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Richard Laymon 10 страница



Non aveva mai sparato con un fucile da caccia. Solo una volta Paul, un amico, l’aveva portata sulle colline vicino a Valentia, e si era divertita un mondo a sparare ai barattoli con la rivoltella e il fucile automatico di lui. Era un fucile automatico calibro 30 con azione a leva. Pen ricordava come le schiacciava la spalla, quando sparava. E che rumore assordante.

Il fucile da caccia probabilmente era uguale.

Lo sollev& #242;, lo appoggi& #242; sulla spalla, e guard& #242; attentamente lungo la stretta striscia di acciaio che correva per la lunghezza della canna fin a un punto sull’imboccatura.

Il fucile di Paul aveva un mirino telescopico. Con quello lei aveva centrato innumerevoli barattoli.

Con questo, se mai avesse dovuto usarlo, il suo bersaglio non si sarebbe trovato a pi& #249; di tre o quattro metri di distanza. Non poteva fallire.

Azion& #242; la pompa. Scivolava perfettamente. Mise il dito sul grilletto, ma non lo pieg& #242;.

Non & #232; carico, si disse. Non dovrebbe. Ma se lo fosse, farebbe crollare il muro.

Pos& #242; il fucile sulle ginocchia e per alcuni minuti studi& #242; il libretto delle istruzioni. Poi controll& #242; la camera di scoppio.

Vuota. Tir& #242; il grilletto. Clic. Infine apr& #236; una scatola di munizioni e inser& #236; quattro pallottole nel caricatore.

Lasciando l’arma con il cane abbassato, premette un tasto per attivare la sicura. Riprov& #242; alcune volte finch& #233; l’operazione le fu familiare.

A posto, pens& #242;.

Aveva gi& #224; deciso qual era il miglior luogo per tenere il fucile. Lo port& #242; in camera da letto e lo nascose sotto la coperta.

Poi si sdrai& #242; sul letto.

C’& #232; qualcuno.

Balz& #242; dal materasso, afferr& #242; il fucile, sollev& #242; alta la canna e la punt& #242; in direzione della porta.

«Pum! » sussurr& #242;.

Pen scosse la testa. Si sentiva un po’ sciocca, come un bambino che giocava ai soldatini, ma rimise il fucile al suo posto. Stavolta si lev& #242; le scarpe e s’infil& #242; sotto le coperte. Riprov& #242; la manovra. Le coperte rallentavano i suoi gesti, ma non troppo.

Si esercit& #242; altre volte, poi disfece il letto e pos& #242; lenzuola e federe sul pavimento.

Domenica, giorno di bucato.

Sei a casa, ora, non scappi, puoi fare le solite faccende come se niente fosse cambiato.

 

Bodie pass& #242; davanti alla casa di Harrison. La Mercedes non era pi& #249; nel viale.

«Ha funzionato», osserv& #242; Melanie.

«Certo che ha funzionato. Ma che cosa succeder& #224; quando lui arriver& #224; all’ospedale e scoprir& #224; che hai mentito? »

«& #200; chiaro che si stupir& #224;, no? » Melanie non sembrava curarsi eccessivamente della cosa.

«Certamente», rispose Bodie che trov& #242; da parcheggiare nello stesso spazio dove prima c’era la Lincoln Continental.

«Che ore sono adesso? » s’inform& #242; Melanie mentre si avviavano verso casa.

Bodie guard& #242; l’orologio. «Le dodici e quaranta. »

«Bene. »

«Questa storia non mi piace, se vuoi saperlo», disse Bodie, affrettando il passo per restare accanto alla ragazza.

«Nessun problema. Ho telefonato alle dodici e trenta. Diciamo che abbiano impiegato cinque minuti per prepararsi. Dovrebbero impiegare un quarto d’ora per raggiungere l’ospedale, altri cinque minuti per scoprire che era un trucco e un altro quarto d’ora per tornare qui. Sempre che si muovano in fretta. Perci& #242; dovremmo essere al sicuro fino all’una e dieci. »

«Giusto. Perci& #242; controlliamo il garage e andiamo via puliti puliti. Solo che diavolo dirai a Harrison quando vorr& #224; sapere perch& #233; gli hai telefonato? »

«Dipende dalle condizioni della sua Porsche, non ti pare? »

«Speriamo che sia fracassata. »

Il cancello del viale era chiuso a chiave. Bodie osserv& #242; il meccanismo. «Si apre con un telecomando», annunci& #242;.

Melanie non esit& #242;. Scavalc& #242; il muretto e si lasci& #242; cadere nel viale dietro il cancello.

Con un gemito di disperazione, Bodie la imit& #242;. La segu& #236; verso il garage.

Questa & #232; una vera follia, pensava.

Il viale era costeggiato da un alto recinto, la casa vicina era a due piani. Si vedevano le finestre del piano superiore.

Se per caso qualcuno guardava gi& #249; …

Immagin& #242; un’auto della polizia che imboccava il viale e lampeggiava davanti al garage.

Melanie tir& #242; la maniglia cercando di alzare la porta del garage.

«Anche questa deve alzarsi con il telecomando», disse Bodie alla ragazza.

«Provaci. »

Non serve, pens& #242; lui. Ma tir& #242; forte la maniglia. La porta non si spost& #242;.

La porta non aveva spioncini.

Un marciapiede girava attorno all’angolo del garage. Conduceva a una porta laterale con i pannelli di vetro.

Melanie un& #236; le mani a imbuto contro una finestra e sbirci& #242; nell’interno. «Eccola», disse.

«Com’& #232;? »

«Non si vede nulla, & #232; troppo buio. » Lei prov& #242; la maniglia, scosse la testa e infine si volt& #242; verso Bodie.

«Rinunciamo», propose lui.

«Puoi aprire la porta a calci? »

«Stai scherzando? Cristo, stiamo gi& #224; compiendo una violazione di domicilio. Vuoi finire in galera? »

Lei sbirci& #242; di traverso. Poi tir& #242; indietro il braccio. Bodie ammicc& #242; incredulo mentre il gomito di Melanie si abbatteva sulla finestra pi& #249; bassa. Il vetro and& #242; in frantumi, i frammenti caddero sul pavimento del garage.

«Mel! »

«Io non mi arrendo», dichiar& #242; lei. Allung& #242; il braccio attraverso la finestra rotta e apr& #236; la porta. «Puoi aspettare qui, se hai paura. »

«Facciamo presto e andiamocene. »

L’interno del garage era freddo e buio. Bodie si affrett& #242; a chiudere la porta.

Melanie fece scattare un interruttore. Si accese una lampada sopra di loro. La Porsche, in fondo al garage, era di un rosso fiamma.

Bodie si guard& #242; attorno mentre avanzavano verso la vettura. Lungo la parete c’erano delle bacinelle, una lavatrice, scaffali dove erano state ammucchiate alcune scatole di cartone. Pi& #249; vicino alla porta, alcuni rastrelli, una falciatrice per il prato, badili e sacchi di fertilizzanti. L’odore di umidit& #224; del garage si mescolava con quello dei fertilizzanti e della benzina.

Bodie rabbrivid& #236;. Faceva freddo, cos& #236; al chiuso. O forse era il fatto di trovarsi l& #236;.

Dio, tutto questo & #232; pazzesco.

Melanie si ferm& #242; davanti alla Porsche. I suoi occhi sfrecciavano dal parabrezza al cofano.

A Bodie sembrava tutto normale. Si spost& #242; al suo fianco mentre Melanie si accucciava per esaminare i fari, il radiatore e il paraurti.

«Neppure un graffio», osserv& #242; Bodie.

«Vuol dire che probabilmente non ha usato questa macchina. Pu& #242; sempre averne rubata o noleggiata una. »

«Sar& #224; piuttosto difficile provarlo. »

«Maledizione! »

«Vieni, usciamo di qui. »

Lei segu& #236; Bodie fino alla porta. Dopo averla aperta, lui sfreg& #242; la maniglia interna per cancellare le impronte digitali. Poi chiuse l’uscio e comp& #236; la stessa operazione sulla maniglia esterna.

Melanie, davanti a lui, si avvi& #242; a passo rapido verso la porta di servizio. L’apr& #236; e rimase immobile sbirciando nell’interno mentre Bodie la raggiungeva di corsa.

«No! » esplose. E le afferr& #242; la spalla.

«Che ore sono? »

«Mel, no. Non possiamo. »

«Piantala. Che ore sono? »

Lui guard& #242; l’ora. «Dieci minuti all’una. »

«Abbiamo almeno un quarto d’ora. »

«Che cosa vuoi fare l& #224; dentro? » chiese lui. Gli tremava la voce e gli martellava il cuore.

«Solo dare una rapida occhiata. »

«Dio, Mel. »

«Potrebbero esserci delle prove. Io entro. »

«No! »

«Lasciami andare. »

Bodie le tolse la mano dalla spalla.

Entr& #242; in cucina dietro Melanie. Si sentiva male. Introdursi in un garage era gi& #224; un reato, ma questa era pura follia.

Si accorse di aver bisogno di orinare.

Se ci colgono qui…

Perch& #233; diavolo Harrison non ha chiuso a chiave la porta di servizio?

Forse c’& #232; in casa qualcuno.

Non pensarci nemmeno.

La casa era silenziosa.

E se lui ha un sistema d’allarme?

«Che succede se Harrison ha un sistema d’allarme silenzioso? » bisbigli& #242; Bodie. «Potrebbe essere collegato direttamente con la polizia o con una pattuglia di sicurezza. »

Melanie lo ignor& #242;.

«Due minuti», concesse lui. «Hai due minuti e poi ce ne andiamo a costo di trascinarti fuori. »

Passarono davanti a un bagno. Lui poteva usarlo, ma prosegu& #236;.

Segu& #236; Melanie in una camera da letto.

Le coperte e il lenzuolo sopra erano rovesciati ai piedi del letto matrimoniale. I cuscini erano acciaccati. Al centro del lenzuolo di seta blu, si vedeva un punto bagnato.

Melanie si chin& #242;, sollev& #242; il lenzuolo con la punta delle dita e annus& #242;.

Bodie fece uno sforzo per non gridare.

Melanie si gir& #242; verso di lui. Le tremava un angolo della bocca. «Immagino che avrai capito che cosa facevano. »

Bodie le afferr& #242; il polso. «Ora ce ne andiamo. »

«Okay, okay, non tirare. »

Lui la lasci& #242; andare e si precipit& #242; fuori dalla camera, lungo il corridoio fino al soggiorno, fino all’anticamera. Apr& #236; la porta d’ingresso. Melanie usc& #236; … Bodie pul& #236; le impronte, ricordandosi che lei aveva lasciato le sue sulla porta di servizio. Si chiese se dovesse riattraversare la casa per andare a cancellarle.

Un’auto di pattuglia poteva dirigersi verso la casa proprio in quel momento.

Usc& #236; e chiuse la porta tirandosela dietro.

Presero a camminare lentamente sui lastroni di pietra verso il marciapiede.

Quando raggiunsero l’estremit& #224; dell’isolato, Bodie si rese conto che erano salvi. Si riemp& #236; i polmoni d’aria. Il cuore gli batteva ancora forte e aveva bisogno di orinare, ma non era un bisogno urgente come prima.

Salirono in macchina. Lui si allontan& #242; dal marciapiede. «Grazie a Dio & #232; finita. »

«Non abbiamo ottenuto molto», osserv& #242; lei.

«Abbiamo constatato che l’auto di Harrison non ha sbattuto. E dopo il tuo test del lenzuolo si possa eliminare la possibilit& #224; che la loro relazione sia puramente platonica. »

«Vorrei essere presente quando torneranno dall’ospedale. »

«Senza dubbio faranno qualche commento sul tuo conto. »

«Esatto. »

«Avresti dovuto pensarci prima di fare quella telefonata. »

«Ci ho pensato, infatti. Il mio messaggio non si proponeva solo di liberarmi di loro. Aveva anche lo scopo di metterli in agitazione, di smuovere le cose. »

«Sono sicuro che ci sei riuscita. E quando Harrison scoprir& #224; la finestra rotta del garage, si metter& #224; in grande agitazione. Sapr& #224; esattamente chi & #232; stato. E perch& #233;. »

«Esatto» ripet& #233; lei, calmissima.

«Forse ci conviene trasferirci da Pen. »

«Ti piacerebbe, eh? »

«Quello che non mi piacerebbe & #232; affrontare Harrison dopo quanto abbiamo fatto. Lui capir& #224; che cosa cercavamo. »

«Non m’importa di quello che pensa. »

«Non t’importa neppure di ci& #242; che potrebbe fare? »

«Non chiamer& #224; la polizia, se & #232; questo che temi. »

«Se & #232; innocente…»

«Non & #232; innocente. »

«Allora se non & #232; innocente, sar& #224; ancora peggio. »

 

 

* * *

Quando rientrarono a casa, Bodie precedette Melanie. «Devo orinare», dichiar& #242;.

«Ehi, ho lasciato la borsa sul furgone. »

Lui le gett& #242; le chiavi e corse in bagno. Chiusa la porta, abbass& #242; la lampo dei pantaloni e finalmente si liber& #242;. Sospir& #242; e cont& #242; i secondi: sessantatr& #233;. Non era un record. Il suo record l’aveva battuto con novantotto secondi quando era tornato nel suo appartamento dopo una bevuta di birra da Sparkey’s.

Rialz& #242; la lampo, fece scorrere l’acqua e si lav& #242; le mani.

Anche Melanie dovrebbe lavarsi le mani, pens& #242;. Ha toccato quella roba, l’ha annusata.

Quella ragazza & #232; decisamente matta.

Si asciug& #242; le mani e usc& #236; dal bagno.

Melanie non era ancora rientrata. Bodie and& #242; in cucina. Il pensiero di Sparkey’s  gli aveva messo sete. Trov& #242; parecchie bottiglie di birra Corona nel frigorifero. Ne prese una e prov& #242; una punta di colpevolezza.

Non sto mica rubando, pens& #242;. Joyce ha detto di fare come se fossimo a casa nostra.

In un cassetto trov& #242; un apribottiglie e fece saltare il tappo.

Forse lei non sarebbe tanto generosa se sapesse ci& #242; che abbiamo fatto.

Diavolo, non & #232; sua la birra, comunque. & #200; di Whit. & #200; lui che paga, qua dentro, compresa la birra. Di certo non mi lesinerebbe una birra. Guarda che cosa ho fatto per lui.

Bodie bevve un sorso. La birra era fredda e squisita. Sedette al tavolo e continu& #242; a bere.

Povero diavolo, quei due ti hanno cornificato, Whit. Il tuo socio e la tua cara moglie. Avrai delle brutte sorprese, se mai guarirai.

Ma sono stati loro a investirti? Ecco la questione.

Sarebbe bello fargliela pagare, se sono stati loro.

E come? Harrison era abbastanza furbo da non usare la sua auto. Perci& #242; come la mettiamo?

Suppongo che non dobbiamo far niente. Melanie ha gi& #224; lanciato il sasso nello stagno. Dobbiamo solo restar seduti e guardare che cosa succede.

Bodie cap& #236; improvvisamente.

Pos& #242; la bottiglietta della birra sul tavolo e sospir& #242;.

«Melanie», mormor& #242;. «Oh, Cristo! »

Usc& #236; nella strada. Il furgone era sparito.

 

 

Pen scese le scale con il cesto della biancheria da lavare, pass& #242; davanti alla piscina nel cortile. L’edificio era silenzioso e lei non vide nessuno. Un tipico pomeriggio di domenica. Gli inquilini era usciti, oppure se ne stavano tappati in casa.

Imbocc& #242; il breve passaggio fra il cortile e il vicolo. La porta di servizio comune era socchiusa: invece avrebbe dovuto essere chiusa per impedire atti di vandalismo e l’uso non autorizzato del macchinario. Alicia, che abitava nell’appartamento all’angolo, le aveva detto che una volta aveva visto una donna entrare a fare il bucato con un carrello per la spesa, un tipo poco raccomandabile che si era agitata mettendosi a sbraitare come una pazza, quando Alicia l’aveva affrontata.

Pen pos& #242; il cesto e spalanc& #242; la porta. Sbirci& #242; nella penombra. Poich& #233; non vide nessuno, allung& #242; il braccio e accese la luce. La stanza sembrava deserta. Le due lavatrici e le due asciugatrici erano silenziose. Raccolse il cesto ed entr& #242; nello stanzone.

Le lavatrici si caricavano dall’alto. Le apr& #236; e guard& #242; dentro. Vuote.

& #200; un giorno fortunato, pens& #242; Pen.

Pen aveva separato la biancheria prima di scendere. Si chin& #242; sul cesto e tir& #242; fuori un mucchio di panni bianchi. Un calzino cadde a terra mentre stava per gettarlo nella macchina. Pen si chin& #242; per raccoglierlo.

«All’inferno. »

Si ritrasse di colpo, gir& #242; la testa di scatto con tanta rapidit& #224; che prov& #242; un gran dolore al collo.

Sulla porta stava Manny Hammond, l’inquilino del 202. Aveva giocato a football nell’USC e solitamente indossava una tuta sportiva per ricordare a tutti i suoi giorni gloriosi. Quel pomeriggio non portava la tuta, solo un paio di short da ginnastica sbiaditi. Estremamente attillati.

«Mi hai spaventata», disse Pen. Raccolse il calzino e lo mise nella lavatrice.

«Dovresti essere pi& #249; rilassata. »

«Me lo ricorder& #242;. »

Accidenti, da dove & #232; sbucato?

«Non c’& #232; una partita alla TV? » s’inform& #242; lei.

«Perch& #233; dovrei guardare una partita quando posso guardare te? » L’uomo si appoggi& #242; allo stipite della porta, incroci& #242; le caviglie e pieg& #242; le braccia poderose sul petto.

Con un sospiro, Pen si chin& #242; a prendere il detersivo. Si sentiva addosso lo sguardo di lui. Si alz& #242;. La sua mano tremava quando riemp& #236; il misurino.

«Siamo nervosi, eh? »

«Non devi piombarmi alle spalle a quel modo», ribatt& #233; lei senza guardarlo mentre lasciava cadere il detersivo nella lavatrice. Poi chiuse il coperchio e accese la macchina. Sent& #236; l’acqua entrare.

«Perch& #233; non butti dentro anche il resto? » sugger& #236; lui con un gran sorriso. «Anche l’altra roba & #232; da lavare. »

«Un’altra volta. »

«Ma oggi & #232; giorno di bucato, tesoro. Tutto deve essere pulito. »

Lei lo fiss& #242;, il rossore le si diffuse sulla faccia. «Perch& #233; non vai a fare una passeggiata, Manny? »

Lui sogghign& #242;. «Scommetto che l’hai suggerito a un sacco di uomini. »

«Solo ai rompiscatole. » Imbarazzata e furibonda, Pen raccolse il cesto e gett& #242; il contenuto nell’altra lavatrice.

«Non sarai mica lesbica per caso? »

«Piantala. »

«Voglio dire, sarebbe un gran peccato, una ragazza come te. Una vera perdita per il genere maschile. »

Lei non si cur& #242; di misurare il detersivo, lasci& #242; cadere la polvere nella macchina e mise da parte il cesto.

«S& #236;, credo che tu sia lesbica. »

Pen sbatt& #233; gi& #249; il coperchio e si gir& #242; di scatto. «Non sono lesbica e tu sei un pezzo di m…»

Lui sembrava divertito. «Che maniera di parlare. Mi fa piacere sapere che non sei lesbica, per& #242;. Allora che cos’& #232;, sei solo frigida? »

Furente, Pen torn& #242; a voltarsi. Avvi& #242; la lavatrice e raccolse il cesto vuoto. Con mano tremante vi mise dentro la scatola del detersivo. Tenne il cesto contro il ventre e affront& #242; Manny.

«Non te ne andrai gi& #224; …» L’uomo si piazz& #242; in mezzo alla porta.

«Per favore, scostati», ordin& #242; lei.

«Quand’& #232; stata l’ultima volta che hai fatto l’amore? »

«Fuori dai piedi. »

«Questo deve essere il tuo problema. E io sono proprio l’uomo in grado di aiutarti. » Manny abbass& #242; la mano e si diede un colpetto sul davanti degli short. Dal rigonfiamento, era chiaro che aveva un’erezione. «Sono bene equipaggiato per risolvere quel problema, bellezza. Vuoi vedere? » Sogghignando abbass& #242; i calzoncini di un centimetro.

«Piantala. »

«Stai a sentire: perch& #233; non butti dentro anche questi con la tua roba? Tutta la tua roba. Capisci quel che voglio dire? E io ti insegner& #242; che cosa vuol dire…»

«Spostati», disse Pen e avanz& #242; verso di lui, il cesto davanti a s& #233;.

«Ehi, ma & #232; la tua grande occasione. »

«Spostati! » gli grid& #242; lei in faccia.

Lui sbatt& #233; le palpebre e si fece da parte.

Pen gli pass& #242; davanti, quasi aspettandosi che l’agguantasse.

Lui borbott& #242;: «Scema», ma tenne a posto le mani.

Lei si affrett& #242; a passare, usc& #236; dalla penombra nella luce del sole. Tremava e faceva fatica a respirare. Ai piedi delle scale guard& #242; dietro.

Manny, in piedi vicino all’angolo della piscina, alz& #242; il dito medio e lo fece ruotare.

Pen si affrett& #242; a salire le scale, prosegu& #236; a passo rapido lungo la balconata fino al suo appartamento e apr& #236; la porta. Provava delle fitte al petto, le mancava l’aria. Sporco bastardo.

Quand’& #232; stata l’ultima volta che hai fatto l’amore?

Volevo parlarti del mio grosso cazzo e della tua calda f& #236; ga.

Le si piegarono le gambe. Scivol& #242; lungo la porta e fiss& #242; davanti a s& #233;.

Manny?

La voce non era la stessa, ma lui poteva averla contraffatta, quando aveva parlato al telefono.

Manny.

Appartamento 202. Con una chiara visuale della sua porta di ingresso e delle sue finestre. Sapeva chi riceveva e quando. Sapeva quando era in casa e quando era uscita, sapeva quando andava a coricarsi.

Sapeva quando era sola.

Manny.

 

Melanie doveva avercela fatta perch& #233; se dopo aver raggiunto la casa di Harrison avesse visto la Mercedes nel viale, avrebbe rinunciato e quindi sarebbe ritornata verso l’una e venti, l’una e mezzo al pi& #249; tardi.

Perci& #242; doveva aver battuto Harrison sul tempo, si era introdotta dalla porta di servizio e si era nascosta. Nell’armadio o magari sotto il letto.

Bodie guard& #242; l’orologio. Erano passati solo due minuti. Ora mancavano cinque minuti alle due.

Se Melanie fosse tornata indietro sarebbe qui da mezz’ora.

Fiss& #242; la bottiglia di birra vuota rigirandola lentamente fra le dita.

E io che cosa ci faccio in questo strano evolversi degli eventi?

Per cominciare, beviamoci un’altra birra.

Si alz& #242;, prese un’altra Corona dal frigorifero e l’apr& #236;. Se la port& #242; fuori. Si mise a sedere sulla sdraio, la leggera brezza impediva al sole di scottare troppo. Chiuse gli occhi e cerc& #242; di ricordare com’era Pen quando stava allungata sulla medesima sdraio.

Bevve un sorso.

Che cosa star& #224; facendo ora? Era uscita a cercare un nuovo appartamento? Stava chiedendosi perch& #233; loro non s’erano ancora fatti vedere con la sua roba?

Ehi, sono bloccato qui. Ti avrei portato la tua valigia, se avessi potuto. Fra l’altro, preferirei trovarmi l& #236; con te, invece che qui.

Appena torna Melanie.

Lei si tiene nascosta laggi& #249; finch& #233; le si presenta un’occasione per sgusciare fuori.

Naturalmente loro potrebbero prenderla.

Potrei andare laggi& #249; a piedi. Non ci vorrebbe pi& #249; di mezz’ora.

O telefonare a Pen. Lei ha l’auto. Andiamo da Harrison e poi che cosa? Bussiamo alla porta e chiediamo se c’& #232; Melanie? Davvero ingegnoso.

Ma il pensiero di telefonare a Pen gli acceler& #242; il battito del cuore. Poteva riferirle di Melanie. Potevano discutere insieme la situazione. Forse lei sarebbe venuta l& #236;. Soli in casa. Oh, piantala, ordin& #242; a se stesso.

Sar& #224; meglio chiamarla.

Pos& #242; la bottiglia di birra sul tavolo e rientr& #242; in casa. Compose il numero dell’Ufficio Informazioni, diede il nominativo di Pen all’operatore e sent& #236; la voce registrata che trasmetteva il numero. Lo scrisse su un foglietto e lo compose.

Lasci& #242; squillare il telefono dieci volte, poi riagganci& #242;.

Usc& #236; di nuovo e sedette al sole. Bevve un po’ di birra e mise gi& #249; la bottiglia. Poi chiuse gli occhi.

Poteva chiamare un taxi e farsi portare da Pen. Era un’idea.

Ciao, ho fatto una scappata per vedere come stai. Melanie? Oh, & #232; nascosta in casa di Harrison a raccogliere indizi.

 

Pen, incapace di leggere dopo essere tornata dalla lavanderia, aveva acceso il televisore e sedeva fissando lo schermo, la mente concentrata su pensieri confusi. Le telefonate, suo padre, il fucile, cambiare casa, Joyce e Harrison che tradivano suo padre e forse tentavano di assassinarlo, la visione di Melanie, Bodie nella sua camera la sera prima, la gelosia di sua sorella.

Poi era scattato il timer e lei era dovuta scendere di nuovo nella lavanderia.

Il fucile era fuori questione, perci& #242; aveva portato con s& #233; un lungo coltello avvolto in un asciugamano sotto il braccio.

Mentre trasferiva la biancheria umida dalle lavatrici alle asciugatrici, si era aspettata di vedere Manny sgusciare nello stanzone, per aggredirla stavolta, ma lui non s’era visto.

Ora aspettava di nuovo. Il ciclo dell’asciugatrice sarebbe finito fra poco e lei sarebbe dovuta tornare nella lavanderia. L’asciugamano con il coltello giaceva sul tavolo davanti a lei. Non sarebbe andata gi& #249; senza il coltello.

Forse Manny era solo uno sbruffone. Non aveva fatto nessun tentativo.

Forse dovrei lasciare il coltello.

Ma Manny era eccitato, si vedeva, voleva saltarmi addosso. Se avessi mostrato il minimo interesse, mi avrebbe sbattuta sul pavimento e…

Manny non & #232; l’uomo delle telefonate.

Manny non ha fatto scivolare il biglietto sotto la porta.

Manny ti affronta nella lavanderia seminudo, e tenta di impressionarti. Non & #232; il tipo che fa telefonate anonime.

Pen si appoggi& #242; allo schienale del divano e corrug& #242; la fronte allo schermo del televisore.

Aveva provato un certo conforto nel credere che si trattava di Manny. Lui era reale, lo conosceva, un nemico contro cui proteggersi. Non, una presenza senza volto, non un estraneo qualsiasi che la perseguitava. Meglio Manny con il suo sogghigno e gli short da ginnastica gonfi davanti…

S’irrigid& #236; all’improvviso squillo di un campanello.

Voglio venire…

Non era il telefono, era il timer.

Pen si alz& #242;, si batt& #233; la mano sulla tasca dei calzoncini per assicurarsi di avere le chiavi, poi prese l’asciugamano con dentro il coltello. Si cacci& #242; l’asciugamano sotto il braccio, prese il cesto della biancheria e usc& #236; di casa.

Le tende di Manny erano scostate. Lei non lo vide a nessuna finestra, ma questo non provava niente; poteva restarsene indietro di pochi passi, nascosto nella penombra di una stanza, osservandola senza farsi vedere.

Si affrett& #242; lungo la balconata e gi& #249; per le scale. Passando davanti alla piscina sent& #236; della musica che usciva da un appartamento. Un segno di vita. Rassicurante.

Aveva lasciato lo stanzone della lavanderia chiuso a chiave e lo trov& #242; chiuso quando lo raggiunse.

Naturalmente, Manny aveva la sua chiave.

Pen pos& #242; il cesto, frug& #242; in tasca e tir& #242; fuori le chiavi. Apr& #236; la porta e sbirci& #242; dentro.

Nessuno.

Accese la luce. Poi spinse il cesto con il piede attraverso l’uscio e si chiuse dentro.

L’asciugatrice girava ancora.

Lei l’aveva programmata per un’ora.

Avrebbe dovuto fermarsi cinque minuti prima.

Raccolse il cesto e si avvicin& #242; alla macchina. Il timer indicava che mancavano quattro minuti.

Devo aver sbagliato a programmare il timer in cucina, concluse Pen.

Cos& #236;, oppure qualcuno & #232; stato qui e ha trafficato con il quadrante della macchina.

Sono diventata paranoica, devo piantarla.

Chinandosi, pieg& #242; le dita sulla maniglia dello sportello dell’asciugatrice. A un tratto, ebbe paura di aprirla.

Dentro potrebbe esserci qualsiasi cosa.

Magari un gatto morto? Con un biglietto legato alla coda: «Che ne dici del gattino? »

Stai perdendo la testa, Pen.

Si costrinse ad aprire lo sportello. La macchina era ferma; e lei respir& #242; alla vista di un lembo di un lenzuolo.

Si accovacci& #242; e guard& #242; nel cestello buio. Sembrava che non ci fosse niente tranne la biancheria.

Allung& #242; il braccio nell’interno e afferr& #242; la stoffa calda con tutte e due le mani.

Niente le si aggrapp& #242; alle dita.

Certo che no.

Non c’era niente di strano, tranne che nella sua mente.

Pen sollev& #242; un mucchio di panni e li lasci& #242; cadere nel cesto.

All’inferno, pens& #242; mentre allungava di nuovo il braccio. Ci sono un sacco di cose che non vanno, il mondo intero non va.

Ma nessuno mi ha lasciato un regalo.

Almeno lo spero.

Fin& #236; rapidamente di svuotare il cestello della macchina.

Mise l’asciugamano con il coltello sopra al mucchio di panni, sollev& #242; il cesto e si affrett& #242; a uscire dalla lavanderia.

Met& #224; piscina era in ombra, ma lei cammin& #242; sotto il sole e scosse la testa.

Un gatto morto nell’asciugatrice.

Topi famelici.

Dio santo, le cose sono gi& #224; abbastanza brutte senza che io mi inventi delle sorpresine.

Raggiunse le scale.

Quasi al sicuro.

Mentre le saliva immagin& #242; Manny che la guardava dalla finestra.

Lui & #232; l’ultima delle mie preoccupazioni, pens& #242; Pen. & #200; un verme, non & #232; quello delle telefonate. Posso manovrarlo.



  

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