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Tana French 37 страница



«Mi dispiace. » Cassie si soffiò nuovamente il naso e deglutì a fatica. «Senta, la prego, è finita, non è stata colpa del detective Ryan. Lui farebbe qualsiasi cosa per lei. Le ha dato una dimostrazione di fiducia dicendole queste cose. Non è che potrebbe semplicemente… lasciar perdere? Non dirlo a nessuno? La prego. »

«Be'…» Rosalind sembrava stesse prendendo in considerazione la cosa. «Il detective Ryan e io siamo stati molto vicini, per un po'. Ma anche lui, l'ultima volta, è stato scortese con me. E mi ha mentito su quei suoi due amici. Non mi piace chi mente. No, detective Maddox, mi dispiace, ma non credo di dovere favori a nessuno di voi due. »

«Okay, okay» disse Cassie, «mettiamola così: cosa potrei fare per lei in cambio? »

Risatina. «Non mi viene in mente nulla che potrei volere da lei. »

«No, c'è una cosa. Mi conceda altri cinque minuti, okay? Possiamo tagliare da questo lato dell'abitato, lungo la strada principale. C'è una cosa che potrei fare per lei, giuro. »

Rosalind sospirò. «Le do tempo fino al nostro arrivo a casa mia. Sa, detective Maddox, c'è anche gente con una morale. Se decidessi di assumermi la responsabilità di raccontare questa cosa ai suoi superiori, lei non riuscirebbe a corrompermi per farmi stare zitta. »

«Niente corruzione. Solo… un aiuto. »

«Da lei? » Di nuovo quella risata, quel trillo che avevo trovato così incantevole. Mi accorsi di affondare le unghie nei palmi.

«Ieri» cominciò Cassie, «abbiamo arrestato Damien Donnelly per l'omicidio di Katy. »

Una brevissima pausa. Sam si sporse in avanti, con i gomiti sulle ginocchia. Poi: «Bene, era ora che smettesse di pensare solo alla sua vita amorosa e prestasse attenzione al caso di mia sorella. Chi è Damien Donnelly? ».

«Dice di essere stato il suo fidanzato fino a qualche settimana fa. »

«Be', è chiaro che non è vero. Se fosse stato il mio fidanzato avrei sentito parlare di lui, no? »

«C'è la documentazione» disse Cassie, con cautela, «di molte telefonate tra i vostri cellulari. »

La voce di Rosalind divenne di ghiaccio. «Accusarmi di essere una bugiarda non è il modo migliore per ottenere dei favori da me, detective. »

«Non la sto accusando di nulla» fece, Cassie e per un istante pensai che le si sarebbe incrinata nuovamente la voce. «Sto solo dicendo che so che questi sono affari suoi e che lei non ha nessun motivo di fidarsi di me al riguardo…»

«Su questo non ci sono dubbi. »

«… ma sto anche cercando di spiegarle come posso aiutarla. Vede, ho parlato con Damien, e lui si fida di me. »

Dopo un momento, Rosalind respirò rumorosamente. «Non me ne vanterei. Damien parla con chiunque lo ascolti. Questo non la rende certo speciale. »

Sam annuì, un breve cenno. E uno.

«Lo so. Lo so. Ma la cosa è che mi ha detto perché l'ha fatto. Dice di averlo fatto per lei. Perché glielo ha chiesto lei. »

Nulla, per un bel po'.

«Per questo l'avevo fatta venire, l'altra sera» proseguì Cassie. «Le volevo fare delle domande al riguardo. »

«Oh, la prego, detective Maddox. » La voce di Rosalind era diventata appena un po' più tagliente, e non riuscivo a capire se fosse un segno positivo o negativo. «Non mi tratti come se fossi una stupida. Se aveste delle prove contro di me, sarei sicuramente in arresto e non qui ad ascoltarla piangere sul detective Ryan. »

«No» intervenne Cassie. «È questo il punto. Gli altri non sanno ancora quello che ha detto Damien. Se lo scoprono, allora sì che la arresteranno. »

«Mi sta minacciando? Perché sarebbe una pessima idea. »

«Assolutamente no. Sto solo cercando di… Okay, ecco cosa. » Cassie fece un respiro. «In effetti, non abbiamo bisogno di un movente per accusare qualcuno di omicidio e processarlo. Ha confessato, quella parte ce l'abbiamo, registrata anche in video, ed è tutto quello di cui abbiamo bisogno per sbatterlo in galera. Nessuno ha bisogno di sapere perché l'ha fatto. E, come dicevo, lui si fida di me. Se gli dicessi di tenersi il motivo per sé, mi crederebbe. Sa com'è fatto. »

«Molto meglio di lei, se è per questo. Dio, Damien. » Forse era l'ennesima prova della mia stupidità, ma mi feci cogliere nuovamente alla sprovvista dalla nota presente nella voce di Rosalind, qualcosa che andava ben oltre il disprezzo: era ripulsa, totale e impersonale. «Non sono assolutamente preoccupata di lui. È un assassino, santo cielo. Crede che qualcuno gli crederà? La sua parola contro la mia? »

«Io gli ho creduto» rispose Cassie.

«Sì, be', questo non depone a favore delle sue competenze come detective, o no? Damien sa appena allacciarsi le scarpe ma tira fuori una storia e lei lo prende in parola? Credeva sul serio che uno come lui fosse in grado di dirle esattamente come sono andate le cose, anche volendo? Damien sa gestire solo cose semplici, detective, e questa non è stata una storia semplice. »

«I fatti nudi e crudi tornano» controbatté Cassie bruscamente. «Non voglio sentire i dettagli. Se devo tenermi questa storia per me, meno ne so e meglio è. »

Un momento di silenzio. Rosalind valutava le possibilità. Poi la risatina. «Sul serio? Ma lei dovrebbe essere un detective, in un modo o nell'altro. Non le interessa scoprire quello che è veramente successo? »

«So quanto c'è da sapere. Qualsiasi cosa mi dirà non mi servirà comunque. »

«Oh, lo so» cinguettò Rosalind. «Lei non potrà usarlo. Ma è colpa sua se stare a sentire la verità la mette in una situazione scomoda, non crede? Non sarebbe dovuta finire in questa situazione. Non dovrebbe attendersi sconti da me per la sua disonestà. »

«Sono… come diceva lei, sono un detective. » La voce di Cassie stava salendo. «Non posso venire a conoscenza delle prove di un crimine e…»

Il tono di Rosalind non mutò. «Be', le toccherà lo stesso, o no? Katy era una ragazzina così dolce. Ma quando la faccenda del balletto cominciò ad attirarle tutte quelle attenzioni, andò fuori di testa. Quella Simone, quella donna. Aveva un'influenza terribile su di lei, sul serio. Mi rattristava moltissimo. Qualcuno doveva rimetterla al suo posto, giusto? Per il suo bene. Così io…»

«Se continua a parlare» scattò Cassie a voce troppo alta, «dovrò leggerle i suoi diritti. Altrimenti…»

«Non mi minacci, detective. Non glielo ripeterò. »

Fiato sospeso. Sam fissava il vuoto con una nocca tra i denti davanti.

«Così » riprese Rosalind, «ho deciso che la cosa migliore fosse quella di mostrare a Katy che non era poi un granché. Di certo non era molto intelligente. Quando le davo qualcosa da…»

«Non è obbligata a dire nulla che non voglia» la interruppe Cassie con la voce che le tremava, «ma se lo farà tutto quello che dirà verrà riportato e potrà essere usato contro di lei. »

Rosalind ci pensò a lungo. Sentivo i loro passi che facevano scricchiolare le foglie cadute, la felpa di Cassie che grattava leggermente contro il microfono a ogni passo; da qualche parte un colombo tubava, intimo e soddisfatto. Gli occhi di Sam erano su di me, e nell'oscurità del furgone credetti di vedervi una condanna. Pensai a suo zio e sostenni lo sguardo.

«L'ha persa» annunciò O'Kelly. Si stiracchiò: le pesanti spalle ruotarono all'indietro, il collo ebbe uno schiocco. «È per la lettura dei diritti. Quando ho cominciato io, quella merda non c'era: gli davi due strattoni, ti dicevano quello che volevi sapere e quello bastava a qualsiasi giudice. Vabbè, ce ne possiamo tornare…»

«Aspetti» lo fermò Sam. «La recupererà. »

«Senta» riprese infatti Cassie, sulla scia di un lungo respiro, «per la faccenda di andare dal nostro capo…»

«Un momento» la interruppe freddamente Rosalind. «Non abbiamo finito. »

«Sì, invece. » A Cassie tremò pericolosamente la voce. «Per quel che riguarda Katy abbiamo finito. Non me ne starò qui ad ascoltare…»

«Non mi piacciono le persone che cercano di sopraffarmi, detective. Dirò quello che mi andrà di dire e lei ascolterà, e se mi interromperà riterrò conclusa questa conversazione. Ovvio che se andrà a riferirla a qualcun altro dirò chiaramente che tipo di persona è lei e il detective Ryan lo confermerà. Nessuno crederà a una sola delle sue parole e lei perderà il suo prezioso lavoro. Mi ha capito? »

Silenzio. La sensazione di nausea continuava, orribile. Deglutii a fatica. «Che arroganza» commentò Sam, piano. «Che cazzo di arroganza. »

«Non mettertici anche tu» lo zittì O'Kelly. «È l'unica possibilità di Maddox. »

«Sì » fu il bisbiglio di Cassie. «Ho capito. »

«Bene. » Vidi ben chiaro nella mia mente il sorrisetto soddisfatto e affettato di Rosalind. Le sue scarpe ticchettavano sull'asfalto. Avevano svoltato sulla strada principale, in direzione dell'entrata anteriore della zona residenziale. «Allora, dicevo, ho deciso che qualcuno doveva fare in modo che Katy la smettesse di darsi tutte quelle arie. A dire il vero, avrebbero dovuto farlo i miei genitori. Se fosse stato così, non sarei stata costretta a immischiarmi. Ma a loro non importava un fico secco. Credo che sia una forma di abuso infantile… lei no? Questa specie di negligenza? »

Rosalind attese finché Cassie non rispose con un rigido: «Non lo so».

«Sì che lo è. Mi faceva star male. Allora ho detto a Katy che doveva piantarla col balletto, visto che aveva un effetto così negativo su di lei, ma non ha voluto ascoltarmi. Doveva imparare che non aveva il diritto divino di essere al centro dell'attenzione. Questo mondo era centrato su di lei. Così, di tanto in tanto, le ho impedito di ballare. Vuole sapere come? »

Il respiro di Cassie si era fatto rapido. «No. Non lo voglio sapere. »

«La facevo stare male, detective Maddox» proseguì Rosalind. «Dio mio, vuole dirmi che non avevate capito nemmeno quello? »

«Ce l'eravamo chiesto. Pensavamo che forse era sua madre a…»

«Mia madre? » Di nuovo quell'accenno, quel rigetto che andava oltre il disprezzo. «Ma per favore… Mia madre si sarebbe fatta beccare in una settimana, anche con gente come voi a indagare. Mescolavo il succo con il detersivo per i piatti, o altri detergenti, o qualsiasi altra cosa mi veniva in mente quel determinato giorno e dicevo a Katy che era un ricetta speciale per migliorare le sue doti di ballerina. Era abbastanza stupida da credermi. Ero anche curiosa di vedere se qualcuno se ne sarebbe accorto, però non è andata così. Ma se lo immagina? »

«Gesù » disse Cassie e il suo fu poco più di un bisbiglio.

«Vai, Cassie» mormorò Sam. «Lesioni personali gravi. Vai. »

«Non lo farà adesso» osservai, e la mia voce risuonò strana, convulsa. «Non prima che possa incastrarla per omicidio. »

«Stiamo per rientrare nella proprietà » annunciò Cassie. «E siccome ha detto che mi avrebbe concesso tempo solo fino a casa sua… ho bisogno di sapere cosa intende fare per…»

«Lo saprà quando glielo dirò. E rientreremo quando lo deciderò io. Anzi, penso proprio che potremmo tornare indietro di qua, così potrò finire di raccontarle la mia storia. »

«Di nuovo intorno a tutta la zona residenziale? »

«È stata lei a voler parlare con me, detective Maddox» disse Rosalind in tono di rimprovero. «Deve imparare ad accettare le conseguenze delle sue azioni. »

«Merda» mormorò Sam. Si stavano allontanando da noi.

«Maddox non avrà bisogno di supporto da parte nostra, O'Neill» intervenne O'Kelly. «La ragazzetta è una troia ma non è che abbia una Uzi in mano. »

«Comunque, Katy non voleva proprio imparare. » Quella nota aspra e pericolosa continuava a serpeggiare nella voce di Rosalind. «Alla fine, è riuscita a capire perché stava male… Dio santo, le ci sono voluti degli anni! Mi ha fatto una scenata assurda. Ha detto che non avrebbe più accettato niente da me e cose di questo genere. Mi ha minacciata addirittura di andare a dirlo ai nostri genitori. Non le avrebbero mai creduto, perché faceva sempre l'isterica su tutto, ma… Vede cosa le dicevo di Katy? Era una marmocchia viziata. Doveva averla sempre vinta. Se le cose non andavano a modo suo, correva dalla mamma e dal papà e raccontava delle storie. »

«Voleva solo fare la ballerina» disse Cassie con tono pacato.

«Era una cosa inaccettabile» scattò Rosalind. «Se avesse fatto semplicemente quello che le dicevo, non sarebbe mai finita così. Invece mi ha minacciata. Era quello che la scuola di balletto le faceva fare… tutti quegli articoli, la raccolta fondi, una cosa schifosa… Credeva di poter fare quello che voleva. Mi ha anche detto, e non me lo sto inventando, sono le sue parole… se ne stava lì con le mani sui fianchi, Dio, che piccola primadonna, e mi ha detto: " Non avresti dovuto farmi una cosa del genere. Non riprovarci". Chi diavolo pensava di essere? Ha avuto la faccia tosta di venirmi a dire quello che dovevo fare. Era assolutamente fuori controllo, con me si comportava in maniera indecente e io non potevo permetterglielo in alcun modo. »

Le mani di Sam erano chiuse a pugno e io non respiravo. Ero coperto di un malsano sudore freddo. Non riuscivo più a riprodurre l'immagine di Rosalind nella mia mente. La tenera visione della ragazza vestita di bianco era andata in pezzi, come per effetto di una bomba nucleare. Era una cosa inimmaginabile, vuota come i gusci giallognoli che gli insetti si lasciano dietro nell'erba secca e che poi volano via con freddi venti alieni.

«Mi è capitato di imbattermi in persone che hanno cercato di dirmi cosa dovevo fare» disse Cassie. Aveva la voce tesa, era senza fiato. Anche se era stata l'unica ad avere capito cosa attendersi, quella storia la lasciava priva di forze. «Ma non ho mai preso qualcuno che me le ammazzasse. »

«Scoprirà che, in realtà, non ho mai detto a Damien di fare qualcosa a Katy. » Udii il ghigno di Rosalind. «Non è colpa mia se gli uomini vogliono sempre fare le cose per me, no? Glielo chieda, se vuole: è stato lui a tirare fuori l'idea. E, santo cielo, ha impiegato un'eternità. Ci sarebbe voluto molto meno per addestrare una scimmia. » O'Kelly sbuffò. «Quando finalmente gli è balenata l'idea, sembrava che avesse appena scoperto la gravità. Si riteneva una specie di genio. Salvo poi farsi venire tutti quei dubbi… Non la smetteva più. Dio santo, ancora qualche settimana e credo che avrei gettato la spugna con lui per ricominciare tutto da capo. Non volevo perderci la testa. »

«Alla fine però ha fatto quello che voleva lei» riassunse Cassie. «Allora perché ha rotto con lui? Quel poveretto è distrutto. »

«Per lo stesso motivo per cui il detective Ryan ha rotto con lei. Era una tale noia che mi sarei messa a urlare. E poi no, non ha fatto quello che volevo io. Ha incasinato tutto. » La voce di Rosalind si stava alzando, fredda e piena di rabbia. «Si è fatto prendere dal panico e ha nascosto il cadavere… ha rischiato di rovinare tutto. Avrebbe potuto farmi finire in seri guai. Guardi, è incredibile. Mi sono anche dovuta inventare una storia che potesse raccontarvi per distogliere la vostra attenzione da lui, ma non è riuscito a gestire bene neanche quella. »

«Il tizio con la tuta? » chiese Cassie. Colsi la tensione rivelatrice: stava per succedere. «No, quella ce l'ha raccontata. È che non è stato molto convincente. Abbiamo solo pensato che stesse facendo una gran cosa di una sciocchezza. »

«Capisce cosa intendo? L'idea era che facesse sesso con lei, la colpisse alla testa con un sasso e lasciasse il corpo da qualche parte, allo scavo o nel bosco. Questo era quello che volevo io. E, per tutti i santi, mi sembra una cosa abbastanza facile anche per uno come Damien! Ma no, non ne ha imbroccata una. Mio Dio, è fortunato che mi sia limitata a rompere con lui. Dopo il casino che ha fatto, avrei dovuto mettere lui al centro dei vostri sospetti. Si merita tutto quello che gli capiterà. »

Era fatta. C'era tutto quello di cui avevamo bisogno. Espulsi il fiato con uno strano e doloroso piccolo suono. Sam si accasciò contro la fiancata del furgone e si passò le mani tra i capelli. O'Kelly emise un fischio lungo e basso.

«Rosalind Frances Devlin» cominciò Cassie, «lei è in arresto perché sospettata di aver assassinato Katharine Siobhan Devlin, il 17 agosto di quest'anno o intorno a quella data, in violazione della legge. »

«Mi tolga le mani di dosso» scattò Rosalind. Fruscii, un tramestio, ramoscelli che si spezzavano sotto i piedi. Poi un suono, come il soffio di un gatto, e qualcosa a metà tra uno schiocco e un colpo sordo. E un'esclamazione di sorpresa. Di Cassie.

«Che cazzo…» esplose O'Kelly.

«Andiamo» disse Sam. «andiamo. » Ma io stavo già annaspando alla ricerca della maniglia della portiera.

Schizzammo oltre l'angolo e lungo la strada, verso l'entrata della zona residenziale. Ho le gambe più lunghe e perciò distanziai Sam e O'Kelly con facilità. Tutto mi passava accanto come al rallentatore: cancelli, porte dipinte con colori brillanti, un bambinetto su un triciclo che mi guardava a bocca aperta, un anziano con le bretelle che distoglieva l'attenzione dalle sue rose… La luce del sole mattutino si andava distendendo con la lentezza del miele e, dopo tutta quella oscurità, era quasi dolorosa. Il rimbombo prodotto dalla portiera del furgone sbattuta sembrava echeggiare all'infinito. Rosalind avrebbe potuto afferrare un ramo appuntito, un sasso, una bottiglia rotta. Si può uccidere con così tante cose. Non sentivo i piedi che colpivano l'asfalto. Ruotai attorno al pilastrino del cancello, mi fiondai sulla strada principale e, subito dopo, con le foglie che sbattevano sul mio viso, imboccai il sentierino che correva lungo il muro superiore, là dove l'erba era alta e bagnata, con molte impronte nelle zone fangose. Avevo come la sensazione di dissolvermi a quel fresco e dolce venticello autunnale che soffiava tra le mie costole, mi entrava nelle vene e mi tramutava da terra in aria.

Le vidi all'angolo estremo della proprietà, là dove i campi incontravano l'ultima striscia di bosco, e mi sentii le gambe molli per il sollievo nel constatare che erano entrambe in posizione eretta. Cassie teneva Rosalind per i polsi – per un istante ricordai la forza delle sue mani, quel giorno, nella stanza degli interrogatori – Rosalind però stava lottando con le unghie e con i denti, con ferocia, e lo faceva non per sfuggirle ma per colpirla. Le dava calci negli stinchi, cercava di graffiarla, vidi anche che le sputava sul volto. Gridai qualcosa ma non credo che mi udissero.

Un rumore di passi alle mie spalle e Sweeney mi superò, correndo come un giocatore di rugby e già nell'atto di estrarre le manette. Afferrò Rosalind per una spalla, la fece ruotare e la sbatté contro il muro. Cassie l'aveva colta in un momento in cui non era truccata e con i capelli raccolti in uno chignon, così che vedevo, per la prima volta e con un'enfasi che aveva qualcosa di allegorico, quanto fosse brutta senza i molti strati di trucco e i riccioli sistemati ad arte: guance imbolsite, una piccola bocca avida e atteggiata a un ghigno odioso, gli occhi vitrei e vuoti come quelli di una bambola. Indossava l'uniforme scolastica, gonna blu scuro di cattiva fattura e maglioncino dello stesso colore con uno stemma sul davanti, e per qualche motivo quella tenuta mi parve la cosa più orribile.

Cassie caracollò all'indietro e finì contro il tronco di un albero, ma recuperò l'equilibrio e quando si voltò verso di me la prima cosa che vidi furono gli occhi, enormi, neri e ciechi. Poi scorsi il sangue, una folle ragnatela che le scendeva lungo un lato del volto. Ondeggiò appena sotto le ombre sfocate delle foglie e una goccia brillante cadde sull'erba ai suoi piedi.

Ero a pochi metri soltanto ma qualcosa mi impedì di avvicinarmi ulteriormente. Stordita e sconvolta, con il volto segnato da quei graffi feroci, sembrava una sacerdotessa pagana che emergesse da un rito troppo vivido e impietoso da immaginare: per metà ancora altrove, era qualcun altro e, soprattutto, inavvicinabile fino a quando non fosse stata lei stessa a dare il segnale. Provai un formicolio alla nuca.

«Cassie» dissi e tesi le braccia, con la sensazione che mi si squarciasse il petto. «Oh, Cassie. »

Sollevò le mani, le allungò e per un istante, giuro, tutto il suo corpo si proiettò verso di me. Poi ricordò e le mani ricaddero. Piegò la testa all'indietro, lo sguardo che vagava senza meta sul cielo azzurro.

Sam mi spinse da parte e si fermò goffamente al suo fianco. «Oh Dio, Cassie…» Era senza fiato. «Cosa ti ha fatto? Vieni qui. »

Si estrasse un lembo della camicia e gentilmente le tamponò la guancia, mentre con l'altra mano le teneva la testa per farla stare ferma. «Oh… merda» esclamò Sweeney, digrignando i denti, quando Rosalind gli pestò un piede.

«Mi ha graffiato» rispose Cassie. Aveva una voce terribile, alta e sinistra. «Mi ha toccato, Sam, quella cosa mi ha toccato. Cristo, mi ha sputato… Non la voglio davanti agli occhi, Sam. Toglimela. »

«Shhh…» cercò di tranquillizzarla Sam. «È finita ora. Sei stata grande. Shhh…» La strinse a sé. Lei gli appoggiò la testa a una spalla. Per un secondo ci fissammo, io e Sam, poi lui distolse lo sguardo e lo abbassò sulla mano che accarezzava i capelli scomposti di Cassie.

«Che cazzo succede? » fece O'Kelly, alle mie spalle, con voce disgustata.

 

Sam aveva una bottiglia d'acqua, così il volto di Cassie, una volta ripulito, non apparve tanto massacrato come era sembrato in un primo momento. Le unghie di Rosalind avevano lasciato tre larghi segni scuri lungo lo zigomo, ma nonostante tutto quel sangue non erano profondi. Il tecnico, che aveva qualche nozione di pronto soccorso, disse che non ci sarebbe stato bisogno di punti di sutura e che era stata fortunata che Rosalind non le avesse preso l'occhio. Si offrì di applicarle dei cerotti sui graffi ma Cassie rifiutò. Voleva tornare in ufficio per disinfettarli, prima. Di tanto in tanto, era scossa da un lungo brivido. Il tecnico spiegò che probabilmente si trattava di una specie di shock. O'Kelly, che sembrava ancora perplesso e un po' esasperato da quella giornata, le offrì una caramella. «Zuccheri» disse.

Poiché non era nelle condizioni di guidare, Cassie lasciò la Vespa dov'era parcheggiata e tornò in ufficio sul furgone, seduta davanti. Sam era alla guida. Rosalind stava nel retro, con tutti noi. Quando Sweeney era riuscito a metterle le manette si era tranquillizzata. Se ne stava seduta rigida e indignata, senza dire niente. Tutte le volte che inspiravo sentivo il suo profumo nauseante e qualcos'altro, una nota troppo matura, eccessiva e contaminante, forse immaginaria. Si vedeva bene dallo sguardo che la sua mente stava lavorando freneticamente, ma il volto era inespressivo; nessuna paura, sfida o rabbia, nulla di nulla.

Una volta arrivati in ufficio, l'umore di O'Kelly era considerevolmente migliorato, e quando seguii lui e Cassie nella stanza d'osservazione non tentò di mandarmi via. «Quella ragazza mi ricorda una che conoscevo quando andavo a scuola» ci disse, pensoso, mentre aspettavamo che Sam finisse di occuparsi di tutte le formalità con Rosalind e l'accompagnasse poi nella stanza degli interrogatori. «Ti fotte per benino in tutte le direzioni e senza battere ciglio, poi si volta e convince tutti che non è colpa sua. C'è gente matta in giro. »

Cassie si appoggiò alla parete, sputò su un fazzolettino macchiato di sangue e se lo passò sulla guancia. «Non è matta» lo corresse. Le tremavano ancora le mani.

«Era per dire, Maddox» ribatté O'Kelly. «Dovresti andare a farti vedere la ferita di guerra. »

«Sto bene. »

«Comunque, complimenti. Ci hai preso. » Le diede una goffa pacca sulla spalla. «Tutta quella faccenda sul far stare male la sorella per il suo bene… secondo te, ci crede veramente? »

«No» rispose Cassie. Ripiegò il fazzoletto e trovò un angolo pulito. «" Credere" non esiste per lei. Le cose non sono vere o false; le vanno bene o no. Nient'altro ha importanza. Se la sottoponessimo alla macchina della verità, supererebbe pienamente la prova. »

«Sarebbe dovuta entrare in politica. Ah, ecco, ci siamo. » O'Kelly fece un cenno con la testa verso il vetro: Sam stava spingendo Rosalind nella stanza degli interrogatori. «Vediamo come cerca di venirne fuori. Dovremmo poterci fare delle gran belle risate. »

Rosalind si diede un'occhiata intorno e sospirò. «Ora vorrei che chiamaste i miei genitori» disse a Sam. «Dite loro di procurarmi un avvocato e poi di venire qui. » Estrasse una graziosa penna e un diario dalla tasca della sua giacca sportiva, annotò qualcosa su una pagina, la strappò e la passò a Sam, come se fosse un portiere d'albergo. «Questo è il loro numero. Grazie. »

«Potrà vedere i suoi genitori quando avremo finito di parlare» le precisò Sam. «Se desidera un avvocato…»

«Credo che invece li vedrò molto prima. » Rosalind si lisciò e sistemò la gonna dietro e, con una piccola smorfia di disgusto verso la sedia di plastica, si sedette. «I minorenni non hanno il diritto di avere un genitore o un tutore presente durante l'interrogatorio? »

Ci fu un momento in cui tutti ci bloccammo, tranne Rosalind, che accavallò le ginocchia con falsa modestia e guardò Sam con un sorrisetto, assaporando l'effetto.

«Interrogatorio sospeso» annunciò bruscamente lui. Agguantò il fascicolo dal tavolo e si diresse alla porta.

«Gesù Cristo» esclamò O'Kelly. «Ryan, non mi dirai che…»

«Magari mente» disse Cassie. Stava osservando con attenzione la scena al di là del vetro, la mano stretta a pugno attorno al fazzoletto.

Il cuore, che aveva mancato un colpo, riprese a battere a velocità raddoppiata. «Ma certo. È ovvio. È impossibile che non sia magg…»

«Sì, come no? Sai quanti uomini sono finiti in galera per avere detto quella frase? »

Sam aprì la porta e se la sbatté alle spalle, facendola rimbalzare sugli stipiti. «Quanti anni ha quella ragazza? » mi chiese.

«Diciotto» risposi. Mi girava la testa. Lo sapevo, ne ero sicuro, ma non riuscivo a ricordarmi perché. «Mi ha detto…»

«Ma Santiddio! E hai preso per buona la sua parola? » Non avevo mai visto Sam perdere le staffe e la cosa mi colpì più di quanto non avessi immaginato. «Alle due e mezzo ti direbbe che sono le tre solo per incasinarti. Non hai neanche controllato? »

«Senti chi parla» scattò O'Kelly. «Chiunque di voi avrebbe potuto farlo in qualsiasi momento, Dio solo sa quanto tempo avete avuto, e invece no…»

Sam non lo sentì neppure. Continuava a fissarmi, dritto negli occhi, e aveva uno sguardo incendiario. «Ci siamo fidati di te perché a quanto pare dovresti essere un cazzo di detective. Hai mandato la tua collega a farsi crocifiggere senza neanche disturbarti a controllare…»

«Ma ho controllato! » urlai. «Ho controllato nel suo dossier! » Ma già mentre le parole mi uscivano di bocca sapevo, ed era orribile. Un pomeriggio assolato di un po' di tempo prima, cornetta tra orecchio e spalla e O'Gorman che mi blaterava nell'altro orecchio. Stavo parlando con Rosalind, intanto che scartabellavo tra le carte del dossier, per accertarmi che fosse idonea come adulta per assistere al colloquio che avrei avuto con Jessica. E anche allora forse già intuivo inconsciamente che non potevo fidarmi di lei, altrimenti perché mi sarei dovuto preoccupare di controllare un dettaglio così insignificante? Avevo trovato la pagina con i dati anagrafici della famiglia ed ero sceso fino alla data di nascita di Rosalind, avevo sottratto gli anni…

Sam si era allontanato e stava sfogliando frenetico i vari incartamenti. Vidi il momento in cui le spalle gli si ripiegarono di colpo. «Novembre» disse a bassa voce. «Compie gli anni il due novembre. E diventerà maggiorenne. »

«Complimenti» sentenziò O'Kelly, dopo un lungo silenzio. «A tutti e tre, bel lavoro. »

Cassie lasciò andare il fiato. «Inammissibile» dichiarò. «Ogni singola cazzo di parola. » Scivolò lungo la parete fino a sedersi, come se improvvisamente le avessero ceduto le ginocchia, e chiuse gli occhi.



  

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