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 Benaresyama 10 страница



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       che poi mi viene così naturale... perchè dovrei cercare di essere qualcosa di diverso da quello che sono?

       Mi rendo conto che ho appena finito il mio primo vero viaggio, l'unico vero viaggio possibile: un viaggio iniziato senza sapere la data di ritorno, senza neppure sapere se ci sarà un ritorno; è uno spostamento del proprio asse di vita, non un condizione parziale e temporanea; non deve farti sentire lontano, perchè tutta la tua vita è lì con te. Partire con l'idea di scoprire qualcosa di nuovo nel mondo e dentro di te, senza mete e aspettative precise, ma con la curiosità e la meraviglia e la voglia di imparare di un bambino.

       Treno, è ancora treno, è ancora ferrovia, questa inarrestabile ragnatela metallica che si stende su monti e pianure, su colline e su rive di laghi; treni dolci culle morbide che ci trasportano l'anima con ritmici ondeggiamenti e non c'è niente di più bello che guardare fuori dal vetro senza nessun altro pensiero. Un treno è un genere di evento progettato per portare a certi risultati, ha scritto un indiano d'America; mi viene in mente come un treno rappresenti l'essenza del viaggio, dell'essere in movimento ed esserne il più possibile coscienti. Perchè questo è viaggiare.

       Sì, viaggiare è il senso di tutto, partire, andare via dal nido, trovare se stessi in altri posti, trovare quel poco di se stessi che è sparso in ogni posto del mondo, viaggiare al di fuori e dentro il proprio animo; andare con coraggio e curiosità alla ricerca del senso della vita, nascosto nelle facce degli indigeni che ti guardano strano e dopo due minuti sentirsi parte di loro; guardare le alte montagne e i laghi e i mari e respirare la libertà. Andare, mollare gli ormeggi, lasciare a terra tutte le catene che ci impediscono di prendere il volo, prendere la rincorsa e poi saltare e poi librarsi nell'aria come un gabbiano, in un lento planare verso un'altra terra, e poi da lì un altro salto e un'altra 151

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       rincorsa e un'altra planata... e non fermarsi mai, soprattutto.

       Non è cambiare casa, il senso della mia vita; non è vivere a Bologna.

       E' viaggiare, partire, partire, viaggiare, viaggiare, partire, non fermarsi mai.

       Questa è la mia vita e me la voglio portare dove mi pare, voglio essere padrone delle sue scelte e delle sue destinazioni, ed è per questo che soprattutto torno a Brescia, perchè nessuno può costringermi a stare da nessuna parte e non sento obblighi verso nessuno tranne me stesso, e poi non mi perderò tornando a Brescia, sarò libero là come lo sono qua e non sentirò nessun condizionamento perchè ho imparato ad essere libero e non è una cosa di quelle che si dimenticano, tesoro mio, proprio no. Così nessun dolore; nessun rimpianto; nessun trasferimento, in fondo, sono sempre io e sono solo da qualche parte nella mia vita, in bilico tra un burrone e un'autostrada.

       Arrivato a Verona e scoprii che non c'era coincidenza, il successivo treno per Brescia era oltre due ore dopo. Okay, undici di sera a Verona e niente da fare per le due ore successive; pian piano mi portai le borse fino in centro passando in rassegna gli alberghi che avevo contemplato con Anna la volta precedente.

       Mi lasciai trasportare dai miei piedi per vie interne e giunsi in piazza Bra passando sotto un arco; era mezzanotte ma c'era pieno di gente che passeggia ed erano tutti adorabili, bellissimi.

       La piazza era incantevole; piena di luci e di monumenti e del dolce suono della fontana in mezzo ai giardini. Mi sedetti su una panchina con i giardini alle spalle, protettivi sulle coppiette di innamorati, e l'Arena di fronte a me maestosa illuminata dalla luce di graziosi lampioncini tetraedri; alla mia destra un'edificio in stile ellenico di origine e utilizzo sconosciuto, ma che faceva una splendida figura; alla mia sinistra i ristoranti i bar le pizzerie e la gente che usciva dalle 152

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       viuzze del centro storico dietro all'Arena. Rimasi estasiato dal solo fatto di esserci e di potermi godere una scena così bella; sentivo l'emozione pervadermi e accelerarmi il battito cardiaco, e tanto più godevo al pensiero di esserci capitato quasi per caso, per una coincidenza ferroviaria che non esisteva, e sentii come un senso di predestinazione, ringraziai il cielo di avermi fatto prendere quel treno e di avermi costretto a passare due ore a Verona, splendida città adorata. Vedevo l'angolo della piazza dove io e Anna ci eravamo fermati tempo prima e mi assalì la nostalgia; tirai fuori un foglio e una penna e mi congelai le mani per scriverle una lettera, mia amata Anna, ma ne valeva la pena; era una bellissima lettera, o così almeno mi pareva. Poi fumai un'altra sigaretta e passeggiai davanti alla panchina guardando la gente che passava; e infine mi infilai una borsa a tracolla, raccolsi l'altra e partii accompagnato dal ritmico rintocco dei miei stivali sull'asfalto.

       Sulla via del ritorno in stazione mi fermai in una birreria a mangiare qualcosa e c'era questo barista grandioso, simpatico, premuroso che aveva interrotto una partita a carte con i suoi amici; quasi mi dispiaceva; era ormai l'una e mezza nel frattempo e aspettai e scrissi qualche appunto e poi era ora di tornare a casa. A malincuore salutai Verona promettendole che sarei tornato presto, mia cara Verona.

       E poi arrivai a Brescia. Per starci, stavolta. Camminai dalla stazione a casa e tutto era pace, era felicità; eccomi, gente, sono, tornato.

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       Tornai a casa, dunque. Tornai nella mia cara vecchia odiosa Brescia, dalla mia amata Anna e da tutti i miei amici; tornai al mio vecchio lavoro per tirare avanti mentre la sera uscivo a cazzeggiare e poi passavo le notti a scrivere - che ormai Ramon e Rino e gli altri mi avevano contagiato - ma senza concludere niente e senza rimorsi, chè mi bastava esserci e fare tutte quelle piccole e grandi avventure che adoravo più che mai, avventure di un giorno o due, niente di epico o realmente sconvolgente, ma sufficienti a sentirmi vivo; sentire sulla pelle quelle piccole o grandi emozioni che corrono rapide tra le persone che si amano - che poi, forse, non esistono emozioni piccole.

       Sono tutte grandi. Del resto lo dice anche Cody - quel disgraziato inarrestabile amico di Jack - che la vita è tanto sacra che non c'è bisogno di fare nient'altro che viverla. Così per qualche giorno tutto era perfetto, stupendo.

       Tuttavia erano passati solo pochi giorni e una sera avevo appena finito una partita a calcio ed ero andato a mangiarmi un panino e c'era stato un lungo silenzio in birreria tra me e quel paio di amici che erano con me; mi erano tornate in mente le frenetiche scoppiettanti chiacchierate di Bologna e improvvisamente avevo sentito una fitta di delusione, 154

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       che poi prima di addormentarmi era diventata davvero paura; paura che tutto sarebbe tornato esattamente come prima, stesse abitudini, stesse delusione, stessi pallidi brevi momenti di serenità e quella terribile assenza di entusiasmo... no, non ci stavo, non doveva essere così. A Brescia, okay; ma non potevo permettere che tutto quello che avevo vissuto e imparato a Bologna svanisse così inglobato dalla ragnatela della vita quotidiana, e allora decisi di esplodere un'altra volta.

       Così Sabato mattina lavori e ti svegli alle sei anche se la sera prima sei andato a dormire alle due e poi esci ed è un fantastico mezzogiorno di sole e corri a casa a cambiarti e poi passi a prendere Anna a scuola; la porti a fare un giro nel breve tempo che ci metterebbe il suo autobus a tornare a casa (la porti a fare un giro perchè ormai non riesci più a stare fermo, vuoi solo muoverti, muoverti, e vuoi che lei si muova con te) la baci per salutarla quando deve scappare a casa e poi incontri un'altra decina di persone e quando sono le tre scappi in stazione e parti per Bologna per passare a salutare tutti gli amici e fare una bella serata tutti insieme visto che sei partito di corsa senza salutare nessuno e il viaggio è adorabile come al solito, arrivi a Bologna mentre il tramonto infuoca la pianura e Ramon è lì che ti aspetta, vai a casa e ceni in fretta e poi si è fuori di nuovo a fumare e ridere e passeggiare e parlare di vita e a rispondere a tutti che ti chiedono perchè te ne sei andato, comunque sia non senti nessun rimorso; proverbiale sballatissima serata intensa e profonda e vai a dormire rilassato e in pace con il mondo intero, scatti giù dal letto Domenica mattina che sono le nove perchè vuoi tornare a casa in tempo per il pomeriggio, e c'è questo magnifico viaggio in macchina con un'amica di Ramon che è passata a trovarlo e mentre lei guida tu ti godi il tranquillo sonnacchioso paesaggio mentre chiacchierate di vita e di viaggi e di 155

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       meravigliosi posti dove andare concludendo che questa pianura padana è già un meraviglioso posto dove andare e poi compaiono i monti innevati intorno al lago di Garda e ti fai lasciare a Desenzano per passare a trovare Cico che come al solito ha due milioni di cose da fare persone da vedere libri da leggere e allora appuntamento al prossimo week-end e scappi ancora in stazione la stazione sopraelevata di Desenzano dove tu e Anna avete dato spettacolo mesi fa e poi nemmeno mezz'ora-treno e sei ancora a Brescia e hai solo l'imbarazzo della scelta tra una partita a pallavolo in parrocchia o Anna e una sua amica da portare in giro e i ragazzi - i tuoi vecchi amici che nel frattempo sono tornati vivi e sembrano più adorabili, ora

       - che vogliono andare a Trento a trovare il caro Samuele e alla fine si decide per andare a Trento e alle cinque siete su; saluti e baci e un thè caldo perchè lui sta in montagna, diavolo; poi si torna a casa ed è sera, e c'è il tempo per invitare chi vuole a cena a casa tua e quelli che non possono li incontri dopo e c'è questa frenesia nell'aria che è un piacere, tutti al massimo dei giri; si vola in sala giochi e ridi e fumi e canti e corteggi la ragazza di un tuo amico e poi torni a casa cantando Lorenzo e sì, sì, così

       ma non è ancora finita perchè Lunedì ti alzi presto perchè Anna adorabile non l'hai vista ieri sera e allora ti alzi apposta per andarla a trovare all'entrata di scuola - e sai quanto lei adora questo - e vedi brillare ancora una volta i suoi occhi e pensi che non hai mai amato così nessuna, e poi la stessa mattina passi a trovare due o tre amici malati o in ferie o in licenza - compresa quella famosa ragazza del tuo amico - e quando è l'una e vai a lavorare hai già fatto una vita e siamo solo all'inizio della settimana gente, riuscirai a resistere fino a Sabato?

       Riuscirai a sopravvivere a te stesso?

       Hai voglia di partire, di andare, di fare, di fare tutto, di uscire scardinando la porta e ribaltare il mondo, e arrivare più in là possibile, 156

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       prima camminando e correndo, poi in ginocchio, poi strisciando, ma sempre più in là e chi si ferma è perduto, gente...

       Hai voglia di rompere i manuali, di scappare dal labirinto e prendere l'autostrada, e uscire dall'autostrada a metà tra un casello e l'altro, e poi ancora via, e sederti per terra e salire in piedi sulle sedie e sui tavoli, sì, sì, così, così.

       E Domenica si va a Venezia, che c'è un amico da andare a trovare.

       Insomma per concludere ora è Domenica mattina e mi trovo in stazione e sto partendo un'altra volta; con sugli stivali la polvere delle stazioni di mezzo Nord Italia e di strade piazze chiese castelli bar pizzerie palestre camere alberghi; in questo inquieto vagabondare alla ricerca di qualcosa che poi forse è solo nella mia anima, ed è la verità; insomma sono in stazione e sto partendo un'altra volta, un'altra volta ancora, e mi guardo intorno per cogliere ogni dettaglio di questo sacro momento che è la partenza, perfetta, senza fretta di andare nè voglia di restare, tutto è a posto finchè sei in movimento; e va bene anche avere ogni volta un punto di partenza e uno di arrivo perchè, vedi, tanto non sai mai cosa c'è in mezzo; mi guardo intorno oltre gli occhiali da sole e c'è questa languida marea di borse e sigarette accese, e l'aria indecisa fresca-tiepida di Marzo. Gente che viaggia, ecco, e nell'impeto magico del movimento tutto è improvvisamente perfetto, di quella perfezione così a lungo negata all'essere umano; la perfezione che è come una splendida bestia rara, una volpe bianca inafferrabile che corre veloce nei boschi nelle città sui binari di una ferrovia, e per riuscire a vederla un istante (che poi è l'unica cosa che ci è concessa) non c'è altro da fare che correre veloce con lei, partire, fuggire, spostarsi, muoversi, viaggiare andare ancora senza tregua forzati come pazzi incatenati alle grandi macchine della vita come anelli della catena di trasmissione di un gigantesco motore che ci sovrasta invisibile, tra noi e il cielo e noi 157

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       che andiamo con le scarpe bollenti per il gran correre e appena ci sembra di essere arrivati ripartiamo ed è così, è ancora così, è sempre così, sarà sempre così...

       (Dicembre '95 - Ottobre '96)

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       A. Zanardi

       A. Zanardi, pseudonimo di Francesco Abeni, tecnico informatico (amministratore di rete) nato nel 1974 e residente a Brescia. Ha alle spalle svariati racconti, la maggior parte dei quali pubblicati su KULT

       Underground all'interno della rubrica SUSSURRI.

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       Narrativa Contemporanea

       Questa è la lista di e-paperback pubblicati fino ad ora in questa collana:

 Benaresyama

       (Federico Mori)



  

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