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CAPITOLO 5



3 ottobre 1993

Oggi sono andata al ristorante con Marco e le altre due coppie che conoscevo già dalla Sardegna. Non mi sono molto simpatici. O forse è più esatto dire che sì, sono simpatici, ma vuoti e superficiali. Marco li ha conosciuti nel club - naturalmente esclusivo - di cui è membro. Ci sono andata qualche volta anch’io: è un posto bello ed elegante con tante strutture sportive e una fantastica piscina, ma ho trovato la gente che lo frequenta terribile. Le donne parlano soltanto di moda e di bridge, gli uomini di soldi e di macchine belle e veloci.

Le due coppie di questa sera sono simili. Hanno sempre parlato di ‘cose’: la loro villa a Porto Rotondo, la loro barca a Santa Margherita, il loro nuovo telefonino. Temo che, se sposerò Marco, la nostra vita girerà intorno a questo.

Non so perché, quando sono tornata a casa, mi sono messa a guardare le fotografie di quando ero ‘giovane’. Un album è tutto pieno di foto di me e Filippo. Qualche volta ci penso ancora. Non ho più saputo niente di lui. Dove sarà adesso? Mi piacerebbe rivederlo.

 

12 ottobre 1993

È successo qualcosa di incredibile. Soltanto pochi giorni fa scrivevo sulle pagine di questo diario che vorrei rivedere Filippo ed ecco... l’ho incontrato. Lo stesso giorno di dieci anni fa: il 12 ottobre. Una data magica!

E rimasto lo stesso: bello e affascinante. Era felice di rivedermi e anch’io ero felice.

Eravamo ad una riunione di lavoro. Il capo l’ha presentato allo staff: “Questo è il dottor Filippo Barini. Il dottor Barini lavora nel laboratorio dell’università e ci potrà aiutare nelle nostre ricerche sul farmaco. ”

Alla fine della riunione, mi ha chiesto: “Vieni a bere qualcosa? ”

Siamo andati in un bar vicino all’ufficio.

Erano le undici di mattina, ciononostante abbiamo bevuto diversi ‘prosecchini’. All’inizio abbiamo parlato soltanto degli studi e del lavoro: “Mi è piaciuta molto l’università ” ha detto Filippo. “Ho studiato Scienze, come volevo. Certo... i soliti problemi: pochi laboratori, poche strutture. Ho anche lavorato per diversi anni in un bar. Dopo il corso ho vinto una borsa di studio per gli Stati Uniti. Sono stato un anno a Dallas. ”

“Anch’io sono stata negli Stati Uniti, in California, dopo l’università, per uno stage. ”

“Hai studiato Economia? ”

“Sì, come avevo sempre desiderato. ”

“Poi anche tu sei tornata in Italia. ”

“Già... gli Stati Uniti sono belli, ma è un altro mondo, altra gente... ”

“Sì, hai ragione. È difficile per noi amare veramente la vita lì. Così dopo l’anno della borsa di studio sono tornato in Italia. Lavoro un po’ all’università e un po’ come libero professionista. Così riesco a guadagnare abbastanza per mantenermi. ”

“Vivi da solo? ”

“Sì, i miei genitori sono tornati in Sicilia e anche i miei fratelli. E tu? ”

“Anch’io. Ho un piccolo appartamento al centro, ma spesso vado dai miei. ”

Ho parlato a lungo di me, della mia vita e del mio lavoro, come da tempo non ne parlavo con nessuno. Anche dopo così tanto tempo riesco a parlare con sincerità a Filippo. Ma non ho parlato del mio fidanzato, Marco.

Mentre, sempre nello stesso bar, mangiavamo un panino e bevevamo il quarto ‘prosecchino’ ho guardato l’orologio:

“Oh Dio, sono le due e mezza. Ho un appuntamento importante. ”

Ho lasciato il panino sul tavolo e ho preso la borsa.

“Quando ci vediamo? ” ha chiesto lui.

“Non so... ”

“Domani, a cena. ”

Ero insicura. Pensavo a Marco. Filippo mi guardava.

“Va bene, domani, ” ho detto “davanti all’ufficio alle sette. ”

 



  

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