vivrà per te. Io credo nelle sue parole, credo in lei.... È la maggiore garanzia di felicità per i due. Niente nel mondo mi importa tanto quanto la felicità di voi, e ho appena promesso ad Aimé e di proteggerla...

- Che cosa ne pensi di questo, Aimé e? - interroga Renato diventando verso questa e contemplandola con tenerezza.

- Che cosa posso dire? Assolutamente niente.... andrò a disporre le valigie...

 

 

- COLIBRÍ! COLIBRÍ!

- Sono qui, mio padrone. Che cosa mi ordina di fare?

- Vado a cercare i gioielli che brillano a Saint-Pierre.

Nella porta della cabina del capitano, agile come un scoiattolo, nero come il bitume, allegro come un sonaglio, il nuovo marinaio del Lucifero si contorce nella più spiritosa delle sue smorfie. Può avere dodici anni, ed i grandi occhi brillano come astri sulla pelle scura e lucida. La testa rotonda, nella quale i neri capelli sembrano granuli di pepe, gira come potesse fare quella di un fantoccio, e la flessibile vita si piega in una burlesca riverenza di corte che accompagna il più pittoresco dei gesti.

- Perfetto - approva Juan, ridendo -. Così devi salutare la tua nuova padrona, e per allora ti sarai messo il tuo abito nuovo, tutto di velluto rosso...

- Davvero, mio padrone? - si entusiasma infiammato Colibrì -. Un regalo, un abito nuovo? Un abito colorato, con sonagli?

- Indubbiamente si. Quando ti ho detto bugie io?

- Mai, mio padrone. Mi disse che mi avrebbe portato sulla sua barca, e sulla sua barca mi portò. Che qui tutti i giorni avrei mangiato, e tutti i giorni sto mangiando. Che non avrei mai più dovuto caricare più la legna, e nemmeno più carico. Ma mi disse anche che mi avrebbe dato un grappolo di uva, grande, grandissimo... e quello sì che...

- Brigante...! stai imparando a chiedere troppo presto, e questo non mi piace. Ma il ramo di uva, qui ce l'hai. Prendilo ed allontanati.

Ridendo, Juan del Diablo ha lanciato nell'aria il più bel grappolo di uva di quanti ce n’erano nel vassoio sul tavolo rozzo, ed il ragazzino l'acchiappa con uno dei suoi rapidi movimenti, fuggendo dopo allegramente, come potesse fare un piccolo colibrì.

- Si è rimbambito per quel ragazzino, Capitano - commenta il secondo di bordo -. Non serve a niente nella barca, più che per distrarre la gente. È forte ed agile. Potrebbe un buon mozzo...

- Non voglio mozzi. Nella mia barca non sono necessari. Recluto uomini a cui rompere la nuca se non compiono il loro dovere. Non maltrattare bambini se quando ad ognuno gli viene voglia di farlo.

- Va bene - accetta il secondo; e subito, cambiando tono, sollecita -: Posso bermi un goccio, Capitano?

- Per quale motivo? Non credi che hai bevuto sufficientemente?

- Già nemmeno bere si può in questa barca.

- Molto presto berrai fino a cadere, quando tu sarai il Capitano.

- Ma è vero che lei rimane in Saint-Pierre? È sul serio?

- Quando ti dissi io qualcosa che non fosse vero?

Lentamente, Juan si è alzato oltre a riempire la sua pipa di tabacco biondo e l’accende, aspirando pensoso il fumo azzurro e spesso. È da sette settimane nel mare, la " sua pelle sembra anche più abbronzata di prima di intraprendere quel viaggio definitivo, i suoi capelli ricci e scuri si increspano davanti ribelli sulla larga fronte, il suo mento è quadrato, forte, volenteroso.... Ma c'è un'espressione differente nei suoi grandi occhi italiani, e le carnose labbra ardenti e sensuali sorridono lievemente all'immagine lontana di una donna.

- Bisognerebbe che lei vedesse com’è cambiato lei, Capitano.

- Cambiato io? In che cosa?

- In tutto. Come se ti avessero fatto bere uno di quei decotti che preparano a Haiti, chi sa con che erbe.. Quei decotti con cui rubano ad uno l'anima.... Di essi si afferma che sono morti...

- Ed io sono molto vivo, Secondo. Inoltre, sono ricco. Non ti rendi conto?

- Hm! Credo che lei si fida troppo di quel poco denaro che ha.

- Non è poco. Basta ed avanza per quello che voglio fare.

- Lasciare il Lucifero, stabilirsi a terra - brontola il secondo -, Che avete visto?

- Non parlai mai di stabilirmi a terra. Sulle rocce del Capo del Diablo costruirò la mia casa, forte come una forza. Comprerò le dieci leghe di terra che rimangono dietro, una carrozza con due cavalli, quattro barche per la pesca.... Comprerò dopo tutte quelle cose belle che piacciono alle donne: specchi, vestiti, profumi...

- Pensa solo a quello. Quello che può cambiare un uomo, Signore.

- E che cosa? La voglio e sarà mia per sempre. Nessuno la guarda quando sarà mia. Nessuno metterà gli occhi su lei. Io le darò tutto quello che vuole, tutto quello che chiede, tutto quello che sogna...

- Una miniera d’oro non basta per fare contenta una donna, se è di quelle cui piace il lusso.

- Ed io ho una miniera: questa... il Lucifero. Il Lucifero prenderà il mare, con te come Capitano. Sai già quello che devi fare, raccolti...

- Ma a volte le cose diventano molto difficili. Non si fidi di questo viaggio in cui tutto è riuscito bene. Ha avuto molta fortuna, Capitano.

- Da ora in poi l'avrò sempre. La stella di Juan del Diablo non si spegne.

- Ma può diventare improvvisamente rossa...

- Per quale motivo fai la figura del nefasto? - rimprovera Juan francamente infuriato.

- Vorrei che pensasse un po' più, Capitano. Non sarebbe bene ritornare per la Martinica per alcuni mesi. A volte la polizia diventa molto curiosa, ed avendo lei nemici come quelli che ha....

- Lo dici per quello della mano tagliata? Quel cane abbaia, ma non morde. A quello gli hanno coperto la bocca con alcune monete. In Saint-Pierre, l’unica cosa che lasciai fu un debito.... Un debito con l'illustre Renato D'Autremont.... Lui lo pagherò fino all'ultimo centesimo e concorderò appuntamento in pace al figlio della signora Sofí a.

Ha morso la pipa mentre si chiude il suo forte pugno. Forse un lontano ricordo dell'infanzia sfiora la sua anima, raschiandolo l'amarezza alle sue labbra, ma altro più recente ritorna di nuovo, ammorbidendolo tutto, ed esclama:

- Che sorpresa avrà lei! Si immaginerà che ritorno, ma non come ritorno: portandole tutto... tutto... ed un regalo speciale.... Colibrí - chiama imperioso.

- Che cosa mi comanda, il mio padrone? Qui mi ha.

- Come saluti la tua nuova padrona? Fa vedere, fa' la riverenza. - Juan non può contenere le risate -, Magnifico! Perfetto! Ti mangiasti l’uva? Prendi un altro grappolo, ed allontanati.

Il secondo ha abbassato la testa. Juan lascia dietro l'unica cabina della sua imbarcazione, attraversa la coperta, si appoggia sul bordo ed il suo sguardo d’aquila distingue, nella linea imprecisa dell'orizzonte, l'alta cima di quella montagna di pendii inaccessibili che affonda nelle nuvole il suo becco di fuoco. Dopo, la sua mano cade sottomettendo il ragazzino nero, insegnandogli con strana emozione l'ombra di quella cima che si vede in lontananza, e spiega:

- Il Monte Litighi. Questa notte staremo in Saint-Pierre...

 

 

- Ma che bellezza, che cosa cara! Che sete, che ricamati, che pizzi...! - esclama Catalina con incontenibile entusiasmo.

- Sì, madre, tutto è prezioso - conviene Aimé e con una certa freddezza.

- Ti piace davvero il tuo corredo? - domanda Sofí a.

- Certo, signora Sofí a, deve piacermi, dato che lei si prese il disturbo di farlo portare dalla Francia per me...

- No, figlia, non per quel motivo...

- Anche per quel motivo a parte tutto è bello. Mia figlia ringrazia in tutto quello che vale il suo interesse ed il suo affetto per lei Sofí a.

Impegnata come sempre a dimostrare fino al limite la sua soddisfazione e la sua gratitudine, la buona e paurosa signora di Molnar si prodiga in elogi di fronte a quel cestino di matrimonio davvero magnifico che stendono sul largo letto del futuro compagno, le bianche mani di Sofí a D'Autremont.

Tutto è pronto, già per quel sontuoso matrimonio, avvenimento massimo nelle terre dei D'Autremont in tutta l'isola della Martinica. Durante l'ultima settimana, i domestici non si sono dati riposo. Fino ai lavori del campo si sono accantonati per servire quelli di sistemazione ed abbellimento dell'enorme proprietà che brilla ora più che mai: scritta e decorata di nuovo, riseminati i giardini, rinnovate decorazioni, arazzi, tendaggi, brillanti come specchio i piani levigati. Fino alle strade che conducono lì sono stati riparate. Chiunque che è qualcuno nella Martinica assisterà a quel matrimonio: dal Governatore, con giurisdizioni di padrino, fino al Vescovo, che sarà l'addetto di benedire l'unione.

- Non sarebbe buono continuare a conservare tutto questo nell'armadio? - propone Catalina.

- Suppongo che la donzella nuova può farlo - osserva Aimé e.

- Certo - corrobora Sofí a -, ti ho ceduto Ana, perché è magnifica: il migliore sostituto che puoi avere nell'attenzione della tua persona.

- È stato molto gentile della sua parte, signora Sofí a, ma non era necessario. Ana era la sua donzella...

- Io ho Yanina e lei mi basta. Ana sarà più utile a te. Voglio badare personalmente a tutti i dettagli della tua comodità, voglio che tu sia felice in questa casa, figlia.

Aimé e ha risposto sorridendo con vago sorriso. Ogni giorno, ogni ora che si avvicina a quel matrimonio sontuoso, si va sentendo più inquieta, con un sordo presentimento d’angoscia, con una specie di violenza contenuta per quanti la circondano. Odia l'atteggiamento di sua madre, la generosità di Sofí a, la sollecitudine dei domestici, il viso pallido e gelato di Monica le cui mani si muovono in atteggiamento febbrile prendendo da sola tutte le iniziative.

- Lascino lì i vestiti. Io li metterò nell'armadio.

- No, Monica, li sistemerò io stessa.

- Tu ti devi sistemare per aspettare Renato. È già l'ora in cui normalmente viene.

- Io credo che tua sorella abbia ragione, figlia - interviene soavemente Sofí a -. Noi sistemeremo l'armadio. Vai nella tua stanza e vatti a preparare per quando ritorna mio figlio.

Aimé e ha obbedito per non replicare violentemente a Sofí a. Come un automa abbandona la camera da letto che sistemano per lei, esce all'ampissima galleria e si trattiene di fronte alla balaustra per guardare in lontananza quei tre becchi del Cabet che dividono in due l'isola, rinchiudendo Campo Reale in quella valle che è come una pozzanghera profonda e fiorita. Ed un'ansia repentina di fuggire, di attraversare la barriera di quei monti ed affacciarsi al mare aperto e pulito che si vede da sopra, la scuote con un anelito di libertà, con un desiderio violento di ribellarsi contro la nuova vita che sembra imporle il suo destino. Ed è il ricordo, come saetta di fuoco oltrepassando la sua anima...

- Aimé e, vita mia! Che cosa pensi? Che cosa hai?

- Eh? Che cosa? Renato... tu...

- Non mi aspettavi? Ti spaventai?

- Non ti aspettavo. Ma, perché dovevi spaventarmi? - replica Aimé e, dominandosi.

- Per niente, la mia vita, ma avevi un viso strano. Per quel motivo te lo domandai. A che cosa pensavi? Sembravi angosciata e, per l'espressione dei tuoi occhi, avrei potuto giurare che il tuo pensiero andava molto lontano. E sai quello che sentii improvvisamente? Gelosia...

- Ma che pazzo sei, Renato! Gelosia di chi? - confuta Aimé e, pretendendo di apparire allegra.

- Non lo so e spero di non arrivare mai a concretare la mia gelosia con te. Credo che fosse un tormento superiore alle mie forze. Vicino a te, vivendo l'uno per l'altro come già viviamo, mi basta vederti come ora, lo sguardo perso, il cipiglio corrugato, per avere l'assoluto bisogno di sapere subito dove volano tutti i tuoi pensieri.

- E dove devono volare, mio padrone? Mi sembrano eterne le ore in cui mi lasci sola. Dove stavi? Perché passi altrove tanto tempo, Dio sa dove?

- Dio... e anche tu lo sai. Oggi attraversai la gola per andare alle terre dall'altro lato, dove stanno le piantagioni di canna e la fabbrica.

- Si. Ne ho sentito parlare di questo la signora Sofí a. Sembra che sia un'opera di molto merito che ha intrapreso Battista. Non si chiama Battista il vostro amministratore?

- Sì, naturalmente. Battista si chiama. Ma non sono d’accordo con il modo in cui si sono fatte le cose.

- Tua madre disse che quello stava producendo denaro.

- Forse. Ma le condizioni di vita di quegli infelici non sono adeguate. Dormono ammucchiati in alcune baracche senza luce e senza aria, lavorano da sei ore più sei ore, con solo mezz'ora per mangiare, in questo clima spossante. Comprendi? E alcuni sono malati, davvero malati, e neanche sono isolati dagli altri. È necessario fare abitazioni nuove, canalizzare un ruscello.... Ma sto annoiandoti, vero?

- No - risponde Aimé e in tono indifferente -. Ma pensavo che in questi giorni, tu non ti saresti occupato di niente di tutto questo, bensì di compiere quanto mi hai promesso. Cominciarono già le riparazioni nella casa di Saint-Pierre?

- Non c'è stato tempo, ma la casa di Saint-Pierre sarà riparata.

- Quando? Non sarà in tempo affinché passiamo lì la luna di miele.

- Non sarà solo una luna di miele quello che tu ed io vivremo, Aimé e, bensì molti anni di felicità. Vedrai. Per il momento, non potevamo disprezzare specialmente madre che fece sistemare, per noi, l'ala sinistra dell'edificio. Non ti piace la nostra dependance?



  

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