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CUORE SELVAGGIO 4 страница



Tuttavia, c'è luce nelle stanze di Sofí a alle cui porte arriva Battista, il più fedele ed antico dei suoi servitori, tremante e preoccupato.

- Sig. ra... il signorino non appare per nessuna parte.

- Che cosa?

- Abbiamo cercato stanza per stanza, Isabel, Ana ed io, per tutta la casa. Ho ordinato di percorrere i campi e di chiedere nelle baracche ma neanche li sta.

- Era l’unica cosa che mancava!

- Signora D’Autremont... mi disse Ana... – È Nicola che irrompe nella camera da letto di Sofí a.

- Renato è sparito - spiega, angosciata, Sofí a -. Non lo trovano, non lo trovano. L'hanno cercato dappertutto.

- Per favore, si calmi.... non è potuto andare molto lontano. Stava vicino a lei circa un'ora fa. Si sarà nascosto in qualche angolo, come fanno i bambini quando hanno pena...

- Se mio figlio ha qualche pena, deve stare al mio fianco.

- Effettivamente; ma sono reazioni strane delle creature. Che ne sarà di Juan?

- Quello è un altro - interviene Battista -. La cosa prima che feci fu cercarlo per domandargli se sapeva dal signorino, ma neanche il tale Juan appare per nessuna parte.

- Perché devono stare insieme - suppone Nicola.

- È quello che temo. Che il tale Juan trascini il bambino, chi sa a che stravaganze. È peggio che una fiera il tale ragazzo. È un vero selvaggio...

- Quando io dico... - si lamenta Sofí a.

- Basta, Battista. Non allarmi la signora più di come sta - ordina il notaio.

- Lei sa che lo prendemmo per pazzo in Saint-Pierre - ricorda Battista -, quando entrò a portare al signore quella lettera...

- Che cosa? Che lettera? - interrompe Sofí a, coraggiosa ed allarmata.

- La prego che si calmi - supplica soavemente Nicola -. Quando succede una disgrazia, tutte sono prognosi tragiche. Ma non c'è una vera ragione per allarmarsi. Sono sicuro che non li hanno cercati bene. In un'ora come pretendono di percorrere la proprietà e la casa. Mi permetta che sia io ad incaricarmi della questione, Sig. ra...

- Io ho già in movimento tutta la servitù, ma se il tale Juan non avesse portato molto lontano il signorino. Non mi dimentico che pretendeva di portare nella sua scialuppa il signore, quella notte in cui cadevano fulmini di punta e piovevano raggi...

- Dove voleva portarlo? - domanda Sofí a, intrigata.

- Sofí a, per favore, si calmi. Il ragazzo arrivò con una lettera di suo padre che stava morendo, per chiedere al signore D'Autremont che lo proteggesse. Non c’è altro. Ed ora, cerchiamo Renato!

 

- Juan... - chiama debolmente Renato.

- Sto qui. Porti l'argento?

- Certo. Guarda. Con tutto la scatola...

- La scatola non serve; getta le monete nel tuo fazzoletto, e andiamo.

- Il mio fazzoletto?

- Io non ce l’ho. Me li getti nel tuo e mi fai il favore tutte. Cammina!

Rudemente, come se quel vecchio rancore contro il mondo intero che André s Bertolozi rovesciasse nella sua anima, si sarebbe svegliato in quelle ultime ore, ardente e totale, quasi Juan ha strappato dalle mani di Renato il fazzoletto strapieno di monete, avvicinandosele, per meglio guardarle, alla chiara luce della luna e, sorpreso, conferma:

- Sono monete d’argento...

- Certo. E ce ne sono due d’oro. Guardale... ognuna di queste ne vale cento di argento. Papà mi regalava sempre una moneta d’oro il giorno del mio compleanno.... Molti li spesi. Si comprano molte cose con una moneta di oro.... Avremo una scialuppa grande, grande, di quelli con candele, e navigheremo su di essa per tutti i mari...

- Senti? - vigile Juan, aguzzando l'udito.

- Sì - afferma Renato con la maggiore tranquillità -. Ci stanno cercando, ma non per questo lato. Pensano che abbiamo paura del ruscello cresciuto...

- Io non ho paura di niente. Vado via subito. Ha annodato fortemente le monete nel fazzoletto, legandolo dopo alla sua vita. Rapidamente si spoglia della giacca, alzando le gambe del pantaloni e le maniche della camicia, mentre Renato lo contempla affascinato.

- Renato... signorino Renato...! - Da lontano arriva la voce di Battista.

- Cercano te - spiega Juan, in un mormorio.

- Juan... Juan...! Dove sei? - Si sente anche, lontana, la voce di Nicola.

- Anche a te ti cercano per dove andiamo via? - indaga Renato.

- Io, per il ruscello - dice Juan, al tempo che sguazza nell'acqua.

- Juan... Juan...! Aspettami! Aiutami... Juan.

Juan non risponde, non gira la testa. Saltando sulle pietre, tra il ruscello che si abbandona in piccole cascate, va sopra di corsa, vacilla a volte, quando manca il piede, fino al fondo di una pozzanghera, ma torna ad alzarsi, si solleva aggrappandosi ai rami, arrampicando per gli archi naturali che appendono sull'acqua, e così si perde nell'aspro monte...

- Renato! Renato!

La voce di sua madre ha paralizzato il piccolo Renato, disposto già a seguire Juan. Abbracciato alla giacca dell'abito azzurro che questo lasciò nelle sue mani, i piedi infossati nel fango del bordo del ruscello, sostiene la sua prima lotta terribile tra la voce dell'avventura che lo chiama ed il tenero amore che sente per sua madre, e finalmente, malvolentieri, risponde:

- Sono qui...

- Figlio! il Mio Renato! - grida Sofí a, nervosa, abbracciando suo figlio -. Che cosa facevi qui? Perché uscisti a queste ore di casa?

- Mi gioco la testa che lo carpì il tale Juan - assicura Battista.

- Ma dove sta lui? - si allarma il notaio -. Dove si è messo? Bisogna continuare a cercare...

- Stava col signorino, posso giurarlo. Guardate... guardate... gli lasciò la giacca nelle mani! C'è qui una scatola.... Una scatola di argento...

- È mia! - informa Renato.

- Qui è dove tu conservi le tue monete, Renato. Che cosa significa questo? - interroga Sofí a.

- Niente, madre...

- Come niente? Dove sta Juan? Dimmi la verità! La verità!

- Sì, madre... scappavamo... io volevo che mi insegnasse a navigare ed a prendere pesci, ma egli andò via solo... non volle aspettarmi...

- Andò via, ma portandosi il tuo denaro. È un ladro! - afferma Battista -. Ma se la signora mi permette che io esca a cercarlo...

- No, Battista. Lo lasci. Che vada via.... Che vada per sempre! È l’unica cosa che abbiamo guadagnato! Andiamo a casa, figlio...

Sofí a D'Autremont si è erta, ed un istante la sua testa altezzosa gira verso quello ruscello per dove Juan scappò saltando tra l'acqua e le pietre, mentre la sua mano bianca, di dita nervose, imprigiona quella di suo figlio Renato. Fieramente l'attrae verso di lei, in un gesto che è tenerezza e dominio, e lo trascina, allontanandosi da quel posto.

- Non avrebbe fatto male al tale Juan ricevere una buona lezione prima di allontanarsi - commenta tra sé, Battista, brontolando con collera.

- Perché ce l’ha tanto con quel ragazzo, Battista? - domanda Nicola con la sua voce soave.

- Come non lo immagina, signore notaio. Da quando apparve nell'orizzonte, non ha portato più che calamità e disgrazie. Perché quello che successe al signore D'Autremont...

- È meglio che non insista troppa su chi possa avere una buona parte di colpa per quello che successe al signore D'Autremont.

- Dice che fu la signora, signore notaio? - si scandalizza Battista.

- Dico che un bambino non è colpevole delle circostanze che è messo al mondo; che maltrattarlo per i peccati dei suoi genitori è una vigliaccheria ed un crimine.

- Tutto questo è con la signora, signore notaio?

- Tutto questo è con lei, Battista. Ed aggiungo più qualcosa: la signora ha dato ordine che si lasci in pace al ragazzo. Lei non cerchi di andare dietro lui, perché si imbatterà in me.... Inoltre, l'ultima volontà del signore D'Autremont fu che si riparasse a quello bambino.

- Io lo proteggerei con un bastone! È un ladruncolo, un ladro! Incominciò per rubare il suo salvadanaio al bambino Renato ed avrebbe finito per rubargli tutto se lo avessero lasciato crescere in questa casa.

- Questa è la sua opinione...

- E molto bene avviata. Conosco il mondo e non è il primo caso.... La signora sa... la stessa cosa anche lei ed io. Non conviene essere stupidi quando stiamo sulla strada.

- Non faccio mai lo stupido, ma non affermi mai più che quello che può provare; ed in questo caso...

- Non ci sono prove, né mancano. Non servirebbero se non affinché lei complicasse le cose.

- Sa che la sua insolenza ha passato il segno, Battista?

- Perché se le piace, racconti i suoi lamenti alla signora. Ella sa che non ha un domestico più fedele né un servitore più leale di me. Per la signora e per il bambino Renato do il mio sangue. Ed in quanto a quel bastardo...

- Silenzio! bisogna vedere la voce alta che fanno i cani non appena si spegne la voce del padrone!

- Sig. notaio.... Sig. notaio... - chiama Ana, avvicinandosi dove discutono i due uomini.

- Che cosa succede?

- La signora la sta aspettando nella sua stanza, e mi comandò che lo cercasse e gli dicessi che andaste subito là, presto, perché deve parlarle. Che andasse subito...

È andato via, cercando di contenere il suo dispiacere, mentre la donzella nativa contempla i due uomini con la sua espressione sciocca e gioviale, girando tra le dita al grembiule di pizzo, come se la collera di entrambi lo divertisse, e commenta con flemma:

- Quante cose succedono! A me piace che succedono le cose. Mi annoio quando non succede niente.

- Adempi ai tuoi obblighi, Ana!

- Caspita Battista! Ti uscì una voce come quella del padrone. Certo, ormai sei caposquadra... - ride, burlona.

- Di che cosa ridi, sciocca? - brontola Battista, affiorandogli l'ira al viso.

- Delle cose che succedono...

- Sono qui, Sig. ra, attento alla sua chiamata e disposto a servirla in tutto, come sempre - si offre Nicola a Sofí a. E subito, le consiglia -: Ma se la mia modesta opinione vale qualcosa, credo che la unica cosa che lei deve fare è riposare, prendersi alcune buone ore di riposo...

- Ci sarà tempo per riposare dopo.... Ho capito che tutte le carte della casa D'Autremont sta nelle sue mani, no?

- Esatto. Certificato di nascita, verbali di matrimonio, il testamento di nostro mai ben compianto amico D'Autremont... che quasi è d'altra parte inutile. Tutto quanto è, naturalmente, suo e di suo figlio Renato.

- So che tutto è in ordine... ma voglio conservare quelle carte nella mia casa. Tutte. Assolutamente tutte! C'è qualche inconveniente affinché li metta in ordine e me li consegni, affinché io li conservi?

- Certo che no - assente Nicola con sorpresa e dispiacere -. Saranno pronti in un'ora se lei lo comanda. Uscirò immediatamente per Saint - Pierre, e domani, se così lo desidera, le farò consegna ufficiale di tutto nel mio ufficio.

- Battista verrà per essi. È il più vecchio ed il meglio dei miei servitori. L'ho nominato Amministratore generale della tenuta, ed egli farà che le cose vadano avanti.

- Ma è assurdo, completamente assurdo! Io vorrei consigliarle...

- Non mi interessa nessun suo consiglio. Nicola. Non perda tempo per darmelo.

- Mi dispiace profondamente del suo strano atteggiamento, Signora D’Autremont.

- Non è strano, dato che difendo mio figlio...

- Suo figlio...? - si sorprende il notaio.

- Sig. ra.... Sig. ra... - È Ana che irrompe nella camera da letto, agitata e balbettando.

- Che cosa succede, Ana? - domanda Sofí a.

- Il signorino Renato... sta male... Isabel me l’ha fatta avvisare...

- Sta male? Vuoi dire, malato?

- Sì, Sig. ra. Come che ha febbre e dice cose rare...

- Renato, figlio.... Renato...!

Sofí a è caduta in ginocchio di fronte al piccolo letto bianco, dove giace, senza vedere, i grandi occhi, umido di sudore gelato i biondi capelli, si agita nel delirio di un'alta febbre. Dietro lei, pallido, preoccupato è arrivato anche Nicola che si trattiene sotto l'arco della porta, tra le due donzelle spaventate.

- Ed il medico? Dov’è il medico? - inquisisce Sofí a.

- Andò via, Sig. ra... come tutti.

- Che corrano a Saint-Pierre a cercarlo! Renato, figlio...!

- Juan... Juan...! - mormora Renato nel suo delirio -, Juan.... non mi lasciare.... Portami con te.... Portami a navigare.... Io baderò a te.... Papà l'hai comandato! Papà disse... come ad un fratello.... Come ad un fratello... Juan...

- Oh mio Dio! - esclama Sofí a, in un lamento. È retrocessa dondolandosi, sentendo come se la terra che la sostiene vacillasse. Ira e dolore si inchiodano contemporaneamente nella sua anima, e rivolgendosi a Nicola, l'infilza -: E nonostante tutto lei si allontani perché difendo mio figlio? Devo difenderlo coi denti, con gli artigli!

- Signora D’Autremont.... Nessuno l'ha attaccato. Lei è cieca, e nel suo egoismo materno...

- Basta! - l'interrompe Sofí a -. Non una parola più! Lei esca da questa casal Esca! Esca! E non ritorni mai!

 

 

La Malattia Di Renato fu lunga. Per molti giorni ebbe la febbre alta, e cento volte pronunciò nel suo delirio, come unendoli per sempre, i nomi di Juan e di suo padre. Alla fine, una mattina si svegliò sereno, riconobbe sua madre e pianse nelle sue braccia.... Quel pomeriggio...

- Vai tu stesso a Saint-Pierre, Battista.

- Sì, Sig. ra. Come lei comanda. Il signorino non è più in pericolo e dice il medico che molto presto potrà alzarsi.

- Appena si ristabilisce, lo manderò in Francia. Per quel motivo voglio che raccolga le carte di famiglia da Nicola e consegni questa lettera nelle mani del Governatore. Egli mi aiuterà.

 

 

- Non so come ringraziarla per il gran favore che lei mi sta facendo, Sig. ra Molnar. Il disturbo di portare con sé Renato...

- Per Dio, amica mia. Non è disturbo; al contrario. Che posso volere io di più, per questo viaggio visto che vado sola con le mie due bambine che la compagnia di un ragazzo come Renato che è quasi già un ometto?

- Confido che sappia essere un cavaliere.

- Gli ripeto che sono incantata. E bisogna vedere come si comporta bene con le mie piccole, e ancora di più che con la maggiore che è tanto soave, con la rivoltosa della piccolina...

È nell'ufficio del capitano del porto di Saint-Pierre, vicino alle molle in cui aspetta una barca pronta a partire di rotta verso la Francia. Lì è dove chiacchierano Sofí a D'Autremont e la moglie del Governatore, Catalina Molnar, una donna matura, timida e buona, di gesti soavi, che guarda con tenerezza il gruppo che formano a breve distanza, all'altro lato della larga porta aperta, Renato D'Autremont e le due piccole Molnar, di nove sette anni. La maggiore è magra e fine, inquieta e nervosa, di grandi occhi chiari. La più piccola, di viso arrossito ed occhi ardenti, ha in suoi pochi anni l'esuberanza dei frutti del tropico.

- Il mio Renato deve dimenticare molte cose spiacevoli. Questo viaggio è il migliore rimedio per lui...

- È lei molto valorosa separandosi così dal suo unico figlio. Ripeto che l'ammiro. Inoltre, suppongo che tenterà di compiere questa ultima volontà di suo marito...

- Effettivamente... - Forzata a mentire, Sofí a D'Autremont si è morsa le labbra; quindi sorride con sforzo, cambiando lo spinoso tema la conversazione -: Le sue bambine sono graziose. Mi parlò molto di esse suo cugino, il Governatore. Quale è Aimé e?

- La più piccola...

- La maggiore è Monica, vero? So che, per volontà di suo padre, saranno educate in Francia.

- Ma io non sono tanto eroico come lei, e non le lascio andare da sole anche se debba separarmi da mio marito. Ma credo che la cerchino...

- Ah, si! È Nicola.... Col suo permesso...

- Tutto è in ordine, e la barca per salpare. Ho appena consegnato all'assistente le ultime carte di Renato e, pertanto, la mia missione è finita - spiega il notaio.

- Molte grazie. Nicola. Oh, aspetti! Non vuole accompagnarmi fino a che la nave di Renato lasci il porto?

- Sarà un gran onore - risponde Nicola, ma il tono con cui lo dice è francamente secco, quasi ostile.

- Comprendo che è disgustato con me. La trattai bruscamente l'ultima volta che parlammo - cerca di scusarsi Sofí a.

- Dimentichi quella questione, sig. ra Non ha la minima importanza.

- Allora, mi permetta di farle una domanda indiscreta?

- Naturalmente, benché non le prometta di risponderle.

- Sarei molto grata se lei mi rispondesse. Cercò quel ragazzo che mio marito voleva raccogliere? Ha qualche notizia di Juan... del Diablo?

- La notizia che ho è buona per lei, quanto a me, sinceramente, mi ha afflitto.

- Spero che non gli sarà successo qualche disgrazia...

- Ancora no, ma sarà molto raro che ritorniamo a sapere di lui.

- Perché?

- Dietro molto indagare, ho avuto notizie che si imbarcò come mozzo in una goletta di carico che salpava di rotta alla Giamaica. Non seppero darmi il nome della goletta né del suo capitano, per ciò considero completamente persa la pista del ragazzo. Lo sento... lo sento.... Egli mi aveva chiesto che lo portassi a mia casa come domestico e, dopo tutto, sarebbe stata la cosa migliore. Ma chi poteva indovinare...? Infine, guardi lei per dove i due piccoli stanno contemporaneamente attraversando il mare... - La sirena della nave che sta per salpare, l'interrompe con lo strepitio del suo suono -. Quella è la barca che porta suo figlio. Andiamo?

La barca che porta Renato ha lasciato dietro il promontorio di rocce nel quale si solleva il faro, e, con la prua mirando verso il mare, affretta la marcia. In piedi vicino alla ringhiera di coperta, credendo sentire sul viso i baci e le lacrime di sua madre, Renato guarda quella terra che si allontana, avendo ai suoi fianchi una delle piccole Molnar: Aimé e sorride, mentre Monica si asciuga una lacrima. E come una promessa a quella tomba che lasciò nel cimitero di Campo Reale, come un grido del suo cuore di dodici anni. Renato dice:

- Ritornerò presto, papà. Ritornerò... per cercare Juan!

E PASSARONO GLI ANNI. ..

 

Questa è una storia che potrebbe capitare solo dove capita.... Nella Martinica, terra fiorita e convulsa, isola vulcanica sorta all'impulso di un gorgoglio di fuoco, terra di amori e di odi, di passioni senza freno, di abnegazioni e di crudeltà.... Terra sulla quale dovrebbero sbattere quei quattro cuori appassionati: Monica, Aimé e, Renato, Juan...

 

Tra le quattro pareti di una cella c’è una donna la cui la vita intensa sembra palpitare. Un mondo di passioni arde nel cerchio dei suoi grandi occhi e sembra scivolare sotto la pelle delle sue pallide guance. Le sue mani fini, sensitive, si uniscono come per una supplica, come per un discorso, ma ci sono motivi di disperazione. Quella donna soffre, quella donna ama, è come un falò che la consuma illuminandola. Ma addosso al suo corpo gracile c'è un abito, un bianco abito di novizia, e pende dalla sua fine vita un rosario. I suoi passi tremanti la portano davanti al crocifisso, e lì crolla singhiozzando...

- Monica, mia figlia, ha parlato già col suo confessore?

- Sì, Madre, badessa.

- E quale fu il suo consiglio? Suppongo che lo stesso che io ti ho dato.

- Si, Madre... - conviene Monica Molnar, con un accento di tristezza.

- Vede? È troppo pronta per professare, per dare i voti definitivamente.

- Lo desidero ardentemente, Madre. Con tutta la mia anima!

- Benché sia così.... non è un avviamento, non è un scatto quello che deve portarci a vestire sempre per questi sacri abiti. È una vera vocazione, e bisogna provarla, Monica. Provarla, non qui, non in questa santa casa, bensì nella lotta, nel mondo, di fronte alla tentazione...

- Io non voglio ritornare al mondo. Madre. Io voglio professare. Non mandatemi fuori di qui.... non mi respingete!

- Nessuno la respinge. Anche se decidiamo qualcosa contro la sua volontà, è per il suo bene. Parlo subito col suo confessore. Nel frattempo, preghi ed aspetti, figlia. Preghi ed elevi il suo cuore a Dio. E dicendo questo, la badessa si allontana con passi soavi.

- Il mio Dio! Il mio Gesù! Non permettere che mi respingano - implora Monica Molnar spuntando le lacrime ai suoi bellissimi occhi -. Ammettimi tra le tue mogli.... Dammi la pace e la difesa della tua casa.... Che si chiuda la ferita del mio cuore.... Che quell'amore che mi umilia e mi svergogna finisca... il mio Gesù, pulisci il mio cuore dall'amore umano e richiamami a Te!

 

Un uomo attraversa le larghe terre fertili. Monta sul più arrogante cavallo arabo che pestasse la terra americana, e vestiva vestiti fini di cavaliere. Altezzoso e gagliardo, con la fine mano sostiene le redini, mentre lo sperone di argento si inchioda nei fianchi del bruto. I suoi capelli sono biondi e cadenti, i suoi grandi occhi chiari abbracciano in un sguardo di dominio tutta la terra fino ai limiti: terra della quale è padrone e signore. Al suo passo si inclinano le spalle, si scoprono le teste umili dei lavoratori, si sfogliano, come zagare creolo, i fiori bianchi delle piantagioni di caffé.... Ma egli non sorride... il suo sguardo è inquieto, convulsa la piega che stringe le sue labbra. È un uomo che cerca... che cerca senza trovare mai...

- Battista! Battista!

- Sono qui, signorino Renato. Che cosa le serve?

- Vengo dalle piantagioni di caffé, e ti ho già detto nello stesso giorno che arrivai - gli rimprovera Renato D'Autremont, disgustato, contenendo a fatica la collera che l'intossica -. Non è possibile che quella gente continui a lavorare nel modo in cui lo fa. È assurdo, inumano.... La giornata di quattordici ore non è per uomini, non è per esseri umani e usi i bambini e le donne. Perché?

- E’ più economico.... Inoltre, così è da quindici anni e non è successo niente...

- Ed anche carcerati della prigione di Saint-Pierre che lavorano dissolvenze incrociate. Come è possibile?

- Ahi, ahi, signorino Renato! Lei porta in testa l’odore dell'Europa. Non sa più come vanno le cose qua. In tempi di suo signore padre...

- Mio padre era severo, non inumano - lo intercettò Renato, francamente infastidito.

- Le tenute hanno reso il doppio da quando le io amministro - afferma Battista in forma troppo insolente.

- Non mi interessa accumulare più denaro! Voglio che tratti coloro che lavorano per me, con giustizia e bontà.

- La signora è d'accordo con quanto io faccio...

- È quello che giustamente verificherò. Ma sta o non sia d’accordo madre, io non lo sono, e devo rimediarvi - brontola Renato, allontanandosi.

 

Una donna sorride al viavai dell'amaca. Sbatte soave, sotto il bacio di fuoco di mezzogiorno tropicale. Del ruscello vicino arriva un mormorio di acqua, e non è di fiore, destino di frutto dolce e maturo, l'aroma che esala intorno a lei. Sembra riposare, ma non riposa: trema, arde, sente ruggire dentro il suo petto, come il vulcano enorme, le sue passioni inconfessabili. È una donna che spera che aspetta, come può aspettare la pantera in agguato, come lentamente, attraverso la terra, cresce la lava che deve straripare...

- Aimé e! Ma che cosa è quello? Lascia quel coso! Basta! Basta! Come osi...? - rimprovera Catalina Molnar a sua figlia.

- A toccare un can can? Lascia che mi veda ballare.... È l'ultima moda a Parigi. Guarda questa rivista...

- Toglimi davanti quello giornale! Se arrivasse il tuo fidanzato.... Se ti vedesse Renato leggendo una cosa simile.

- Per favore, madre - protesta Aimé e in tono burlone -. Io, con Renato e senza Renato, farò sempre quello che ho voglia.

- Ti avvii male per una futura moglie... e per una fidanzata, molto peggio. Se Renato sapesse...

- Basta, madre! – la riprese Aimé e con asprezza -. Non saprà niente se tu non glielo dici, e spero che non glielo racconti. Renato è molto lontano... grazie a Dio, abbastanza lontano per lasciarmi in pace prima che ci sposiamo.

 

- Santa Barbara! Virate a dritta! Abbassate le vele! Tre uomini a babordo per ridurre l'acqua! A dritta... a dritta...! Togliti, stupido, lasciami il timone! Non vedi che vai contro le rocce? Presto!... Forse!...

Saltando sugli scogli, sfidando gli elementi scatenati, una goletta marina attraversa di fronte a dopo il Diablo, gira con sorprendente rapidità tra le rocce aguzzate e le banche di sabbia, e si infila nello stretto canale che porta ad una piccola e sicura rada. Il cielo è nero e la terra scura, ma l'uomo che porta il timone non vacilla di fronte alla furia del cielo del mare, evita l'ultimo scoglio, vira in tondo, raggiunge miracolosamente la calma dei faraglioni e dopo, con gesto orgoglioso, lascia la ruota in mani del suo secondo, saltando sull'umida coperta.

 

- Gettino l'ancora... ed una scialuppa per prendere terra!

E’ saltato sulla sabbia di una spiaggia, immettendosi nell'acqua fino alla vita, per trascinare dentro la fragile barca che fino a lì lo ha portato sfidando il temporale che sta nel suo apogeo. Con flessibile scioltezza di felino fa alcuni passi allontanandosi dal mare, e dopo torna per contemplarlo, come contempla anche il cielo oscuro: con gesto provocatorio. Alla luce del lampo si illumina dalla testa ai piedi la figura del forte capitano dell'imbarcazione. È forte ed agile; i piedi scalzi sembrano aggrapparsi come talpe alla terra che pesta; ha la pelle tostata per l'intemperie, il collo forte e largo, il petto alto, le mani callose, ed il viso arrogante possiede un diabolico splendore trionfante. È come un figlio del temporale, come un esiliato che si solleva contro il mondo intero, e contro il mondo intero lui si sentiva capace di lottare.... Ha ventisei anni e è il più audace navigatore dei Caraibi. La gente lo chiama: " Juan" del Diablo...

LA VECCHIA CASA dei Molnar si solleva solitaria ed isolata alla fine di una delle larghe strade dei sobborghi che, come tutte quelle di Saint-Pierre, finisce nel mare. I suoi solidi muri; dipinti di calce, aprono ampi soggiorni freschi e ventilati, ammobiliate con lusso un po' antiquato. È una di quelle case nelle quali si regge con sforzo l'apparenza di una posizione che fu migliore, nella quale si rammendano le tende e si lavano i vecchi piani fino a farli brillare. Ha molte stanze libere, e la circonda un giardino, trascurato e selvatico, nel cui fondo si raggruppa uno spesso albereto... dietro questa si trovano le scogliere, e dopo il mare... il mare imponente e feroce di quelle coste sempre punite per venti ed uragani, sempre sconquassate, e rinnovate sempre per il soffio vitale di una terra feroce.

Aimé e di Molnar ha attraversato una stanza senza mobili, ha aperto una finestra che dà sul fondo del giardino, ed è rimasta aspettando, tesa, ardente, indifferente alle raffiche di vento, alle gocce di pioggia che di tanto in tanto battono con violenza i suoi capelli oscuri, la sua fronte serena, le sue guance brune, ora pallide di desiderio, le sue labbra avide e sensuali, che si contraggono in un gesto di impazienza quando tra i rumori del temporale un rumore più forte si sottolinea: quello di alcuni passi fermi. Qualcuno arriva fino a quella finestra, sguazzando nel fango, indifferente alla furia dell'uragano.... Come lei, teso ed avido. Qualcuno arriva per stringerla in un abbraccio brutale, per baciarla sulle labbra, tremanti ed anelante...

- Finalmente! Da ieri ti aspetto, Juan. Che cosa hai fatto? Dov’eri? - indaga Aimé e.

- Nel mare.... Arrivai, contro tutti i venti. Stetti cento volte per gettare la barca per entrare questa notte.... Ed ancora ti lamenti?

- È che non posso vivere senza te! Non lo comprendi? Quando manchi alla tua parola, penso che sei con un’altra e divento matta. E vorrei spezzarti, ammazzarti...! E tu?



  

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