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CUORE SELVAGGIO 6 страница



- Sì.... Sì... - sussurra Sofí a, con un filo di voce soffocata.

- Ma ci fu anche un mandato che era come una supplica - persiste con costanza Renato -. Mi disse che proteggessi Juan che gli dessi il mio appoggio di fratello.... Era un orfano, lo so. Il figlio di un amico che morì nella miseria. Mio padre, moribondo, mi passò la supplica di un altro moribondo, la sua volontà che non poté compiere.

- Dimentica le parole di tuo padre, Renato. Era quasi incosciente quando le pronunciò. Non aveva altro che l'ossessione, l'idea fissa per la discussione che avevamo avuto ore prima a causa del maledetto ragazzo...

- A causa di Juan ci fu la discussione di voi? - si sorprende vivamente Renato.

- Naturalmente.... Tutto il mio affanno era difenderti dalla carogna che tuo padre si impegnò a portare a casa, e mi ringrazi così mettendoti della sua parte... - si dispiace di Sofí a, con dispetto -. Io ho sofferto infinitamente più di quello che immagini. Come pensi che ho vissuto in quattordici anni di solitudine, malata, isolata, in un paese ostile, in un clima che mi fa male? Perché ho vissuto pensando a te, lottando per te, difendendo tutto ciò che è tuo: la tua fortuna, il tuo futuro, la tua casa, il tuo nome immacolato...

- Lo so perfettamente - rispetta Renato, come in una scusa.

- E allora se lo sai, non dovresti mortificarmi per un...

- Va bene, madre - l'interrompe Renato, col desiderio di tagliare la spiacevole scena -. Dimentichiamo tutto questo.... Domani stesso andrò a Saint-Pierre. Farò in modo che Aimé e e la signora Molnar si preparino per venire quanto prima. So che Aimé e ti piacerà molto, e tra noi due tentiamo di compensarti tutte le pene che hai sofferto.... vedrai...

 

LA PODEROSA VOCE di Juan è penetrata, risonante, fino al fondo della grotta, ricoperta da quel nome che è miele sulle sue labbra:

- Aimé e.... Aimé e!

Ma non c'è risposta alla sua chiamata. Rapidamente fa alcuni passi affondando i piedi nella sabbia soffice. Quindi retrocede e torna ad uscire sulla spiaggia deserta. Con l'agilità di un felino salta sulle pietre taglienti e si arrampica per il sentiero quasi impraticabile, attraverso le aspre scogliere.

È arrivato fino allo stretto gruppo di alberi che formano il fondo del giardino dei Molnar. Molto vicino, le inquiete acque di un rigagnolo saltano tra le pietre, rinfrescando l'aria, e dai grossi tronchi degli alberi pende un'intrecciata amaca di seta di colori: trono, ora vuoto, della pericolosa donna che ama. Vicino all'amaca, nel suolo, c'è un fiore, sfogliato da quelle dita nervose ed ardenti, un ventaglio, un minuto fiasco di profumo e l'ultimo numero della più pittoresca rivista parigina... Juan del Diablo separa col piede quelle cose, e col suo passo cauto, di tigre in agguato, continua ad avvicinarsi alla vecchia casa, mentre sussurra con la voce in diapason:

- Aimé e.... Aimé e...!

 

- Non sei felice di essere qui di nuovo, figlia?

- Sì, madre, mi rallegro di stare un'altra volta al tuo fianco. Monica di Molnar è appena arrivata dal convento e nonostante vesti inamidati e l'abito bianco delle novizie del Verbo Incantato. Un cuore di argento agganciato al petto, levigato e brillante come un gioiello, completa il religioso abbigliamento che tanto meravigliosamente rialza il suo trasporto signorile.

- È stato tanto amaro ritornare in questa casa senza te - si dispiace di Catalina Molnar, con un singhiozzo fluttuando nella sua gola -. Mi stavo cominciando ad abituare!

- Continuerai ad abituarti, madre...

- Mai, figlia, mai. Se cambiassi idea, Monica mia... da ogni posizione si può servire Dio.

- Lo so, madre; ma so anche che molto presto, il tempo necessario. Aimé e ti basta da sola per riempire la casa.... Inoltre, presto si sposerà, ed allora vivrai con lei, come è naturale. Seguirò la mia strada.... Ma, dove è Aimé e?

- Uscì con alcune amiche dalla mattina. Né ella né io potevamo sospettare che mi avrebbero chiamato per permetterti di lasciare il convento. Vedrai come sarà contenta quando ritorna e ti trova qui. Tua sorella è sconsiderata, ma molto buona. E ti ama molto, figlia, credimi.

- Certo, lo credo, madre...

Con passi insicuri, Monica continua ad attraversare i grandi soggiorni di quell'antica casa di grossi muri imbiancati, mobili vecchi e ben curati, e larghe finestre aperte al giardino selvatico, unica eredità che il defunto signore Molnar lasciò.

- Suppongo che ti potrai togliere gli abiti, no?

- Naturalmente, benché preferisca indossarli.

- Va bene... - accetta Catalina con gesto di rassegnazione -. Non sarò io quella che vuole un'altra volta contrariarti.... Questa è la tua vecchia stanza. Vuoi tornare ad occuparla? Credo che sia meglio, ha più luce ed aria.... Aspettami qui un momento mentre dispongo le cose affinché la sistemino. Chiamo la domestica...

Monica di Molnar è rimasta sola, ma non si trattiene in quella stanza di larghe finestre e pareti tappezzate. Sente un'angoscia che l'opprime sordamente, un'inquietudine che la scuote che la trascina.... Bruscamente comincia a camminare senza rotta fissa. Continua ad attraversare la lunga fila di ampie stanze.... si muove come un automa, spinta per una forza strana, mentre trema il suo cuore emozionato scese il soffitto dalla vecchia violetta paterna. Infine arriva all'ultima stanza, senza mobili, che ha un'unica finestra con le grandi imposte socchiuse; ma dietro esse come un'ombra che si agita un istante.... Dopo, una mano audace che, dandole uno spintone violento, le fa aprire senza ostacoli, ed una voce maschile che esclama:

- Aimé e... finalmente...!

Monica è retrocessa scossa, tremando, perché un rude viso virile è spuntato dietro le grate di quella finestra. Per un momento, come due acciai hanno sbattuto nell'aria i due sguardi; dopo, le pupille di Monica si dilatano per diventare più dure, più fisse, più altezzose... per la prima volta nella sua vita, Monica di Molnar sta guardando Juan del Diablo...

Juan non è retrocesso, non ha tentato di dissimulare la sua sorpresa. Porta un pantalone trascurato, rimboccato fino a sotto al ginocchio, ed una rozza maglietta a righe. Potrebbe essere l'ultimo marinaio di qualunque barca di cabotaggio; ma il suo gesto è troppo arrogante, il suo trasporto troppo arrogante, pestano con troppa fermezza i suoi larghi piedi scalzi, è troppo sicuro di sé stesso... e sorride... sorride lievemente che diventa un sorriso divertito, mentre esamina con calma il bel viso di donna che incornicia il velo inamidato, ed esclama, scusandosi:

- Caspita! non si spaventi tanto.... non ha davanti Satana...

- Non mi spavento - risponde Monica, rasserenandosi a metà.

- Lo vedo... neanche si è fatta il segno della croce sentendo il nome del nemico, egli è raro nella gente della sua classe.

- Posso sapere che cosa lei desidera, signore? - indaga Monica, visibilmente infastidita.

- Da lei, niente – si espresse Juan con una certa insolenza divertita, ma senza un segno di asprezza nella voce.

- Con chi, allora? - inquisisce Monica con gesto altezzoso.

- Ho già detto il nome della persona che cercavo e che speravo di vedere arrivare...

- Aimé e? Cerca lei mia sorella? - si meraviglia Monica senza occultare il suo dispiacere.

- Così sembra.... non c’è ella?

- Non ho motivo per informarla! - si increspa Monica, già senza potere dominarsi.

- Arrogante, eh?

- E lei, insolente! Mi chiama arrogante e sta mancandomi di rispetto da quando spinse quella finestra.

- Oh! Per poca cosa si offende la badessa...

- Non lo sono né sono disposta a tollerare i suoi stupidi scherzi.

- Caspita! Parla forte Santa Monica.... non è quello suo nome? No... non vada via! Mi sta dando una gran sorpresa. Io pensai che le suore erano più gentili e... meno belle.... Oh!, non si offenda tanto. In un certo modo, è una lusinga. Inoltre, non sto dicendo più che la verità...

- Chiamo un domestico affinché l'obblighi a ritirarsi!

- Povero uomo! - ride Juan, realmente divertito -. Non comprometta nessuno, né voglia mostrarmi quello che non c’è.... Nella sua casa non ci sono domestici.

- È il colmo! - si esaspera Monica, abbandonando la stanza.

- Monica...! Santa Monica...! mi Ascolti...! - chiama Juan. E non dandogli risposta questa, esclama ridendo -: Terribile cognata!

- Monica, figlia, che cosa succede? Ti senti male? Sei preoccupata. Perché?

- Per niente, madre.... Dov’è Aimé e? - indaga Monica. Si è seduta, annegando quasi: tanto bruscamente batte il suo cuore, tanto affrettatamente corre per le vene il suo sangue, salendo alla sua gola in gorgoglio di ira incontenibile.

- Ti ho già detto prima che era uscita con alcune amiche da stamattina...

- E dove è andata? - sollecita Monica sua madre -. Che amiche sono quelle?

- Bene, figlia, dei nomi non mi ricordo molto bene. Sono ragazze di qui, amiche dell'infanzia.... Tua sorella ha riannodato alcune gradite amicizie.... si annoia sola in questo casermone e, naturalmente, entra ed esce...

- Mia sorella è promessa, e sta per sposarsi con un uomo degno!

- Lo so; ma non credo che abbia niente in contrario...

- Non vedi mai niente in contrario in quello che Aimé e fa! Con la tua eccessiva indulgenza, fomentasti sempre tutte le sue pazzie, tutti i suoi capricci... - rimprovera Monica a sua madre, senza potere dissimulare la sua indignazione.

- Ma, figlia... perché mi parli così? - si allarma Catalina Molnar.

- Non è il tono che devo usare con te, madre. Lo so - si ammorbidisce Monica, penitente del suo scatto -. Ma a volte non sono capace di contenermi, ed in questo caso.... Bene, ordina di cercare subito Aimé e. Che gli dicano che io la chiamo che necessito... che venga... - Osserva che sua madre vacilla, ed indaga -: O è certo che non c'è in casa nessun domestico? Rispondimi, madre.

- Sta la ragazza che cucina, lava e stira.... Ma non si tratta di questo.... Quello che succede...

- Quello che succede è che non sai dove sta; che, come sempre, Aimé e fa di testa sua; che entra ed esce senza che tu sappia dove va né con chi cammina. E, tuttavia, l'hai data come promessa, hai permesso che un uomo come Renato...

Monica si è morsa furiosamente le labbra, fino a che il violento dolore le fa reagire e calma lo scatto di collera che la scosse come una scarica... fino a che abbassa la testa unendo le mani, in quel gesto con che la costringe al discorso, mentre sollecita, la madre domanda:

- Figlia, che cosa ti sta succedendo? Perché ti è preso così lo scatto?

- Niente, madre - cerca di scusarsi Monica -. I nervi.... Sto fuori di me.... Quella è la mia malattia...

- Mio Dio! La priora mi parlò di tristezza e debolezza, non dei tuoi nervi. Ma, infine, tutto andrà rimediandosi. In fondo, credo che tu abbia ragione, un po' di ragione almeno. Tua sorella è capricciosa, sconsiderata.... non obbedisce a me.... il tuo povero padre sarebbe necessario...

- Anche di lui si burlava - si lamenta con amarezza Monica -. Di lui e di tutti; ma non si prenderà gioco di Renato.... Ella promise farlo felice.

- E lo farà. Indubbiamente lo farà.... il povero ragazzo è più innamorato... Ogni giorno riceve tua sorella le sue attenzioni ed i suoi regali, ed in qualunque momento lo vedrai stando qui...

- Come? - si allarma Monica -. Non sta nella sua tenuta di Campo Reale?

- Si; ma è fuggito già due volte nei dieci giorni scarsi che porta nella Martinica. Non c'è strada lunga quando si ama tanto, e Renato è pazzo di tua sorella. Non lo si può guardare di fronte a lei.... Tutto cambia: la sua espressione, il suo sguardo.... Ella, a modo suo, lo vuole. Egli rappresenta per lei tutto quello che vuole nella vita per trionfare, a parte essere un buon ragazzo. Quello che io desidero è che si sposino quanto prima e, una volta sposata, vedrai come le cose cambieranno. Senza contare con che non ci saranno molti pretendenti in Campo Reale affinché tua sorella eserciti la civetteria.

- Temo che la civetteria di Aimé e può essere esercitata in qualunque posto e persino  con l'uomo più ripugnante. La credo capace di guardare un delinquente, un mendicante...

- Taci! - ordina Catalina visibilmente disgustata -. Ora stai offendendo gratuitamente la tua povera sorella. Sembra impossibile, Monica...

Da fuori arriva il rumore caratteristico di una carrozza che si trattiene, ed un esplodere di voci e risate giovanili.

- Credo che lì stia tua sorella - informa Catalina -. Vedrai che contenta che sarà trovandoti qui. Ti ama più che tu a lei, Monica.

- Lo credi davvero? - osserva Monica con una sfumatura di amarezza nella voce.

- Me lo stavi dimostrando con le tue parole un momento fa. Ella non ti biasima mai... sta sempre dalla tua parte. Fu la prima a cercare di convincerci, a tuo padre e me, che ti lasciassimo fare la tua scelta e prendere il velo. Ti ama più che tu a lei.... Molto di più...

 

- Addio, Gustavo! a domani! Non smettere di venire anche tu, Ernesto.... E portate Carlo... - si sente la voce di Aimé e, salutando allegramente.

- Sono quelli le sue amiche? - inquisisce Monica con mordacità.

- Amiche la vennero cercare - assicura Catalina -. Stavano in un gruppo.... Ora sono venuti a lasciarle i ragazzi.... non credo che ci si debba fare una questione.

- Che cosa, ma sei cieca! Vai e comunicale che io sono arrivata a casa.

- Calma!

- Oh...! - si spaventa Aimé e; ma subito sussurra sdolcinata -: Juan...! Ma, Juan...

- Ho detto calma - insiste Juan con energia. Bruscamente, sottomettendola per le spalle dalla schiena, obbligandola a tirare indietro la testa per bere con ansia il miele delle sue labbra, Juan bacia lungamente Aimé e, sorprendendola nel momento in cui andava ad appoggiarsi sulla soave amaca di fuseaux di seta. Un istante ed anche ella assaggia avidamente la carezza, per respingerla dopo, falsamente indignata:

- Pirata... selvaggio...! Che maniera di trattarmi è questa? Ahi! Scioglimi! E non alzare la voce. Possono sentirti da casa.

- Non lo credo. E’ molto lontana.... ti fabbricasti un buon angolo tra questi alberi. Ma è migliore la mia grotta nella spiaggia. Questa notte ti aspetto lì.

- Questa notte non può essere! - nega vivamente Aimé e.

- Questa notte ti aspetto, e questa notte verrai.

- Non so se posso...

- Potrai. Ti aspetterò. Vedrai che è facile per te sistemare le cose quando pensi che io ti sto aspettando là sotto, e che se tardi...

- Lo so già.... andrai via... - condanna Aimé e in tono di scherno.

- No. Verrò a cercarti, e ti porterò via benché sia a forza.

- Non essere barbaro. È quasi sicuro che verrò alla grotta questa notte.

- È assolutamente sicuro che verrai. La mia barca esce di buon mattino.

- Fino a dove? Perché non me lo dici? Non ti denuncio...

- Perdi tempo. Le leggi hanno reti molto intricate. I pesci vivi del mio Capitano che sanno scappare, non rimangono mai tra quelle reti.

- Ah! Allora è certo che c'è un mistero nei tuoi viaggi? Fino a dove va la tua barca? Dimmelo.... Cammina.... Dominicana? Guadalupe? Arriverai fino alla Trinidad, o metterai prua alla Giamaica?

- Ritornerò tra sei settimane...

- Sei settimane? È un'enormità!

- Forse cinque.... sentirai la mia mancanza?

- Piangerò per te tutti i giorni. Te lo giuro, Juan! Non so che cosa hai.... mi turbi... a volte maledico l'ora in cui ti conobbi che ti ascoltai...

- Questa notte non la maledirai. Ti aspetto...

- Verrò... verrò! Ma ora nasconditi, vattene, viene qualcuno. È mia sorella. Vattene... vattene, per carità! - supplica Aimé e, nervosa -. Se ci vedi insieme, sono persa.

- Persa? perché?

- Vattene, Juan! - ordina più che prega Aimé e, disperatamente. Di un brusco spintone l'ha separato, e corre all'incontro con Monica.

- Monica... sorellina! - esclama Aimé e, soffocata, ma cercando di essere gioviale.

- Da dove vieni? - indaga Monica, severa.

- Da dove devo venire? Del giardino.... non lo vedi? Perché non ti togli l’abito? Non so come resisti col caldo che sta facendo... perché mi guardi di quel modo? Che cosa ti succede?

Monica ha appoggiato le mani fini e nervose sulle spalle di Aimé e per guardarla lenta, fissa, come penetrandola nei pensieri. Stanno all'entrata di quelle ultime stanze del casermone dei Molnar, ed il cuore di Aimé e batte affrettato, temendo, come dai giorni della sua infanzia, quello sguardo sagace di sua sorella maggiore, alla quale appena la sua anima può occultare segreti.

- Non hai risposto alla mia domanda, Aimé e. Da dove vieni?

- Ti dissi già che vengo del giardino. Che cosa vuoi di più che ti dica? Se incominci come prima, a rimproverarmi arrivi appena...

- Io non volevo ritornare qui. Un'altra volontà più forte della mia mi obbligò a farlo. Ora penso che forse fu un proposito della Provvidenza.

- Ahi, ahi, ahi! Ora si sono preparata. Non appena tu nomini la Provvidenza...

- Non fare l'incosciente, perché non lo sei. Sei molto cresciuta anche per la carta di bambina viziata...

- In definitiva, che cosa è quello che vuoi? - si ribella Aimé e, preda dell'ira -. A me non mi disturba che tu stia qui, se non ti metti nelle mie cose.

- Devo contraddirti, Aimé e. Tra noi c'è un patto... un patto solenne. Giurasti, Aimé e.... Giurasti con le lacrime agli occhi, e devi compiere il tuo giuramento.

- Non sto facendo niente in contrario...

- Davvero? Con la mano sul cuore, sinceramente, credi che stai compiendo i tuoi doveri da promessa di Renato?

- Eccolo, già Renato!

- Deve uscire, dato che ti sposi con lui, dato che promettesti di farlo felice...

- Ed è così.... Io non gli sto facendo niente. Ma vedi.... In dieci giorni l'ho visto due volte. Quello, dopo sei mesi di solitudine... sei eterni mesi messa in questo casermone che è una tomba.

- Una tomba molto frequentata.... Arrivasti con amici, sali a tutte le ore, ti vengono a cercare e ti conoscono per i tuoi nome tipi che...

- Che cosa? Che cosa stai dicendo? - intercetta Aimé e francamente allarmata.

- Ti sentii parlare nel giardino.... Con chi?

- Con nessuno.

- Non mentire! Non mentire, perché è quello che più mi infastidisce di te. Tra quegli alberi suonava chiaramente la voce di un uomo, ed a questa finestra venne a cercarti un uomo e ti chiamò col tuo nome. Un uomo immondo, ripugnante, insolente, una specie di marinaio...

- Ah! Il povero Juan... - commenta ipocrita e romanzesca Aimé e -; Parlasti con lui? Che cosa ti disse? Ti noto che non cammina molto bene della testa. È un infelice, ma...

- Infelice? Pazzo? Povero? Ma il modo in cui parlò di te...!

- Che cosa poté dirti la canaglia?

- Non è quello che disse, bensì come lo disse. Vedo che lo conosci.... Chi è quell'uomo?

Aimé e ha sorriso, calmandosi totalmente, un'altra volta sicura di sé stessa, un'altra volta disposta a fare del suo cinismo l'arma con cui non fallì mai, e senza dare valore alle sue parole, spiega:

- È un pescatore. Ha una barca e va via lontano... a volte porta molto buon pesce. Io glielo compro, ed in questa solitudine, in questa assoluta noia, ho avuto la debolezza di parlare con lui... chiedendogli dettagli del suo mestiere. Qui non si mantengono le distanze, non si vive con tanta etichetta come a Parigi o a Bordeaux. Non posso interessarmi a quello che fa un pescatore? Non posso parlare neanche con la gente? Ti trasformi nel mio carceriere? Diventi impossibile la vita per...?

- Taci, Aimé e!

- Va bene. Taceremo entrambe.... Comprenderai che non sono io quella che tace sempre affinché tu dica quello che ti hai voglia. Se tu parli, anche io parlerò, e dirò a Renato...

- Non dirai una sola parola - esclama appena Monica con violenta ira contenuta -. Non dirai niente a nessuno! Capisci? ti dimenticherai di quello che, sfortunatamente, sai. Tacerai per sempre, perché come osi...

- Monica, mi fai male! Ahi...! - si lamenta Aimé e.

- Scusami. Non volevo farti male. Non voglio doverti far male mai, sorella. Ma c'è un patto tra noi due, ed è necessario che lo rispetti. Lui è più importante che la vita. Capisci? più che la vita!

- Madre ci sta chiamando - indica Aimé e; dunque, in effetti, arriva fino a loro la voce di Catalina, chiamandole -. Per favore, Monica, non stare in quella maniera! Non prendere così le cose.... non succede niente.... non vanno bene quegli scatti con l'abito che porti.... prendi tutto per una cosa tremenda.... non sai vivere nel mondo, sorella.

- Aimé e, figlia! C’è Renato! Venite... - è la voce della signora Molnar che si va avvicinando alla ricerca di sua figlia.

- Renato.... Renato ora. Sentisti, Monica? - indaga Aimé e in tono divertito -. Calmati, rasserenati. Renato ebbe sempre il dono di arrivare in tempo. Non ti sembra?

Monica non risponde. Immobile, strette le labbra, bianche le guance, sembra improvvisamente una statua di cera sotto il velo immacolato. Aimé e la contempla un momento, sorride forzata, e scuote il braccio di sua sorella con gesto affettuoso:

- Calmati e fa' la faccia contenta a Renato. Avrà una gran sorpresa trovandoti qui. Sicuramente ha molto da chiacchierare con te, Monica. Su buona ed intrattienilo. Sai già che ti apprezza. Non sarò egoista e te lo presterò un momento affinché sistemiate il mondo in teoria, come avete per abitudine. E non ti preoccupare che Renato è felice e lo sarà finché mi vuole.

Vicino all'alta finestra della sala coloniale, per dove penetrano gli ultimi raggi dorati del sole che muore, Renato D'Autremont stretto le mani di Aimé e nell'impegno puerile ed innamorato di rubargli un bacio. Da lontano, fingendo un andare e venire ufficioso Catalina Molnar li osserva compiacente. Che cauta e pura sembra ora l'ardente amante di Juan del Diablo! Altri sono i suoi sguardi, il suo sorriso; altro il suo gesto, perfetta imitazione di fidanzata intima, innamorata, ingenua...

- Aimé e... il mio amore, la mia gloria, la mia vita...! - esclama Renato, appassionato.

- Calmati.... non ti avvicinare tanto.... Madre ci osserva... - civetta Aimé e, ridendo -. Mi spaventi con quegli scatti.

- Perdonami. Ti adoro, Aimé e, ti adoro e non vedo l’ora che finalmente tu sia mia moglie!

- Per quello manca molto tempo...

- Solo quello che tu vuoi. Da parte mia, tutto è pronto. Madre lo sa già. È d'accordo.... aspetta Solo il momento di conoscerti, di darti la sua benedizione e di fissare la data del matrimonio.

- Che cosa stai dicendo? La signora D'Autremont...?

- Dolce mia madre.... ti ama Già, solo con sapere come ti voglio io. Come ho pensato a te in questi giorni, vita mia! Come ho sognato di vederti lì, nella mia casa, tra quei campi che saranno il tuo regno! Perché lì sarai come una principessa, come la sovrana di un racconto di fate...

- Ma, Renato! - protesta Aimé e -. Mi promettesti che avremmo vissuto a Saint-Pierre...

- Bene.... a Saint-Pierre abbiamo una vecchia casa. Più avanti comanderò ripararla; ma ti assicuro che quando vedrai Campo Reale, niente ti sembrerà più gradito, perché se il Paradiso stette in qualche parte dell'America, è in quella valle ai piedi delle montagne, dove non è possibile riunire più bellezza: fiori, paesaggio... e tu.... Quando ci sarai tu, non sarà un paradiso terreno, sarà proprio il cielo...

- Che bei linguaggi, Renato! Indubbiamente perdi il tempo.... Madre è da cinque minuti assente e non mi hai dato un bacio.

- Vita mia...!

L'ha baciata con tenerezza, con rispetto, contenendo le sue ansie, sottomettendo la passione che arde nelle sue vene, facendone dolcezza e arresa di quella fiammata di desiderio che provocano le labbra sensuali, la pelle vellutata, gli occhi profondi, il profumo esuberante di fiore tropicale che deriva dalla carne di quella donna.

- Ora, calmati. Monica potrebbe uscire da un momento ad altro...

- Monica? Ah certo... tua madre mi disse che era in casa, che era uscita per alcune settimane dal convento. Sarebbe molto gradito salutarla. Benché non sappia.... Da qualche tempo a questa parte, tua sorella ha diminuito tutta la sua amicizia, tutto il suo affetto. A madre non glielo dissi, ma se vedessi come mi preoccupo di ciò.... Che ricordi, io non gli ho fatto niente.... Coscientemente, almeno, io...

- Che sciocchezza! - l'interrompe Aimé e -. Indubbiamente non è successo niente. Fa parte della sua vocazione religiosa e dello stato dei suoi nervi. Monica è diventata tanto strana.... Sta molto male di salute. Delicata, nervosa, eccitabile.... Per qualunque sciocchezza fa una tragedia. Nel proprio convento non sanno come trattarla. Per quel motivo la fecero uscire un paio di mesi. A volte mi domando se non sarà un poco turbata...

- Che cosa dici? Ma che trovata! Monica è una creatura eccezionalmente intelligente, equilibrata, integra.... Una donna ammirabile da tutti i punti di vista.

- Ti sembra ammirabile? - dice Aimé e con tono divertito -. E perché non ti innamorasti di lei?

- Di Monica? - si meraviglia Renato, divertito -. Non so.... Chiunque potrebbe innamorarsi di una creatura affascinante come lo è lei senza dubbio, ma tu c’eri e fu di te di che mi innamorai, e te è che adoro che amerò sempre... definitivamente... fino al giorno della mia morte!

- Dimmelo un'altra volta, Renato. Dimmelo molte volte. Mi vorrai sempre, succeda quel che succede? Mi vuoi?

- Ti voglio, Aimé e! - afferma Renato, precipitoso di passione -. Ti voglio tanto, tanto, tanto profondamente, che se un giorno... è pazzia solo pensarlo, certo... che se un giorno fossi indegna...!

- Mi perdoneresti?

- No, Aimé e! Non potrei perdonarti mai un tradimento, ma neanche potrei lasciarti vivere affinché fossi di un altro. Ti ammazzerei, si! Ti ammazzerei con queste stesse mani che ti adorano che tremano stringendo le tue! Ti ammazzerei, benché col dolore di ammazzarti finisse anche la mia vita!

 

Bruscamente, Aimé e si è alzata, strappando le sue mani a quelle da Renato. Vicino ad essi, molto vicino, arrivo in tempo per sentire le ultime parole, Monica, silenziosa e serena, non è solo il soprassalto della sua presenza quello che scuote la sua bella sorella.

Lo è anche il gesto feroce, lo sguardo ardente che ha scoperto nel viso di Renato D'Autremont, la smorfia quasi feroce con cui le sue labbra si distesero. Ma la presenza di Monica lo trasforma in maniera assoluta. Cerimoniosamente si è alzata per salutarla, aspetta invano che la sua mano si estenda, e davanti all'immobilità della novizia, inclina la fronte in un saluto che sa più di cortesia che di affetto:

- Ai suoi piedi, Monica. Quanto mi fa piacere di vederla! Come sta?

- Bene. E lei, Renato? - risponde Monica in forma gentile, ma fredda.

- Nel migliore dei modi, naturalmente - esclama Renato con giovialità -. Tanto che, lo confesso, a volte mi fa paura.

- Paura di che cosa? Se qualcuno merita la fortuna nel mondo, è lei.

- Ringrazio per la sua affermazione. Frequentemente penso che la vita mi ha dato in eccesso, e mi tormenta l'impazienza di realizzare le buone opere alle quali suppongo sono obbligato per non essere ingrato col mio destino felice.

- Lei procede sempre nobilmente, e fa felici quelli dipendono da lei. Non credo che abbia in realtà quel debito che pretende...



  

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