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CUORE SELVAGGIO 20 страница



- Yanina, che cosa stai pensando? Che cosa è quello che osi desiderare?

- La stessa cosa di te, ma diversamente. Anche tu vuoi comandare in Campo Reale, come me. Perché no?

- Non voglio capirti...

- Benché volessi non mi capiresti, ma capiscimi quando ti dico: aspetta, aspetta, non dovrai aspettare troppo. Presto verranno le acque vivaci. Né tu né io saremo colpevoli, ma possiamo raccogliere quello che il temporale getta alla spiaggia.

Il suono stridente di una campanula arriva fino ad essi, e Battista commenta:

- Chiama la signora...

- Sì, te, perché sono stati due campanelli. Cammina, non ti chiamò mai diversamente, nemmeno quando eri amministratore di Campo Reale. E’ ancora la padrona, la tua padrona...

- E tua anche. Non credo che alla signora osi negarlo. Gli devi tutto, mangiasti da bambina il pane dalla sua mano.... Bene, dobbiamo continuare a parlare, ehi, Yanina? Devi dirmi le cose più chiare. Non sono disposto a... - la sua spiegazione è interrotta per altri due forti e sonori campanelli, e conclude -: Questa notte stessa dobbiamo parlare!

È andato via con passo rapido dopo averla guardata con inquietudine, e Yanina contempla le sue mani brune e fini, le sue oscure braccia di meticcia nelle quali si notano le vene azzurre, e con disprezzo infinito gira la testa verso il posto per dove Battista andò via, mormorando con rabbia concentrata:

- Non è il sangue... è l'anima quello che ti tiene schiava!

 

 

- Colibrí, fino a quando starai dietro a Santa Monica?

- Ora ella non c’è, Capitano, ma mi lasciò a curare. Quando ella non c’è, sono io quello che comanda...

Con mano forte ha contenuto Juan il brioso cavallo che monta in questo istante, un superbo animale bianco come la neve, con preziosi finimenti di cuoio di capra, uno di quei due cavalli esattamente uguali che Sofí a regalò a suo figlio e sua nuora nei primi giorni del loro fidanzamento. Inquieto, nervoso, per caso rimpiangendo il maggiore peso e la maggiore rudezza del fantino che lo monta, sembra disposto ad impennarsi, quando Juan estende la mano a Colibrí ed ordina:

- Cammina, vieni con me! Dammi la mano e salta. Che cosa succede? Non vuoi venire?

- Sì, mio padrone. Aspetti un momento... un momento nient'altro. Avviso il nero Pancho che è quello che cura qui quando né la signorina Monica né io ci siamo. Un momento nient'altro.... Pancho! Pancho!

Stringendo i denti, Juan ha dominato contemporaneamente la sua impazienza e l'inquietudine nervosa del cavallo. Si trova all'entrata della valle piccola, dove una volta si imbatté in Monica, molto vicino a dove, a gran velocità, si sono alzate le nuove baracche per alloggiare i malati. Ora erano cessati completamente la pioggia ed il vento ed era una splendida la notte tropicale lavata per la luna, borchiata di enormi astri chiari...

- Eccomi. Ci sono quattro malati che stanno meglio, e quando la luna si mette sulla punta del dorso bisogna dare agli altri la cucchiaiata - spiega Colibrí.

- Sali sull'anca del cavallo ed aggrappati bene, non ti ammazzare.

- Dove andiamo, mio padrone?

- Lo vedrai presto...

Juan ha fustigato i fianchi del brioso destriero e questo strappa in un galoppo veloce. Per un buon momento, il cavallo continua ad inghiottire di passaggio senza che nessuno dei due fantini dica una sola parola, fino a che, all'improvviso. Colibrí esclama sorpreso:

- Il mare, Capitano...!

- Si, Colibrí, il mare. Scendi che il resto è da fare a piedi dobbiamo camminare - indica Juan scendendo -. Lega il cavallo ai rami di quell'albero. Non avere paura, non ti farà niente.

- Siamo corsi, Capitano, stiamo nel Capo del Diablo.... Il ragazzo ha obbedito a Juan, mettendo piede a terra, e dopo lo segue per la stretta strada aperta a becco tra le aspre scogliere, fino ad affacciarsi alla nera rocca che gli diede nome. È alto come un faro, ombroso come una prigione, umido e nero come una vecchia forza. Nella cima, le rovine smantellate della povera capanna che vide nascere Juan che vide morire Gina Bertolozi e trascinare la sua miseria al marito che gli diede il suo nome.... Quanti ricordi sembrano accalcarsi improvvisamente nella mente di quell'uomo bruno ed alto che alza la fronte come sfidando gli elementi, mentre il ragazzino di oscura pelle stende la mano verso il mare e segnala senza potere nascondere il suo dispiacere:

- Lì sta il Lucifero, Capitano. Torniamo ad imbarcarci? Andiamo via lontano? Non ritorniamo a Campo Reale?

- Vedo che ti dispiacerebbe molto se non ritornassimo.

- Sì, Capitano, per... per.... Bene, lei disse che non c'era più padrona nuova...

- Lo dissi perché così pensavo, ma se ci sarà padrona nuova, Colibrí. Non ci imbarcheremo questa notte, ma tutto deve essere pronto, perché sarà molto presto. Ed andremo via lontano, verso altre terre, verso altri mari.... Guarda tutto questo, Colibrí, guardalo per non dimenticarlo, perché forse non ritorneremo mai.

Con repentina emozione, Juan ha appoggiato la mano sulla spalla di Colibrí, segnalando dopo quanto la vista abbraccia: la spiaggia deserta, le montagne lontane, le enormi rocce oscure ammucchiate sulla costa come corpi di giganti cervi, la Rocca del Diablo, ed il mare, eternamente inquieto, che getta contro lui la furia delle sue acque. Tutto quel panorama bello e terribile, superbo ed ombroso, del quale è come una sintesi la sua anima ardente ed appassionata, il suo cuore selvaggio, la sua vita inquieta, che in se si consuma come il legno che arde nel falò scoppiettante di quell'isola di passioni, e torna a ripetere:

- Forse non ritorneremo mai più, o per lo meno per molti anni...

- Quando lei sarà vecchio, Capitano?

- Non credo di vivere tanto, perché non invecchiano i temporali ed io, in fin dei conti, non sono un'altra cosa: un temporale, un uragano che passa rompendo e spianando. Quello sono, quello volle il mio destino che fossi. Un giorno sognai un'altra cosa. Colibrí, ma fu solo un sogno. Non si solleverà una casa su questi macigni, nessuno farà un giardino nella Rocca dal Diablo.... Nessuno potrebbe farlo.... Era una pazzia.... Quello è il mio mondo.... Quella barca, il Lucifero, la goletta pirata più audace che attraversò i mari.... Ma non ti spaventare, tonto, non mettere quel viso di spavento. C'è sempre qualcuno che rende i cattivi buoni. A te non farò nessun male...

- A lei neanche danneggia, vero, Capitano? .

- A lei? A chi ella?

- Alla Signorina Monica, Capitano...

- Ah, Santa Monica! Non credo che gli piaccia molto quello che facciamo, ma è uguale. Dimenticala, Colibrí.... Nessuno le farà più danno di quelli sfortunati, di quelli che nascemmo per essere irrimediabilmente sfortunati come quelli che pretendono di diventare buoni e bianchi. Lascia la tua Santa Monica.... Il mondo è duro, crudele e brutto.... Devi farti forza, insensibile, egoista, capace di lottare e di vincere calpestando quello che ostacoli la tua strada. Potrai solo così sopravvivere; solo così io potei arrivare ad essere uomo.... Ma, caspita!, si fa tardi. Andiamo...

- Mi dispiace molto, Monica. Sembra che Juan non si preoccupò troppo di compiere i miei incarichi. Ad ogni modo, tutto riuscì correttamente. Hai organizzato tanto bene le bande che ti aiutano nell'attenzione dei malati che le cose divennero normale nonostante senza che nessuno li vigilasse.

- Ma non desti a quell'uomo il tuo cavallo? Non gli dicesti...?

- Quanto bisognava dirgli, si. Ma, che cosa vuoi? O non mi capì o non volle capirmi. Per il momento non credo che possiamo esigere troppo...

Renato D'Autremont ha corrugato lievemente il cipiglio di fronte all'unico punto della condotta di Juan che non riesce a scusare in forma piena. Sta molto vicino alle stalle, sotto il sole di una mattina splendida che contrasta con la passata notte tormentosa. Pallida e cauta, col suo eterno abito nero, parla Monica senza guardarlo, come se temesse la luce investigatrice di quegli occhi tanto cari per lei. E c'è in Renato un gesto comprensivo, indulgente e pieno contemporaneamente di curiosità, quando osserva:

- Ti alzasti molto presto, Monica. Come mi dissero, quasi all'alba...

- Nel convento acquisii l'abitudine di vedere uscire il sole. Quello non rappresenta per me nessun sacrificio, al contrario.

- E mettesti in ordine tutto quello che ieri non riuscisti a fare.

- Non feci altro che tornare a prendermi carico dei miei obblighi. Ieri sera li abbandonai, ma...

- Li abbandonasti nelle mie mani e io fui la cosa abbastanza debole o abbastanza indolente per non compierli personalmente. Mi fidai di Juan più di quello che dovevo...

- Questo è quello che non osai domandarti. Non ti sembra che ti fidi di Juan più di quello che devi?

- Per il momento le cose sembrano darti ragione, ma vedremo. In ogni modo, suppongo che tu conosci Juan meglio che nessuno...

- Perché devo conoscerlo? - si allontana Monica senza capire il senso delle parole di Renato.

- Bene, ho detto: suppongo. Se non è così non prendere a male la mia affermazione. Vieni a casa? Non vuoi che facciamo colazione in famiglia?

- Grazie, Renato, ma per me è quasi mezzogiorno. Feci colazione presto ed ora ho molto da fare. Vedo i miei malati. Vai, Renato, sicuramente la signora Sofí a ed Aimé e ti aspettano.

- Non avrò tanta fortuna. Su Aimé e sai che non si può contarsi se non più tardi, ed ancora madre si fa servire nelle stanze. La famiglia di cui ti parlavo sono il buono di Nicola ed il nostro terribile Juan del Diablo.... Bene, so che tu lo chiami Juan di Dio e che egli si infuria quando gli applichi quel nome. È un vero gatto randagio, ma l'addomesticheremo. Mi fido di te per quello.

- Perché in me? - si sorprende un'altra volta Monica.

- Perché sei molto comprensiva e buona, e questo è quello di cui ha bisogno un uomo come lui.... Certo purché tu voglia aiutarlo, perché io non te l'impongo. Oh, non mi guardare tanto seria! E non ti allarmare, non voglio essere indiscreto. Rispetto il tuo silenzio. A più tardi, Monica, ti verrò a cercare dopo di la.

 

- Come? Già alzata? Che bella sorpresa, Aimé e!

- Come tu non rimani con me, non devo più seguirti. Dove stanno gli altri?

Aimé e ha percorso l'ampissima sala da pranzo col suo sguardo impaziente, mentre Renato si inclina prendendo la sua mano, sorridendole molto vicino, grato ed incantato da quell'apparizione che, tuttavia, niente ha a che vedere con lui.

- Come compii ieri sera i tuoi incarichi Juan del Diablo?

- Disastrosamente... non si occupò di essi.

- Oh, per Dio! Allora, avete avuto una discussione...

- Non l'ho visto, ma neanche penso di averla. So che il segreto è non chiedere troppo.... Ma, guarda, lì viene. Ti lascio con lui mentre mi avvicino all'ufficio a parlare a Nicola. Puoi fare che continuino a servire la colazione, perché subito staremo di ritorno.

Lentamente, inchiodati gli occhi in lei, Juan continua ad avvicinarsi ad Aimé e. L'ha vista da lontano, ha ritardato il passo di proposito, dando il tempo a Renato che si allontani. L'ha visto sorridere, inclinarsi, stringere la sua mano, baciarla, andare via dopo, e si stringono le sue dure mandibole contenendo l'ondata amara di rancore e di gelosia che sale fino alle sue labbra che scappa per i suoi occhi in una fiammata oscura, quando dice ad Aimé e:

- Vedo che assaggi la luna di miele. Che teneramente ti saluta il tuo galante marito! Sembrate fatti l'uno per l'altro. Tutto è esattamente uguale in voi: considerazione, finezza, educazione, nome illustre...

- Basta, Juan! È che non comprendi...?

- Ma, nonostante tutto questo, verrai con me. Lascerai questa casa di cornici dorate, di specchi, di tendaggi e tappeti, per rinchiuderti tra le quattro tavole della mia cabina del Lucifero. Tutto è disposto; questa notte scapperemo.

- Ma sei pazzo?

- Non ci sarà pericolo per te, sarai assolutamente e totalmente a salvo. Non hai nessun pretesto nella paura. Fuggiremo con tutte le sicurezze, andremo via molto lontano.... Vilmente, vigliaccamente strapperò a Renato sua moglie che non doveva mai essere sua! So che non è colpevole.... Oh, se lo fosse... che voluttuosità, che piacere strapparti dalle sue braccia, portandomi anche la sua vita! Ti aspetterò questa notte a mezzanotte, dietro la chiesa, con due cavalli sellati.

- È troppo presto, Juan! - protesta Aimé e lottando spaventata tra il suo desiderio passionale e la preoccupazione di perdere il benessere tanto astutamente ed ipocritamente ottenuto.

- Abbiamo tardato più del dovuto e non voglio tornare a vederti vicino a lui, mi ascolti? Non voglio, perché non sono sicuro di potere contenermi. Sto facendo le cose come tu vuoi, sto piegandomi ai tuoi capricci come uno schiavo. Non cercare di fermarmi, Aimé e, non fermarmi, perché non te lo perdono, capisci?

- Taci, per Dio! - supplica Aimé e angosciata vedendo che Renato si avvicina ad essi.

- Non c’è stato modo - spiega Renato con indifferenza -. Nicola dice che fece già colazione ed è completamente infossato tra libri e carte. In quanto a Monica, prese anche la strada verso i suoi malati. Saremo solo noi tre. Ordina che servano amore...

Arrivano impeccabilmente due domestici vestiti di bianco, coprendo di manicaretti deliziosi il sontuoso tavolo. Tutto in essa è preparato con la più squisita attenzione, tutto in essa causa un piacere estetico solo a guardarlo: la fine cristalleria, i vassoi di argento, le fruttiere che traboccano dei migliori esemplari di frutti coltivati in quelle fertili terre, le tazze di porcellana, le tovaglie ricamate...

Aimé e ha fatto uno sforzo per sorridere, ha accettato il sedile che Renato gli offre. Alla sua destra, Juan, ombroso e silenzioso; alla sua sinistra, Renato, un falso sorriso mondano sulle labbra, uno sguardo inquisitore ed inquieto nelle chiare pupille...

 

- Signora Sofí a.... Ma che sorpresa!

- Ho voluto parlare da sola con lei. Nicola, senza richiamare l'attenzione facendola venire nella mia stanza, senza inviare messaggi coi domestici.... Come si sente di nuovo in questo ufficio?

- Come devo sentirmi? Molto bene, e molto grato...

- Non ha motivo; al contrario. Fui ingiusta prescindendo dai suoi eccellenti servizi e voglio che sappia che molte volte pensai a lei con rimorso e con pena. Ma la morte di Francisco mi turbò in tale maniera, ebbi tanta paura per Renato, un tale spavento per quello che il futuro poteva portargli che non avevo misurato che mi sembrava poco per difendere mio figlio.

- Io avrei desiderato aiutarla sempre in quel compito...

- Lo so Nicola, ora lo so. Mi offuscai per un momento.... le sue simpatie per... - ha taciuto un momento, evitando il nome che odia, ma finalmente questo esce dalle sue labbra -: Juan del Diablo...

- Juan.... lo chiamiamo Juan, semplicemente. Non molto tempo fa gli proposi di chiamarsi Juan Nicola...

- Come? lei? È possibile? Sarebbe lei capace...? - si sorprende gratamente Sofí a.

- Volli farlo, ma, egli lo respinse in maniera ferma. Non credo che accetti niente di quello che gli sia offerto...

- Tuttavia, sta in questa casa, vicino a mio figlio... vicino a mio figlio, ostinato a fare di lui un fratello, nella situazione in che più temei vederlo. Suppongo che sia disposto ad approfittarsi della bontà di Renato, della sua generosità, della sua nobiltà, in un modo che non può essere, Nicola. Non può essere!

- Credo che il soggiorno di Juan in questa casa sarà molto breve.

- Io temo il contrario, Nicola. Renato non lo lascerà andare via. So che lei ha tentato di convincerlo, so che, contro tutto quello che temevo, lei sta della mia parte, ma so anche che i suoi buoni consigli non sono stati ascoltati da mio figlio.

- Juan era cambiato molto ultimamente, era disposto ad essere un altro uomo, ma... - dubita un istante, e prosegue -: Pestò una gramigna, gli soffiò un cattivo vento; ci sono esseri dei quali si direbbe che il destino trascina, creature che nascono con la sfortuna... Juan è di quelle...

- Le colpe dei genitori cadono sui figli, Nicola.

- Lo so. Sfortunatamente, è qualcosa che si realizza inesorabilmente la maggior parte delle volte. Juan pagò le colpe di sua madre.

- Quelle di sua madre che fu una meretrice! - salta Sofí a con rancore, ma calmandosi improvvisamente, continua -: E quelle di suo padre anche. So bene che lei lo sa tutto. Nicola, e per essere sicura che sapeva tutto le conservai ingiustamente rancore, mi rivolsi contro di lei invece di cercare la sua amicizia ed il suo appoggio. Fu un grave errore. Ora lo comprendo, e cercai l'occasione di parlarle da solo per chiederle che mi perdonasse che mi aiutasse, perché quel pericolo che volli distruggere si solleva ora contro mio figlio, più terribile, più forte.... Ed ora non ho l'autorità né il potere per difenderlo come quando era un ragazzo. Ora non mi rimane altro che quella triste risorsa delle madri vecchie che sono le lacrime ed i consigli.... I consigli che non si ascoltano mai. Tuttavia, devo fare qualcosa. Mi aiuti, Nicola.

- Magari potessi... - tituba Nicola -. Considero che le cose vanno già oltre il nostro controllo e che sarebbe tanto difficile cambiarle come reprimere gli elementi. Dovrebbe tentare di tranquillizzare le sue paure, ma preferisco parlarle con ogni franchezza. Credo che Juan e Renato non sono nati per capirsi... almeno, non ora all'improvviso. Forse se da bambini fossero stati allevati come fratelli.... mi perdoni che usi una frase che bene comprendo che la ferisce, ma è esatta. Allora sarebbe stato possibile che le cose fossero diverse; ma ora, ora non sta nelle nostre mani il cambiarli. Lo scontro sorgerà in un modo o nell'altro...

- E’ quello che temo.... Lo scontro sorgerà... e non è il più forte il mio Renato. Vede perché tremavo? Perché temevo che quello ragazzo quale un'ombra fatidica, si avvicinasse a lui?

- La vita ha imboscate terribili. Se per caso dovessero sapere che sono fratelli.... È molto probabile che Juan lo sappia.... si allevò diversamente, ed inoltre, è il maggiore...

- Non è il maggiore. Hanno la stessa età, e quello è una delle mie più grandi amarezze. Mio figlio e quel Juan nacquero contemporaneamente. Dalle mie amanti braccia di moglie innamorata Francisco andava da quelle di quella donna.... Traditore! Canaglia! Ed ella... ella... Maledetta sia ella!

- Si calmi, signora Sofí a, niente riesce a rimuovere ricordi tanto amari. Ci sono cose più gravi... per il momento, non ho che sospetti, paure imprecise. - Dubita Nicola un istante, ma decidendosi finalmente, dice -: Si fida di me, signora Sofí a? Mi autorizza a fare qualunque cosa che credo conveniente per scongiurare il pericolo che minaccia questa casa?

- Minaccia, vero? Non è la mia immaginazione, non sono i miei nervi!

- Sfortunatamente, no. Io credo, come lei che è indispensabile allontanare da qui Juan. Mi dia carta bianca per tentare di farlo con le buone, concedendo generosamente quanto possa dargli che può essere molto poiché, come sto comprovando, la fortuna dei D'Autremont si è raddoppiata in questi ultimi quindici anni...

- Spera lei di comprarlo? Lo faccia, Nicola, gli dia pure tutto il denaro che vuole, quello che chiede. Non importa che sia una fortuna.... Ma che vada che si allontani da mio figlio per sempre!

 

- Colibrí.... Colibrí...!

Monica non ha preso, come disse, la strada verso le baracche dei malati. Ha guidato la carrozzina che deve portarla fino ad esse, lasciandola vicino ad uno dei muri di cinta laterali della casa e dopo si è affacciata dalla galleria annessa alle stanze degli ospiti, cercando ansiosamente, fino a che la gracile figurina oscura spunta, a lei avvicinandosi ed offrendosi:

- Sono qui, signorina Monica, che cosa vuole?

- Vieni con me...

Quasi bruscamente gli ha preso la mano, portandolo con lei. Con sforzo trattiene la sua ansia di domandare e, come sempre, mille sentimenti diversi lottano intrecciandosi nella sua anima tormentata. Quel ragazzino può essergli prezioso, può denunciare ingenuamente e senza dubbio i tenebrosi piani di Juan del Diablo. Ma non è contemporaneamente il suo protetto, il suo piccolo amico? Non sarebbe orrendo se l'ira di Juan si voltasse contro il bambino? La sua mano bianca e nervosa accarezza la riccia testa ed abbassa la vista quando gli occhi pieni di gratitudine del ragazzino la guardano, ed esclama:

- Che buona è lei, signorina Monica!

- Ti sembro buona, Colibrí? Credi tu che sono buona? Se io ti domandassi una cosa, mi risponderesti francamente? Mi diresti la verità? Tutta la verità di quello che sai?

- Se non è quello che il Capitano mi fece tacere, io le dico tutto.

- Comprendo. Non ti domando niente che non possa rispondermi, ma c'è qualcosa che sì puoi dirmi. Dove andasti ieri, Colibrí?

- È di quello che non posso dirle, signorina, perché...

- Perché io lo feci tacere - interrompe Juan avvicinandosi improvvisamente, e facendo che Monica, spaventata lanci un:

- Juan!

- Per questo guadagnò lei la sua fiducia? Per questo gli dimostrò pietà ed affetto? Il mondo non cambia, Santa Monica, è uguale nelle taverne e nei palazzi. Fino ad un sorriso ha il suo prezzo!

La voce si è spenta nelle labbra di Monica, violentemente sorpresa per la brusca presenza di Juan che caccia ad un lato al ragazzo per confrontarsi con lei, accese di collera le pupille, provocatorio il gesto arrogante.... Alla fine, con sforzo, Monica riesce a rispondere:

- Che cosa è quello che lei crede? Che cosa è quello che pensa? Interpreta male le mie intenzioni...

- Le sue intenzioni le conosco perfettamente.... Vieni con me, Colibrí, a nessuno gli importa dove sia andato, a nessuno devi rispondergli.... Andiamo, vieni...

- Un momento, Juan...

- Un momento per quale motivo? Non ho tempo per ascoltare le sue suppliche! Né quelle di lei né quelle di nessuno.... Lì viene un altro al quale piace, come a lei, sistemare le vite altrui e predicare nel deserto - mira Juan, osservando che Nicola si dirige verso di loro. E nel momento che si allontana, afferma -: Neanche con lui devo perdere tempo!

- Juan... Juan...! - chiama il vecchio notaio. E scorgendo Monica, si scusa -: Ah!, signorina Molnar, mi scusi.... Credevo che Juan fosse qui...

- Era qui fino a questo momento. Fuggì sentendola. Mi disse che non doveva perdere tempo né con lei né con me.

- Mi dispiace nell'anima disturbarlo, se lo disturbo, ma ho assoluto bisogno di parlargli e di vederlo.... Con il suo permesso...

Monica è rimasta sola, abbassa la testa, troppo angosciata per potere pensare, troppo inquieta per rimanere immobile. Sente come un'offesa le parole di Juan, il suo sguardo di profondo disprezzo, ma qualcosa di più forte di tutto ciò si solleva nel suo petto. Gli importa troppo quello che quei, due uomini possano dirsi, è troppo intensa la sua sofferenza affinché dimentichi tutto, e come un automa va dietro essi...

- Juan...! Juan, vuoi ascoltarmi un momento?

Nicola ha raggiunto Juan molto vicino all'appartato edificio dove si trovano le scuderie ed i conducenti; E di fronte al nobile viso del vecchio al quale lo legano gli unici ricordi buoni della sua infanzia, il Capitano del Lucifero si trattiene, ed attraversando le braccia aspetta le parole che escono da labbra del notaio, sorprese e tremanti:

- In realtà, Juan, non so che cosa ti proponi. Hai tutto l'aspetto di un pazzo; sfuggi ogni una parola e non dai una spiegazione; offendi la signorina Di Molnar che, come credo, niente ti ha fatto, senza considerazione di nessuna specie.... Se non fosse perché comprendo bene quello che stai soffrendo, sarebbe meglio di girarti la schiena e di pregare a Renato che ti mandasse a Saint-Pierre con il divieto di tornare a pestare le sue terre.

- Lo faccia, se vuole.... Se vuole e se può.... Benché non creda che valga la pena che si disturbi. Molto presto starò lontano da tutto questo. Non è quello che tutti vogliono? Ebbene vi compiaccio.... andrò via, andrò via definitivamente...

- Posso sapere a che cosa si deve un cambiamento tanto repentino di opinione?

- Non credo che le interessi realmente. Nicola. Disturbo e vado via, questo è tutto.

- Juan, con te uno non sa come farsi capire - confessa Nicola in tono di soave gentilezza -. Ti chiesi che andassi via, certo. Ti chiesi in tutti i toni che tornassi a Saint-Pierre, ma non in quel modo né in quella maniera. Il tuo posto non è in questa casa...

- Lo so - conferma Juan con sarcasmo -. Il mio posto è nel mare ed a lui ritorno.

- È davvero così? Torni a navigare? Se è per il bene di tutti...

- Che cosa importa il bene di tutti? A lei, come a Monica di Molnar, non c'è più che un bene che gli interessa: quello di Renato - assicura Juan con dispetto; e distillando una cattiva ed occulta intenzione, prosegue -: Non so fino a che punto il mio viaggio sarà male o bene per quell'uomo privilegiato. Ovviamente, egli lo prenderà a male, ma è per bene.... Naturalmente che è per bene...

- Non capisco una sola parola...

- Né voglio che capisca. Nicola, basta con che si rallegri. Per che motivo mi veniva dietro? Sicuramente per pregarmi un'altra volta che andassi via.

- No, Juan. Voleva renderti conto di una conversazione molto importante che ho avuto con la signora Sofí a appena un paio di ore fa. Una conversazione sul tuo futuro e la tua persona. Il mio caro Juan, le persone commettono errori, sono intransigenti e crudeli, ma a volte si pentono e piangono i loro equivoci e tentano di rimediare i loro errori. Se volessi ascoltarmi con calma ti sorprenderebbe sapere che Dio ha toccato il cuore della signora Sofí a.

- Sorprendermi? No, Nicola, niente nel mondo può sorprendermi più. Senza sentirlo, potrei sapere quello che le ha detto signora Sofí a, quello che lei viene a dirmi come la notizia più gradita e sorprendente della terra, e, tuttavia, è quello che sto sperando da quando arrivai. Vuole vedere come indovino? Glielo dirò in una sola frase: la signora D'Autremont mi offre denaro...

- Come? - si allarma Nicola, realmente stupefatto.

- Molto denaro affinché mi allontani. La disturba il fantasma che rappresento. Sono, vicino a suo figlio, come un'ombra brutta.... Pagherebbe a prezzo d’oro per vedermi sparire, ella che mi negò l'ultimo angolo di questa casa, ella a cui gli doleva perfino il pezzo di pane che mi gettò colui che aveva forse il dovere di darmi tutto, ella che non ebbe nemmeno un briciolo di pietà per un ragazzo abbandonato ed orfano.... Sicuramente, ella metterà ora una fortuna nelle mie mani purché mi allontani, pur di non dovere sopportare la mia presenza.... E lei è il suo messaggero...

- Non sono così le cose. Juan. Ascoltami...

- Per quale motivo? Affinché lei li avvolga in parole meno crude? Il risultato sarà lo stesso. E non mi lamento, vale la pena l'essermi fatto odioso e temibile per vedere cambiare quello modo alle genti. Ho indovinato esattamente quello che lei veniva a dirmi, vero? Perché bene, dica alla signora Sofí a che non si affligga. Vado via molto pronto senza che ella né nessuno mi debba pagare per quel motivo. Nella sontuosa dimora dei D'Autremont non è più che un gioiello che mi interessa, e quella sì me la porto. - Juan...! Che cosa stai dicendo? Che cosa pretendi di fare?

- Nient'altro che andare via. Tranquillizzi la signora Sofí a e tranquillizzi anche la signorina di Molnar. Mi licenzi da Renato, gli dica che gli restituisco il suo impiego... non mi interessa. Se nota la mancanza del suo cavallo prediletto che non si preoccupi, perché lo prendo solo in prestito. Glielo invierò o lascerò che ritorni solo... arrivederci. Nicola...



  

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