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L`accento nella lingua italiana



Oggi, vi parlerò dell’ accento grafico, cioè dell’accento nelle parole scritte. Un’altra piccola difficoltà, per chi studia la lingua italiana. Quando devi scriverlo? Quando non devi?

Vi ricordo che nella lingua italiana l’accento può essere acuto (come in é )o grave (come in è ). L’accento acuto si usa per le - e e – o chiuse, l’accento grave per le - e e - o aperte e per le vocali – a u - i.

L’accento è obbligatorio:

- sulle parole con accento sull’ultima sillaba e con più di una sillaba, che vengono definite tronche, per esempio: verità, città.

Quindi richiedono l’accento acuto sulla " e" finale affinché, cosicché, finché, giacché, poiché, purché. Hanno l’accento anche la prima e la terza persona per futuro semplice, come per esempio: vedrò, amerò, andrà, farà.

- su alcuni monosillabi: più, giù, già , ciò, può

- su alcuni monosillabi per distinguerli da altri che si scrivono nella stessa maniera:

(particella affermativa) – si (pronome)
(bevanda) – te (pronome)
ché (poiché ) – che (congiunzione)
(verbo dare) – da (preposizione)
(sostantivo che significa " giorno" ) – di (preposizione)
è (verbo essere) – e (congiunzione)
(avverbio) – la (articolo)
(congiunzione) – ne (pronome)
(avverbio) – li (pronome)
(pronome) – se (congiunzione)

 

Invece non si accentano mai:

- do                                                        - fu

- fa                                                         - me

- mi                                                        - no

- qui                                                       - qua

- re                                                         - sa

- so                                                         - sto

- tre                                                       

- sta

Ma attenzione - viceré trentatré e - ventitré, come vedi, hanno l’accento acuto!




  

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