Хелпикс

Главная

Контакты

Случайная статья





CUORE SELVAGGIO 1 страница



Caridad Bravo Adams

 

IL TEMPORALE D’OTTOBRE ruggisce sull'inquieto Mare delle Antille.... È notte, e le raffiche di un uragano fanno schiantare contro le scogliere di rocce le onde gigantesche che cadono, in uno zampillante manto di schiuma, sotto la frusta della pioggia. Il cielo è nero; e la terra, come spaventata. È la costa valorosa che si apre, prima in piccole insenature, in spiagge strette, e dopo, pochi metri più in là, si trasforma in selva spessa.... Terra antillana sulla quale ondeggia la bandiera della Francia...

Una barca entra nel porto di Saint-Pierre, nonostante gli elementi scatenati... ed unendosi al concerto del vento e delle onde, la saluta con l'onore di venti cannonate dal forte di San Honorato...

Nello stesso momento la nave che si rifugia già alla rada di Saint-Pierre, una piccola scialuppa sgangherata ha vinto miracolosamente la sabbia di una minuta spiaggia prossima alla città, ed il suo unico marinaio salta, mettendosi nell'acqua fino alla vita, per trascinare la fragile scialuppa, liberandola della furia rinnovata degli elementi...

La luce viva di un raggio ha illuminato dalla testa ai piedi l'audace marinaio in tale notte sopra all'insenatura. È forte ed agile; con flessibile scioltezza di felino dà alcuni passi allontanandosi dal mare, per ergersi dopo, come calcolando il pericolo del posto in cui lasciò la sua scialuppa. Ha la pelle tostata per l'intemperie; largo e forte il collo; le spalle, quadrate; le anche, strette; le mani, callose, ed i piedi scalzi che sembrano afferrarsi come salpi alla terra che pestano. Può avere circa dodici anni...

L'ominosa esplosione di un tuono agitava le ombre notturne. Il ragazzo, dominando il suo primo movimento di paura istintiva, guarda di fronte al firmamento oscuro, dove segnano i raggi le sferzate della luce della sua abitazione, ed esclama:

- Santa Barbara!

Per un momento sembra vacillare, ma non è per paura. L'orribile notte non gli produce spavento.... calcola solo, con sguardo abile, che strada deve seguire per arrivare più presto alla città vicina le cui luci si affollano attorno alla baia.

 

Palpa il piccolo tra i suoi vestiti bagnati come portasse un tesoro, guarda di nuovo alla scialuppa che lasciò sulla sabbia e comincia a camminare con passo silenzioso e rapido...

 

- Se non si affretta, arriveremo tardi alla festa del Governatore, amico D'Autremont.

- Fretta? Mai mi sono affrettato per niente né per nessuno, amico Nicola; senza contare che piove a catinelle. Pochi saranno gli invitati che non ritarderanno questa notte, ed inoltre, il Maresciallo Pont-mercy arrivò in quella nave che vide entrare circa venti minuti fa. Egli è l'invitato d’onore.

- Non più di lei, amico mio. La festa è in onore di ambedue, e la carrozza sta aspettando da molto tempo.

- Va bene, amico Nicola.... Andiamo, dunque...

Francisco D'Autremont si è alzato con gesto di elegante fastidio.... ha ceduto alcuni passi attraverso il lussuoso soggiorno, e si trattiene in mezzo all'entrata, con gesto di stranezza sentendo i forti colpi di battente che improvvisamente coprono il posto con il suo eco.... Disgustato, interpella arrogante il suo domestico:

- Chi chiama a quel modo, Battista?

- Andavo a vederlo in questo momento, signore - risponde il domestico -. Non so chi possa essere lo sfacciato...

- Mettilo al suo posto - ordina, tagliente, D'Autremont.

Una raffica di vento e pioggia fanno irruzione, fischiando, nell'elegante entrata; ed adirato, D'Autremont grida:

- Chiudi quella porta, stupido!

Prima che il domestico riesca a chiuderla, l'importuno visitatore è penetrato di un balzo; i vivaci capelli bagnati sul davanti, il corpo seminudo colando acqua sui tappeti... tanto sorprendentemente audace che Francisco D'Autremont e Nicola retrocedono vedendolo, spenta l'indignazione per la sorpresa...

- Caspita! - esclama Nicola.

- Ma chi è questo? - indaga D'Autremont.

- Cerco il signore Francisco D'Autremont... - spiega il ragazzo con decisione.

- Deve essere un matto, signore... - interviene il domestico -. Vado a...!

- Ora, lascialo in pace! - intercetta imperativo D'Autremont.

- È lei Don Francisco D'Autremont? - inquisisce il ragazzo -. È lei, signore?

- Sì, sono io.... Ma tu, chi sei? E che diavolo succede per osare arrivare a casa mia in questo modo?

- Il mio nome è Juan. Vengo dal Capo del Diablo per portarle questa lettera. Il signore Bertolozi sta morendo e affermò che dovevo arrivare da lei prima che lui morisse. Se lei è davvero il signore D'Autremont, venga con me.... Portai la mia scialuppa per trasportarlo.... Andiamo...?

Il ragazzo ha ceduto un passo verso la porta, ma si trattiene osservando il viso di Francisco D'Autremont che lo guarda stupefatto, nella mano la lettera bagnata che ha appena ricevuto. È un uomo alto e distinto che veste con straordinaria eleganza.... Al suo fianco Nicola, il suo amico e notaio; tracagnotto e buono, muove la testa come se non potesse dare credito a quello che sta vedendo ed ascoltando, e con sorpresa e dispiacere contemporaneamente, domanda:

- Portare il signore D'Autremont nella tua scialuppa?

- Quando io affermo che è un matto...! La cosa migliore sarà chiamare affinché lo portino via... - insiste il domestico.

- Calma! - ordina D'Autremont. Dopo, come ricordando, mormora -: Bertolozi.... Bertolozi...

- Affermò che lei sarebbe andato subito, sfortunatamente, non poteva sperare troppo. Se usciamo subito, all'alba staremo là.

- Bertolozi sta morendo... - sussurra D'Autremont.

- L'assicurò il guaritore.... non arriverà a domani.... E gli lasciò una medicina, ma egli non l’ha voluta prendere e mi comandò con questa lettera.... Disse che lei doveva andare là...

- Si sbaglia. Non conosco nessun Bertolozi... - esclama D'Autremont, accigliato.

- Non è possibile, signore! Se è lei Don Francisco D'Autremont...

- Non conosco nessun Bertolozi! - calca questo. Si volge verso il suo amico e l'invita -: Andiamo, Nicola?

- Ma, signore...! - si dispiace del ragazzo.

È uscito dritto dal notaio, senza tornare a guardare il ragazzo, e salta il conducente della cassetta per aprirgli la porta della carrozza. Per un istante contempla la lettera bagnata, l'affonda dopo nella sua tasca, ed entrando nella carrozza ordina con voce forte:

- Al palazzo del Governatore. Presto!

Il ragazzo si avvicina, gridando supplicante:

 - Sig.... signore... signore...!

Tutto è inutile. La carrozza si è allontanata; il ragazzo vacilla un istante, e dopo comincia a camminare sotto la pioggia che frusta la strada...

 

 Nicola, il notaio della famiglia D'Autremont, con le grosse mani appoggiate sull'impugnatura di argento del suo bastone, guarda di traverso l'uomo che ha al suo fianco. Nonostante la brusca risposta data al ragazzo, nonostante il suo gesto glaciale, Francisco D'Autremont sembra profondamente commosso, profondamente preoccupato. Ha le labbra strette e le guance pallide.... Le mani inquiete cambiano posizione in ogni istante e frequentemente palpano l'umido sulla sua tasca dove conserva la lettera.... Alla fine, il notaio, dopo guardare e riguardare, arrischia una parola:

- Non legge quella lettera? Può trattarsi di qualcosa di realmente Importante. Quando un bambino si impegna a venire dal Capo dal Diablo fino alla città, per portarla in una notte come questa... sarà perché quel Bertolozi che lei non conosce, ha assoluto bisogno di dirle qualcosa... - Abbassa la voce e, in tono insinuante, spiega -: Bertolozi.... A me quel nome mi suona...

- Come...?

- Al momento non l’ho ricordato, ma ora continua a tornarmi in mente... André s Bertolozi arrivò dalla Martinica circa quindici anni fa. Apparteneva ad una delle più distinte famiglie di Napoli.... Portò denaro per comprare una tenuta, ed acquisì un bene al Sud-est dell'isola, con grandi piantagioni di caffé, tabacco e cacao. Presto si trasformò in un uomo opulento, allegro e liberale, franco ed espressivo, come la maggior parte degli italiani, e portò con sé sua moglie: una bella ragazza della quale era follemente innamorato...

- Basta! – lo interrompe, adirato, D'Autremont.

- Mi perdoni.... non ho creduto di importunarla. Mi sorprende che non si ricordi di Bertolozi. Lei stava in Saint-Pierre quando i giorni della sua disgrazia...

- Che cosa intende per la sua disgrazia?

- Il principio della sua disgrazia fu la fuga di sua moglie...

- Che cosa tenta di insinuare?

- Non insinuo, amico D'Autremont... ricordo. Bertolozi giurò pubblicamente di ammazzare l'uomo che gliela aveva portata via, ma quel nome rimase nel mistero. Ella sparì per sempre e Bertolozi si diede a tutti i vizi: beveva, giocava, cercava la compagnia delle peggiori donnette del porto.... Al fine perse la proprietà e, completamente dissestato, anche egli sparì. Ma ricordando, ricordando, mi viene alla memoria qualcosa che mi disse un amico...

La carrozza si è trattenuta di fronte alla porta della casa del Governatore, ma Francisco D'Autremont non si muove.... Teso, rovesciato verso il notaio, sembra pensare alle ultime parole che Nicola pronuncia con svogliatezza, con una sottile insinuazione in ogni frase:

- Sembra essere che l'ultimo pezzo di terra che gli rimaneva era quella nuda roccia del Capo del Diablo. Sul Capo, da solo, costruì una capanna, e lì sarà dove sicuramente agonizza e da dove l’ha fatta chiamare. Non le sembra?

- Lei ha buona memoria, più abominevole che ho mai conosciuto.

- Per Dio, amico D'Autremont, è il mio mestiere...! Sono tante le storie che si ascoltano quando si destreggiano carte di famiglia che frequentemente sono il riflesso di drammi di camere da letto. Per il resto, Bertolozi fu un uomo interessante.... i Suoi temi diedero molto parlare, e la sua disgrazia...

- Non mi interessa la sua disgrazia. Non fui mai suo amico!

- A volte, basta essere nemico per provare interesse.

- Che cosa vuole dirmi Nicola?

- Mi autorizza affinché parli francamente?

- Per caso non sto chiedendo che lo faccia?

- Bene... credo che lei dovrebbe leggere quella lettera, ed andare a vedere il suo nemico Bertolozi, dopo il Diablo...

Francisco D'Autremont, nervoso, ha sentito le parole del notaio, e con gesto di rabbia spreme nella sua tasca quella lettera che il ragazzo gli consegnò tempo prima. Quindi sorride, tentando di vestire di ironia l'inquietudine che appena può dissimulare già:

- Non aveva tanta fretta di arrivare presto alla festa del Governatore?

- Fino a mezz'ora fa era la cosa più importante che lei doveva fare.

- Ed ora, che cosa? Le sembra più importante del Governatore e la sua festa, raccogliere l'ultimo alito di quel vizioso, di quell'ubriaco, di quello sfortunato caduto in tutti i vizi, solo perché una donna l'ha ingannato?

- Era sua moglie ed egli l'amava - risponde delicatamente Nicola -. Lo coprì di vergogna ed egli non riuscì mai a trovare l'aggressore. .

- Non lo trovò perché non volle cercarlo! - salta D'Autremont, con ira concentrata.

- Forse l'altro seppe nascondersi bene...

- Pensa che era un codardo?

- No, indubbiamente non posso pensarlo. Senza dubbio, era capace di affrontare di tutto... tutto meno lo scandalo. Per il resto, aveva obblighi gravi, e Gina Bertolozi non l'ignorava. Era sposato... sua moglie stava per dargli un figlio.... Io non incolpo quell'uomo, amico D'Autremont.... Sono peccati di uomo.... Più grave mi sembra non accorrere alla chiamata di un moribondo...

- Basta, Nicola! Andrò là.

- Finalmente! Mi perdoni per avere insistito tanto. La conosco un po', amico D'Autremont, e so che ci sono cose che non si perdonerebbe mai.

- Allora, vuole presentare le mie scuse al Governatore?

- Con molto piacere, amico mio.

- Vado. - All'improvviso D'Autremont esclama -: Un momento...!

- Non è necessario che mi raccomandi la discrezione più assoluta - chiarisce Nicola, comprensivo -. È... il mio mestiere, amico D'Autremont.

IL TEMPORALE HA ammainato. Il mare è quasi tranquillo, ed un vento fresco, quasi freddo, arriva con la prossimità dell'alba, spazzando via le nuvole.

La fragile scialuppa che resisté la tempesta, incaglia nella sabbia in una profonda crepa, intagliata nella roccia viva dai colpi del mare, ed un'altra volta salta il ragazzino mettendosi nell'acqua per tirare fuori sulla terra la navicella, lasciandola in salvo. Dopo, i suoi piedi scalzi, induriti per l'intemperie, si arrampicano per i macigni affilati, prima con agilità di felino, dopo più lentamente, come se non volessero arrivare fino al posto dove vanno.... Già nella costa alta del faraglione di rocce, sembra come se fosse di piombo... si trattengono ad ogni istante, tremano come se andassero a prendere un'altra rotta, e finalmente arrivano fino al vuoto senza porta, entrata della misera capanna che è l'unica stanza umana nel Capo del Diablo.

Una voce di malato, carica di rancore, domanda:

- Chi è?

- Sono Io: Juan...

- Juan del Diablo!

Dalla branda dove giace, con febbrile sforzo si è incorporato un uomo che sembra un avanzo umano: la pelle sulle ossa; le guance infossate; i vivaci capelli e la barba sporchi, cresciuti e... la bocca, una smorfia di dolore... per vestiti, alcuni sporchi stracci. Ispirerebbe compassione profonda se non fosse per il suo sguardo: ardente, audace, sfidante, carico di odio, lampeggiante di rancore, come cariche di odio ed amarezza suonano ognuna delle sue parole.

- Ed il cane che ti feci cercare? Venne con te? Dove sta? Dove sta' il maledetto Francisco D'Autremont? Corri... chiamalo! Portalo, digli che venga... ho solo poco e non posso aspettarlo!

- Non venne con me - si scusa il ragazzo.

- No...? perché? Non facesti quello che ti dissi, maledetto? Non arrivasti a casa sua? Non obbedisti a me, ehi? Ora vedrai...

Ha tentato di alzarsi, ma cade di nuovo senza forze per rimanere immobile, stremato, gli occhi vetrosi.... Il ragazzo lo guarda impassibile, si avvicina passo a passo, con un'espressione strana nei suoi profondi occhi arroganti, ed afferma:

- Si arrivai a casa sua...

- E gli desti la lettera?

- Sì, signore, nella mano.

- E non venne dopo averla letta?

- Non la lesse. Disse che non conosceva nessuno che si chiamasse Bertolozi...

- Questo disse il cane?

- Ed andò in carrozza ad una festa dove lo stavano aspettando.

- Maledetto! E tu che cosa facesti allora? Che cosa facesti?

- Che cosa dovevo fare? Niente.

- Niente.... Niente! Sai che sto morendo... sai che necessito che venga, e non fai niente! Dovevi essere chi sei...!

- Ma, padre...! - supplica il ragazzo.

- Non sono tuo padre! Quante volte devo dirtelo? Non sono tuo padre. Quando quella maledetta ritornò a cercarmi, quando venne a cercare la mia difesa, ti portava già nelle braccia...! non sei mio figlio! Se ella, oltre ad ingannarmi, mi avrebbe rubato un figlio mio, io l'avrei ammazzata. Ma no, ritornò col figlio di un altro, col figlio di quella canaglia... con te!

- Figlio di chi?

- Di chi... di chi? Vuoi saperlo? Per dirglielo lo feci chiamare. Figlio suo, di quello, del quale andava in carrozza una festa mentre io vedo avvicinarsi la morte.... Il quale mi tolse tutto, in cambio di tutto ciò che rubò, mi diede, invece, te.

- Non capisco... non capisco!

- Comprendilo! Quel signore che ti girò la schiena, quel signore che ti disse che non mi conosceva... è tuo padre!

- Mio padre.... Mio padre...? - balbetta il ragazzo nel parossismo della sorpresa.

- Ma non ti preoccupare... neanche ti conoscerà.. che schifo!

- Signor Bertolozi... me lo ripeta. Mio padre...? Lei disse che mio padre...?

- Tuo padre è Francisco D'Autremont. Dillo a tutto il mondo, gridalo da tutte le parti! Tuo padre è Francisco D'Autremont.... A lui devi tutta la tua disgrazia. Gli devi la miseria, gli devi la vergogna, gli devi la tua nudità e la tua fame.... gli devi l'insulto che devono rinfacciarti quando sarai uomo, perché egli macchiò tua madre! Tutto quello gli devi.... Ed ora, quando lo chiamo perché sto morendo, perché rimarrai da solo, va ad una festa dove lo stanno aspettando. - Un singhiozzo si rovina nella sua gola, lasciando passo alla tenerezza -. Juan... Juan, mio figlio...!

 - Sig....!

 - Ti odio perché sei suo figlio, ma c'è qualcosa che puoi pulirti, lavarti quella macchia.... Quando sarai uomo, cerca Francisco D'Autremont e fa' quello che io non feci, quello che non ebbi il valore di fare: ammazzalo. Ammazzalo! - E come se in queste parole avesse messo l'ultimo alito della sua vita, cade a terra spiombato.

- Sig.... signore, signore mi Risponda!

L'ha scosso invano. André s Bertolozi non risponde più!

Nessuno nella costa; nessuno nella profonda crepa, entrata della stretta spiaggia; nessuno negli imponenti faraglioni di rocce nel quale rudemente si schianta il mare; nessuno nella cosa alta del promontorio del Capo del Diablo; nessuno in tutto quanto la sua vista inquisitiva raggiunge.... Né anima vivente né stanza umana.... Solo una capanna miserabile alla difesa del nero promontorio che si addentra nel mare: il Capo del Diablo.

Ben sistemato ha il nome il ripido paesaggio, ora più desolato sotto gli spessi cumulonembi grigiastri che avvolgono le montagne... tanto bassi, tanto vicino alla terra, come se volessero anche divorarsela. Con passo forte. Francisco D'Autremont va verso quella capanna e fiamma con stentorea voce:

- Bertolozi!

Il nome suona vuoto nel nudo soggiorno senza porte, senza finestre, senza mobili quasi.... Nella branda si trova la forma rigida di un corpo che risalta sotto un lenzuolo, incredibilmente pulita in quel posto.... Impressionato, D'Autremont bisbiglia:

- Bertolozi...

Di una tirata ha abbassato un po' il lenzuolo per vedere quel viso nel quale la morte mise già la sua maschera, ed appena poté riconoscere in lui l'uomo giovane, sano ed arrogante che fu il suo rivale.... ci sono parecchi capelli bianchi tra i vivaci capelli oscuri, tra la spessa barba che copre le guance dimagrite, e c'è anche un'ombra di suprema pace sulle palpebre chiuse.... Tremando, Francisco D'Autremont copre quel viso, e retrocede un passo.

È arrivato tardi, troppo tardi.... Quelle labbra livide non gli consegneranno oramai il segreto che conserva.... Tacciono per sempre.... Ma la mano di Francisco D'Autremont palpa nervosamente nelle sue tasche ed estrae il rugoso su di quella lettera che nonostante tutto non ha letto.... la conservò come può guardarsi un veleno, un arma, un addormentata serpe. Ma ora, di fronte a quel cadavere, strappa la busta e cede un passo verso la finestra senza foglie, per la quale penetra la luce lattea del giorno che nasce...

" Con le mie ultime forze ti scrivo, Francisco D'Autremont, e ti chiedo che venga al mio fianco. Venga senza paura.... non ti chiamo per tentare una vendetta. È tardi affinché io mi riscuota in sangue tutto il male che mi hai fatto e che gli facesti. Sei ricco e felice, amato e rispettato, mentre io, infossato nell'abiezione e nella miseria, guardo arrivare la morte come l'unica liberazione possibile. Non devo ripeterti quanto ti odio. Tu lo sai. Se ti potessi ammazzare col pensiero, ti avrei annichilito; ma solo io stesso mi sono consumato a poco a poco nel falò di questo rancore che mi copre l'anima"...

 Per un istante. Francisco D'Autremont ha interrotto la lettura per contemplare la forma rigida che emerge sotto la tela bianca, sentendo che l'angoscia l'invade che gli è difficile da respirare sotto il soffitto di quella capanna dove tutto sembra respingerlo, ed un'altra volta girano i suoi occhi alla lettura...

Mi ammazza l'odio più che l'alcool, più che l'abbandono. E per odio ho taciuto per molti anni. Oggi voglio dirti qualcosa che per caso possa interessarti. Questa lettera la metterà nelle tue mani un ragazzo. Ha dodici anni e nessuno si occupò mai di battezzarlo. Io lo chiamo Juan, ed i pescatori della costa gli dicono qualcosa di più: Juan del Diablo.... Poco ha di essere umano. È una fiera, un selvaggio.... l'allevai nell'odio.... Ha il tuo cuore malvagio, ed io ho dato, inoltre, redine sciolta a tutti i suoi istinti. Sai perché? Te lo dico se decidi di non venire ad ascoltarmi: È tuo figlio"...

La lettera ha tremato nelle sue mani.... Con occhi ingranditi di angoscia guarda in tutte le direzioni, ma le righe disuguali l'attraggono come insegne di fuoco, e beve un sorso di veleno di quelle parole...

" Se l'hai davanti, guardalo al viso... a volte è il tuo vivo ritratto.... Altre, somiglia a lei.... A lei... la maledetta.... È tuo.... Prendilo.... Ha il cuore avvelenato e l'anima dannata di rancore. Non sa più chi odiare.... Se lo porti con te, sarà la peggiore punizione che possa avere.... Se l'abbandoni, sarà un assassino, un pirata, un rapinatore di strade che finirà nella forca.... Ed è tuo figlio.... Ha il tuo stesso sangue. .. Questa è la mia vendetta"!

 Pallido di spavento prima, rosso di indignazione un istante dopo, Francisco D'Autremont ha spremuto quella lettera, ultimo messaggio del suo rivale vinto, del suo nemico immobile per sempre; trionfatore nella morte, tanto quanto nella vita fu sconfitto.... Con subitaneo impulso di irrefrenabile collera, è andato fino alla branda, scoprendo il viso del Cadavere, e l'infilza, tremulo di orrore e di rabbia:

- Menti! Menti! Questa non è la verità! Perché non aspettasti in vita per obbligarti a confessare? Bugiardo! Codardo! Come sei sempre stato, dovevi aspettare, fino alla fine! Codardo, si... codardo! Non mi cercasti mai faccia a faccia.... Mai, come uomo, mi domandasti ragione.... Ed ora... perché non sei vivo? Perché non mi aspettasti? - È retrocesso dondolandosi, accecato per un appannamento rosso che si forma intorno a lui come un'atmosfera di irrealtà -. Sei il più vile dei bugiardi, ma non mi raggiungi con la tua bassa vendetta! No! No!

- Signor D’Autremont! - chiama, soave, la voce di Nicola.

- Non è vero! Non è vero!

- D'Autremont! - insisté Nicola, avvicinandosi - D'Autremont!

- Codardo.... Canaglia...!

- Amico mio... ma è impazzito?

- Ehi? Che cosa? - reagisce, finalmente, D'Autremont.

- E’ malato, frastornato.... Ritorni alla realtà...

- Nicola.... Amico Nicola...

- Si calmi, per favore.... si calmi...

Francisco D'Autremont si è contenuto con tremendo sforzo, allontanandosi dalla branda dove giace il cadavere, mentre Nicola si avvicina rispettoso.

- È un bugiardo.... Un bugiardo ed una canaglia...! - condanna D'Autremont con voce sorda.

- Non è niente ormai, amico mio, bensì un triste avanzo. Lo lasci, ed andiamo...

- Com’è arrivato qui? - interroga D'Autremont, uscendo dal marasma del suo stupore.

- Mi sembrò conveniente venire a cercarlo... Battista mi disse la strada che lei aveva fatto. Credo che sono arrivato in tempo... e lei, invece, troppo tardi. Ma venga, andiamo...

- Aspetti.... Aspetti.... Dove sta il ragazzo?

- Che ragazzo?

- Quello che portò la lettera.... Dove sta?

- Non so.... non ho visto nessuno. Suppongo che lo sfortunato Bertolozi viveva nella più assoluta solitudine.

- Il bambino viveva con lui.... Dove sta?

- Ripeto che non ho visto nessuno, ma se lei si impegna.... Oh, guardi...!

D'Autremont ha girato con vivacità.... Molto vicino alla branda, seduto nel suolo, dietro gli sgangherati mobili della casa - un tavolo ed un paio di sedie rotte -, sta il ragazzo che si stette fino a Saint-Pierre portando quella lettera, ed ardono con un strano fuoco i suoi occhi oscuri sotto i capelli aggrovigliati che gli coprono la fronte...

- Che cosa fai lì nascosto, ragazzo? - indaga Nicola -. Alzati.... Alzati che il signore ti sta cercando...

Juan si è alzato lentamente, senza smettere di guardare Francisco D'Autremont, che sente arrossare le sue guance sotto quello sguardo.... È un sguardo che accusa, che condanna... per caso domanda...

- Stavi lì? Stavi lì da quando entrai? – vuole sapere D'Autremont -. Rispondi!

- Sì, signore - risponde il ragazzo -. Stavo lì...

- Perché ti nascondevi? - domanda Nicola.

- Non ero nascosto.... Stavo lì...

- Senza dire una sola parola... - si lamenta D'Autremont.

- E che cosa dovevo dire?

Il ragazzo si è alzato. È alto per la sua età, magro e forte, inquieto ed agile un animale selvaggio, e D'Autremont lo gira, sottomettendolo bruscamente per le braccia...

- Mi stai spiando, sentendo le mie parole.... Sì, vero? Conoscevi il contenuto della lettera che portasti?

- Come?

- se avevi letto quella lettera...! Rispondi! - gli sollecita D'Autremont, adirato.

- Oh, mi lasci! Io non stavo spiando.... mi lasci! non ha motivi per sottomettermi.... Non ho letto la lettera.. non so leggere...

- Naturalmente, amico D'Autremont - interviene, conciliatore, Nicola -. Che trovata! Come sa leggere questo povero ragazzo?

- Ti aveva detto lui quello che mi scrisse in questa lettera? Rispondi la verità! - D'Autremont si dirige al ragazzo, in tono minaccioso.

- Ho detto già di no - risponde il ragazzo.

- Per favore, amico D'Autremont - consiglia Nicola -, Calma.... Calma.

Francisco D'Autremont si è allontanato alcuni passi, stretti i pugni e tremanti le labbra, mentre il notaio guarda benevolmente il ragazzo immobile, duro e scuro, e gli domanda:

- A che ora morì il signore Bertolozi?

- Non lo so... un po’ di tempo fa...

- Non hai avvisato nessuno?

- Arrivai fino alle capanne là sotto.... Lì mi diedero quel lenzuolo.... Dopo mi dissero che verranno quelli dalla giustizia.... Ma io non stavo spiando nessuno... - insiste con ostinazione -. Quel signore dice...

- Il signore D'Autremont è nervoso per tutto quanto ha passato. Il tuo atteggiamento gli sembrò strano, ma nient'altro. Vieni qua... avvicinati un po'.... Comprendo che anche tu ti senti male. Che cosa eri tu del signore Bertolozi? Amico? Parente? Domestico?

Il ragazzo si è erto. Il suo sguardo, come una freccia, si è inchiodato in Francisco D'Autremont, che ritorna già sui suoi passi, guardandolo di davanti. Un istante si incrociano stranamente quei due sguardi uguali... ed il notaio, dopo contemplarli, indaga delicatamente:

- Non sai quello che eri del signore Bertolozi? Probabilmente, vicino nient'altro.... Sei del villaggio di pescatori che sta là sotto?

- No.... Io vivo qui.... Il signore Bertolozi era.... Era mio padre...

- Effettivamente - sospira D'Autremont -. Credo che questo ragazzo è figlio di André s Bertolozi e della sua moglie sfortunata. La malattia e l'alcool dovettero far impazzire Bertolozi nei suoi ultimi tempi.... ha dovuto dire tante cose strane che il povero ragazzo sta frastornato...

La sua mano tremula ha voluto posarsi sulla testa di Juan che con un brusco movimento la schiva. Dopo, con gesto di scoraggiamento, D'Autremont esce lentamente dalla capanna, e Nicola va dietro di lui. Alcuni passi si trattiene più avanti ed il notaio interroga il suo amico:

- Mi permette di domandarle che cosa fa?

- Farò che seppelliscano Bertolozi con decenza. Vorrebbe occuparsene lei? - risponde D'Autremont con tristezza, già padrone delle sue emozioni.

- Naturalmente, se lei lo dispone...

- Penso di uscire domani per le mie terre, di buon mattino...

- Ed il ragazzo?

- Lo porterò con me.

- Ah...! Ma vorrà andare via? Non credo che voi abbiate simpatizzato.

- Mi fido della sua buona maniera per conquistarlo. Nicola.

- Mi perdoni un'ultima domanda. Lesse, finalmente, la famosa lettera?

- La lessi e la ruppi nell'atto. Diceva solo pazzie e spropositi. Per quel motivo so che André s Bertolozi era completamente pazzo. Assolutamente frastornato!



  

© helpiks.su При использовании или копировании материалов прямая ссылка на сайт обязательна.