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La mentalità italiana



L’italianità, cioè il carattere e i comportamenti degli italiani, non può avere una definizione unica. Grandi scrittori, giornalisti e linguisti italiani hanno analizzato e variamente commentato i comportamenti sociali, culturali e linguistici degli italiani, concludendo che, al di là dello stereotipo, non c’è un’Italia sola, ma ci sono tante Italie diverse.

Tutti i caratteri che attribuiamo agli italiani appartengono anche ad altri popoli e culture. Le città arabe sono altrettanto rumorose. I mercati africani sono sono altrettanto colorati. Le salumerie francesi e le pasticcerie inglesi sono altrettanto maestose. La gioia di vivere si gusta ovunque. Arabi, francesi, africani e inglesi fanno festa quanto gli italiani. Pizza e pasta si mangiano dappertutto. Ogni paese ha le sue forme di esibizionismo. C’è tanta eleganza in una via di Dakar quanta ce n’è in via Montenapoleone a Milano o in via Condotti a Roma. Gli italiani non sono né più cordiali né più volgari, né più pii né più secolarizzati di altri popoli, non amano più e meglio degli altri.

Gli italiani, in definitiva, sono contraddittori. Pensate a una coppia di contrari e applicatela agli italiani: sarete sicuri di non sbagliare. Troverete italiani arroganti e italiani gentili, italiani sordidi e italiani generosi, italiani egoisti e italiani altruisti, italiani chiusi e italiani cordiali, italiani sciatti e italiani eleganti... Ma solo quando scoprirete che in quell’italiano che vi sta parlando arroganza e gentilezza, egoismo e altruismo, chiusure e aperture convivono, almeno secondo il vostro giudizio, senza che ciò susciti in lui laceranti conflitti, allora potrete dire: ho cominciato a farmi un’idea dell’Italia.

Un segno di vitalità in Italia è il rumore, una chiassosità che non irrita più di tanto, con la quale si convive facilmente. La chiassosità, il parlare a voce alta, non infastidisce perché è il modo con cui gli italiani segnalano la loro esistenza, e soprattutto la loro voglia di divertirsi. Prendiamo le abitudini dei giovani. Dalla domenica al martedì non si esce la sera. Il week-end inizia a metà settimana e culmina il sabato. Il mercoledì si vedono le partite di calcio al bar: vedere le partite insieme aumenta la tensione, fa sembrare di essere allo stadio... Il giovedì, seconda sera di pre week-end, si esce con gli amici, di preferenza al bar, al ristorante, al cinema, a teatro, a seconda dei gusti e delle tasche. Il venerdì c’è doppia serata, con due distinte attività: ad esempio, prima un film e poi la discoteca. Il sabato è il momento dei grandi eccessi, con tripla serata e rientro all’alba, talora con esodi di massa di centinaia di chilometri verso le “cattedrali” del divertimento, come la riviera romagnola. La domenica è destinata al riposo, a piccole gite pomeridiane, al tifo sportivo, e la sera, finalmente, qualcuno va a letto presto. Nella lunga estate italiana, infine, è sempre week-end: si esce ogni sera, da giugno a settembre, al Nord come al Sud, anche se non si rallentano i ritmi di lavoro.

Gli italiani hanno un difficile rapporto con l’italianità. Il provincialismo degli italiani si vede nella loro presunzione: bene come in Italia non si mangia da nessuna parte; la pittura è solo italiana, dopo Raffaello non c’è stato più nessuno... Osservate gli italiani in gita all’estero: niente piace, si lamentano sempre, non perdonano niente, si cercano tra loro, vogliono espresso e spaghetti perché, credendosi i migliori, non hanno motivo di essere curiosi, e si stupiscono se scoprono che anche gli altri hanno una cultura, una storia e un passato che vale il loro.

Lo stesso provincialismo si vede nel forte senso di inferiorità che li affligge. L’Italia fa schifo, niente funziona, tutti rubano, lo Stato li sfrutta, le tasse li spolpano: guarda, invece, in America... (in Germania, in Inghilterra, a seconda di cosa si parla). Così gli italiani sono spesso troppo generosi con se stessi, ma molto più spesso si sottovalutano e si avviliscono.

 

Secondo il giornalista italiano Giorgio Bocca ciò che unifica davvero gli italiani è la cucina: “Ci sono italiani che emigrano restando in Italia, si vestono, si atteggiano come gli stranieri ma sul cibo nessuno o pochi tradiscono”. Il regionalismo si esalta nel cibo. Non c’è zona d’Italia che non abbia una sua tradizione, una sua cultura alimentare e gastronomica, una sua specialità tramandata per secoli. La ricchezza inesauribile delle sue tradizioni regionali rende la cucina italiana forse meno ricercata e elaborata di quella francese, meno creativa, ma più ricca di varianti, altrettanto sorprendente e non meno raffinata nel suo risultato finale.

Alcuni stereotipi comunemente diffusi sulle tradizioni alimentari degli italiani sono falsi. La cucina italiana non è riducibile ai soli “primi”, anche se questi sono il suo pezzo forte. Gli italiani non mangiano più pizza degli inglesi, degli americani e dei tedeschi, almeno da quando la pizza ha colonizzato l’occidente. Inoltre, non mangiano più secondo i canoni della cucina mediterranea: spesso mangiano in fretta, negli ormai comuni fast-food; e non disdegnano usare surgelati e altri prodotti che consentano di risparmiare tempo. Infine, la cucina non è più affare di donne: nella divisione del lavoro domestico, i mariti concorrono all’acquisto e alla preparazione del cibo molto più che i passato.

Altri stereotipi restano invece veri. Nonostante i cambiamenti nei ritmi di lavoro, gli italiani continuano a preoccuparsi molto di ciò che mangiano e della genuinità di quello che cucinano. Il cibo continua ad avere un significato sociale e simbolico più forte che in altri paesi d’Europa, ad eccezione, forse, della Francia. In Italia, il pasto è ancora il pasto familiare, il principale rito collettivo che rende tangibile l’esistenza della famiglia.

Gli italiani amano le grandi tavolate, i banchetti con decine di persone, in posti dove forse non si mangia benissimo ma dove si può fare chiasso e baldoria, in gruppo. E invitare parenti e amici – dentro o fuori casa che sia – è sempre un segno di riguardo, di familiarità. Pranzare o cenare con altri esalta il piacere e l’arte della conversazione, è un atto di considerazione e stima, che rinnova l’amicizia o l’amore, e serve a comunicare il desiderio di instaurare relazioni d’amicizia o d’amore, di socializzare o fraternizzare, di raggiungere un’intesa, di cooperare nel lavoro. Gli italiani aprono la porta della loro casa per condividere il pasto molto più di altri popoli, ma con una differenza tra il Nord e il Sud. Al Nord si invita di più in casa, mentre al Sud si preferisce ancora vedersi fuori. La scelta rivela una diversità culturale: stare dentro casa rappresenta un modo per rendere più intima la socialità, stare fuori una forma di estroversione.

 



  

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