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Richard Laymon 2 страница



Bodie decise di tenere per s& #233; questa teoria.

In quel momento non aveva bisogno di ulteriori confusioni.

Lo scopriremo presto.

Pi& #249; avanti vide delle luci, edifici, un’insegna della Shell appesa a un palo.

Bodie imbocc& #242; la corsia d’uscita, una strada stretta si snodava in direzione della stazione Shell, di fronte un’altra stazione con l’insegna luminosa Bargain Gas,  un ristorante e una piatta costruzione dove spiccava un’insegna al neon: Bingo’s Bar and Grill.

Melanie si sporse dal sedile per guardare la lancetta della benzina. «Abbiamo ancora mezzo serbatoio», osserv& #242;.

«Meglio abbondare», disse Bodie.

«Dovrei telefonare, quando ci fermiamo», disse, ma non sembrava entusiasta.

Bodie si ferm& #242; accanto al self-service del distributore di benzina. Di fronte, in fondo allo spiazzo, c’erano un paio di telefoni pubblici. «Vuoi telefonare, mentre faccio il pieno? »

«Devo andare al gabinetto. »

Scesero dal furgone. Bodie si avvicin& #242; alla pompa, stacc& #242; il boccaglio e abbass& #242; la leva. Osserv& #242; Melanie. Lei camminava con la testa china, appariva depressa e vulnerabile. Non troppo diversa da come appariva solitamente, con quell’atteggiamento che faceva desiderare a Bodie di abbracciarla e consolarla. Il suo sguardo si sofferm& #242; sui pantaloni di fustagno che non nascondevano il movimento e le curve delle natiche. Immagin& #242; di infilarle le mani nei pantaloni, di accarezzare la sua pelle morbida e liscia. Chiss& #224; se portava le mutandine.

Probabilmente quella sera le portava. Il sesso era l’ultima cosa che aveva in mente quando si era cambiata per il viaggio.

Lei spar& #236; dietro l’angolo dell’edificio. Bodie svit& #242; il tappo del serbatoio e vi inser& #236; il beccuccio.

Colpa di queste profumate notti dell’Arizona, pens& #242;. Uno non poteva fare a meno di sentirsi un po’ eccitato.

Se lei telefonava e tutti stavano bene, avrebbero potuto abbandonare l’autostrada.

Fuori.

& #200; sempre fantastico farlo in macchina. Il rischio di farsi vedere aggi& #249; nge…

Rimise il beccuccio sulla pompa, avvit& #242; il tappo del serbatoio e si diresse verso l’ufficio della stazione. C’era quasi arrivato quando riapparve Melanie da dietro l’angolo, asciugandosi le mani sui pantaloni.

«Niente asciugamani? » s’inform& #242; Bodie.

«L’unica macchinetta era guasta. »

«Porto la macchina vicino ai telefoni. »

Lei annu& #236;, e continu& #242; a camminare. Bodie prosegu& #236; verso l’ufficio. Pag& #242; la benzina e usc& #236;.

Melanie era davanti a un telefono e frugava nella borsa.

La stazione di servizio era deserta tranne che per il furgone di Bodie. Decise di non spostarlo e si diresse verso Melanie. Lei alz& #242; gli occhi. «Problemi? » domand& #242; lui.

«Ho solo una moneta», spieg& #242; Melanie.

Lui tir& #242; fuori il portafoglio. «Ti presto la mia carta telefonica. Devo averla qui. »

«Grazie», disse lei.

Le spieg& #242; come usarla.

Melanie inser& #236; la carta nella fessura. Mentre componeva il numero, Bodie la strinse da dietro tenendole dolcemente le spalle. «Andr& #224; tutto bene», le disse. Lei annu& #236;, i suoi capelli gli accarezzarono la bocca e il mento.

Melanie lesse i numeri della scheda all’operatore.

Bodie si accorse che s’irrigidiva.

«Sta suonando», annunci& #242; lei.

Lui le accarezz& #242; le spalle, sent& #236; le spalline del reggiseno sotto la stoffa della camicetta.

«Non risponde nessuno», avvert& #236; Melanie.

«Aspetta. » Bodie le premette le labbra sulla nuca. I suoi capelli avevano un gradevole profumo di limone.

«Inutile, non c’& #232; nessuno. »

Melanie riappese. Recuper& #242; la scheda, si volt& #242; e guard& #242; Bodie con i grandi occhi.

«Vorrei che tutto si sistemasse», disse lui.

«Lo so. »

«Senti, forse potresti telefonare a qualcun altro, un vicino. »

Lei si morse il labbro e corrug& #242; la fronte.

Cominci& #242; a frugare nella borsetta e tir& #242; fuori un librettino rosso.

 

Gli occhi di Pen, sdraiata nella vasca, si spostavano sulla pagina seguendo le righe delle parole. Sfioravano le frasi e lei non tratteneva il loro significato.

Mi dispiace che non sei in casa. Volevo parlarti…

E  se chiama di nuovo?

Il mio grosso cazzo e la tua figa calda.

Lui era da qualche parte l& #236; fuori, un maniaco e stava pensando a lei.

Forse in questo momento allunga la mano per prendere il telefono.

Pen volt& #242; una pagina del libro. I suoi occhi seguivano le parole e intanto tendeva le orecchie aspettandosi di sentire il lontano squillo del telefono. Tutto quello che sent& #236; fu il lento gocciolio dell’acqua vicino ai piedi.

Chiss& #224;, forse non ritelefona pi& #249;.

Oh, telefoner& #224;, telefoner& #224;.

Gi& #224; quattro volte quella sera.

Probabilmente quattro, perch& #233; lei ne aveva ascoltato solo tre.

Lei gli aveva parlato quattro volte. Pronto. Mi dispiace, ma non posso rispondere in questo momento. Se mi lascia nome e…  Quattro volte la sua voce era corsa sul filo ed era risuonata vicino all’orecchio di lui come un intimo bisbiglio. Lei se lo immaginava solo nella sua camera in compagnia della voce. Le luci erano spente, cos& #236; lui poteva fingere che la voce fosse presente, che la mano di Pen lo toccasse nel buio…

Maledetta segreteria telefonica.

Non gli avrebbe dato un’altra occasione di usare la sua voce.

Regala la segreteria telefonica. Dalla a pap& #224;. «Non voglio quel dannato aggeggio», avrebbe dichiarato suo padre. «Regalala a qualcun altro. » Bello scherzo, pens& #242; Pen. Avvolgere l’apparecchio in carta da regalo e osservare la reazione di pap& #224;. Pen sorrise al pensiero.

Ehi, pens& #242;, complimenti, stai pensando a pap& #224; …

Che ne diresti se ti cacciassi la lingua…

Maledizione.

Strinse le cosce sollevando un’ondata di acqua calda che le lamb& #236; i seni. Volt& #242; la pagina e continu& #242; a leggere. «Penny si contorse sotto il letto. » Ehi, la protagonista ha il mio stesso nome. Torn& #242; indietro di qualche pagina. Il nome Penny appariva quasi a ogni paragrafo. Chi & #232; Penny? Che cosa succede? Sfogliando ci& #242; che aveva letto finora, Pen si accorse di non aver assorbito neanche una parola.

Con un sospiro si mise seduta, allung& #242; il braccio sopra il bordo della vasca e pos& #242; il libro sul pavimento accanto alla bottiglia di vino. Il bicchiere, poggiato sul bordo della vasca, era vuoto. Lo prese e lo riemp& #236;. Lo bevve per met& #224;, poi torn& #242; a riempirlo fino all’orlo e pos& #242; con cura la bottiglia sul bordo della vasca.

Non sbronzarti, potresti romperti la testa, uscendo e… Tale madre, tale figlia. Non avrebbe pi& #249; dovuto preoccuparsi del suo amichevole vicino pervertito.

Attenta a non versare il vino, si abbass& #242; di nuovo nell’acqua calda. Pi& #249; bassa, stavolta. Appoggi& #242; la testa sul poggiatesta gonfiabile. Tenne il bicchiere vicino alla faccia e fiss& #242; il Borgogna.

Il colore del lividore post mortem.

Mamma…

Cristo, non pensare a lei.

Questa stava diventando una notte memorabile.

Colpa di quel verme che non conosco neppure.

Come faccio a dire che non lo conosco?

La voce.

Potrebbe aver cambiato voce, camuffandola.

Individui del genere, per& #242;, non chiamano solitamente degli estranei? Aprono l’elenco telefonico, scelgono un nome qualsiasi, purch& #233; non sia di un uomo. Non serve usare solo le iniziali. Lui vede P. Conway e capisce che non & #232; Peter.

«Qui non c’& #232; nessun Peter», mormor& #242; Pen.

Cerc& #242; di bere un sorso.

Cap& #236; troppo tardi che avrebbe dovuto mettersi seduta.

Aveva l’orlo del bicchiere quasi alle labbra quando la base le sbatt& #233; sul petto. Il vino le col& #242; nella bocca, si vers& #242; sul mento. Le parve di soffocare. Cerc& #242; di trattenere la sorsata in bocca, cap& #236; che le sarebbe andata su per il naso e la sput& #242; fuori. Il vino divenne acqua rosa fra le sue gambe.

Pen toss& #236;, annasp& #242;, tir& #242; un profondo respiro che le fece dolere i polmoni.

Bel lavoro.

Aveva gli occhi pieni di lacrime.

Meglio la mamma, che era annegata per una sorsata di Charles Krug.

Morte, come colpisci?

La nuvola rosa si allarg& #242; e svan& #236;, ma l’aroma dolciastro del vino punse le narici di Pen.

Bevve quanto era rimasto nel bicchiere, lo mise da parte.

Facendo scivolare i piedi sul fondo della vasca, sollev& #242; le ginocchia fuori dall’acqua. Si sporse avanti. Annus& #242;. Un odore gradevole, ma doveva fare qualcosa, altrimenti le sarebbe rimasto addosso come un profumo versato, diventando nauseante.

Una serata infernale.

Allarg& #242; le ginocchia e si chin& #242; per togliere il tappo della vasca. Il tappo di gomma venne via con uno schiocco. Il livello dell’acqua cominci& #242; a scendere.

Una rapida doccia.

Lei odiava la doccia.

Non si sente un accidente.

La famiglia Manson poteva abbattere la tua porta, Norman Bates poteva entrare a passo di valzer cantando Mammy,  il telefono…

Puoi cadere e spaccarti la testa.

Specialmente dopo aver bevuto.

Odiava la doccia.

Che cosa vuoi fare, puzzi di vino come se avessi fatto il bagno in un tino.

Pen gir& #242; la testa. Il bicchiere vuoto e la bottiglia semivuota stavano sul bordo della vasca. Avrebbe dovuto spostarli. Anche il libro sul pavimento. La doccia poteva provocare un vero disastro.

Allung& #242; la mano per prendere la bottiglia.

Suon& #242; il telefono.

Pen barcoll& #242;. La sua mano strinse il collo della bottiglia. E la tenne stretta.

Il telefono squill& #242; di nuovo.

BASTARDO, NON HAI IL DIRITTO!

Ogni squillo era un colpo al cuore, le mancava il respiro.

Immagin& #242; di emergere dalla vasca e di precipitarsi gocciolante nello studio. Sollevare la cornetta. Sporco degenerato, se mi richiami…

No, lui vuole proprio questo, la mia voce, la mia paura.

Un colpo di fischietto.

Il fischietto per chiamare la polizia era nel mazzo di chiavi. Che era nella borsetta. In soggiorno. Sul tavolino.

Prendilo e fischiagli nell’orecchio.

Cos& #236; il tuo grosso cazzo si ammoscia, maledetto.

Finalmente il telefono tacque.

Pen rimase in ascolto. Sentiva il cuore battere forte, il respiro ansante, l’acqua che gorgogliava mentre la vasca si svuotava, silenzio dietro la porta del bagno.

Lui sa che sono in casa. La segreteria non ha risposto.

La vasca si svuot& #242;. Pen rimase seduta, tutta bagnata. Aveva freddo, tremava.

Rest& #242; l& #236; con le ginocchia sollevate, i seni contro le gambe, le braccia attorno agli stinchi. I denti serrati perch& #233; non battessero.

Gocce d’acqua le scendevano sulla pelle.

E adesso che cosa faccio?

Fa’ in modo che non richiami.

Strinse pi& #249; forte le gambe.

Subito, ora.

Pen allent& #242; la stretta.

Si sentiva molto nuda e vulnerabile quando si alz& #242; in piedi sollevando una gamba oltre il bordo della vasca.

Se adesso suona, pens& #242;, cado e mi fracasso la testa.

Sollev& #242; l’altra gamba. Tutti e due i piedi sulla stuoia.

& #200; scaduto il tempo, verme.

Ebbe la sensazione di averlo fregato, di aver ottenuto una piccola vittoria.

Poi l’asciugamano caldo e soffice. Le port& #242; via l’umidit& #224;, calm& #242; i brividi. Quando smise di stringere i denti, sent& #236; il dolore alle mascelle.

Fin& #236; di asciugarsi, l’asciugamano aveva odore di Borgogna.

Se l’avvolse intorno ai seni e infil& #242; un lembo per tenerlo stretto.

Alla porta, afferr& #242; la maniglia ed esit& #242;.

Sta’ calma, lui non & #232; l& #224; fuori. Tutto a posto.

Gir& #242; la maniglia, la serratura scatt& #242; con un rumore sordo. Lei apr& #236; la porta e cacci& #242; la testa nella fessura. La luce accesa in soggiorno, nello studio e in camera da letto si rifletteva nel corridoio. Niente sembrava anormale. Ma tutto le appariva sbagliato, stranamente mutato e insolito.

Rimase in ascolto.

Il leggero ronzio del frigorifero, niente altro.

Una goccia d’acqua le scivol& #242; dietro una gamba. Allung& #242; una mano per asciugarla.

Aspetta ancora un po’. Rimani qui finch& #233; richiama.

Pen avanz& #242; nel corridoio. Sbirci& #242; in camera da letto mentre passava davanti alla porta.

Nessuno balz& #242; fuori.

Si ferm& #242; alla porta dello studio. Vide la cassetta sul tappeto, la segreteria telefonica accanto alla macchina da scrivere.

Prima il resto.

In fondo al corridoio diede una rapida occhiata al soggiorno. I suoi occhi sfrecciarono alla porta. La catena di sicurezza era al suo posto.

Soddisfatta?

Pen non era soddisfatta, ma abbass& #242; leggermente le spalle.

Entr& #242; in cucina. Dal corridoio giungeva abbastanza luce per ci& #242; che aveva in mente, ma fece scattare l’interruttore per fugare le ombre.

Il telefono era infisso proprio sopra il pannello dell’interruttore. Strinse la mano attorno all’apparecchio e tir& #242;. La piastra di metallo rimase sul muro, vuota. Pen pos& #242; il telefono staccato in cima al frigorifero.

E uno.

A lunghi passi torn& #242; nello studio. Evit& #242; con cura lo spigolo della scrivania dove aveva sbattuto la gamba.

La segreteria telefonica. Il telefono. I fili scendevano dal bordo della scrivania, pendevano quasi direttamente nella fessura fra il lato della scrivania e la libreria, poi risalivano per sparire dietro i libri.

Pen si spost& #242; di lato. Si accucci& #242;, e con una mano sullo spigolo della scrivania raggiunse la fessura con la mano sinistra. Con la punta delle dita trov& #242; i fili. Li segu& #236; piegandosi di lato e fece scivolare la mano sopra i libri. Le cadde l’asciugamano. Il telefono squill& #242;, dandole un colpo al cuore e mozzandole il respiro. Con un grido di paura e di rabbia si spinse avanti. Sbatt& #233; la spalla destra contro la scrivania spingendola e facendola girare. Un altro squillo. Cadde in ginocchio sul tappeto. Contorcendosi s’infil& #242; nell’apertura fra la scrivania e gli scaffali, lo spigolo del mobile le gratt& #242; il seno destro. Il telefono url& #242; nel suo orecchio. Lei trov& #242; la presa dell’apparecchio. La strapp& #242; dal muro.

Silenzio.

Pen si distric& #242;.

Con le dita tremanti afferr& #242; l’asciugamano, lo trascin& #242; con s& #233; mentre indietreggiava carponi.

Gli occhi fissi sul telefono.

 

 

«& #200; venerd& #236; sera», disse Bodie. «La gente esce, di venerd& #236;. »

«Lo so», mormor& #242; Melanie seduta accanto al posto di guida con le ginocchia sollevate e i piedi contro il cruscotto. Era rimasta in quella posizione da quando avevano lasciato la stazione di servizio. Fissava davanti a s& #233;, ma era troppo in basso per vedere fuori dal parabrezza. «Forse & #232; capitato qualcosa a Pen», osserv& #242;.

Forse a nessuno, pens& #242; Bodie. «Preoccuparsi non serve. Perch& #233; non ti metti dietro e cerchi di dormire? »

Lei non rispose. Non si mosse. Rimase rannicchiata, la testa sorretta dallo schienale del sedile. Bodie si chiese come facesse a respirare in quella posizione.

«Tua sorella non esce con i ragazzi? » domand& #242;.

«No. »

«No? »

«Be’, qualche volta, credo. Ma non per abitudine. »

«Com’& #232;, grassa e brutta? »

Melanie gir& #242; la testa. Nella luce fioca la sua faccia era una macchia. Bodie non riusciva a leggere l’espressione del suo viso, ma cap& #236; che lei non era affatto divertita.

«Sto cercando di tenerti su di morale», spieg& #242; lui.

«& #200; bellissima», lo inform& #242; Melanie.

«Bella come te? »

«Gi& #224;, io sembro Bo Derek. »

«Per me sei bellissima. »

«Perch& #233; non hai visto Pen. » Nessuna ammirazione nella voce di Melanie. Anzi, risuon& #242; leggermente risentita.

«Certo che ha un nome terribile», osserv& #242; Bodie.

«Chi lo dice? »

«Io. »

«Tu non l’hai ancora vista. »

«Che tipo & #232;? »

«La playmate dell’anno. »

«Quale anno? »

«Qualsiasi anno. »

«Non vedo l’ora di conoscerla. »

«Ci scommetto. »

Bodie allung& #242; il braccio e tocc& #242; la gamba sollevata di Melanie. Poich& #233; lei non protestava, infil& #242; la mano nei pantaloni e le accarezz& #242; il posteriore. «Non m’interessano le playmate dell’anno. »

«Tu…»

«Lo so, non ho ancora visto Pen. I suoi libri preferiti devono essere Il Profeta  e Il gabbiano Jonathan Livingston. »

Melanie sbuff& #242;.

«Allora perch& #233; non esce con i ragazzi? » incalz& #242; Bodie.

«Ha dei problemi con gli uomini. »

«Ah. »

«Ah,  un corno. Non & #232; come pensi. & #200; solo che i ragazzi le saltano addosso. Succede da quando aveva dodici o tredici anni. Lei si & #232; stancata, ecco tutto. »

«Questo & #232; un problema. »

«Pu& #242; darsi. Non saprei. »

Bodie si chin& #242; su di lei. Con la punta delle dita trov& #242; la cucitura centrale dei pantaloni. Prese a sfregare e sent& #236; il calore attraverso la stoffa. Premette pi& #249; forte e Melanie trattenne il respiro.

«Non adesso», disse lei.

Lui ritrasse la mano.

Melanie tir& #242; gi& #249; i piedi e si drizz& #242; sul sedile. «Mi dispiace», mormor& #242;.

«No, ti capisco. »

«Si tratta della mia famiglia. Pap& #224; o Pen…»

«Lo so. Sarei sconvolto anch’io. Ma oggi & #232; venerd& #236;. Solo perch& #233; nessuno ha risposto al telefono, non devi trarre delle conclusioni. In realt& #224;, ci& #242; che hai, come elemento, & #232; solo la visione che hai avuto. »

«Tu credi che sia soltanto la mia immaginazione. »

«Non ho detto questo. »

«Ma lo pensi. »

«No, ma credo che sia possibile. Ti porti appresso tutto quel risentimento verso tuo padre e anche verso tua sorella. Non sono diffidente, ma…»

«Bravo. »

«Sto solo cercando di aiutarti. »

«Non sono una malata di mente», protest& #242; lei.

«Melanie…»

«Se non mi credevi, dovevi dirlo subito. Potevo partire per conto mio. » La voce di lei divenne pi& #249; stridula. «Mi ci manca solo questo. E gi& #224; abbastanza difficile…» Sospir& #242; con un singhiozzo. «Lasciamo perdere. »

«Ehi, andiamo», disse Bodie, sottovoce.

Lei si sollev& #242;, si insinu& #242; fra i due sedili e spar& #236; dietro.

Bel lavoro, concluse Bodie. Sospir& #242;.

Cristo, non puoi aver sempre ragione.

Avevi creduto che lei accettasse la possibilit& #224; che la sua visione fosse un falso allarme. Desidera forse che si avveri?

Stiamo parlando di suo padre e di sua sorella, per amor del cielo!

S& #236;, forse lei desidera che sia vero. Nei recessi della sua mente. & #200; giusto, pap& #224;. Tu hai lasciato annegare la mamma e poi hai sposato una baldracca tanto giovane da essere tua figlia. Prendi su, Pen. Cos& #236; impari che non puoi cavartela, con quell’aspetto da playmate dell’anno.

Devo vedere questa Pen.

Ci scommetto,  aveva detto Melanie, con una punta di amarezza nella voce.

Melanie voleva che pagassero.

La vendetta & #232; dolce, molto pi& #249; dolce se sei presente mentre si verifica; anzi, & #232; bella questa forma di telepatia cosicch& #233; puoi sentire la loro agonia mentre i corpi vengono dilaniati.

Corpi dilaniati. Comodo, no? Che cosa aveva detto, lei? Che la cosa  correva rumorosamente nella sua direzione e troppo veloce perch& #233; lei potesse scansarsi. Come un’auto o un tram. Una specie di veicolo.

Quanto bastava per restare sfigurati. La bella sorella che faceva colpo sugli uomini, magari proprio su quelli che Melanie sognava per s& #233;, viene travolta da un’auto. La playmate dell’anno si trasforma di botto in un mucchietto di sangue coagulato. Ti sta bene, puttana. E adesso chi & #232; la pi& #249; bella della famiglia?

A Bodie non piacevano i propri pensieri. Accese la radio. Dolly Parton. Singles Bars and Single Women.  Tenne basso il volume per non disturbare Melanie.

Forse lei si era addormentata l& #224; dietro. Un paio d’ore per dimenticare la sua maledetta visione.

Forse non avremmo dovuto telefonare.

Specialmente a sua sorella.

Le cose peggioravano, dal momento che neppure Pen era in casa.

Dov’era? Forse al cinema o qualcosa di simile. Ma forse Pen era stata avvertita dell’incidente del padre ed era uscita per correre da lui. All’ospedale. All’obitorio.

Oppure il contrario. Pen era la vittima e suo padre era uscito per andare da lei.

Un modo o l’altro. Ecco perch& #233; nessuno rispondeva al telefono.

Sono cattivo come lei, pens& #242; Bodie. In parte sto aspettando che la visione si trasformi in realt& #224;.

Se non era telepatia o qualcosa di simile, si trattava di un blocco mentale e quindi Melanie era matta.

Per il suo bene, meglio che sia reale.

Non vuoi neppure questo, concluse Bodie.

Vecchio mio, & #232; una delle tue situazioni senza sbocco.

Testa hai perso tuo padre o tua sorella, croce hai perso il cervello.

Non io, Melanie. Io ti accompagno solo nel viaggio.

Non desiderarlo.

Lei & #232; una parte di me, ti piaccia o no. I suoi problemi sono anche i miei.

 

Quando aveva visto Melanie la prima volta, lei stava camminando verso di lui con i libri stretti al petto, la testa china, un cipiglio sul viso. Era un assolato tardo pomeriggio di venerd& #236; e le lezioni erano finite. Tutti nel campus sembravano allegri e rilassati. Tutti tranne la ragazza in lutto sul marciapiede.

Bodie aveva provato pena per lei. La ragazza appariva graziosa, fragile, eterea, ed evidentemente gi& #249; di morale.

Aveva bisogno di essere consolata.

Lei era ancora a parecchi metri da lui, fissava sempre il marciapiede e Bodie aveva capito che sarebbe passata senza alzare la testa.

Perci& #242; aveva pescato una moneta dalla tasca e l’aveva lanciata. La moneta aveva tintinnato sul cemento ed era rimbalzata prima di rotolare verso la ragazza. Bodie aveva capito, dal movimento della testa di lei, che stava guardando la moneta. A un tratto allung& #242; il passo e con il sandalo la ferm& #242;. Non aveva pi& #249; l’espressione corrucciata di prima, quando aveva alzato la testa per guardare Bodie negli occhi. Sembrava piuttosto soddisfatta per aver bloccato la moneta.

«Grazie», aveva detto lui. «Mi & #232; scappata. »

Lei non aveva detto una parola. Sembrava nervosa. Forse si sentiva intimidita perch& #233; era una matricola, si vedeva che lo era e lui appariva abbastanza vecchio per essere un laureando o magari un insegnante. La ragazza era arretrata di un passo.

Bodie si era chinato a raccogliere la moneta.

Lei indossava una gonna lunga al ginocchio. Aveva gambe snelle e pallide, assolutamente prive di abbronzatura. Il loro biancore le faceva apparire nude.

Bodie non riusciva a distogliere gli occhi da quelle gambe.

Dopo aver raccolto la moneta si era rialzato.

La ragazza era arrossita, un sopracciglio sollevato con espressione interrogativa. Bodie aveva capito che lei aveva notato l’ispezione delle sue gambe.

La ragazza si era scostata, pronta a riprendere a camminare.

Anche Bodie si era scostato.

«Scusa», aveva detto lei. Le tremava la voce. «Ho fretta. » E si era spostata dall’altra parte. Bodie l’aveva bloccata di nuovo.

Lei aveva rinunciato a superarlo. Se ne stava immobile e lo guardava negli occhi, il labbro inferiore fra i denti.

«Mi dispiace di averti turbata», aveva detto lui.

«Non sono turbata. »

«E non ti fissavo le gambe», aveva aggiunto Bodie.

«Le mie gambe non hanno niente che non va. »

«Davvero? » Lui non sapeva perch& #233; l’aveva detto. Non gli era venuto in mente niente altro.

«Le mie gambe non hanno niente che non va», aveva insistito lei.

«Di prima qualit& #224; », aveva convenuto Bodie. «Le gambe pi& #249; belle che abbia visto da parecchio tempo. »

«Puoi scommetterci. » Lei lo aveva guardato con gli occhi socchiusi.

Forse ha il complesso delle gambe, aveva concluso Bodie.

«Anzi, mi sono chiesto com’era il resto», aveva confessato lui.

«Ho solo queste due. »

«Non era ci& #242; che…» Si era accorto che la ragazza aveva scherzato. Colto di sorpresa era scoppiato a ridere. La ragazza non aveva riso, ma aveva increspato le labbra in un mezzo sorriso.

«Ho ancora qui la moneta», aveva detto Bodie. «Che ne dici di andare allo spaccio degli studenti a bere qualcosa? »

Lei aveva accettato l’invito.

Era cominciato cos& #236;: una moneta caduta, un’occhiata alle sue gambe, una battuta scherzosa.

Melanie sembrava perplessa che lui la trovasse attraente. Continuava a ripetere di essere magra e ossuta.

La sera dopo il drive-in, quando lui trafficava sotto la blusa per slacciarle il reggiseno, lei aveva detto: «Resterai deluso». «Non essere ridicola», aveva ribattuto Bodie. Era riuscito a slacciare l’indumento e mentre cercava di spostare la mano, lei gli aveva afferrato il polso. «No», aveva detto. Lei piangeva, le lacrime sembravano gocce d’argento sul suo viso al riflesso dello schermo. «& #200; imbottito», aveva singhiozzato. «E allora? » Lei gli aveva lasciato andare la mano. Bodie le aveva stretto un seno. «Visto? » aveva chiesto lei. E Bodie aveva risposto: «Niente male».

Lei aveva riso fra i singhiozzi. Il seno era caldo e liscio, gli riempiva la mano. Bodie aveva accarezzato l’altro. Avrebbe voluto baciarli, ma quando aveva cercato di slacciarle la camicetta, Melanie lo aveva fermato. «Non qui», aveva detto con il respiro ansante. Erano usciti dal drive-in e Bodie aveva proseguito verso il suo appartamento.

Quando aveva aperto la porta, lei era rimasta immobile e aveva guardato nella stanza buia con occhi sbarrati e spaventati. Bodie le aveva preso la mano. Era fr& #233; dda come il ghiaccio. Tremava. «Non devi aver paura», aveva detto lui e l’aveva preceduta nella stanza. Poi aveva, acceso la luce.

«Non so niente di queste cose», aveva confessato Melanie con voce tesa.

«Nemmeno io», l’aveva rassicurata Bodie per calmarla. «Guardiamo un po’ di televisione. »

Un rapido e brusco cenno del capo.

«Non dobbiamo fare niente», l’aveva rassicurata lui.

«Okay. »

Bodie aveva acceso il televisore. Lasciando Melanie sul divano, era andato in cucina e aveva versato il vino nei bicchieri. Poi era andato a sedersi accanto a lei. Melanie teneva il suo bicchiere con tutte e due le mani. Aveva bevuto un sorso osservando Bodie che alzava il bicchiere. Anche lui tremava leggermente.

«Perch& #233; sei cos& #236; nervoso? » aveva chiesto Melanie.

«Chi, io? »

«S& #236;, tu. »

Si erano guardati negli occhi per un lungo momento.

«Non dobbiamo fare niente», aveva ripetuto lei. E sorridendo aveva posato il bicchiere sul tavolo.

Si erano baciati. Abbracciati. Lei tremava, ma lo aveva spinto gi& #249; sul divano. Giacevano stretti uno all’altra. Melanie tremava ancora, ma gli aveva sbottonato la camicia e accarezzato il petto. Bodie l’aveva assecondata. Dopo un po’ erano nudi fino alla cintola. Bodie le aveva baciato la bocca, gli occhi, il lungo collo con il nastro di velluto. Le aveva stretto i seni mentre lei gli sfiorava con le mani la schiena.

Lei non aveva infilato le mani sotto la cintura di Bodie. E lui aveva fatto lo stesso.

Dopo un po’ aveva capito che lei lo desiderava. Aveva cominciato a toccarle le natiche e le cosce.

Ma aveva capito anche un’altra cosa. .

Melanie era vergine.

Bodie sarebbe stato il primo.

Se fosse riuscito a toglierle i pantaloni… Non doveva essere tanto facile, per& #242;.

Meglio non tentare.

Forse domani sera o…

La mano di Melanie si era infilata dentro i suoi pantaloni. Le sue dita fredde si erano strette attorno al pene.



  

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