Хелпикс

Главная

Контакты

Случайная статья





Lezione 6. L’Italia: costumi e società



L’Italia per oltre un secolo (dalla sua nascita nel 1861 agli anni ‘60) è stata una nazione povera con alti indici di analfabetismo e vertiginosi livelli di disoccupazione. Questi fattori, insieme alla sua economia prevalentemente contadina ed agricola e ai grandi divari economici, sociali e culturali fra il Nord e il Sud, hanno determinato due fenomeni che sono di grande importanza per capire la società italiana: l’emigrazione (a varie ondate) di una larga parte della popolazione verso paesi più prosperi e industrialmente più sviluppati (che potessero, cioè, offrire una qualche possibilità di lavoro) e le migrazioni interne che, fino a pochi decenni fa, si muovevano dal Sud povero verso il Nord ricco e industrializzato.

L’Italia ha risolto molti dei suoi atavici problemi sociali ed economici e si presenta, nel Duemila, come una società industriale avanzata. Però, a paragone di altre società avanzate, è una società meno omogenea e con un minor senso di coesione fra i suoi membri. E un dato di fatto rilevato dagli studiosi della storia del costume e della società e ammesso dagli italiani stessi, che questi ultimi poco si riconoscono, fra di loro, come cittadini di uno stesso Stato e che lo Stato, a sua volta, ha da sempre un rapporto difficile ed ambiguo con i suoi cittadini. Ad aumentare il senso di separatismo ha contribuito il fattore linguistico: per secoli gli italiani non si sono potuti riconoscere in una lingua italiana comune e hanno dovuto optare per il dialetto familiare e locale. Ancora oggi in Italia c’è il 7 % di dialettofoni.

La mancanza di coesione è il primo carattere distintivo della società italiana ed è dovuto, almeno in gran parte, alla sua Storia, alla brevità della sua esistenza come Stato e, quindi, alla brevità della sua storia politica unitaria.

Il secondo carattere distintivo della società italiana, strettamente collegato al primo, consiste nella sua apparente incapacità di governarsi. L’Italia, in quanto Repubblica italiana, ha avuto dal ’46 ad oggi, una tormentata vita parlamentare che l’ha vista cambiare più di cinquanta governi. Inoltre lo stato italiano, fra gli anni ’70 e ’80, si è visto costretto a dover fronteggiare situazioni di gravissimo pericolo per i cittadini e per le istituzioni democratiche quando terroristi di destra e di sinistra tentarono di destabilizzare lo Stato e la Nazione.

Il terzo carattere distintivo, questa volta positivo, è la grande vitalità del suo corpo sociale: di quegli italiani, cioè, che con energia, competenza e ingegno hanno senz’altro contribuito a quel “miracolo economico” che dal dopoguerra agli anni ’60 ha trasformato il volto del paese. Questi italiani, se non si identificano ancora tutti in una Nazione, si collocano però all’interno di una grande e gloriosa tradizione culturale, artistica e letteraria.

 

L’Italia è al tempo stesso una nazione con poco senso dello Stato, e uno Stato con poco senso della nazione. Almeno secondo un diffuso stereotipo, la maggioranza degli italiani è individualista e antepone l’utile privato al bene pubblico e il paese di origine alla nazione. Questo fenomeno si chiama “campanilismo”: nla parola si ricollega al campanile della chiesa parrocchiale del paese di nascita: questa chiesa è, da sempre, il simbolo della collettività locale e, la domenica, il luogo di riunione di molti paesani. Il senso civico degli italiani e il loro affetto, quindi, si riferiscono al paese o alla regione di origine prima che alla patria comune, l’Italia.

Guardando all’Italia attuale, possiamo dire che la società italiana si avvia a diventare più omogenea. Facciamo il confronto con l’Italia postbellica. Nel primo dopoguerra gli italiani si erano sentiti vicini nel desiderio di ricostruire il paese, che era un fine comune e condiviso. Ma il divario economico, culturale, sociale e linguistico fra le diverse regioni, fra la campagna e la città e, ovviamente, fra il Nord e il Sud era grande e a volte quasi insormontabile.

Negli ultimi quarant’anni diversi fattori hanno contribuito a rendere più omogeneo il paese “dai mille campanili”: lo sviluppo economico e industriale; la diffusione dell’alfabetizzazione, l’elevarsi del livello culturale; l’adozione di modelli di comportamento, di abitudini di vita e di mentalità uniformi; l’accettazione e l’uso di una lingua comune; l’impatto dei media.

La Chiesa cattolica che per secoli è stata il punto di riferimento di un popolo diviso e il suo più evidente elemento di coesione, ha perso la sua posizione di preminenza nel paese. Oggi l’Italia è senz’altro un paese secolarizzato anche se ha un’alta presenza di cattolici: le pratiche religiose, come per esempio l’ascolto della Messa domenicale, coinvolgono ancora circa il 30 % della popolazione. Si ndeve notare, tuttavia, che i valori di ascolto sono più bassi nelle aree urbane e al Nord (19 n% a Milano, 4 % a Bologna) rispetto alle campagne ed al Centro-Sud (23 % a Roma e Napoli).

L’Italia è diventata una società avanzata di tipo capitalistico industriale. Ma anche qui ci sono da osservare le sue peculiarità rispetto agli altri paesi europei avanzati. L’Italia era ed è un paese di piccoli imprenditori. Nonostante la crescente importanza che il settore terziario ha assunto nella vita economica del paese, la piccola impresa sopravvive bene: si è ristrutturata, si è modernizzata, le sue figure sociali sono cambiate e ha trovato le sue strade.

La situazione economica dell’Italia degli ultimi vent’anni si presenta senz’altro positiva ma anche contraddittoria, perché nel paese c’è stata una crescita economica senza crescita dell’occupazione; c’è stata espaansione della ricchezza ma non sviluppo. In breve, gli italiani sono più ricchi di quarant’anni fa, vivono più agiatamente, ma la disoccupazione si aggira su alti indici.

I consumi degli italiani sono molto cambiati negli anni ’90. La recessione che ha colpito l’Italia nei primi anni ’90 ha provocato cambiamenti significativi. E’ soprattutto evidente la diminuzione degli acquisti dei mezzi di trasporto (l’automobile, -21 %), dell’abbigliamento (-5 %) e degli articoli per la casa (- 4%). Ma ci sono categorie di spese che registrano un incremento: il telefono (+ 6 %), il tabacco (+ 4, 5 %), gli alcolici (+ 2, 7 %), i libri e i giornali (+ 1, 5 %). Questi cambiamenti hanno portato al cambiamento delle abitudini di consumo: è cresciuta la domanda di qualità e di sicurezza, che si è estesa a tutti i gruppi sociali.

 



  

© helpiks.su При использовании или копировании материалов прямая ссылка на сайт обязательна.