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Richard Laymon 9 страница



«Per la maggior parte da professionisti con l’equipaggiamento per azionare l’accensione…»

«Parli come se fossi una professionista», not& #242; Bodie.

«Ho scritto qualcosa in proposito e ho svolto qualche ricerca», spieg& #242; Pen.

«Io non posso credere che abbia usato la sua auto», tagli& #242; corto Melanie.

«Ci saranno migliaia di Porsche a Los Angeles. Perlomeno. Lui piazza una targa rubata sulla sua Porsche prima di investire pap& #224;, poi se ne torna a casa tranquillo e beato e ce la lascia finch& #233; la fa riparare. Ha la Mercedes. Pu& #242; lasciare la Porsche in garage per qualche settimana, poi, magari, la fa riparare fuori dallo Stato. Svolta qui, Bodie, poi prendi la prima a sinistra. »

Bodie rallent& #242;, svolt& #242; attorno all’angolo, vide l’incrocio a breve distanza e mise la freccia.

«La terza casa sulla destra», annunci& #242; Pen.

«Che cosa facciamo? » volle sapere Bodie. «Entriamo e chiediamo di vedere la Porsche? »

«Passa davanti alla casa, per cominciare. E non rallentare. »

Mentre compiva la curva, Bodie vide la Mercedes di Harrison parcheggiata nel viale della terza casa.

«Maledizione! » mastic& #242; Melanie.

«Peccato che non sia andato a messa con Joyce», comment& #242; Bodie.

La casa di Harrison, a differenza di quelle dei vicini, era una costruzione a un piano stile ranch. Sembrava pi& #249; moderna delle altre. Mattoni rossi, il tetto a tegole pure rosse, davanti alla Mercedes un cancello di ferro battuto.

La testa di Pen blocc& #242; la visuale di Bodie quando lei si sporse fra i sedili per guardar fuori dal finestrino di Melanie. Quando si tir& #242; indietro, avevano gi& #224; superato la casa.

«La Porsche dev’essere in garage», concluse Pen.

«Allora che facciamo? » domand& #242; Bodie.

«Non possiamo far niente mentre lui & #232; in casa. »

«Perch& #233; non andiamo a far colazione? »

«D’accordo. »

Bodie si ferm& #242; all’angolo, diede la precedenza a una Mustang, poi mentre attraversava l’incrocio vide ferma vicino al marciapiede una Lincoln Continental. Il cuore diede un balzo.

«Mio Dio! » ansim& #242; Melanie.

Bodie fren& #242; di colpo.

Pen torn& #242; a sporgersi avanti. «& #200; la macchina di pap& #224;. »

«Sei sicura? »

«Quel portapipe sul cruscotto. Gliel’ho regalato io qualche anno fa per Natale. »

Bodie scosse la testa. «Dunque qualcuno non & #232; a messa. »

«Miserabile puttana», sibil& #242; Pen. «Gli fa le corna con… Oh, che squallida storia…»

«Io l’ho sempre saputo. » Melanie sembrava orgogliosa di se stessa.

«Dio, se pap& #224; lo sapesse, ne morirebbe. Come pu& #242; fargli una cosa simile? » Pen si tir& #242; indietro. «Voglio andare a casa», decise con un filo di voce.

Bodie ripart& #236;.

«Non a casa di quella puttana», dichiar& #242; Pen tirando su con il naso. «Non voglio rivederla mai pi& #249;. »

Melanie sogghign& #242;.

«A casa tua? » domand& #242; Bodie.

«S& #236;, per favore. »

«E quello delle telefonate? »

«Chi se ne importa? »

 

 

Bodie insist& #232; per accompagnare Pen nell’appartamento. Melanie rimase con loro. Questa volta nessun biglietto era stato lasciato sotto la porta.

«Sei sicura che starai bene? » domand& #242; Bodie.

«Ho solo bisogno di restare sola. »

«Non capisco perch& #233; sei sconvolta, cos& #236; all’improvviso», osserv& #242; Melanie. «Pensavo fossi gi& #224; convinta che quei due vanno a letto insieme. Quanto & #232; successo non fa che confermarlo. »

«S& #236;, & #232; una conferma. Ragazzi, ci vediamo pi& #249; tardi, d’accordo? Vi dispiace farmi il favore di portarmi la mia roba? Non voglio tornare in quella casa, a meno che vi sia costretta. »

«Certo», acconsent& #236; Bodie. «Forse dovresti ricollegare uno dei telefoni, nel caso dovessimo metterci in contatto. »

Pen annu& #236;.

Poi i due se ne andarono.

Pen sedette sul divano, appoggi& #242; i gomiti sulle ginocchia e affond& #242; il mento fra le mani. Fiss& #242; la parete.

Accidenti, lei non aveva creduto che Joyce se l’intendesse con Harrison. L’aveva sospettato, naturalmente, ma non l’aveva creduto. Era terribilmente immorale.

Probabilmente in quel momento lei era nel letto di Harrison. E pap& #224; in ospedale, vivo per miracolo.

E l’avevano fatto anche ieri, sicuro. Appena tornati dall’ospedale, nel letto di pap& #224;.

Che razza di donna era Joyce?

Una donnaccia che avrebbe cercato di uccidere pap& #224;. Perch& #233; no? Una puttana del tutto priva di coscienza.

E Harrison?

Sicuro, lui.

Pap& #224; si fidava di lui, lo trattava come un figlio, credeva che avessi perso l’uso della ragione quando mi sono rifiutata di rivederlo; probabilmente sperava che ci sposassimo e non vedeva l’ora di avere dei nipotini. Quasi mi mettevo a piangere vedendo l’espressione delusa del suo viso. «Voi due siete fatti l’uno per l’altra. » Giusto, pap& #224;, ma lui & #232; uno sporco, sadico egocentrico. Solo che non potevo dirtelo, non potendo denunciarlo per non darti un grosso dispiacere. Grave errore.

S& #236;, pap& #224;, Harrison, il tuo protetto, mi ha violentata. Che ne dici? E non l’ha fatto troppo gentilmente. Vuoi vedere i lividi, i segni dei denti?

Tremando, Pen si appoggi& #242; ai cuscini del divano, ne strinse uno al petto.

Era stata una stupida a permettergli di portarla a casa sua, quella sera.

 

Avevano cenato da Scandia  dove lui s’era mostrato affascinante e divertente. Avevano bevuto due bottiglie di champagne dopo i margarita. Lei si sentiva bene, quando erano usciti dal ristorante.

«Che cosa ci facciamo qui? » aveva chiesto Pen quando aveva visto che l’auto s’era fermata nel viale della casa di lui.

«Il falcone maltese  comincia fra cinque minuti. Vuoi vederlo, no? »

«Guardiamo la televisione? »

«Prendiamo un caff& #232;, ci rimettiamo in sesto e dopo ti accompagno a casa. »

La sua mente le aveva lanciato un avvertimento, ma lei lo aveva ignorato. Erano entrati. Pen si era seduta sul divano. Harrison era andato in cucina a preparare il caff& #232;. Quando era tornato, s’era seduto accanto a lei. Le aveva tenuto la mano, cosa perfettamente accettabile.

Si era assentato di nuovo dopo il primo spot pubblicitario ed era riapparso con il caff& #232; nelle tazze.

«Scommetto che non sapevi che facevo il detective privato. Un vero Sam Spade. »

«Facevi l’investigatore privato? »

«Scommetto che non lo sapevi. »

«Scommetto che non ci credo. »

Lui si era allontanato, Pen aveva bevuto qualche sorso di caff& #232;. Lui era rientrato con una scatola da scarpe e si era seduto vicino, con la scatola sulle ginocchia. Ne aveva levato una pistola in una fondina. «La mia calibro 38 a canna mozza», aveva detto.

Eccoci qui sbronzi e lui tiene in mano una pistola. «Vediamo», aveva detto Pen. Lui le aveva dato la pistola. Lei l’aveva sfilata dalla fondina e aveva girato la canna verso la faccia.

«Ehi, attenta! »

Nel cilindro erano visibili i proiettili. «Cristo, & #232; carica! » aveva esclamato Pen.

«Naturalmente. »

Lei aveva posato l’arma sul tavolino davanti a loro. «Hai mai sparato a qualcuno? »

«No, ma ho dovuto estrarla un paio di volte. La ditta per cui lavoravo si occupava anche di Security. »

«Dev’essere stato eccitante. »

«All’inizio s& #236;. Poi & #232; diventato noioso. »

Lui aveva preso dalla scatola un portafoglio di pelle e glielo aveva dato. Dentro c’era un distintivo con inciso sopra Agente Speciale. Nella custodia c’era la sua carta d’identit& #224; e l’attestazione che Harrison era un agente della Robert Abrams Private Investigations, Inc. «Magnifico», aveva detto Pen. «Dunque sei stato veramente un detective privato. »

«Per due anni, mentre frequentavo la facolt& #224; di legge. Avevo bisogno di soldi e ho pensato che sarebbe stata una buona esperienza. Avevo anche queste. » Harrison aveva sollevato dalla scatola un paio di manette.

«Le hai mai usate? » s’era informata Pen.

«Certo. Ho eseguito un paio di arresti. Ti faccio vedere come si fa? »

«Mah, non so. »

«Ehi, vuoi fare la scrittrice, no? Devi sapere queste cose. Alzati. »

«Che cosa vuoi fare? »

«Tu sei un tipo sospetto. Ti ho appena beccato. » Harrison si era alzato puntando l’indice verso di lei, e aveva fatto scivolare in tasca le manette. «In piedi. »

Ridendo, Pen si era alzata.

«Al muro. »

«Questo & #232; solo un pretesto per tastarmi», aveva osservato.

«Mani contro il muro. »

Lei aveva premuto le mani contro il pannello, sopra la testa.

Harrison le aveva dato un colpetto al fianco. «Non tentare di fare trucchi. »

«Hai detto proprio cos& #236;? »

«Credo di aver detto: ‘Fa’ una mossa e sei morto’. »

«Peggio ancora. »

Con un piede l’uomo aveva agganciato la caviglia destra di Pen e le aveva piegato il piede. Stessa operazione con l’altro piede. Senza l’appoggio del muro, lei sarebbe caduta.

«Ti ho immobilizzata», aveva spiegato Harrison. «Ti servono tutte e due le mani per tirarti su. »

«Vero. »

Lui le aveva cacciato un dito contro la schiena e aveva cominciato a palpare con la mano sinistra.

Ci siamo, aveva pensato Pen. «Non lasciarti trasportare eccessivamente, eh? »

«Devo assicurarmi che non sei armata. »

Harrison le aveva passato le mani sui fianchi e sulle gambe. Non le aveva sfiorato i seni, n& #233; l’inguine e il posteriore. Pen era impressionata. Forse l’ho giudicato male, aveva pensato. Forse & #232; un bravo ragazzo, dopo tutto.

«Va bene, sei pulita», aveva confermato lui. Poi le aveva fatto scattare un bracciale attorno al polso destro e le aveva piegato il braccio dietro la schiena. Aveva abbassato il braccio sinistro di Pen scostandola dalla parete e aveva fatto scattare l’altro bracciale attorno al polso. «Qualche domanda? »

«Hai una chiave per le manette? » aveva chiesto lei e si era voltata.

E aveva visto l’espressione della sua faccia.

«Ora la prigioniera & #232; sotto il mio controllo. »

«Harrison. »

«Sei in arresto. »

«Lasciami andare. »

«Uh, uh. »

Lei era indietreggiata contro la parete. «Non farlo. »

Lui aveva allungato il braccio per abbassarle le spalline dell’abito da sera.

«Guarda che mi metto a urlare. »

«E io ti caccio qualcosa in bocca, cos& #236; ti sar& #224; difficile respirare. Rilassati. » Le spalline si erano allentate, lui le aveva abbassate denudandole i seni. Aveva gli occhi vitrei, la faccia arrossata. Aveva tirato l’abito di Pen finch& #233; era scivolato ai piedi. Lui si leccava le labbra e le stringeva i seni.

«Ti far& #242; arrestare», aveva sibilato Pen con voce tremante. «Sarai radiato dall’albo. »

«Balle. Lo sanno tutti che esci con me. Sei venuta qui dopo una lussuosa cena. Chi creder& #224; che sei stata costretta? » Le mani di Harrison scivolavano sul corpo di lei, le dita si erano infilate sotto l’elastico delle mutandine.

«Bastardo! » Lei gli aveva sferrato una ginocchiata; ma aveva fallito il bersaglio, colpendolo alla coscia.

Lui aveva lanciato un grido, era barcollato all’indietro, poi si era lanciato verso di lei spingendola con una spalla contro il muro. Un pugno era calato sul ventre di Pen. Con il fiato mozzo, lei si era piegata in due.

Poi s’era ritrovata sul pavimento, intontita e ansante mentre lui le toglieva le mutandine. «& #200; giunto il momento, baby», aveva mormorato Harrison. «& #200; ora. » Le aveva sfilato le mutandine. «& #200; ora di pagare, baby. Non puoi menare per il naso un poveraccio in eterno. » Lui s’era slacciato la cintura. «Un uomo non & #232; fatto di legno. Che ci vuole? Non sono abbastanza bello per te? Sei lesbica? & #200; cos& #236;? » Lui aveva gettato da parte i pantaloni.

«Bastardo. »

«Sono io, sono io. » Harrison si era abbassato gli slip e li aveva sfilati. «E tu chi sei? Un fottuto iceberg. Che cosa ci vuole per farti abbassare le mutande? Un atto del Congresso? » Lui aveva riso bruscamente. «Le manette, ecco che cosa ci vuole. » Le aveva allargato le gambe con un calcio, si era messo in ginocchio e s’era strappato di dosso la camicia.

«Non farlo! » lo aveva supplicato Pen.

«& #200; ora di pagare, baby. Ti fotto fino a farti saltare il cervello. E vuoi sapere una cosa? Ti piacer& #224;. Sicuro. Quando & #232; stata l’ultima volta che ti & #232; saltato il cervello? »

«No! »

 

Che cosa aveva detto? Saltare il cervello.

L’aveva detto realmente? La stessa frase che aveva pronunciato l’individuo al telefono.

Pen sent& #236; le lacrime spuntare agli angoli degli occhi.

Era appoggiata all’indietro sul divano, i denti serrati, il cuscino schiacciato contro il petto, le gambe cos& #236; unite da farle male. Si raddrizz& #242;. Si asciug& #242; gli occhi con la manica della camicetta. Una lacrima le era scivolata nell’orecchio destro. Avvolse la punta di un dito nel lembo della camicetta e si asciug& #242; l’orecchio.

Cristo, lo stupro.

Harrison si era poi profuso in mille scuse. Quella notte stessa e la mattina dopo al telefono. Le aveva perfino mandato una dozzina di rose rosse. Pen sapeva che non provava nessun rimorso; aveva solo paura che lo denunciasse.

Ero ubriaco, non sapevo quello che facevo.

Lo sapevi, eccome.

Saltare il cervello.

Poteva essere Harrison quello che aveva telefonato venerd& #236; sera? La voce non sembrava la sua. Forse l’aveva camuffata.

Ma perch& #233; chiamarla? Lui e Joyce…

Non era lui, concluse Pen.

Sei sicura?

And& #242; in bagno. Si soffi& #242; il naso. Allo specchio, i suoi occhi erano arrossati, le palpebre gonfie. A un tratto li socchiuse.

Si affrett& #242; nello studio. La cassetta era ancora inserita nella segreteria telefonica da quando Melanie e Bodie ve l’avevano lasciata. Riavvolse il nastro e lo azion& #242;.

Ascoltando la voce, rivide mentalmente Harrison che si inginocchiava sopra di lei, nudo. Le si serr& #242; lo stomaco, le martellava il cuore. Le gambe si piegavano. Lei era sul pavimento, Harrison la penetrava mordendola, le braccia ammanettate dietro la schiena doloranti, le parole oscene le riempivano la testa.

Poi risuon& #242; la voce di Joyce. Pen spense la segreteria telefonica e si lasci& #242; cadere sulla sedia della scrivania.

La voce non suonava affatto come quella di Harrison.

L’uomo delle telefonate oscene, lo stesso che aveva lasciato il biglietto sotto la porta, non era Harrison.

Ma aveva l’anima sporca di Harrison.

«Va’ all’inferno, bastardo», mormor& #242; Pen.

 

Bodie fin& #236; di leggere il rapporto e lo pass& #242; a Melanie. L’agente dall’altra parte della scrivania era occupato al computer. Batteva velocemente i tasti con aria efficiente. Ben diverso dal poliziotto che batte a macchina con due dita, pens& #242; Bodie. Ma gi& #224;, qui siamo a Beverly Hills. Evidentemente i poliziotti di qui non assomigliano agli altri.

Quando Melanie ebbe finito di leggere, pos& #242; il rapporto sulla scrivania dell’agente. Lui piroett& #242; sulla sedia girevole e li guard& #242;. «Avete trovato quello che cercate? » domand& #242; con voce gradevole.

Sembrava pi& #249; giovane di Bodie.

«C’era soltanto quell’unico testimone? » s’inform& #242; Bodie.

«La moglie? Lei & #232; l’unica di cui siamo al corrente, per il momento. »

«Che succede adesso? » volle sapere Bodie.

«Abbiamo diramato una comunicazione a tutte le autofficine di Los Angeles e Orange County. Sono state avvertite di comunicarci subito se un’auto sportiva viene lasciata per una riparazione alla parte anteriore del veicolo. Inoltre stiamo controllando i furti d’auto. Se un automobilista & #232; coinvolto in un incidente e fugge, di solito la prima cosa che fa & #232; quella di denunciare il furto della sua macchina. »

«Logico», comment& #242; Bodie.

«Abbiamo ricevuto pi& #249; di due dozzine di denunce di auto rubate dal giorno dell’incidente e stiamo esaminandole. Credo che ci sia una buona possibilit& #224; che una di queste risulti essere il veicolo che ha investito il signor Conway. »

«Lo spero», disse Bodie e guard& #242; Melanie.

«Suppongo che sia tutto», convenne Melanie e si alz& #242;. «Grazie dell’aiuto. »

«Sono qui per questo. Se possiamo esservi utili, non esitate a telefonare o a venire. » L’agente tese a Melanie il suo biglietto da visita, lei lo guard& #242; e annu& #236;.

«Perch& #233; non gliel’hai detto? » domand& #242; Bodie mentre attraversavano il parcheggio.

«Non era nelle mie intenzioni. »

«Ma loro avrebbero potuto accentrare le indagini su Harrison. »

«Che dovevo dire? Che so che & #232; stato quel bastardo perch& #233; io sono dotata di facolt& #224; mediamene? »

«Potevi almeno dirgli che Harrison e Joyce hanno una tresca. »

«Potevi dirglielo tu. »

«Non mi sembrava che spettasse a me tirar fuori qualcosa del genere. Voglio dire, si tratta della tua famiglia. Se volevi che si sapesse, era l’occasione buona. » Bodie apr& #236; la portiera per Melanie, gir& #242; attorno al veicolo e sal& #236; al posto di guida.

«Torniamo a casa di Harrison», decise la ragazza. «Forse se ne sono andati, ormai. »

 

Pen esit& #242; davanti alla porta e si asciug& #242; le mani sudate sui pantaloncini corti. Sta’ calma, si disse. Non c’& #232; motivo di essere nervosa. Non & #232; mica il dentista, non devi farti otturare un dente. Non succeder& #224; niente di strano. Che cosa credi, che ti sparino?

Apr& #236; la porta ed entr& #242;.

C’erano parecchi altri clienti, ma lei si sentiva osservata, un’estranea che non aveva nessun motivo di trovarsi in quel negozio. Un rivoletto di sudore le scese sul fianco. Vi premette il braccio.

Parte della tensione si allent& #242; quando vide uno scaffale di libri vicino al banco. Libri. Territorio familiare. Si avvicin& #242; allo scaffale e vide The Shooter’s Bible,  La Bibbia del Tiratore scelto. La copia che aveva a casa probabilmente era vecchia di cinque anni, con informazioni non aggiornate. Sollev& #242; uno dei pesanti volumi dallo scaffale, ne sfogli& #242; le pagine e se lo cacci& #242; sotto il braccio decisa ad acquistarlo.

Non sono poi cos& #236; fuori posto, dopo tutto, pens& #242;. Probabilmente sono pi& #249; esperta di armi da fuoco delle persone presenti nel negozio.

So, per esempio, che le rivoltelle non hanno la sicura. Un silenziatore va bene per un’automatica, ma non serve su una rivoltella perch& #233; il rumore esplode attorno al cilindro. Non si resta colpiti da una pallottola, questa fa parte della cartuccia che rimane nella camera di scoppio. Con un’automatica basta premere gi& #249; il grilletto, ma con una semiautomatica basta premere il grilletto a ogni colpo. Una 357 Magnum richiede munizioni calibro 38.

Diavolo, non sono del tutto ignorante.

Sentendosi pi& #249; sicura, Pen si allontan& #242; dallo scaffale dei libri e si avvi& #242; lungo un corridoio. Vide fucili automatici e da caccia allineati nelle rastrelliere dietro il banco in fondo al negozio.

Si ferm& #242; davanti alla vetrina d’esposizione. L’impiegato all’estremit& #224; stava avvolgendo nella carta alcune scatole di munizioni per un uomo con una giacca da safari.

Nella vetrina c’erano pistole, teleobiettivi, fucili automatici, coltelli, manette…

Manette.

Pen le fiss& #242;.

Le avevano bloccato la circolazione, cosicch& #233; le mani erano intorpidite. E aveva profondi solchi nei polsi. Lei aveva sentito quelle manette conficcarsi nelle natiche mentre Harrison la violentava.

«Desiderava vedere un paio di manette? »

Pen guard& #242;, sorpresa, l’impiegato. «Uh, no. No, grazie. » Pos& #242; il libro sul banco. «Vorrei prendere questa. E anche un’arma. »

L’impiegato annu& #236;. La sua testa, in cima a un lungo collo, sembrava troppo piccola per il corpo. I capelli biondi e ondulati erano tagliati corti e i baffetti quasi invisibili. Ammicc& #242; a Pen attraverso gli occhiali con la montatura di metallo. «& #200; per difesa personale o…»

«Difesa personale», tagli& #242; corto Pen.

La piccola testa dell’uomo dondol& #242;. «Questo restringe il campo. Ci vuole qualcosa di leggero, ma abbastanza potente da fermare eventuali attacchi. » L’impiegato abbass& #242; la testa e frug& #242; nella vetrina. «Abbiamo una piccola Walther PPK, una semiautomatica a sette colpi. Le mostro anche la 32 e la 380. » L’impiegato si chin& #242; e allung& #242; il braccio per aprire il retro della vetrina.

«No», disse Pen. «Veramente io pensavo a un fucile da caccia. »

L’uomo inarc& #242; le pallide sopracciglia.

«Un fucile da caccia calibro 12. »

Lui si drizz& #242; di colpo. Nei suoi occhi parve balenare un lampo d’ammirazione. «Vuole proprio un’arma con potere d’arresto. »

«E quanto ho in mente. »

Lui si gir& #242; e sollev& #242; un fucile dalla rastrelliera sul muro. «Ecco un Marlin a pompa calibro 12, calcio in legno di noce, tutte le parti in acciaio. Caricatore a cinque colpi con le pallottole standard, o quattro se usa proiettili magnum. »

«Magnum? » ripet& #233; Pen.

«Sono pi& #249; lunghi di proiettili standard. Alta velocit& #224;. »

«Capisco. »

«Ecco, provi questo. » L’impiegato le pass& #242; il fucile. Era pesante e sembrava pericoloso. Le piaceva. Ma non sapeva che cosa fare, ora che reggeva il fucile. Dopo un’occhiata al mirino, lo riconsegn& #242; all’uomo.

«L’arma perfetta per la difesa in casa», spieg& #242; l’impiegato. Poi, parlando sommesso come se le rivelasse un segreto, soggiunse: «Lei & #232; a casa, di notte, qualcuno s’introduce furtivo… Lei possiede uno di questi aggeggi. L’uomo che si & #232; introdotto scopre che lei & #232; armata con questo balocco e sparisce. Dico: sparisce». Un largo sorriso si dipinse sulla faccia del giovane. «C’& #232; il caso che lei non debba sparare neppure un colpo. Chiude la porta della camera da letto, lo sente arrivare. Aspetta finch& #233; & #232; fuori dalla porta e poi…» L’impiegato s’interruppe piegando il braccio come se azionasse la pompa del fucile. «Lui sente e capisce che cosa ha in mano. Scappa. Il miglior deterrente del mondo… solo il suono del cane che si alza. »

«Mi piace», convenne Pen. «Quanto costa? »

«Duecentoventicinque, e le aggiungo una scatola di munizioni magnum. »

«Lo prendo. »

«Magnifico. »

«Quante pallottole ci sono in una scatola? »

«Cinque. »

«Mi dia altre quattro scatole di scorta. »

«Le occorre anche l’equipaggiamento per pulirlo. »

Pen annu& #236;.

Tornando a casa, si sentiva soddisfatta di s& #233;. Ce l’aveva fatta, aveva comperato un fucile.

Avrebbe dovuto farlo venerd& #236; sera. Le cose sarebbero andate diversamente. Niente cordone teso sulla porta, per cominciare. Nessuna testata contro il muro, per poco non si spaccava il cranio.

Non si sarebbe lasciata prendere dal panico.

E non avrebbe accoltellato Bodie.

Costava un sacco di soldi, ma li valeva.

E poi, concluse fra s& #233;, traslocare in un altro appartamento sarebbe costato come il fucile.

Ora non devi pi& #249; scappare.

Possiedi un fucile a pompa calibro 12 con pallottole magnum.

E mantieni la tua postazione.

 

 

Passarono davanti alla casa di Harrison. La Mercedes era sempre parcheggiata nel viale, la Lincoln Continental di Joyce era ancora parcheggiata a un isolato di distanza.

«Perch& #233; non torniamo a casa di tuo padre? » sugger& #236; Bodie. «Cos& #236; possiamo prendere la roba di Pen e portargliela. »

«Okay», approv& #242; Melanie.

A Bodie non garbava che Pen rimanesse sola nel suo appartamento. Gli sarebbe mancata. Non pi& #249; occasioni di andare nella jacuzzi con lei. E nessuna possibilit& #224; di sgusciare nella sua camera mentre Melanie dormiva.

Forse potevano convincerla a tornare.

Forse io  potrei convincerla. Non mi aspetto nessun aiuto in proposito da parte di Melanie. Ricordare a Pen le telefonate, il biglietto sotto la porta, spaventarla fino a costringerla a tornare. Se insisto troppo, per& #242;, Melanie non approver& #224;, potrebbe sospettare che io abbia in mente qualcosa di pi& #249; della sicurezza di Pen.

Se non altro avr& #242; occasione di vederla quando le riporteremo la sua valigia.

Forse lei ha gi& #224; cambiato idea. Ha avuto il tempo di calmarsi. Con un po’ di fortuna, pu& #242; darsi che l’uomo delle telefonate riehiami.

Bodie svolt& #242; in San Vicente e pens& #242; di chiamarla lui stesso. Dal telefono di Joyce. Avrebbe dovuto allontanarsi da Melanie abbastanza a lungo…

E se Pen riconosceva la sua voce?

Voglio venirti in bocca.

Voglio allargarti le gambe e infilarti il mio…

Non posso parlarle a quel modo. Neanche pensarci.

Potrei chiamarla e non dire una parola. Lei si spaventerebbe.

Uno sporco trucco, ma potrebbe convincerla a non restare sola nel suo appartamento. Il tipo potrebbe farle visita.

Bodie si chiese se Pen avesse ricollegato i telefoni.

«Hai deciso che cosa fare per la scuola? » chiese Melanie.

Lui scosse la testa.

«Non sei obbligato a restare, sai. Tutto questo… non & #232; un problema tuo. »

«Stai cercando di liberarti di me? » fece lui con un largo sorriso.

«Voglio solo che non ti senta obbligato a restare. Hai ottenuto quei corsi e… Non si sa che cosa succeder& #224; con pap& #224;. »

«Pu& #242; darsi che ti faccia una sorpresa e guarisca. »

«S& #236;, certo. »

«Mi fermer& #242; qualche giorno. E poi voglio aiutarti ad andare sino in fondo in questa storia di Joyce e Harrison. »

«Per questo non ci vorr& #224; molto. »

«Hai in mente un piano? »

Lei si strinse nelle spalle.

«Potresti sempre picchiare Joyce con un tubo di gomma per farle spiattellare ogni cosa», sugger& #236; Bodie.

«Buona idea. »

Bodie svolt& #242; e sal& #236; lentamente la stretta strada fino alla casa.

«Credi che potremmo mangiare qualcosa, prima che svenga? » chiese Bodie quando furono entrati.

«Certo. »

Melanie trov& #242; degli hotdog e dei panini nel frigorifero. Mise il tutto nel microonde. Intanto che si scaldavano, riemp& #236; due bicchieri di Pepsi e trov& #242; un sacchetto di patatine aperto. Bodie mangi& #242; qualche patatina mentre aspettava. Erano un po’ stantie e avevano uno strano sapore che gli ricordava l’acqua di una canna per innaffiare.

Melanie mise i panini e gli hotdog sui piatti. Bodie aggiunse un po’ di senape ai panini. Poi sedettero al tavolo in cucina.

«Dovresti preparare la roba di Pen, quando avremo finito. »

Melanie continu& #242; a masticare.

«Vuoi che ti aiuti? »

«Ti piacerebbe, eh? » replic& #242; lei.

Eccome mi piacerebbe, pens& #242; lui. «Allora posso aspettarli qui. »

E chiamare Pen?

Senza parlare, solo respirare.

Sarebbe per il suo bene.

Ma quando finirono di mangiare, fu Melanie ad avvicinarsi al telefono. La ragazza compose il 411.

«A chi telefoni? »

«All’Ufficio Informazioni. »

«Questo l’avevo capito. »

«Santa Monica», disse lei nel ricevitore. «Harrison Donner. Ventunesima Strada. »

Bodie s’irrigid& #236;.

Melanie premette il tasto per togliere la comunicazione e cominci& #242; a comporre un altro numero.

«Che accidenti vuoi fare? » sbott& #242; Bodie.

«Vedrai. »

«& #200; proprio quanto temo. »

«Pronto, Harrison? Sono Melanie Conway… Bene, grazie. Pap& #224; ne & #232; uscito… S& #236;, chiamo dall’ospedale. & #200; appena uscito dal coma… Non & #232; fantastico? A ogni modo ti ho chiamato per dirti che deve parlarti… No, non so di che cosa, ma suppongo che sia abbastanza importante. Potresti venire subito? Magnifico. Allora ci vediamo fra qualche minuto. » Melanie riappese.

Bodie la fiss& #242;.

«Andiamo», sugger& #236; lei.

«Che cosa…»

«Andiamo a dare un’occhiata alla sua Porsche», spieg& #242; Melanie.

«Cristo, Mel! »

 

Pen sedeva sul divano con la pesante scatola contenente il fucile sulle ginocchia. L’apr& #236; e sollev& #242; l’arma. Il legno e l’acciaio luccicavano alla luce che entrava dalla finestra dietro di lei. C’era un vago odore di lubrificante.



  

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