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Tana French 8 страница



Una delle cose più sorprendenti del caso, osservandolo oggi, fu la lentezza con la quale le nostre famiglie si preoccuparono. Oggi i genitori, perseguitati da filmati che ricostruiscono vicende con sinistri camioncini bianchi e bambini che sgusciano via in stradine di campagna, si attaccano al telefono non appena il cellulare della creatura suona a vuoto; la sezione Persone scomparse è sommersa da segnalazioni per bambini che poi risultano trattenuti a scuola o assorti in un videogame. Sembra una banalità dire che gli anni Ottanta erano tempi più innocenti, visto ciò che sappiamo sulle cosiddette scuole‑ carceri per il recupero dei più sfortunati, su preti riveriti e su padri in qualche angolo sperduto del Paese; ma quelle erano solo voci impensabili di quanto accadeva da qualche altra parte, gli adulti si attaccavano alla loro innocenza e a quella dei loro figli con una tenacia semplice e appassionata, che forse non era meno vera per il semplice fatto di essere stata scelta e perché portava con sé il peso della propria colpa. Per non dire della madre di Peter, che ci chiamò dal limitare del bosco, pulendosi le mani sul grembiule, per poi lasciarci al gioco che ci prendeva tanto e tornare a casa a preparare la cena.

Trovai Jonathan Devlin ai margini della dichiarazione di un testimone secondario, a metà della pila di fogli. La signora Pamela Fitzgerald, abitante al numero 27 di Knocknaree Drive, forse avanti con gli anni a giudicare dalla calligrafia illeggibile e piena di ghirigori, aveva detto ai detective che un gruppo di adolescenti dall'aspetto poco rassicurante stazionava ai bordi del bosco, a bere, a fumare, a flirtare e, a volte, a gridare parole irripetibili ai malcapitati passanti, e che non si poteva stare più tranquilli per strada di quei tempi e che ci sarebbe voluto un bello scappellotto sulla testa. Kiernan, o McCabe, aveva appuntato i nomi lungo il lato della pagina usando una stilografica blu che perdeva: Cathal Mills, Shane Waters, Jonathan Devlin.

Sfogliai le carte per vedere se fossero stati interrogati. Dall'altra parte della porta sentivo i rumori sempre uguali di Heather impegnata nella sua routine serale: pulizia, fortificazione, idratazione eseguite con cura meticolosa, lavaggio dei denti per i tre minuti prescritti dal dentista, soffiate di naso per un numero inspiegabile di volte, finché il cestino del bagno non fosse stato pieno di carta igienica. Puntualissima, alle undici meno cinque, picchiettò alla mia porta e tubò un civettuolo «'Notte Rob» come fosse stata su un palcoscenico. «'Notte» le rimandai, aggiungendoci un colpo di tosse.

Le tre dichiarazioni erano brevi e quasi identiche, tranne che per delle note scritte a margine con la stessa penna che sbavava: Waters veniva descritto come " m. nervoso", Mills come " non collaborativo", Devlin non si era guadagnato alcun commento. Il pomeriggio del 14 agosto avevano ritirato il sussidio di disoccupazione e poi erano andati in autobus a Stillorgan, al cinema; erano tornati a Knocknaree intorno alle sette, quando noi eravamo già in ritardo per la cena, ed erano andati a ubriacarsi come spugne vicino al bosco fin verso mezzanotte. Sì, avevano visto il gruppo di persone che erano venute a cercarci ma si erano limitati a mettersi dietro una siepe per non essere notati. No, non avevano visto nulla di strano. E, no, non avevano visto nessuno in giro che potesse confermare i loro spostamenti quel giorno, ma Mills si era offerto (presumibilmente con spirito sarcastico, ma loro avevano accettato lo stesso) di condurre i detective al campo e mostrare loro le lattine di sidro vuote, che in effetti erano state trovate nel punto da lui indicato. Il ragazzo di turno alla biglietteria del cinema di Stillorgan era sembrato sotto l'effetto di sostanze proibite e non era stato in grado di ricordare i tre, anche quando i detective lo avevano perquisito e gli avevano fatto una ramanzina sui mali delle droghe.

Non ebbi l'impressione che i " giovani" – odio la parola – fossero stati presi seriamente in considerazione come sospetti. Non erano esattamente dei criminali incalliti: la polizia locale li aveva diffidati per essersi ubriacati in pubblico con una certa regolarità e Shane Waters si era beccato sei mesi di libertà vigilata per un furto in un negozio a quattordici anni, ma era tutto. E poi perché avrebbero voluto far sparire due dodicenni? Si erano trovati semplicemente lì e, tutto sommato, si poteva dire di loro che erano soltanto un po' molesti; così se l'erano cavata Kiernan e McCabe.

I biker, così li chiamavamo, anche se non sono certo che avessero delle moto, forse no, però si vestivano come se le avessero. Giacche di pelle nera, con borchie metalliche e chiusure lampo aperte ai polsi, barba incolta e capelli lunghi… Dio, gli anni Ottanta; sono sicuro che fosse il massimo dell'essere " figo". Anfibi alti. Magliette con loghi vari stampati: Megadeth, Anthrax. Pensavo che fossero i loro nomi, finché Peter non mi disse che erano band musicali.

Non ho idea di quale di loro fosse stato Jonathan Devlin. Non riuscivo a collegare l'uomo dallo sguardo triste con la pancetta e la schiena piegata a forza di stare alla scrivania con nessuno di quegli adolescenti, asciutti e sfocati dal sole, che incombevano nella mia memoria. Mi ero completamente dimenticato di loro. Non credo che negli ultimi vent'anni i biker avessero mai fatto capolino nella mia mente e odiai intensamente il pensiero che, nonostante tutto, fossero rimasti fino allora in attesa dell'imbeccata che li avesse fatti saltar fuori come pupazzi ghignanti da scatole a molla. Provai un senso di precarietà, di insicurezza. Pensai di chiamare Cassie per dirle che avevo trovato un altro legame; era appena mezzanotte e lei è un gufo, ma mi dissi che forse stava già dormendo.

Uno di loro portava occhiali da sole tutto l'anno, anche quando pioveva. Alle volte ci offriva delle gomme da masticare Juicy Fruit, che noi prendevamo, allungando il braccio, pur sapendo che le avevano rubate al negozio di Lowry. «State alla larga da loro» diceva mia madre, «non rispondete se vi rivolgono la parola» e non mi spiegava perché. Peter chiese a Megadeth se potevamo dare un tiro alla sua sigaretta, lui ci mostrò come tenerla e rise quando tossimmo. Stavamo al sole, a debita distanza, allungandoci per vedere le pagine interne dei loro giornali; Jamie disse che in uno c'era una donna nuda. Megadeth e Occhiali da Sole facevano scattare gli accendini di plastica e gareggiavano su chi riusciva a resistere più a lungo con il dito sulla fiamma. Quando se ne andavano, la sera, andavamo a occupare il loro spazio e annusavamo le lattine schiacciate che avevano abbandonato nell'erba polverosa e aspiravamo quell'odore acido, stantio, adulto.

 

Mi svegliai perché qualcuno stava gridando sotto la mia finestra. Mi drizzai a sedere con il cuore che mi batteva forte nella cassa toracica. Avevo sognato, qualcosa di aggrovigliato e febbrile. Cassie e io eravamo in un bar affollato e un tipo con un berretto di tweed stava urlando contro di lei. Per un istante pensai che fosse stata la voce della mia collega, quella che avevo sentito. Ero disorientato. Era buio, c'era il tipico silenzio da notte fonda e qualcuno, una ragazza o un bambino, continuava a gridare.

Scesi dal letto, andai alla finestra e con cautela scostai la tenda di pochi centimetri. Il complesso dove abito è composto da quattro condomini identici intorno a una piazzetta erbosa con un paio di panchine di ferro, definita dagli agenti immobiliari " area ricreativa comune", anche se nessuno la usa mai. La coppia che occupa l'appartamento al pianterreno ha organizzato un paio di pigri cocktail serali al fresco, ma la gente, e, sospetto, anche Heather, si è lamentata del rumore e l'amministratore ha esposto uno stizzito avviso nell'androne. Le luci di sicurezza bianche davano al giardino un innaturale chiarore notturno. Non c'era nessuno. Le macchie d'ombra negli angoli erano troppo basse per nascondere qualcuno. L'urlo si udì nuovamente, alto, agghiacciante e molto vicino, là fuori. Un'antica, atavica reazione mi serpeggiò lungo la spina dorsale.

Attesi, tremando leggermente per l'aria fredda che batteva contro il vetro. Dopo alcuni minuti, qualcosa si mosse tra le ombre, più nero del nero, e avanzò sull'erba: un grosso maschio di volpe, vigile e scheletrico nella rada pelliccia estiva. Sollevò il muso e ululò di nuovo e per un istante immaginai di coglierne l'odore selvatico. Poi, a passo sostenuto, attraversò il prato e sparì oltre il cancello principale, scivolando tra le sbarre, sinuoso come un gatto. Continuai a udire le sue urla mentre si allontanava nell'oscurità.

Ero intontito, mezzo addormentato e teso per ciò che restava dell'adrenalina. Per togliermi il saporaccio che avevo in bocca, pensai di bere qualcosa di freddo e dolce. Uscii per andare in cucina, in cerca di succo. Heather, come me, a volte ha difficoltà a prendere sonno perciò quasi speravo che fosse sveglia e avesse ancora voglia di lamentarsi di qualcosa, ma non filtrava nessuna luce da sotto la sua porta. Mi versai del succo d'arancia e rimasi a lungo in piedi davanti al frigorifero aperto, con il bicchiere contro la tempia, alla tremolante luce del neon.

 

La mattina dopo pioveva a dirotto. Mandai un SMS a Cassie per informarla che sarei passato a prenderla. Il Macinino da Golf tende allo stato catatonico quando il clima è umido. Quando suonai il clacson fuori dal suo appartamento, lei corse giù con indosso un montgomery da orsetto Paddington e un thermos di caffè.

«Grazie a Dio non veniva giù così, ieri» esordì. «Addio prove sennò. »

«Guarda qui» le dissi passandole il materiale su Jonathan Devlin.

Si sedette a gambe incrociate dal lato del passeggero e si mise a leggere. Ogni tanto mi passava il thermos. «Te li ricordi, questi ragazzi? » mi chiese quando ebbe finito.

«Vagamente. Ma l'abitato era piccolo, di conseguenza era difficile non notarli. Erano la cosa più vicina alla delinquenza minorile che avessimo a disposizione. »

«Ti davano l'impressione di essere pericolosi? »

Ci pensai per un po', mentre avanzavamo a passo di lumaca lungo Northumberland Road. «Dipende da quello che intendi» risposi. «Eravamo diffidenti con loro, ma credo dipendesse soprattutto dalla loro immagine, non perché ci avessero mai fatto qualcosa. Ricordo che, anzi, erano abbastanza tolleranti nei nostri confronti. Non me li vedo a far sparire Peter e Jamie. »

«E le ragazze? Sono state interrogate? »

«Quali ragazze? »

Cassie sfogliò fino alla dichiarazione della Fitzgerald. «Ha dichiarato che " flirtavano". Direi, con un discreto livello di certezza, che parlasse di ragazze. »

Aveva ragione, naturalmente. La definizione di " flirtare" non mi era chiarissima, ma ero abbastanza certo che ci sarebbero stati un bel po' di commenti se Jonathan Devlin e i suoi compagni se la fossero fatta l'uno con l'altro. «Nel fascicolo non ci sono» dissi.

«E tu, te le ricordi? »

Eravamo ancora in Northumberland Road. La pioggia si abbatteva sul parabrezza a tal punto che sembravamo sott'acqua. Dublino è stata costruita per i pedoni e le carrozze, non per le auto; è piena di tortuose stradine medievali con nomi tipo Copper Alley e Lad Lane, l'ora di punta va dalle sette del mattino alle otto di sera e al primo accenno di brutto tempo il risultato è una paralisi immediata e totale. Avremmo dovuto lasciare un appunto per Sam.

«Credo di sì » risposi alla fine. Era più una sensazione che un ricordo: caramelle al limone farinose, fossette, profumo di fiori. Megadeth e Sandra sotto un albero… «Una, forse, si chiamava Sandra. » A quel nome, qualcosa dentro di me sussultò. Percepii un sapore aspro come di paura in fondo alla lingua, ma non riuscii a capire perché.

Sandra: faccia tonda e formosa, risatine e gonne a tubo che le salivano su quando si appollaiava sul muro. A noi sembrava molto adulta e raffinata, doveva avere diciassette o diciotto anni. Ci dava delle caramelle che prendeva da un sacchetto di carta. A volte c'era anche un'altra ragazza, alta, con i dentoni e molti orecchini. Claire, forse? Clara? Sandra mostrava a Jamie come mettersi il mascara, in uno specchietto a forma di cuore, e Jamie, dopo, continuava a sbattere le ciglia, come se gli occhi le sembrassero strani, pesanti. «Sei carina» le diceva Peter. Ma Jamie decideva che le faceva schifo: se lo lavava via usando l'acqua del fiume e si toglieva i cerchi nerastri da panda con il bordo della maglietta.

«Verde» annunciò Cassie, piano. Avanzai di qualche altro metro.

 

Ci fermammo a un'edicola e Cassie scese a comprare i giornali, così da sapere con che cosa avremmo avuto a che fare. Katy Devlin occupava la prima pagina dei quotidiani che si erano buttati, tutti, sul legame con la faccenda dell'autostrada: " Assassinata la figlia del leader della protesta di Knocknaree", quel genere di cose. La giornalista grassa del tabloid, la cui storia portava il titolo Mattanza sulla figlia del pezzo grosso dello scavo, a un pelo così dalla diffamazione, aveva inserito qualche riferimento appena accennato alle cerimonie druidiche ma si era tenuta alla larga dall'isteria del satanismo; aspettava ovviamente di vedere da che parte avrebbe preso a soffiare il vento. Speravo solo che O'Kelly facesse bene la sua parte. Nessuno, grazie al cielo, aveva citato Peter e Jamie, ma sapevo che era solo una questione di tempo.

Quigley e il suo nuovo collega McCann si beccarono il caso McLoughlin, quello al quale stavamo lavorando noi prima di ricevere la richiesta su Knocknaree: due ragazzi ricchi da far schifo che ne avevano ucciso un altro a calci perché una sera aveva saltato la fila per il taxi. Avrei dato qualsiasi cosa per esserci quando Quigley avesse interrogato i due signorini. Andammo alla ricerca di una sala operativa per noi. Le sale operative, piccole e richiestissime, sono realizzate con prefabbricati. Non avemmo problemi a trovarne una: i casi in cui sono coinvolti dei bambini hanno la priorità. Anche Sam era stato trattenuto dal traffico: aveva una casa da qualche parte a Westmeath, a un paio d'ore dalla città, che è la distanza minima che la nostra generazione deve mettere in conto se pensa di potersi permettere una casa. Quando arrivò, lo bloccammo al volo e lo aggiornammo su tutta la pappardella e sulla storia ufficiale della molletta per capelli, mentre allestivamo la nostra sala operativa.

«Ah, Cristo» commentò, alla fine. «Ditemi che non sono stati i genitori. »

Ogni detective ha una certa tipologia di casi che trova di non poter affrontare e contro i quali il solido scudo del distacco professionale, sviluppato in anni di esperienza, diventa fragile e inaffidabile. Cassie, anche se nessun altro lo sa, ha gli incubi quando lavora sugli omicidi con stupro; io, mostrando una singolare mancanza di originalità, ho serie difficoltà con i bambini assassinati e, a quanto pareva, i delitti in famiglia facevano venire le gambe molli a Sam. Quel caso poteva rivelarsi perfetto per tutti e tre.

«Non abbiamo uno straccio di indizio» cominciò Cassie, mentre mordicchiava il cappuccio di un pennarello nero; stava buttando giù qualche appunto sulla lavagna bianca riguardo alla tempistica dell'ultima giornata di Katy. «Avremo le idee più chiare quando Cooper ci fornirà i risultati dell'autopsia, ma per ora è tabula rasa. »

«Però, non è necessario che sia tu a occuparti dei genitori» lo rassicurai. Stavo attaccando con la plastilina azzurra alcune fotografie della scena del crimine all'altro lato della lavagna. «Vogliamo che ti concentri sul filone dell'autostrada, che rintracci le telefonate fatte a Devlin, che scopri chi è il proprietario del terreno attorno al sito, chi ha investito soldi sul futuro dell'autostrada. »

«È per mio zio? » chiese Sam. Ha una tendenza a essere diretto che ho sempre trovato sorprendente in un detective.

Cassie sputò il cappuccio del pennarello e si voltò verso di lui. «Esatto» rispose. «È un problema? »

Sapevamo tutti cosa stava chiedendo. La politica irlandese è tribale, incestuosa, intricata e segreta, incomprensibile anche a molti di quelli che ne sono coinvolti in prima persona. Per chi vede la cosa dal di fuori, non ci sono differenze tra i due partiti principali, che occupano posizioni identiche all'estrema destra dell'arco parlamentare, ma molta gente sostiene l'uno o l'altro in base alla scelta operata dai bisnonni durante la Guerra civile, oppure perché paparino è in affari con il candidato locale e dice che è un bravo ragazzo. La corruzione viene data per scontata, quasi persino ammirata, anche se a denti stretti: l'astuzia da guerriglia dei colonizzati è ancora radicata in noi e l'evasione fiscale e gli affari loschi vengono visti come forme dello stesso spirito di ribellione che ci spingeva a nascondere agli inglesi cavalli e patate da semina.

E gran parte di quella corruzione si incentra sulla terra, una delle passioni originarie degli irlandesi, quasi un cliché. Operatori immobiliari e politici sono tradizionalmente amici del cuore e praticamente tutti i grandi affari immobiliari implicano buste marroni, inspiegabili variazioni dei piani regolatori e complicate transazioni su conti offshore; sarebbe stato un piccolo miracolo se non fossero saltati fuori favori concessi ad amici nella faccenda dell'autostrada di Knocknaree. E in quel caso sarebbe stato improbabile che Redmond O'Neill non ne fosse a conoscenza, essendo stato viceministro dell'Ambiente per un sacco di tempo, negli anni precedenti. Ma sarebbe stato anche improbabile che avesse voluto farli venire alla luce.

«No» rispose prontamente Sam. «Nessun problema. » Dovette accorgersi della nostra espressione dubbiosa perché spostò lo sguardo da me a Cassie e viceversa e poi scoppiò a ridere. «Sentite, ragazzi, lo conosco da sempre. Ho anche vissuto con loro per un paio d'anni, quando sono arrivato a Dublino. Lo saprei se fosse coinvolto in qualcosa di poco chiaro. Mio zio è retto e onesto. Ci aiuterà in tutti i modi possibili. »

«Perfetto» commentò Cassie e tornò alla lista dei movimenti di Katy. «Ceniamo a casa mia; vieni intorno alle otto e ci scambiamo gli aggiornamenti. » Trovò un angolo pulito della lavagna e disegnò per Sam una piccola mappa per arrivarci.

 

Il tempo di organizzare la sala operativa (qualcuno aveva portato via gran parte delle sedie, per cui dovemmo rintracciarle e riprendercele) e gli agenti di supporto cominciarono a rientrare. O'Kelly ce ne aveva procurati almeno una trentina, ed erano di prima scelta: emergenti, svegli, sbarbati di fresco e vestiti con decenza, consapevoli del fatto che non appena si fossero aperte delle buone posizioni nelle sezioni più importanti, il posto per loro ci sarebbe stato. Prendevano le sedie e tiravano fuori i blocchi degli appunti, si davano pacche sulle spalle, riesumavano vecchie battute comprensibili solo agli iniziati e sceglievano i posti come i bambini il primo giorno di scuola. Cassie, Sam e io sorridemmo, stringemmo mani e ringraziammo per essersi uniti a noi. Ne riconobbi un paio, un tipo scuro per niente comunicativo di Mayo di nome Sweeney e uno di Cork, ben nutrito e senza collo, O'Connor o O'Gorman o qualcos'altro, che compensava il dover prendere ordini da due che non erano di Cork con commenti incomprensibili ma chiaramente trionfalistici sulla finale del campionato di football gaelico. Molti degli altri avevano visi noti, ma i nomi mi entravano da un orecchio e uscivano dall'altro nel momento in cui le loro mani lasciavano la mia, e le facce andavano a collocarsi nel grande insieme confuso ed entusiasta delle altre.

Mi è sempre piaciuta questa fase delle indagini, prima che inizi il briefing preliminare. Mi ricorda il brusio del momento che precede l'alzata del sipario: l'orchestra che accorda gli strumenti, i ballerini che nel backstage fanno gli ultimi esercizi di stretching, con le orecchie pronte a cogliere il segnale dell'istante in cui bisogna togliersi gli abiti in più e gli scaldamuscoli e lanciarsi nell'azione. Ma non ero mai stato a capo di un'indagine di tale rilevanza prima di allora e l'attesa mi rendeva nervoso. La sala operativa sembrava troppo piena, con tutta quell'energia accumulata, tutti quegli sguardi curiosi appuntati su di noi. Ricordavo com'ero abituato a guardare i detective della Omicidi quando ero ancora un agente che non vedeva l'ora di essere assegnato a un caso come quello: il timore reverenziale, la partecipazione esplosiva, l'aspirazione quasi insopportabile. Quei ragazzi, e molti di loro erano più grandi di me, sembravano avere un che di diverso, una più aperta e fredda capacità di valutazione. Non mi è mai piaciuto essere al centro dell'attenzione.

O'Kelly sbatté la porta dietro di sé, azzerando così all'istante qualsiasi altro rumore. «Bene, ragazzi» cominciò, nel silenzio. «Benvenuti all'Operazione Vestale. Cos'è una vestale, tanto che ci siamo? »

È la Centrale che sceglie i nomi delle operazioni. Variano dall'ovvio, al criptico, allo strano. A quanto pareva, l'immagine della ragazzina morta sull'antico altare aveva stimolato le tendenze culturali di qualcuno. «Una vergine sacrificale» risposi.

«Una persona legata a un voto religioso» aggiunse Cassie.

«Eccheccazzo» esplose O'Kelly. «Stanno cercando di fare in modo che tutti pensino che è una cosa legata a un qualche culto? Che cazzo leggono lassù? »

 

Cassie fece un riassunto del caso, sorvolando con nonchalance sul legame con i fatti del 1984: si trattava solo di una vaga possibilità, ci avrebbe messo le mani lei nel tempo libero. Poi passammo a suddividere e assegnare i lavori: attivare il porta‑ a‑ porta a Knocknaree, installare una linea telefonica per fornire informazioni alla polizia e stilare un ruolino dei turni di servizio per presidiarla, recuperare un elenco di tutti i colpevoli di crimini sessuali che vivevano nella zona di Knocknaree, controllare con la polizia britannica e con porti e aeroporti per vedere se qualcuno di sospetto era giunto in Irlanda negli ultimi giorni, ottenere le cartelle cliniche di Katy e le pagelle scolastiche, eseguire un controllo completo sulla famiglia Devlin. Gli agenti si misero in azione e Sam, Cassie e io li lasciammo alle loro attività per andare a vedere come stava progredendo Cooper.

Di norma non assistiamo alle autopsie, ma qualcuno di quelli presenti sulla scena del crimine deve andare per confermare che si tratta dello stesso corpo, perché è successo che venissero scambiati i cartellini degli alluci e il medico legale chiamava lo stupefatto detective per informarlo di avere scoperto che la causa della morte era un tumore al fegato. Altrettanto di norma, però, ci mandiamo un agente in divisa o lasciamo la cosa agli addetti di laboratorio e ci limitiamo ad analizzare poi appunti e foto insieme a Cooper. Per tradizione della squadra, si partecipa all'autopsia del primo caso di omicidio che ti assegnano: sebbene in teoria lo scopo sia quello di colpirti con tutta la solennità del tuo nuovo lavoro, nessuno ci crede, e la cosa finisce per diventare una specie di rito di iniziazione, giudicato alla stregua di quello di una qualsiasi tribù primitiva. Conosco un ottimo collega il quale, dopo quindici anni alla Omicidi, viene ancora chiamato Furia per la velocità con la quale se l'era filata dall'obitorio quando il medico aveva estratto il cervello della vittima.

La mia prima volta la superai senza battere ciglio: era una prostituta adolescente, con le braccia sottili coperte di lividi e segni di pneumatici, ma mi è rimasto il desiderio di non ripetere l'esperienza. Vado solo per quei pochissimi casi, per ironia della sorte quelli più strazianti, che sembrano richiedere questo piccolo atto di devozione sacrificale. Non credo che qualcuno riesca mai a dimenticare la propria prima volta, la violenta rivolta della mente quando il medico legale affetta lo scalpo e la faccia della vittima si ripiega rispetto al cranio, molle e insignificante come una maschera di Halloween.

Arrivammo leggermente in ritardo. Cooper stava uscendo proprio in quel momento dalla sala delle autopsie con il camice verde ancora addosso e il grembiulone impermeabile tenuto a distanza tra pollice e indice. «Detective» esordì, inarcando le sopracciglia. «Che sorpresa. Se mi aveste detto che stavate arrivando, avrei naturalmente aspettato, così da farvi assistere. »

Faceva il petulante perché non eravamo arrivati in tempo per l'autopsia. A dire il vero, non erano nemmeno le undici, ma Cooper arriva al lavoro tra le sei e le sette, se ne va tra le tre e le quattro e gli fa piacere che gli altri se lo ricordino. Tutti i suoi assistenti dell'obitorio lo odiano per questo, il che non lo smuove di una virgola, dal momento che lui ricambia il sentimento. Cooper si vanta di avere antipatie istantanee e imprevedibili; per quello che siamo riusciti a capire fino a ora, gli stanno antipatici le donne bionde, gli uomini bassi, chiunque porti più di due orecchini e la gente che dice " cioè " troppo spesso, più tutta una serie casuale di persone che non rientrano in nessuna delle suddette categorie. Fortunatamente, aveva deciso che io e Cassie gli piacevamo, altrimenti ci avrebbe rispedito in ufficio ad aspettare i risultati dell'autopsia, naturalmente scritti a mano. Cooper infatti scrive tutti i referti con grafia filiforme e usando una stilografica, idea che non mi dispiace affatto (di nuovo l'ispettore Abberline) ma che non ho il coraggio di mettere in pratica in ufficio. Ci sono giorni in cui, in segreto, temo che tra un decennio o due potrei svegliarmi e scoprire di essermi trasformato in Cooper.

«Wow» disse Sam, esasperato. «Già finito? » Cooper lo gelò con lo sguardo.

«Dottor Cooper, siamo dispiaciuti di piombarle tra capo e collo a quest'ora» si intromise Cassie. «Il sovrintendente O'Kelly desiderava analizzare alcuni dettagli, quindi non ce l'abbiamo fatta a venire via prima. » Annuii stancamente e alzai gli occhi al soffitto.

«Ah, be'… sì » disse Cooper, con un tono che univa l'assoluzione a un leggero disprezzo, a significare che trovava un po' fuori luogo che menzionassimo O'Kelly.

«Se avesse qualche istante» dissi, «le dispiacerebbe illustrarci i risultati? »

«Ma certo» rispose Cooper, con un infinitesimale sospiro di lunga sofferenza. In realtà, come qualsiasi altro mastro artigiano, adora mettere in mostra il proprio lavoro. Ci tenne aperta la porta della sala autopsie e l'odore mi colpì subito, quella combinazione unica di morte, freddo e alcol per pulizie che mi fa provare un'istintiva ripugnanza animale ogni volta che la sento.

A Dublino, i corpi vanno all'obitorio cittadino, ma Knocknaree si trova al di fuori dei confini urbani e le vittime delle aree rurali vengono semplicemente portate all'ospedale più vicino, dove viene eseguita l'autopsia. E le condizioni variano. Quella stanza era senza finestre, con strati di sporcizia sulle piastrelle verdi del pavimento e macchie di origine non ben definita nei vecchi lavandini di porcellana. I due tavoli da autopsia erano gli unici oggetti nella stanza ad avere un aspetto post anni Cinquanta; erano di acciaio inossidabile con l'illuminazione sistemata lungo i bordi e quelle scanalature che giravano tutt'attorno per raccogliere acqua e sangue.

Katy Devlin era nuda sotto le inesorabili luci al neon, troppo piccola per il tavolo. In un certo qual modo appariva più morta di quanto non fosse sembrata il giorno prima; pensai alla vecchia superstizione secondo la quale l'anima rimane accanto al corpo per alcuni giorni, sconcertata e incerta. Era di un bianco grigiastro, come gli UFO della serie TV Roswell, con delle grosse chiazze scure e livide lungo il lato sinistro. L'assistente di Cooper, un uomo appesantito, con grandi borse sotto gli occhi, aveva già ricucito lo scalpo, grazie a Dio, e stava lavorando all'incisione a Y del torso. Applicava grandi punti approssimativi con un ago delle dimensioni di quelli usati per cucire le vele. Provai una fitta momentanea di senso di colpa per essere arrivato in ritardo, per averla lasciata sola, lei così piccola, in quella violazione finale: saremmo dovuti essere lì perché avesse qualcuno a tenerle la mano mentre quelle guantate e distaccate di Cooper la tastavano e la facevano a pezzi. Senza farsi notare troppo, Sam, con mia sorpresa, si fece il segno della croce.

«Femmina bianca in età pubere» iniziò Cooper, superandoci e posizionandosi vicino al tavolo, non senza prima aver spostato l'assistente, «anni dodici, o così mi dicono. Altezza e peso entrambi ridotti, ma nel range di normalità. Cicatrici che indicano un intervento chirurgico addominale, forse una laparotomia esplorativa, di qualche tempo fa. Nessuna patologia evidente. Per quello che posso vedere, è morta in salute, se mi passate l'ossimoro. »



  

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