Хелпикс

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Richard Laymon 3 страница



Mio Dio, aveva pensato Bodie.

Mentre le dita di lei scivolavano, lui le apr& #236; la cerniera dei pantaloni.

Che, nel frattempo, finirono sotto di lei. Bodie non lo sapeva. Intontito si era ritrovato sopra la ragazza, dentro di lei ma solo in parte, trattenendosi per non farle male sebbene lei gli avesse conficcato le dita nelle natiche, chiedendogli di penetrare pi& #249; a fondo. «Pi& #249; forte… Dentro… Spingi! » E finalmente lui aveva spinto. Irrigidendosi, Melanie si era lasciata sfuggire un suono soffocato. «Oh! » aveva gridato, ma si era inarcata contro di lui. Bodie era entrato completamente e non era riuscito a frenarsi.

Lei lo aveva tenuto stretto, gli aveva accarezzato i capelli. Non lo lasciava andare. Lui aveva borbottato pigramente qualcosa sul fatto che c’era il pericolo che la schiacciasse, ma lei gli aveva sussurrato di non preoccuparsi.

Bodie si era addormentato. Quando si era svegliato, era ancora sopra e dentro Melanie. Si sentiva incollato  alla ragazza. «Credo che siamo rimasti attaccati», aveva detto.

«Bene. » Lei aveva sorriso e lo aveva baciato sulla punta del naso.

«Credo che siamo proprio incollati. »

«Qualcosa deve essersi asciugato. »

Si era liberato il pi& #249; gentilmente possibile, ma le aveva fatto male. Melanie aveva serrato le labbra per il dolore.

Bodie aveva abbassato lo sguardo. «Non & #232; uno spettacolo divertente. »

Melanie si era messa seduta e aveva guardato a sua volta. «Gi& #224;. »

«Sar& #224; meglio fare una doccia. »

Avevano fatto la doccia insieme, Melanie, Bodie e i pantaloni di velluto. Compiuta l’operazione, soltanto i pantaloni erano ancora macchiati di sangue. «Non saranno pi& #249; gli stessi», aveva commentato Bodie.

«Neppure io», aveva sorriso Melanie.

 

Lei fa parte di me, che ti piaccia o no. I suoi problemi sono anche i miei. & #200; andata cos& #236; e adesso eccomi qui a guidare nel deserto di notte con una malata di mente sul sedile posteriore.

«Mi dispiace», gli sussurr& #242; lei all’orecchio.

Lui prov& #242; un impeto di affetto.

«Mi perdoni? » insist& #232; Melanie.

«Avevi il diritto di essere sconvolta. »

Lei si infil& #242; davanti fra i sedili e appoggi& #242; la mano sulla coscia di Bodie. Lui la guard& #242;. Il braccio nudo saliva verso una spalla nuda. Sotto la spalla il rigonfiamento di un seno. Un seno piccolo con il capezzolo largo e scuro. «Perch& #233; non cerchiamo un posto dove uscire dall’autostrada? » sugger& #236; lei.

«Ne sei sicura? »

Per tutta risposta Melanie gli fece scivolare la mano sull’inguine.

Bodie cerc& #242; un’uscita.

 

 

Dopo una rapida doccia per liberarsi dell’odore di vino, Pen si asciug& #242; con un asciugamano pulito. Si mise un cerotto sulla coscia graffiata, calz& #242; i mocassini e indoss& #242; la vestaglia. Poi raccolse il bicchiere vuoto e la bottiglia di vino.

Non pensarci pi& #249;, chiss& #224; che tu non possa dormire.

Dormirai, sarai morta per il mondo, ma forse non & #232; un’idea grandiosa.

Potresti avere un visitatore.

Non pensarci nemmeno.

Invece farei meglio a pensarci. Lui ha il mio numero di telefono, perci& #242; deve avere anche l’indirizzo. E sull’elenco telefonico. La segreteria telefonica & #232; spenta, perci& #242; lui sa che sono in casa. E se decide di venire di persona?

Non lo fanno mai, ragion& #242;, e apr& #236; la porta del bagno. Si avvi& #242; a passo rapido verso la cucina e mise la bottiglia sul frigorifero. Poi lav& #242; il bicchiere nel lavello.

I maniaci non fanno visite.

Chi lo dice?

I poliziotti. Nei libri, alla TV, nei film. Quello & #232; soltanto un maniaco che telefona, signora. Non c’& #232; bisogno di allarmarsi. Questi individui che telefonano alle donne, sono timidi come topi. Per questo usano il telefono, perch& #233; & #232; anonimo e sicuro. Non deve preoccuparsi.

Ecco che cosa dicono i poliziotti nei film e alla TV. E subito scopri che il timido topolino sguscia in casa della ragazza con un coltello da macellaio, deciso a sgozzarla.

Pen chiuse il rubinetto, pos& #242; il bicchiere sul lavello. Mentre si asciugava le mani, guard& #242; attraverso la cucina. Nella zona pranzo c’era il tavolo circondato da quattro pesanti sedie dallo schienale alto.

Ne port& #242; una in soggiorno, spost& #242; l’ombrello e pieg& #242; la sedia contro la maniglia della porta.

«Questa rallenter& #224; i suoi movimenti», mormor& #242;.

Non aveva bisogno di controllare le finestre, erano chiuse con il chiavistello dall’ultimo week-end. Con quel sistema non si potevano aprire dall’esterno.

Il vetro, pens& #242; Pen.

Se lui vuole entrare…

Avrebbe dovuto essere pazzo. C’erano altri quindici appartamenti nel complesso, tutti con le finestre che si affacciavano sul cortile e la piscina. Se spacca una finestra, se io grido, qualcuno sentir& #224;.

Qualcuno sarebbe venuto in aiuto?

Probabile. Manny Hammond, per esempio. & #200; uno che non vede l’ora di salvarmi. Sarebbe stato meraviglioso. Meglio lui che nessuno, credo.

Pen torn& #242; in cucina. Il ceppo da macelleria sul banco conteneva otto coltelli. Prese i due pi& #249; grandi e li port& #242; in camera da letto. Ne pos& #242; uno sul comodino, poi si inginocchi& #242; e mise l’altro sul tappeto appena sotto il bordo del letto.

Nel caso finissimo sul pavimento.

Dici sul serio? si chiese.

Per forza.

Cap& #236; che non voleva lasciare il coltello sul comodino in piena vista. Prese una copia del Publishers Weekly  dal portariviste e l’apr& #236; sopra l’arma.

Bene, ora sei in buona compagnia.

Sempre che essere paranoici sia una buona compagnia. Ti comporti come una pazza.

S& #236;? Meglio mettersi al sicuro che… La sua mente riand& #242; a una foto del coroner, la donna nuda a faccia in gi& #249; sul tavolo dell’autopsia, con le natiche color porpora.

Un altro coltello, decise, e torn& #242; in cucina a prenderlo. Pos& #242; il coltello sul pavimento sotto l’altro bordo del letto.

Di nuovo in soggiorno stacc& #242; la spina dello stereo e rimosse il filo. In ginocchio davanti alla porta della camera da letto, fece passare un’estremit& #224; del filo attraverso l’apertura fra la porta e l’intelaiatura, sul cardine pi& #249; basso. Fece un nodo e tir& #242;. Il nodo resse. Pen lo fece passare attraverso la porta e leg& #242; l’altro capo attorno alla gamba posteriore del cassettone.

In piedi, ammir& #242; il suo lavoro.

«Fa’ buon viaggio», borbott& #242;.

Che altro poteva…?

Non basta? Potrebbero dichiararmi pazza.

Basta cos& #236;, decise.

Spense la luce in camera da letto.

Le altre luci nell’appartamento erano ancora accese, ma cos& #236; il cordone era chiaramente visibile.

Non serve, se lui lo vede.

Pen scavalc& #242; il filo e si fece strada nell’appartamento.

Avrebbe voluto lasciare tutte le stanze illuminate, ma con il buio lui avrebbe trovato maggiori difficolt& #224;.

Davvero ti aspetti che si faccia vedere?

No, non proprio. E va bene, s& #236;. Credo che lui verr& #224;. Forse.

Era gi& #224; stata violentata una volta, e non aveva intenzione di ripetere l’esperienza.

Forse dovrei andarmene da qui.

Scavalc& #242; il cordone e sedette sul bordo del letto.

Potrei andare a casa di pap& #224; e trascorrervi la notte. O andare da un’amica. Da Abby, Loretta o Jane, qualsiasi amica sarebbe contenta che mi fermassi da lei. Per& #242; non posso piombare in casa loro. Dovrei prima telefonare. Riattaccare un telefono, chiamare, vestirmi, correre fuori con la pioggia.

Che cosa risolvo? Si chiese.

Mi farebbe passare la notte tranquilla.

Ma domani notte, e dopodomani?

«All’inferno», borbott& #242;.

Se proprio deve venire, lascialo venire.

Si alz& #242; e spense la luce. Si sfil& #242; la vestaglia, l’appoggi& #242; su una sedia, si lev& #242; i mocassini e si infil& #242; nel letto. Le lenzuola fresche e lisce erano meravigliose. Lei le scald& #242; con il calore del corpo e affond& #242; la faccia nel cuscino.

Hai davvero intenzione di dormire nuda?

Lo faccio sempre.

Adesso non & #232; sempre. Vuoi farti trovare nuda, se ti salta addosso?

Se. Se.

Pen si sentiva a suo agio. Non voleva scendere dal letto. Ma si costrinse a mettersi seduta, accese la lampada sul comodino e pos& #242; i piedi sul pavimento.

Ecco una donna nuda allo specchio che camminava verso Pen. La sua faccia aveva un ghigno, le labbra tirate, i denti scoperti.

«S& #236;, ti conosco. & #200; tutta colpa tua. »

Quello sporco bastardo non sa neppure che aspetto ho, pens& #242;. Probabilmente ha scelto il mio nome a caso. Potrei essere una profuga, e lui continuerebbe a tormentarmi.

Sono una donna, a lui importa soltanto questo.

Un paio di seni e una vagina.

Voglio parlarti…

Pen fu scossa da un brivido.

Si chin& #242; e apr& #236; un cassetto. Tir& #242; fuori un pigiama azzurro di seta, e lo indoss& #242;. La stoffa fredda scivol& #242; sulla sua pelle come l’olio. Le ader& #236; al corpo rivelando le forme.

Meglio questo che la camicia da notte, ragion& #242;.

& #200; molto meglio di niente.

Si sfreg& #242; le braccia sentendo la pelle d’oca attraverso la stoffa.

La donna allo specchio sogghign& #242;, chiaramente disgustata dalla situazione.

Pen si lev& #242; il pigiama e lo rimise nel cassetto. Apr& #236; il primo cassetto, vide che erano rimaste solo quattro paia di mutandine nuove e frug& #242; in fondo finch& #233; trov& #242; quelle vecchie. Erano rammendate, l’elastico non teneva. Perfetto.

Trov& #242; un vecchio reggiseno e se lo mise. Poi un paio di jeans. I pi& #249; stretti che aveva.

Se li infil& #242;.

La donna allo specchio rovesci& #242; gli occhi. Sei un pagliaccio.

Okay, sono un pagliaccio.

Indoss& #242; una vecchia felpa.

Le gambe strette nei jeans le impedivano di chinarsi come voleva, ma riusc& #236; ugualmente a mettersi un paio di calzini. Poi si avvicin& #242; all’armadio e tir& #242; fuori un paio di stivali da cowboy. Li calz& #242;. Erano appuntiti. Fantastici per tirar calci.

Si guard& #242; e scosse la testa.

Grazie al cielo sono sola. Cos& #236; soltanto io so che sono impazzita.

Vestita a quel modo, non poteva certo infilarsi sotto le lenzuola. Rifece il letto lasciando fuori il cuscino, poi spense la luce e si sdrai& #242;. Sulla schiena.

Fantastico. Come schiacciare un sonnellino sul divano.

Qual & #232; l’alternativa? Fingere che non sia successo niente? Non fermare la porta, non tendere la trappola sulla porta della camera da letto, non armarmi? Rannicchiarmi nuda e tranquilla sotto le lenzuola come se l& #224; fuori non ci fosse nessun individuo che probabilmente vuole violentarmi?

Pen chiuse gli occhi. Le palpebre sembravano caricate a molla. Tenerle abbassate richiedeva uno sforzo. Si tir& #242; il cuscino sulla faccia e allacci& #242; le mani sul ventre.

Cos& #236; non mi addormenter& #242; mai.

Forse & #232; meglio.

Posso dormire domani, dopo che s’& #232; fatto giorno. Allora sar& #242; al sicuro. Resta sdraiata e rilassati. Cerca di pensare a cose piacevoli.

Invece di pensare a cose spiacevoli, Pen si ritrov& #242; a chiedersi se c’erano altre precauzioni che poteva prendere. Chiamare la polizia? Probabilmente le avrebbero detto di cambiar numero di telefono. Ma questo non avrebbe impedito al verme di introdursi in casa, quando avesse sentito il bisogno prepotente di farlo.

Se soltanto avessi una pistola.

Be’, non ce l’hai.

Forse vado a prenderne una domani.

C’& #232; da aspettare per avere una pistola, lo sapeva da una ricerca che aveva fatto. Circa due settimane.

Ma domani potrei uscire con un fucile da un negozio di armi. Il periodo di attesa vale solo per le pistole.

Allora compera un fucile.

E poi? Dormo con il fucile?

S& #236; …

 

Pen apr& #236; gli occhi. Era rannicchiata sul fianco, le gambe allargate come se stesse correndo. La gamba di sotto era intorpidita. I jeans aderenti avevano bloccato la circolazione.

S’era addormentata, ma non abbastanza a lungo.

Sent& #236; un penoso formicolio alla gamba, quando rotol& #242; sulla schiena.

Chiuse di nuovo gli occhi.

E sent& #236; un rumore di passi. Il cuore le batteva cos& #236; forte da mozzarle il respiro. Giacque irrigidita, ascoltando. Sent& #236; solo il battito del suo cuore. Poi un altro leggero rumore di passi. Non nell’appartamento, ma sul marciapiede di cemento proprio sotto la sua finestra.

La finestra era sopra la sua faccia.

Lei rotol& #242;, cadde in ginocchio sul pavimento e prese il coltello sotto la rivista. Sempre in ginocchio, strisci& #242; lontano dal letto. Si rialz& #242; e si appoggi& #242; contro la parete all’estremit& #224; della finestra.

Con un dito scost& #242; la tendina di un centimetro. Nessuna faccia. Allora scost& #242; la tenda quanto bastava per vedere con tutti e due gli occhi.

L& #224; fuori c’era qualcuno.

Tir& #242; un respiro cos& #236; profondo che il petto si tese contro il reggiseno e l’indumento cedette. Lasci& #242; uscire l’aria lentamente. Improvvisamente stanca, appoggi& #242; la spalla alla parete e continu& #242; a sbirciar fuori dalla finestra.

Alla porta dell’appartamento d’angolo, solo un paio di metri oltre la lunga finestra di Pen, Alicia Bonner stava abbarbicata al suo boyfriend. La diciottenne Alicia, che evidentemente si ispirava alla moda dei film di Mad Max,  calzava stivali che facevano un leggero rumore sul marciapiede, mentre aggiustava la sua posizione contro la porta di casa.

Il tetto sporgente riparava Alicia e il suo amico dalla pioggia.

La ragazza spinse una mano sotto la cintura dei jeans di lui. Poi si contorse, le cosce strette attorno alla gamba sollevata del ragazzo.

Il mio grosso cazzo e la tua calda figa.

Dev’esserci un modo per cancellarlo dalla mente, pens& #242; Pen. Riavvolgere il nastro, premere un tasto, cancellare la voce come la si cancella da un nastro magnetico.

Sentiva bisbigliare dietro la finestra.

Per quanto tempo continueranno?

Il tempo che ci vuole. Giusto.

Pen pos& #242; il coltello sul tavolo, si sdrai& #242; sul letto, sistem& #242; il cuscino sulla faccia e sospir& #242;.

Finch& #233; rimangono l& #224; fuori, concluse, non devo preoccuparmi del mio amico.

Amico?

Cerca di dormire.

Nonostante il cuscino sulla testa, sentiva la pioggia, certi momenti un rumore di stivali sul cemento, qualche bisbiglio.

Grazie per fare da sentinelle, ragazzi.

Si accorse di rilassarsi, stava quasi per addormentarsi.

Va meglio, ma devo andare in bagno.

Con un gemito soffocato, si costrinse a scendere dal letto. Si slacci& #242; i jeans mentre attraversava la stanza buia e stava abbassando la lampo quando si ferm& #242; a met& #224; strada.

Ah, gi& #224;.

Il cordone.

All’inferno.

Un piede avanti per non perdere l’equilibrio, ma il cordone lo trattenne.

Inciamp& #242;, tese le braccia mentre si tuffava oltre la porta. And& #242; a sbattere contro la parete del corridoio con la testa.

Le stelle. Una galassia. Che turbinavano.

 

Suonare. Pen sent& #236; suonare.

Meglio che risponda al telefono.

Ma qualcuno le conficcava una forchetta nel cervello attraverso un foro rotondo nel cranio. Che scavava intorno tirando fuori pezzetti di materia grigia.

Meglio che risponda al telefono mentre mi rimane abbastanza cervello per…

Un momento. Ho staccato i due telefoni.

Lui.

Come pu& #242; far squillare il telefono se l’apparecchio & #232; staccato?

Non & #232; il telefono, & #232; il campanello della porta.

Le si strinse lo stomaco. Il suo cuore batteva all’impazzata, i colpi le rintronavano nella testa.

Si serr& #242; la testa fra le mani con un gemito.

Non c’era nessun buco. Solo un bernoccolo delle dimensioni di una pallina da golf.

Il suono cess& #242;.

Pen apr& #236; gli occhi. Il corridoio era appena rischiarato dal riflesso delle prime luci del mattino.

Giaceva a stomaco in gi& #249; sul pavimento, la guancia contro il tappeto. Si tir& #242; su appoggiandosi a mani e piedi, strinse forte gli occhi mentre una fitta di dolore le dilaniava la testa.

Fortuna che non ti sei ammazzata, da come…

Rumori dalla porta d’ingresso. Qualcuno tentava di forzare la maniglia? Un leggero grattare e il clic di metallo contro metallo.

Pen liber& #242; i piedi dal cordone e si alz& #242;. Corse in camera e afferr& #242; il coltello sul comodino. Le batteva la testa. La nuca bruciava a ogni passo quando di corsa scavalc& #242; il cordone, balz& #242; nel corridoio fino in soggiorno.

La porta d’ingresso era aperta!

Solo di pochi centimetri, ma abbastanza da lasciar passare una mano.

La mano stringeva lo schienale della sedia, scuotendola, nel tentativo di allontanarla da sotto la maniglia.

 

 

«Sbrigati! »

«Sto provando. »

«Lascia fare a me. »

«Quasi fatto. »

«Andiamo! »

Con la mano sinistra sulla maniglia esterna, Bodie spinse la porta con il braccio destro. La sedia all’interno scivol& #242; di poco. Lui la tir& #242;. Era sicuro di poterla scostare, ma si chiedeva che cosa Melanie gli avrebbe chiesto di fare con la catena di sicurezza. Aprire la porta con un calcio e staccare il supporto dal muro?

Poi sent& #236; un rumore di passi pesanti. Qualcuno caricava dall’altra parte dell’uscio.

«Bastardo! »

Bodie si ritrasse contro Melanie, abbass& #242; il braccio. Dalla fessura spunt& #242; fuori una lunga lama. Lui indietreggi& #242; barcollando il pi& #249; rapidamente possibile mentre la lama si avvicinava. La punta gli scalf& #236; quasi un fianco.

I suoi piedi incontrarono quelli di Melanie. Bodie cadde contro la ragazza. Le sbarre della balconata mandarono un tintinnio quando Melanie le colp& #236;.

Un braccio coperto da una felpa blu agit& #242; un coltello tagliando l’aria.

«Pen! » farfugli& #242; Melanie.

Il braccio si ferm& #242;. La lama si inclin& #242; verso l’alto. Il braccio si ritrasse dall’apertura. Dopo un momento una mezza faccia apparye nella fessura, un occhio sbirci& #242; fuori attraverso alcune ciocche di capelli biondi. E pi& #249; basso, un seno nascosto dalla stessa felpa.

«Melanie? »

La mezza faccia e il seno si ritirarono. La porta si chiuse. Bodie sent& #236; la catena contro la porta, poi l’uscio si spalanc& #242;.

Questa sarebbe la playmate dell’anno? Si chiese Bodie. La sorella bellissima?

Meno male che aveva posato il coltello. Con le dita tremanti lei scost& #242; i capelli dalla faccia. «Mio Dio, avrei potuto ucciderti! » mormor& #242;.

«& #200; solo una ferita di striscio», brontol& #242; Bodie, e reggendosi il fianco si rialz& #242;.

Pen si sporse e guard& #242; attorno per vedere se qualcuno aveva assistito all’aggressione. «Entrate», bisbigli& #242;.

Bodie lasci& #242; entrare prima Melanie. Pen chiuse la porta alle sue spalle. E si appoggi& #242; all’uscio. Sembrava confusa, mortificata. «Io non… Mi dispiace tanto… Non so che cosa dire. »

«Che succede? » volle sapere Melanie.

Pen si strinse nelle spalle. Aveva i jeans sbottonati, si vedeva la pelle sopra le mutandine bianche. Parve accorgersene nello stesso momento in cui se ne accorse Bodie. Tir& #242; su la lampo e allacci& #242; il bottone alla cintura. «Ho avuto dei guai», mormor& #242;, sfregandosi la nuca. «Venite, prendiamo una benda. »

Bodie e Melanie la seguirono in un breve corridoio. Passando davanti alla camera da letto, Bodie vide un cordone teso sul fondo della porta.

Che accidenti succede? Si domand& #242;.

Pen lo preg& #242; di sedersi in bagno e di levarsi la camicia. Lui abbass& #242; il coperchio del water e sedette. Mentre si sfilava la camicia, Pen prese un disinfettante e una scatola dall’armadietto dei medicinali. Inumid& #236; una garza nel lavabo.

«Faccio io», intervenne Melanie.

La ragazza si accucci& #242; accanto a Bodie, gli ripul& #236; il sangue e premette la garza bagnata sul taglio. Con il braccio alzato, Bodie osservava. Lei mise via il batuffolo. Sotto l’ultima costola c’era un bel graffio. Il sangue sgorgava. Melanie torn& #242; a coprire la ferita.

Pen svolse una benda. «Non capisco», disse con voce smarrita. «Come mai siete qui? »

«Ho avuto una visione», spieg& #242; Melanie.

«Di me? » fece Pen corrugando la fronte.

«Non ne sono sicura. » Melanie sollev& #242; il batuffolo di garza e spruzz& #242; il disinfettante sulla ferita. Bodie non pot& #233; fare a meno di ritrarsi. Mentre il sangue riprendeva a spillare, Melanie prese la benda dalla mano di sua sorella e la premette sul taglio. «Fatto», annunci& #242;.

«Grazie. »

«Siete venuti da Phoenix… a causa di una visione? »

«Esatto. » Melanie si rialz& #242;. «Ah, questo & #232; Bodie, fra l’altro. »

«Mi dispiace di averti ferito, Bodie», disse Pen. Appariva cos& #236; mortificata che lui credette stesse per piangere.

«Non preoccuparti. »

«Credevo che fosse… qualcun altro. »

«Chi? » volle sapere Melanie.

«Non lo so. Ieri sera ho ricevuto delle telefonate oscene. » Pen si volt& #242;, infil& #242; la mano nell’armadietto dei medicinali e prese una boccetta di pillole. Poi si accorse di aver sbagliato prodotto e strinse con le dita il ripiano. Aspirina. Dopo aver riempito un bicchiere d’acqua, inghiott& #236; quattro pastiglie. «Sono a pezzi», mormor& #242;. «Ho sbattuto la testa. »

Melanie e Bodie si scambiarono un’occhiata. «Vedi, te l’avevo detto. » Melanie si rivolse alla sorella. «Sapevo che eri in un guaio terribile. La mia visione… Era come quella che ho avuto quando la mamma & #232; annegata. »

«Be’, io non sono morta, comunque. Sebbene sarebbe stato preferibile, da come mi sento ora. » Pen fece un sorriso che somigliava a una smorfia. Si sfreg& #242; la faccia e chiese: «Avete mangiato? »

«Siamo venuti qui direttamente», rispose Bodie. Tranne per un’ora fermi su una strada desolata, una fermata che, sospettava, aveva a che fare con il fatto che Melanie lo voleva completamente soddisfatto prima dell’incontro con la sua bellissima sorella.

«Volete che vi prepari la colazione? » offr& #236; Pen.

Mentre si dirigevano verso la cucina, Melanie not& #242; il cordone attraverso la porta della camera da letto. «Che cos’& #232; quello? » chiese.

«Una precauzione. Ero… Mi ero convinta che sarebbe entrato in casa. Stanotte. »

«Quello che telefona? »

«S& #236;. »

«Era qualcuno che conosci? »

«Non mi pare. »

Entrarono in cucina.

«Solo un anonimo maniaco che fa telefonate oscene? »

«Gi& #224;. »

«Di solito sono innocui», comment& #242; Melanie.

«Cos& #236; ho sentito dire. »

«Come ti sei ferita? » s’inform& #242; Bodie.

«Ho inciampato nel cordone. Sono caduta nella mia stessa trappola», aggiunse Pen con un secco sorriso. «Uova e bacon? »

«Fantastico. Muoio di fame. »

Melanie annu& #236;, si accovacci& #242; per tirar fuori un tegame dalla credenza.

Pen prese una caffettiera.

«Faccio io il caff& #232; », si offr& #236; Bodie. «Perch& #233; non ti siedi e ti rilassi? »

«Sedermi non serve, temo. Quello che mi ci vuole sono dodici ore di sonno. » Con la mano tremante Pen vers& #242; del caff& #232; sul banco, mentre riempiva il filtro. «Sono cos& #236; stanca. » La ragazza corrug& #242; la fronte. «Anche voi due dovete essere esausti. Avete viaggiato tutta la notte e…» La sua voce svan& #236; come se il resto della frase non valesse la pena di essere pronunciato.

«Prima mangiamo qualcosa», sugger& #236; Melanie. Cominci& #242; a preparare alcune fettine di bacon sistemandole nella padella. «Perch& #233; non ci racconti che cosa & #232; successo? »

Pen vers& #242; un contenitore d’acqua nella macchinetta del caff& #232;. Poi si appoggi& #242; al banco e si sfreg& #242; la nuca. «Come ho detto, ho ricevuto queste telefonate oscene. »

«Che cosa ha detto l’individuo? » volle sapere Melanie.

Pen sbirci& #242; Bodie e abbass& #242; gli occhi. «Non importa che cosa ha detto. Erano parole indecenti. »

«E tu che cosa hai risposto? »

«Niente. Lui parlava alla segreteria telefonica. »

Melanie si rasseren& #242;. «Sono sul nastro? »

«S& #236;. »

«Favoloso. Sentiamo che cosa aveva da dire. »

Pen scosse la testa.

Bodie corrug& #242; la fronte. «Ieri sera ti abbiamo chiamato, Mel ha chiamato. Non era inserita la segreteria telefonica, vero? »

«No. »

«Che ora era? » volle sapere Pen dopo un momento.

«Verso le dieci. »

«Le dieci? » gemette Pen. «Avevo gi& #224; staccato la segreteria telefonica, a quell’ora. Stavo facendo il bagno. Credevo che fosse lui.  Perci& #242; ho staccato il…» Pen sembrava perplessa. «Avete chiamato due volte? »

«Una sola», rispose Melanie.

Pen incresp& #242; le labbra.

Melanie accese il fornello sotto il tegame. «Che cosa & #232; successo dopo che hai staccato i telefoni? »

«& #200; stato allora che ho pensato che lui sarebbe potuto venire di persona. »

«Che cosa te l’ha fatto credere? »

«Perch& #233; non avrei dovuto crederlo? Lui ha fatto capire chiaramente che vuole… divertirsi con me. »

«Ma individui del genere quasi mai…»

«Quasi. Lo so. Ma pu& #242; darsi che lui sia un’eccezione. Voglio dire, aveva il mio numero di telefono, perci& #242; doveva avere anche l’indirizzo. A ogni modo, ho deciso di tenermi pronta a riceverlo. Ecco perch& #233; ho bloccato la porta e ho teso quel maledetto cordone. Per esser pronta, capisci? Giusto nel caso si presentasse. Ecco perch& #233; avevo il coltello. Poi nel bel mezzo della notte mi sono scordata del cordone e sono andata a sbattere contro il muro. »

Diede un’occhiata alla macchinetta del caff& #232;. La caffettiera di vetro era piena. Pen prese le tazze dalla credenza. Le sue mani tremavano visibilmente mentre le riempiva. Allung& #242; una tazza a Bodie.

«Credi ancora che quel tale possa venire? » domand& #242; lui.

Pen si strinse nelle spalle. «Che cosa glielo impedisce? »

«Adesso ci siamo noi. Immagino che la visione di Mel sia conclusa. »

«Gi& #224; », convenne Pen. «Era proprio a segno, stavolta. »

«Staremo in guardia», la rassicur& #242; Melanie. «Puoi dormire tutto il giorno, se vuoi. »

«Forse s& #236;. »

 

Quando la colazione fu pronta, Melanie e il suo ragazzo insisterono perch& #233; Pen andasse a dormire. Lei and& #242; in bagno e bevve un bicchiere di Alka Seltzer. Quando usc& #236;, Bodie stava in ginocchio sulla porta della camera da letto per staccare il cordone.

«Non preoccuparti di niente», disse Bodie.

Pen lo ringrazi& #242;. Poi si gir& #242; verso Melanie e l’abbracci& #242; stretta. «& #200; fantastico rivederti, bambina», sussurr& #242; arruffando i capelli della sorella.

Sola nella sua camera, con la porta chiusa, Pen ripieg& #242; le coperte del letto. Le lenzuola avevano un aspetto invitante. Non c’era pi& #249; bisogno di proteggersi con i vestiti. Se li lev& #242;. Ma c’era Bodie in casa, cos& #236; indoss& #242; un pigiama prima di mettersi a letto.

Copr& #236; gli occhi con il cuscino perch& #233; la luce del mattino la infastidiva. Aveva il collo rigido, ma finalmente non le faceva pi& #249; male la testa. La colazione e l’aspirina le avevano fatto bene. Tir& #242; un respiro profondo. Tutto sommato si sentiva abbastanza bene.

Finito l’incubo, almeno per il momento. Forse per sempre.

Aveva reagito eccessivamente, questo era certo.

Per poco non si fracassava il cranio. E si rompeva il collo. E per poco non accoltellava Bodie.

L’ho accoltellato.

Lui l’ha presa bene.

Simpatico ragazzo.

Fortunata Mel.

E fortunata io, che li ho qui tutti e due.



  

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