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136 - RELAZIONE VIAGGIO A CUBA 27-05-2004



136 - RELAZIONE VIAGGIO A CUBA 27-05-2004

 

NELLA SECONDA PARTE RELAZIONE SU UN CONVEGNO INTERNAZIONALE A PARIGI SULLA RESISTENZA IRACHENA. ARTE LETTERATURA ED ESTETICA. DA SARTRE A LUCKACS

 

https: //www. youtube. com/watch? v=fVyY8QciEDc& list=PLB641E83A877F90CB

 

PREAMBOLO: I titoli degli incontri seminariali non sono mai rigorosamente indicativi dell’argomento trattato, poiché il tono colloquiale delle lezioni di Stefano Garroni e la stessa natura degli incontri (una serie di seminari collettivamente autogestiti miranti alla formazione marxista di quadri comunisti) fanno sì che la sua esposizione, fatta a braccio e sovente improvvisata, non sia mai sistematica (come sarebbe stata in un intervento scritto), né circoscritta all’argomento richiamato dal titolo, ma sempre aperta ad allargarsi verso ulteriori tematiche, inizialmente non previste; spesso suggerite dagli interventi degli altri compagni che lo seguivano nei seminari.  

 

NOTA: fra parentesi quadre il Redattore fa delle aggiunte per rendere più semplice la comprensione degli interventi e la stessa esposizione.    

 

IL DOCUMENTO SULLA FASCISTIZZAZIONE DI CUI SI PARLA È DISPONIBILE PRESSO QUESTO LINK:

http: //www. linterferenza. info/cultura/lambiguita-del-concetto-fascistizzazione-secondo-stefano-garroni/? fbclid=IwAR0x7dK02btNWaaODCzv0oSghvz5mrfQmbQuTfpvfYe6cvf398zV4P3adRI

 

1/10

Stefano Garroni: La cosa cubana si presenta in un certo modo, cioè organizzata dall’Istituto di studi filosofici però in realtà prevede un ingresso diretto neanche del partito, ma proprio di Fidel Castro, e quindi con un finanziamento molto forte.

Alcuni compagni hanno dovuto pagare soltanto il biglietto aereo e sono stati spesati di tutto, questa è una cosa nuovissima a Cuba.

L’obiettivo dichiarato è fare in modo che accademici - cioè intellettuali -, dirigenti politici e di movimenti sindacali, parlino insieme essendo questa la seconda conferenza intorno al tema Marx e le sfide del XXI secolo.

A conclusione si è istituzionalizzata questa ricorrenza, cioè periodicamente ci sarà una conferenza di questo genere, e tra una conferenza e l’altra viene eletto un ufficio - con rappresentanti di vari paesi - che dirige le cose.

Quindi quello che stanno mettendo in piedi è una sorta di piccola internazionale. Perché? Perché loro hanno fatto questa scelta: apparentemente non era presente nessun partito, ma in realtà erano presenti rappresentanti di partiti, sindacati e movimenti sociali di tutto il Latinoamerica con scarsissima rappresentanza europea.

Quindi è chiaro che il tentativo è quello di rilanciare Cuba come punto di riferimento di tutta la sinistra non socialdemocratica latinoamericana, però in maniera tale da non dare l’impressione dell’internazionale politica. Per cui allora ad un certo momento c’è stato un episodio un po’ ridicolo: c’era una compagna argentina che doveva parlare e viene presentata come docente e professore all’università ecc., e lei dice: “Ma perché tutta questa pappola? Dite semplicemente membro del Comitato Centrale del Partito Comunista di Argentina”.

Per l’Europa – questo è interessante – era presente un tipo della Fondazione Rosa Luxemburg, che rappresenta l’ala destra della destra dell’ex partito comunista, cioè il Partito Democratico per il Socialismo.

Questo parla, e poi interviene un cubano che fa questa osservazione: “È curioso sentire una persona che parla in nome della Rosa Luxemburg, usare termini che sono nettamente di Kautsky”, e la ripulsa della posizione di questo è stata totale.

La posizione era: “Viva il Partito Socialista Europeo perché la questione è quella di costruire un partito di massa. Tutti sono capaci di andare in piazza ma bisogna incidere per allargare il partito di massa e capire che ciò che conta è il movimento e non il fine”, proprio la frase di Bernstein, cioè la socialdemocrazia più squallida.

 

Paolo Massucci: Quindi Bertinotti?

 

Stefano Garroni: Esatto, la socialdemocrazia più infame.

Quindi ripulsa totale di questo, però, domanda: perché invitarlo? Perché non ci sono altri tedeschi? Ci doveva essere Holz, ma è persona vecchia con mal di cuore ecc., e sembra strano che tu inviti Holz senza mettere in conto che non possa venire per ragioni di salute: invita anche un altro!

Per esempio al convegno su Gramsci c’era un altro tedesco molto bravo, più giovane, mentre qui hanno invitato solamente questo.

Poi era invitato – sempre per l’Europa – un personaggio inglese, allora gli chiedo se faceva parte del nuovo partito comunista inglese e lui dice: “No per carità, quelli sono elitari, non sono per il movimento di massa” ecc., ed un tipo con i basettoni, con i capelli lunghi, orecchini dovunque, il piede con il sandalo. Questo non ha parlato.

Poi erano presenti due o tre francesi che non hanno parlato.

Insomma gli unici tre europei che hanno parlato sono stati il socialdemocratico, Domenico Losurdo, ed io.

Episodio di Domenico Losurdo, questo è importante: chiarissimamente lui lì faceva il paladino del modello cinese. Cioè il senso della cosa era dire ai cubani: “Guardate, voi avete una sola strada: accedere al modello cinese”, questo sulla base del fatto che la Cina sta ampliando i rapporti economici con Cuba, non solo ma sta intervenendo a livello militare nel senso che i cubani hanno un armamento sovietico, quindi non possono aggiornarlo, e lo stanno sostituendo con armamento cinese, quindi la presenza è molto forte.

Come presenta Losurdo il modello cinese? Riferisco solo tre frasi. Prima frase: “Io non dico che alla fine di questa esperienza la Cina ritornerà sicuramente al socialismo, non lo so, non lo sa nessuno, neanche del gruppo dirigente”.

Secondo: “Il problema fondamentale è lo sviluppo, quale che sia il costo, delle forze produttive”. Ora voi capite bene che tra l’altro a Cuba andare a dire che il problema fondamentale è lavorare di più quale che sia il costo… crolla all’istante.

Terzo, la mattina c’era un ottima colazione e ovviamente tu stai in un paese “socialista” e vai al ristorante, ci sono tutte le cose che puoi prendere e tutta una serie di camerieri che ovviamente non facevano niente. Allora Losurdo dice: “Vedi? Questi non fanno niente! Qui bisogna licenziare! ”

La cosa interessante è che Losurdo è stato osannato e carezzato, fino al punto che nel discorso di chiusura è stato citato ben due volte: l’unico citato è stato lui per due volte!

Ovviamente queste cose non avvengono a caso, allora c’è qui un problema importante: c’è evidentemente il fatto che Cuba ha bisogno di un rapporto con la Cina per una serie di motivi evidenti. Ma fino a che punto può andare questo rapporto? Perché certo contrasta anche con le tradizioni profonde della rivoluzione Cubana.

Quando Losurdo dice: “Si, effettivamente a Shangai mediamente vivono meglio che a Parigi. Certo in campagna è diverso”. Ma in Cina la campagna occupa un po’ di gente insomma.

Ora, i compagni avevano invitato anche un altro cinese, critico nei confronti del governo e della politica attuale, ed esaltatore della Rivoluzione culturale.

Se fosse stato uno di noi a scrivere quel documento il giudizio sarebbe franco e facile.

Il documento recitava: “la Rivoluzione culturale va preferita perché fa perno non sull’egoismo ma sul senso altruistico della persona”. E noi avremmo detto: “Va beh, non dire fregnacce”. Ma io non lo so in Cina che significa un rituale del genere: c’è una tradizione diversa. Noi quando diciamo ‘egoismo’ e ‘altruismo’ diciamo astratte virtù. Ma che vuol dire là?

È certo che Losurdo ha avuto buon gioco nell’attaccarlo.

Dopo il primo intervento di Losurdo, che ha avuto secondo me il gesto incauto di dire che “in Italia c’è questa cattiva abitudine: se uno una volta è stato fascista allora è stato bollato di essere fascista vita natural durante”. È chiaro il riferimento a Preve.

 

2/10

Stefano Garroni: Io ho tentato di intervenire dicendo: si, certo, però sai ci sono dei casi in cui uno è un compagno, poi diventa fascista e opera da fascista nel movimento: è un’altra situazione. Però ho detto: “Va beh, nessuno capisce niente, che senso ha che mi metto a fare la polemica con questo dato che c’è tutto questo corteggio intorno? ”, e allora ho lasciato perdere.

Lui l’ha notato e ha detto: “Stefano per non intervenire ha preferito dormire”. Però è interessante che abbiamo stabilito un rapporto curioso. Mi soffermo perché questo può essere un personaggio che può rompere le scatole ma può essere utile.

Voi dovete pensare a una persona estremamente presuntuosa. Per esempio, parlando con dei compagni argentini di un certo problema, lui interviene e dice: “Ah si questo è un problema importante ti manderò un mio articolo in proposito”. Ma sei matto?

Ora, una persona estremamente presuntuosa solitamente è una persona che ha qualche problema. E infatti è interessante che mano a mano si è andato un po’ smorzando e mi chiedeva consigli, e ad un certo momento, sempre ad una cena con degli argentini, dice: “dobbiamo riconoscere che è stato sbagliato teorizzare che il socialismo avrebbe tolto di mezzo il mercato capitalistico”.

Io dico: “No, losù, questo no! Perché il mercato vuol dire la merce, il lavoro salariato, lo sfruttamento. Tu puoi dire che all’interno di una società di transizione è possibile uno spazio per lo scambio mercantile, ma allora si tratta di un altro tipo di mercato. Allora non è stato sbagliato dire < no, quel mercato finisce>, ma è stato sbagliato non pensare alla possibilità di un’altra forma di mercato momentaneamente”.

Lui ha riconosciuto che questa era la versione giusta, tenendo presente che questa è una persona che, appunto, se c’è un problema importante arriva e ti dice: “Ti do un mio articolo”. Quindi il fatto che abbia riconosciuto ciò …

Poi mi ha invitato ad iscrivermi ad Italia-Cina.

 

Maurizio Franceschini: È ovvio!

 

Stefano Garroni: È ovvio!

Lui poi mi ha dato la sua e-mail.

 

Chiara: Lui sta in Italia-Cina?

 

Stefano Garroni: Certo, lui dice che lì dirige tutto.

 

Chiara: Si l’associazione italia-Cina è un’associazione dove si fanno corsi di cinese la cui dirigente non parla una parola di cinese. Io ci vado spesso per lavoro ed è un’organizzazione nata organicamente al Partito Comunista e quindi la Cina pagava per questo c’erano tutti questi corsi. Adesso non hanno più una lira quindi è diventata più un’agenzia di viaggi, dove fare il visto costa tipo 200. 000 lire anziché 16 euro.

 

Stefano Garroni: Tieni presente che allora era diretta da Regis che parlava cinese, quindi la scuola di cinese era un po’ più seria.

Comunque, insomma, si è stabilito un rapporto che io non ho continuato ma che può continuare. Siccome a Cuba è stato accolto in questo modo, mi parrebbe scorretto non continuare in qualche modo questo rapporto.

Io ovviamente non ho perso occasione, parlando con i cubani – senza far nomi – di dire: “Mi pare che sostenere che (la cosa che aveva sostenuto lui) sia assurdo”. E loro: “Si si, hai ragione”

Per esempio ho raccontato subito la faccenda del bisogno di licenziare. Mi è stato risposto: “Ma che sei matto! ”

Ora, io ho stabilito un buon rapporto con un gruppo di argentini che sono del partito comunista argentino, pubblicano una rivista di filosofia. Ovviamente se è un buon rapporto andrebbe verificato, però la disponibilità loro sembrerebbe esserci, anche per il fatto che noi si possa andare in Argentina, perché il luogo vale la pena anche per la situazione attuale.

 

Maurizio Franceschini: Ma che hanno detto gli argentini, e sull’Argentina?

 

Stefano Garroni: Il tono generale degli interventi era di una noia mortale perché erano interventi politici pieni di retorica, in cui anche le informazioni [lasciavano il tempo che trovavano].

C’era un’economista statunitense che in realtà era un giapponese che lavorava in un’università statunitense e come di solito fanno gli economisti marxisti ha letto dei giornali capitalisti, ha fatto un riassunto, e ha detto della situazione degli Stati Uniti. Però siccome li leggiamo tutti i giornali, allora lo sapevamo già! Una noia totale.

C’è stata – anche da parte cubana – tutta una sventagliata di interventi che dicevano che non bisogna separare il marxismo dalla morale. Io non sapevo che questo fosse il tipo di convegno. Era organizzato dall’Istituto degli studi filosofici e avevo fatto una [relazione] filosofica. La mando a Cuba e mi rispondono subito dicendo: “No, guarda che questa è un’altra cosa”.

Allora faccio un intervento [la relazione è disponibile presso di noi] il cui senso è: affrontiamo il tema della fascistizzazione: si dice fascistizzazione degli Stati Uniti, ma che si intende per fascistizzazione? Stiamo attenti che non lo sappiamo, quindi è subito richiamata la necessità di una ripresa dell’indagine marxista sennò non facciamo nulla di serio politicamente, e anche per combattere certi temi che sono presenti nella sinistra e che in realtà hanno una lettura e una proiezione fascista, perché collegati – a volte – alla sociobiologia, per esempio il concetto di cultura di genere.

Mi consigliano subito di non dirlo a Cuba perché a Cuba il femminismo è importante. Io ho un po’ attenuato…

Paolo Massucci: La cultura di genere è il femminismo?

Stefano Garroni: Certamente! Cioè il fatto che la filosofia è diversa a seconda del genere della persona, che è il razzismo insomma.

Ora, il mio intervento – e questa è la prima volta che mi capita – è caduto nella totale indifferenza, ma proprio assolutamente totale.

Io l’ho fatto in francese e la maggioranza della gente presente era impegnata a seguire, e poi ho saputo che volevano cercare di capire senza avere l’interprete, ma non ha capito niente nessuno – anche se parlavo molto lentamente – tranne alcuni dirigenti che hanno accolto molto bene la cosa tanto da darmi poi un seguito, e cioè: ci sarà in Venezuela, a Caracas, un convegno internazionale sul fascismo e mi hanno invitato.

Ancora le cose vanno precisate, come tempi e anche come spesa, però questa è una cosa che appena si abbiano idee più chiare, secondo me dovrebbe essere messa in cantiere la possibilità che qualcuno venga, perché la realtà del movimento nel Latinoamerica è una realtà vivace, non è una fesseria.

A proposito del Venezuela mi dispiace – me lo sono dimenticato – hanno proiettato un video molto interessante, sull’ascesa, la caduta e il ritorno di Chavez.

 

3/10

Stefano Garroni: Il video è fatto registrando manifestazioni, scontri e facendo parlare gente del popolo, proprio con l’immediatezza della pesciarola ecc.

A volte lo spagnolo è chiaramente legato anche al dialetto per cui nella sala ridevano mentre io non ci capivo niente, però in generale si capiva e io pensavo che si poteva usare qua, e io pensavo di darlo a Tiziano.

Lì a Parigi mi hanno molto rimproverato Edoardo ed Emanuele dicendo: “Potevi portarlo qui e lo facevamo noi tutto il cambiamento, la traduzione ecc. ” io non ci ho pensato e va beh, però voglio dire insomma, che anche lì c’è stato un interesse per la cosa.

 

Adriana Garroni: Bisogna vedere chi fa la traduzione però …

 

Stefano Garroni: Ma, ti ripeto, il testo è spagnolo, e tranne momenti in cui c’è il dialetto e la battuta dialettale, si comprende.

 

Maurizio Franceschini: Ma si comprende un pochettino come sta la situazione lì?

 

Stefano Garroni: Il senso del video è … c’è una battuta per esempio - durante un corteo - che è contro Chavez, contro il comunismo, contro il castrismo, e dice ai Cubani: “Andatevene dal Venezuela”. Allora una donna del popolo che sta lì passando se la guarda male e gli dice: “No, andatevene voi perché se non c’erano i medici cubani il figlio mio era morto”.

Questo è il senso della cosa, però appunto è fatto molto bene, senza retorica, dandoti gli elementi di fatto. […]

A Parigi si tratta di una conferenza internazionale europea di appoggio alla resistenza irachena. Appoggio alla resistenza irachena senza la scelta di una forza politica della Resistenza: la resistenza nel suo complesso.

I promotori sono una serie di intellettuali abbastanza noti – francesi e non -, dirigenti politici ecc. L’aspetto interessante è che si presenta come un’iniziativa presa in Francia non dal Partito Comunista Francese né tanto meno dal Partito Operaista Francese, ma diciamo così, da indipendenti, da cani sciolti.

In realtà è Rouge Vif in modo particolare, quindi Page, Labica ecc.

Presenza di vari iracheni che vengono dall’Iraq, libanesi, siriani, tunisini, insomma di vari paesi arabi …

 

Paolo Massucci: In Italia non si sarebbe mai potuta organizzare una cosa del genere …

 

Stefano Garroni: Penso di no, anche perché non ci sono dei filosofi universitari che dicono: “Io sono comunista e organizzo una cosa comunista”

Poi ci sono rappresentanti di vari paesi europei, questa volta sono presenti anche esplicitamente rappresentanti di partito, il Partito Comunista Portoghese è un esempio. Ci sono tedeschi, ci sono italiani di Rifondazione Comunista, ci sono palestinesi, c’è un sacco di gente.

I tedeschi presenti sono di due tipi: uno è un’associazione pacifista di cui fa parte però anche un filosofo palestinese che ha scritto dei libri su Marx in tedesco (io ne ho preso uno), e quindi pacifisti ma buoni insomma. Non andrebbero d’accordo con la Bonino diciamo.

La riunione era divisa in una prima parte, poi interruzione con caffè, bar ecc., e l’opinione un po’ generale era: manca l’analisi, interventi politici, impressionistici, sappiamo tutto, e poi curiosamente non si parla di Israele e non si parla della Palestina.

Questo colloquio avviene alla presenza anche di Santopadre di Radio Città Aperta, il quale assentiva. Poi in radio tutto questo è scomparso.

Nel pomeriggio le cose cambiano: cominciano ad esserci interventi sulla Palestina, contro lo Stato di Israele ecc., perché circolava la voce che la mancanza di citazioni di Israele non fosse per caso. Come per esempio circola questa voce (io non lo so, me l’hanno riferito), e cioè che in realtà le manifestazioni dell’estrema sinistra in Francia, sono controllate o dal servizio d’ordine del PC francese o del Partito Socialista Francese, e che quindi in sostanza dietro le manifestazioni dell’estrema sinistra in realtà ci sono i due partiti tradizionali.

Questo è un elemento importante perché discutendo sui risultati delle elezioni a me sembra di aver ricavato che le elezioni francesi siano state intese primo a dimostrazione che il partito comunista non è morto, ma quando ha presentato candidati da solo, e per lo più candidati operai, ha aumentato i voti. Non rispetto alle posizioni che aveva prima, però rispetto alle ultime elezioni si, e la sconfitta delle due liste trotskiste fu una sorta di avvio al discorso di fare un partito comunista del tutto nuovo. E quindi un rimontare invece di un atteggiamento che tende a far pressione sul gruppo dirigente attuale del partito comunista francese perché svolti a sinistra ricompattando il fronte comunista.

 

4/10

Stefano Garroni: Questo anche perché dal PCF sarà uscita un sacco di gente. E non gentarella, ma quadri. Voi capite che quando il Partito Comunista Francese ha una serie di personaggi come Henri Alleg che sono eroi della storia moderna. Non so se ve lo ricordate ma Henri Alleg è un algerino naturalizzato francese che fu torturato dai francesi perché era in contatto con la Resistenza algerina (non parlò assolutamente). Sartre scrisse una cosa su di lui, quindi insomma …

Quando un personaggio del genere lascia il PCF, non è una cosa indolore, e così tanti altri di questo genere, dirigenti sindacali importanti. Page ha dirette la CGT. Se n’è andato!

 

Maurizio Franceschini: Certo con quella fine che ha fatto …

 

Stefano Garroni: Se, certo, però non c’è stata la diaspora: non è crollato. Si è detto: “Fate questa politica? Andate al diavolo e noi cerchiamo di mettere in piedi di nuovo una presenza comunista. Non con i dubbi secondo cui < oddio il comunismo … facciamo i democratici di sinistra>, no! Tutti i gruppi fuori dicono < noi siamo comunisti e vogliamo un partito francamente comunista! > ”

La cosa è diversa insomma!

Ora, è interessante che nel momento dell’interruzione della conferenza francese, viene da me un compagno (Villy) di un’organizzazione austriaca che è legato al Campo Antimperialista e che abbiamo conosciuto lì al Campo.. Lui è stato estremamente affettuoso ecc. ecc. e ci siamo messi a parlare con Martotti, un compagno che si occupa della Jugoslavia.

Martotti gli diceva: “E ma voi del Campo dovete scegliere, siete troppo equivoci, dovete distinguere bene tra amici e non amici”.

Villy dice: “Sii più chiaro”. E io dico: “A Villy … Buttate via quel Preve”.

Però ecco, l’atteggiamento di Villy è di grande apertura. La cosa va sottolineata perché finita al conferenza, aprendo internet, leggo un documento della parte della Resistenza irachena che si rifà al partito Ba’th (quindi quelli che considerano capo della Resistenza il generale Saddam Hussein), e in questo documento c’è scritto: “Condanniamo questa conferenza che si è svolta a Parigi perché, primo: quando noi siamo entrati in contatto con loro [ci hanno boicottato], secondo: perché questa conferenza è fatta da elementi rosso-neri”

Ora, io posso testimoniare che Villy stava là, cioè il Campo Antimperialista c’era. Questo non significa di per sé nulla, però significa che la realtà è molto più complicata insomma. La Conferenza si presenta come la prima in Francia in solidarietà con la Resistenza irachena però comincia a venir fuori che hai discriminato questo, non si sa bene chi sei ecc.

Quindi appunto questa riflessione, certo che se uno facesse il militante non potrebbe fare come Marco e gli altri. Cioè dovresti stare in campana e capire quali sono i pivelli della politica, perché se tu non stai ben in campana diventi lo strumento di cose di cui non conosci nulla.

Un intervento molto bello fatto lì a Parigi è stato quello dell’ambasciatore cubano che ha ribadito un tema che a Cuba è chiarissimo: “Viva la resistenza irachena perché consente che noi non veniamo aggrediti, salva la Corea e salva la Siria, quindi va appoggiata fino in fondo perché l’aggressività nord-americana lì toppa”

Riassumendo: sia nell’una che nell’altra occasione contributi significativi a livello di discorso no, erano a livello di intervento politico, di articolo di giornale e basta. Però certo, quello che ti impressiona è che - come che sia - questa conferenza è stata fatta a Parigi in un locale molto bello, organizzata da un gruppo che non è del partito però è comunista del partito socialista e con una notevole capacità organizzativa.

Un elemento interessante è la presenza di Rifondazione. Io sono andato con Bruno Steri che è di Rifondazione. La conferenza era sabato e io sapevo che venerdì ci sarebbe stata una riunione di Rifondazione a cui avrei potuto partecipare, mentre invece era riservata agli iscritti, il che è ridicolo perché erano tre insomma …

Siccome poi Bruno stava con me ed Edoardo ecc. per dormire e per mangiare, allora gli chiedo: “Com’è andata la riunione? ” e lui: “Ma un macello lascia stare! ”

Allora, di Rifondazione è intervenuto tal Fosco Giannini, direttore della rivista L’Ernesto. Ha due direttori, uno è direttore responsabile e l’altro è direttore [generale].

Se la figliola mi consente, io direi che questo è uno stronzo netto! Uno che si presenta come un damerino, con tutto il capello messo all’affascinante e che ha fatto un intervento tutto di una retorica totale, proprio tipo il Giulio Cesare di Shakespeare con la scansione che si ripete, che si ripete e sembrava Stalin ecc., ma totalmente inutile perché insomma alla fine non ha detto niente.

E girava per la sala con l’aria del padre eterno, infatti ci siamo subito beccati ovviamente.

Giacchè dice: “No, io ci ho parlato varie volte, è uno serio che si da molto da fare, è molto impegnato”. Avrà ragione Giacchè, però neanche il suo intervento ha detto nulla se non: “La prossima volta quando verrà organizzata una manifestazione più grande a favore della Resistenza, noi ci saremo! ”

Erano tre! Uno dice: ma chi sei?

Però forse questo appartiene un po’ all’universo politico oggi in particolare che si fa finta di essere una cosa diversa dalle mosche.

Tra l’altro una battuta che girava tra questi di Rifondazione era: “Speriamo che un sacco di gente voti per Cossutta perché così fregano Bertinotti”. Cioè neanche loro voterebbero per Bertinotti.

 

Maurizio Franceschini: Ma queste conferenze così, a parte il fatto che prendi contatti, però per esempio prima ti ho domandato della situazione argentina perché è una cosa interessante, quindi dovrebbero venire compagni argentini che ti diano un certo quadro…

 

5/10

Stefano Garroni: La crisi del movimento comunista non è inventata. Tu capisci perfettamente che quando un cubano del Movimento dei Lavoratori Senza Terra fa tutta una descrizione osannante di questo movimento ecc., e io gli chiedo se ha letto gli ultimi documenti loro di politica agricola e lui risponde: “No”, io dico: “ma come no? ”

Lì c’è il discorso per cui l’agricoltura deve essere sviluppata per il consumo interno, per l’esportazione solo l’eccedenza, cioè il medioevo, cioè la presenza di Santa Romana Chiesa, per cui di fronte alla componente marxista c’è quest’altra.

Voglio dire che noi abbiamo un certo tipo di tradizione che è molto giocata sulla cultura, ma in Latinoamerica non è così. In Latinoamerica è molto giocata sulla pratica per cui conoscono mille persone però è difficile che abbiano approfondito effettivamente il problema.

Si certo, sarebbe molto interessante andare in Argentina, però un documento degli anticapitalisti italiani (un documento argentino redatto per una riunione qui in Italia) è allucinante, perché nella dichiarazione di questi lavoratori argentini c’è non so, il soviet, la rivoluzione mondiale ecc. ecc., ma questo sulla base dei gruppi di autorganizzazione operaia: la follia più totale.

D’altra parte in Italia sono stati ospitati, gli è stato dato fiato e non c’è stato un dibattito, ed è ovvio perché poi la condizione del movimento in Italia è terrificante.

Quindi voglio dire che la crisi del movimento comunista c’è, non è un invenzione.

 

Maurizio Franceschini: Si ma io anche se vengo dall’Italia anche se sto a un livello basso, qualche cosa gli dico dell’Italia. Quelli dell’Argentina avranno detto qualcosa di interessante.

 

Stefano Garroni: No, io per interessante intendo una cosa che non leggo sui giornali. Tranne il fatto che alcuni sostenevano che in Argentina mangi delle pizze che sono migliori che in Italia: questo sul giornale non c’era però insomma …

 

Paolo Massucci: Ma l’esempio del discorso dei Senza Terra, con aspetti culturali sul discorso dell’agricoltura per i propri fabbisogni, di esportare solo le eccedenze, quindi una visione comunitaria, che non è troppo lontana da un certo tipo di visione anarchica …

 

Stefano Garroni: Certamente, certo!

 

Paolo Massucci: E ne parlavo proprio ieri con mia sorella: io ho più una visione comunista, nel senso di organizzata, e lei ha più una visione anarchica. Però lei ha detto una cosa che secondo me è vera. Lei dice che per fare una rivoluzione devi avere inizialmente un certo spirito anarchico. Cioè è il discorso del rifiuto del sistema, nel senso di ribellione … poi certo lo devi ridefinire e organizzarlo. Però poi qui c’è il discorso per esempio dei Sin Tierra che finché non abbatti il capitalismo, fino a quel momento un certo tipo di organizzazione comunitaria ti tutela dallo sfruttamento delle multinazionali …

 

Stefano Garroni: Su questo hai perfettamente ragione ed è una conversazione fatta anche con un cubano in epoca precedente. La domanda mia era questa: immagina che esista ancora in Europa un movimento operaio su basi comuniste e forte: tu penseresti allo spirito comunitario contadino?

 

Paolo Massucci: Assolutamente no!

 

Stefano Garroni: Allora diciamo la verità: in una situazione di arretratezza, di sconfitta ecc., certamente lo spirito comunitario contadino ti difende dalla polverizzazione egoistica del capitalismo. Va bene. Però dopo un po’ perde perché il capitalismo ha quella massa di merci e di bisogni falsi che ti impone e allora sei distrutto.

La cosa importante è che il Movimento dei Senza Terra ha fatto un’Internazionale Contadina. Quando i comunisti hanno fatto l’Internazionale Contadina hanno fatto il collegamento con il movimento comunista internazionale, cioè con una articolazione del movimento dei lavoratori. Se tu fai l’organizzazione contadina isolata dagli altri c’è qualche cosa che non funziona nel modo di pensare, che poi è facile: l’origine è ecclesiastica.

Però scusate ho dimenticato una cosa importante: con i cubani si è raggiunto che la rivista Marx Ahora vuole iniziare [a pubblicare cose] su argomenti estetici.

Io me ne devo occupare, e i primi due articoli saranno uno su Che cos’è la letteratura? di Sartre e il secondo su problemi legati a Luckacs.

Cioè voglio dire che questo mi pare che sia un terreno su cui noi possiamo – avendo già cominciato a lavorare, siccome la rivista ha anche delle scadenze – organizzarci in modo da poter dare un contributo proprio come gruppo. E sarebbe interessante anche perché romperebbe un po’ anche l’isolamento e possiamo vedere anche qui la possibilità di avere più sfoghi a ciò che scriviamo e avere un momento di prova. […]

 

6/10

Stefano Garroni: […] per fare un esempio determinato il quadro che mi pare si cominci a delineare è questo: nel libro di Sartre Che cos’è la letteratura, chiarissimamente ci sono temi che hanno origine hegeliana - che si ritrovano in Luckacs ovviamente -, che hanno origine husserliana, e che sono poi temi che sono anche presenti in quell’articolo pubblicato sulla nuova unità sulla crisi del marxismo.

La vecchia idea (accanto al lavoro su cose economiche) di continuare e non smettere le cose di estetica, a questo punto potrebbe avere una finalità. E allora per esempio potrebbe essere molto interessante se distribuissimo alcuni capitoli – perché Luckacs è molto ripetitivo – del libro di Luckacs su Il romanzo storico, perché lì appaiono tutti i problemi che poi appariranno in Sartre.

Ed è molto interessante una cosa di Giacchè che sto leggendo, dove si vede che questi problemi sono presenti in Nietzsche quando affronta il problema della storia.

Allora si delinea una problematica molto importante e abbastanza fitta su cui noi possiamo documentarci su alcuni testi determinati di cui uno può fare una scheda, può fare una recensione; o può essere inserito all’interno di un articolo più vasto. Però insomma il lavoro potrebbe prendere un’articolazione pratica.

Manzocchi che fine ha fatto?

 

Maurizio Franceschini: Di Manzocchi ci eravamo presi un articolo per uno …

 

Paolo Massucci: Avevamo pensato di ripeterne due per ogni incontro, e la prossima toccherebbe a Pina e Raffaella. Ma Pina viene?

 

Maurizio Franceschini: La posso contattare e vediamo. Perché questo è un ciclo di incontri che dovrebbe riguardare proprio i sindacalisti e Pina si occupa di sindacato e quello è proprio il pane del sindacalismo

 

Andrea Ruggeri: Invece per Luckacs e Sartre se puoi cominciare a portare qualcosa lo cominciamo a vedere. Tu pensavi di farlo subito?

 

Stefano Garroni: Io sto a metà del libro e vorrei scrivere abbastanza rapidamente, però ci sono una serie di decisioni da prendere perché si può ambientare in vari modi ecc.

A me quello che interesserebbe sarebbe poter cominciare ad impostare questo lavoro che ha una certa scadenza. Poi se l’immediata scadenza di Sartre salta come lavoro collettivo non è un problema, anche perché Sartre ha scritto alcune opere teatrali e non sarebbe male – a mio modo di vedere – se dessimo una letta e trovassimo il modo di discuterle, perché poi nulla è facile.

 

Adesso sto leggendo un libro di Queneau tradotto da Calvino (I fiori blu) che è tutto giocato sulla manipolazione del linguaggio.

Ora, c’è un discorso interessante che fa Sartre a proposito della differenza tra prosa e poesia, pittura e bugia. Lui dice che solamente nella prosa esistono dei segni e quindi il segno rimanda a qualcosa di cui è segno. Mentre nelle altre arti non c’è il segno quindi non c’è questo rinvio a qualcosa che segno non è, ma c’è l’oggetto. Quindi per esempio nella poesia la parola è un oggetto e non vale per il significato a cui rimanda, ma vale come oggetto, le assonanze che determina, le scomposizioni possibili ecc., cioè Queneau per esempio.

Io credo che sono tutte cose su cui vale la pena di riflettere anche perché è chiaro che un aspetto della faccenda è questo, e noi ce lo troviamo poi tra i piedi in mille maniere: esiste un modo di scrittura che è quello della scienza e della filosofia che non è il modo di scrittura della poesia o della musica o della pittura o della struttura o dell’articolo di giornale.

Per cui per esempio di fronte ad opere di Marx che sono diverse, il modo della lettura deve essere diverso. Il che significa contrastare tutta quella tradizione per cui si prende una qualunque opera di Marx e la si mette insieme ad un’altra qualunque opera di Marx prescindendo dal genere letterario diverso e si crea una linea continua.

Su questo un cubano mi ha portato dalla Francia un libro che l’associazione Espaces Marx (che si occupa di organizzare convegni, dibattiti, ecc. ecc. ) ha pubblicato.

Marx e la contemporaneità, non è il titolo preciso ma questo è il succo della cosa. Sono vari studiosi, vari intellettuali, tutti docenti universitari.

Intanto registri l’abissale differenza con l’Italia, perché questi sono tutti docenti universitari marxisti che parlano apertamente di queste cose senza nessunissima preoccupazione.

Secondo, il discorso sulla diversità dei tipi di scrittura di Marx viene fatto, perché è molto importante per collocare le opere e quindi per non fare deduzioni arbitrarie per esempio.

 

7/10

Stefano Garroni: Insomma, quello che voglio dire è questo: in buona sostanza un elemento chiave del discorso di Sartre è il seguente: esiste un testo, un’opera d’arte, di cui qualcuno diventa il fruitore. Ma l’opera d’arte si realizza nel rapporto tra chi l’ha composta e chi la fruisce. Quindi non c’è un’oggettività dell’opera d’arte, ma l’opera d’arte sta nella relazione sociale dell’autore ecc. Ma questo è un tema luckacsiano della dialettica ecc. ecc., con tutte le conseguenze, quindi per esempio il discorso su Lenin ecc.

Allora si cominciano a delineare una serie di accostamenti che ti fanno vedere anche la possibilità di introspettare un modo di ragionare non dogmatico ecc. ecc., ma sempre più ricco, con riferimenti variabili, quindi con manifestazioni di vitalità notevoli.

 

Maurizio Franceschini: Il genio d’autore e la tecnica d’autore contano perché è vero che quello sa cogliere lo spirito dell’epoca diciamo …

 

Stefano Garroni: No, non è questo il problema.

Se tu dici: “Questo quadro ha questo determinato senso, il significato di questo quadro è questo”, questo quadro diventa un che di oggettivo che ha una qualità determinata: questo suo significato. Così come tu potresti dire che questa bottiglia è bianca. Oppure: questa pietra è dura, questa pietra è incrinata. Allora si comincia a vedere una inquietante analogia tra l’opera d’arte e un pezzo della natura in cui quello che è interessante è che il rapporto sociale è scomparso. L’opera d’arte invece vive in un’epoca data se vive del rapporto tra gli uomini di quell’epoca, e quindi il significato di quell’opera sta nella creazione che quell’epoca data produce come significato dell’opera.

 

Maurizio Franceschini: Però dall’altra parte c’è pure quella persona che fa l’opera d’arte e che vive in un certo ambiente, in una certa situazione storica ecc., quindi c’è un rapporto di interscambio. E poi ci sta pure la tecnica perché devi conoscere bene pure la tecnica …

 

Stefano Garroni: Qual è il senso, la conclusione?

 

Maurizio Franceschini: La conclusione è che ci vuole il singolo e… insomma l’albero ma pure la foresta insomma…

 

Stefano Garroni: Si ma qui nessuno parla del singolo o del non singolo. Qui si sta dicendo che quel prodotto artistico ha un senso nel contesto di una relazione storico-sociale determinata, e che nel contesto di un’altra relazione storico-sociale può voler dire [altro].

 

Andrea Ruggeri: Può modificare ma rimane il senso artistico, quasi “universale” nel senso che quando tu vai a vedere un’opera del Caravaggio, in quel contesto… faccio un esempio: le donne, negli individui contemporanei al Caravaggio venivano viste in un certo modo, la bellezza femminile veniva vista in un certo modo. Adesso è cambiata la cosa, esiste un altro tipo di modello femminile, quindi si è modificato.

L’opera d’arte, il Caravaggio, suscitava fascino nel tal papa che ha commissionato quell’opera, e ancora oggi ti da … cioè è cambiato il contesto sociale e quindi anche il modo di vedere quella determinata opera d’arte ma il senso artistico è rimasto …

 

Paolo Massucci: Però può darsi che fra trecento anni la cultura cambia per cui il Caravaggio non esiste più come arte …

 

Andrea Ruggeri: Si, cambia il tipo di rapporto ma l’opera d’arte rimane come tale. Cioè il mio modo di vedere, stando in un contesto storico talmente differente è diverso e quindi farò una critica all’opera d’arte differente rispetto al Seicento, però rimane l’opera d’arte come espressione del contesto in cui il Caravaggio l’ha dipinta. Non so se mi sono spiegato …

 

Stefano Garroni: No, ti sei spiegato ma credo che esistono alcune difficoltà che sono relative a questo mi sembra: è come se tu delineassi un momento della storia in cui ci sono criteri, gusti, valutazioni, prospettive che cambiano; e oltre a questo un piano dell’opera d’arte che resta stabile al di là della variazione storica.

Generalmente questo viene considerato male e si tende per esempio a difendere Platone dall’aver detto una cosa del genere, anzi, si tende a mostrare che per Platone l’idea esiste solo in quanto incarnata storicamente, e quindi è determinata storicamente. E anche Hegel dice che l’universale esiste solo nell’esistenza, cioè nella determinazione, quindi nella differenza.

 

Paolo Massucci: Quindi non esiste in sé?

 

Stefano Garroni: In sé può esistere un’astratta e genuinica grammatica ma…

 

Maurizio Franceschini: Ma per esempio la Divina Commedia ha toccato pure l’universale …

 

Stefano Garroni: Tra noi non c’è nessuno studioso della Divina Commedia…

 

Maurizio Franceschini: Si ma uno leggendola …

 

Stefano Garroni: Leggendola non capisci niente! Leggendola non fai altro che dire quello che abbiamo sempre detto: “Uh quanto è bella la Divina commedia”, perché se non hai gli strumenti …

 

Maurizio Franceschini: Si ma si colgono momenti di commozione …

 

Stefano Garroni: Questo non vuol dire nulla perché noi stiamo parlando di un senso dell’opera e non del fatto che a me vedere quel certo oggetto mi commuove. Questi sono fatti miei. No, a noi interessa il senso dell’opera, il senso della Divina Commedia. Io francamente ho grande difficoltà ad aprire il libro di Dante perché non ho gli strumenti per capirlo.

 

Maurizio Franceschini: Ma una volta hai detto che è più bello il Paradiso …

 

Stefano Garroni: A me a scuola piaceva di più il Paradiso perché è più filosofico, è molto semplice il motivo. Infatti generalmente la lettura romantica preferisce l’Inferno. Ma questo non è un discorso critico. Cioè Sapegno avrebbe detto altre cose.

 

Maurizio Franceschini: Ma Sapegno mica ha detto che Dante è sorpassato …

 

Stefano Garroni: Io non so dire nulla di Dante, non lo so …

 

Maurizio Franceschini: No ma io ho preso un esempio così. Insomma quello che diceva Andrea …

 

8/10

Andrea Ruggeri: Io non voglio dire che l’opera d’arte si stacca dalla realtà, ma che in diversi contesti storici viene vista e criticata in maniera differente.

 

Stefano Garroni: Ooo! Questo è il discorso corretto! Cioè l’universale esiste sempre nella determinazione, esiste sempre nell’esistenza. Per cui quando tu dici – che so – “il bello”, tu in realtà (se dici qualcosa) dici sempre “il bello” in un contesto dato. Questo “bello” in un contesto dato non è semplicemente altro e diverso dal bello in un altro contesto, ma ha delle analogie, delle possibilità di accostamenti, e tu per astrazione puoi anche individuarlo. Però quando il bello esiste effettivamente, esiste nella storia.

Allora tu puoi accostare due proposizioni un una stessa lingua e individuare una struttura grammaticale, però chi parla la lingua la parla in contesti.

Allora certamente l’errore sta sempre nell’entificare quell’elemento generale e dunque l’astrazione è separata dall’esistente.

Che poi è molto semplice: se il generale esiste indipendentemente dalle esistenze, esiste dio.

 

Paolo Massucci: Per quanto riguarda un saggio, non avviene questo discorso per cui l’opera vive in quanto trasmissione e relazione tra chi lo produce e chi lo legge. Si può dire che un saggio invece esiste in sé …

 

Stefano Garroni: Questa è la tesi che - almeno finché vige il positivismo - viene sostenuta, con la netta differenza tra scienze umane e scienze naturali.

Però, in fin dei conti, già in Kant, sappiamo che la scienza della natura è un risultato di quei modi che storicamente lo spirito si dà, e quindi evolvono storicamente. In altri termini questo significa che ciò che nel Seicento è considerato opera scientifica, oggi può non esser considerata tale.

 

Paolo Massucci: Ma in un saggio serio (certo non un saggio matematico), ma in un saggio di politica o di costumi o quello che ti pare, c’è per esempio l’utilizzo dell’ironia…

 

Stefano Garroni: Io credo che qui vada sottolineato moltissimo un elemento che un certo Mario Ronchi non capiva. E cioè accanto a questo senso dell’universale che esiste solo nella determinatezza e quindi nella storia – e lì scattava il Mario Ronchi dicendo “Ah questo è storicismo!! ” (ma lui non sa che storicismo vuol dire settemila cose) -, c’è questo elemento della storicità; ma accanto a questo c’è un fattore che è di difficilissima comprensione anche per il nostro Calonego, e cioè: tu hai una storia della filosofia con le varie filosofie, per cui in momenti e in epoche diverse hai costruzioni diverse.

Però – aggiunge Hegel – quando la filosofia è effettivamente tale, la nuova configurazione è uno sviluppo della precedente, è un’esplicitazione di ciò che nella precedente era ancora implicito.

Allora tu hai una storia a due livelli: una storia come succedersi dei fatti diversi - quindi dell’episodico, del fesso, della moda, dell’elemento importante -, e poi mano a mano tutto questo si deposita ad un livello più profondo in cui la storia perde questo ritmo incessante e frammentario (la casualità ) e tutto si ricongiunge in una catena evolutiva.

Per cui tu allora puoi mostrare che alcuni problemi che Platone pone, in Aristotele vengono affrontati in un’altra maniera che però è uno sviluppo della tematica platonica e così via.

Per questo è molto importante sottolineare che Marx fa parte di una tradizione filosofica, e questo non è un indebolire Marx, ma metterlo dentro questo corso storico profondo. È inutile inventarsi che Marx ha espresso teorie su tutto. Quello che è importante è che i motivi fondamentali si ricongiungono a percorsi del pensiero filosofico che sono addirittura millenari.

 

Paolo Massucci: Ma questo che è un motivo hegeliano però …

 

Stefano Garroni: Tra l’altro, mentre con Losurdo stavamo mangiando, dico una cosa e lui dice: “Ah ma questo perché è hegeliano”. Un altro po’ se lo mangiano e gli dicono: “Perché che male c’è? Anche Holz è hegeliano! ” Va beh …

 

Paolo Massucci: Ma quella visione di Hegel, visto che il periodo in cui scrive è un periodo (dell’illuminismo) in cui c’è la fiducia nel progresso, e questo si vede anche in Marx …

 

Stefano Garroni: No! Questo non è corretto. Sia in Hegel che in Marx c’è un senso estremamente drammatico e della duplice possibilità del progresso e dell’autodistruzione.

 

Paolo Massucci: Ma l’equilibrio tra il progresso e l’autodistruzione si è sbilanciato più verso l’autodistruzione anche forse nel periodo del Novecento…

 

Stefano Garroni: L’esistenzialismo è basato su una concezione della libertà che prescinde dalla società: la società in qualche modo vincola e limita la libertà è un concetto di tipo borghese non certo hegeliano, per cui allora è chiaro: l’uomo è minacciato dalla società.

 

Interventi di tipo organizzativo per l’incontro su Sartre

 

9/10

Stefano Garroni: Ma, io francamente penso che sarebbe più comodo e più semplice se noi cominciassimo a leggere qualche cosa di teatrale o qualche racconto, perché lui è anche abbastanza tosto nello scrivere e ha una grande capacità di scrittura per cui ti fa cento pagine per dire una cosa che aveva già detto prima, però insomma l’allarga, l’approfondisce ecc.

 

Maurizio Franceschini: Però è il discorso di prima: se leggi solo Sartre non capisci niente!

 

Stefano Garroni: Che te l’ha detto che bisogna leggere solo Sartre?

 

Adriana Garroni: Si può cambiare? Invece di leggere Sartre si può leggere qualcun altro?

 

Stefano Garroni: L’importante è restare nella tematica.

 

Adriana Garroni: E quale sarebbe la tematica?

 

Stefano Garroni: La tematica sarebbe quella che abbiamo cominciato a vedere con Luckacs, quindi quel certo modo di concepire la dialettica in Lenin e l’opera d’arte – in particolare il romanzo – come la riproduzione in una situazione determinata, definita, particolare, di un universo più generale. L’esemplificazione più ovvia è Delitto e castigo per esempio.

 

Adriana Garroni: È più difficile di qualsiasi romanzo?

 

Stefano Garroni: No, per esempio è più difficile ricavare questo - anche se non è impossibile secondo me: la musica. Però è più difficile …

 

Adriana Garroni: Allora Balzac può essere …

 

Stefano Garroni: Certamente Balzac può essere sicuramente, può essere Belinskij, può essere Leskov, può essere Cecov, certo! Sono tutti quanti autori che lui studia. Può essere perfino De Roberto, italiano. Manzoni.

 

Adriana Garroni: Allora io potrei scegliere, non so, un autore inglese per esempio …

 

Stefano Garroni: Uno dei punti centrali di riferimento di Luckacs è un certo Shakespeare.

 

Adriana Garroni: Si ho capito ma non l’ho mai studiato.

 

Stefano Garroni: Ma non è che devi scrivere su Shakespeare, ma devi leggerlo e parlarne.

 

Adriana Garroni: Io escluderei Shakespeare, però qualcun altro … io pensavo a dei testi interessanti sulla letteratura inglese …

 

Stefano Garroni: Si scusami, ma il problema è questo: se noi dobbiamo affrontare una certa problematica, gli autori interessanti sono rispetto a quella problematica. Poi che esistano nel mondo tanti autori interessanti questo è verissimo.

Tu per sapere quali autori possono essere interessanti rispetto a questa problematica, hai da fare una cosa molto semplice: prendi il libro che sta a studio su Il romanzo storico di Luckacs, guardi l’indice e vedi quali autori lui cita. Per esempio Goethe.

 

Adriana Garroni: Ma se io devo cominciare a parlare di cose del genere sarà più facile prendere un autore più o meno contemporaneo piuttosto che Goethe che è del Settecento o di Shakespeare. Ci deve essere un’alternativa.

 

Stefano Garroni: Figurati, ce ne stanno tanti certo, però il problema è quella problematica. Siccome di questa problematica noi abbiamo cominciato a parlare – ma sarebbe azzardato affermare che abbiamo le idee chiare su questa problematica -, allora dobbiamo cercare di circoscrivere le letture in modo che tutti abbiano un punto di riferimento comune, perché allora ci capiamo di più.

 

Paolo Massucci: Secondo me teoricamente l’ideale sarebbe avere una comprensione di base comune per capirci, magari leggendo proprio Che cos’è la letteratura? di Sartre oppure una parte di questo. Poi ognuno si legge un romanzo come Delitto e castigo, un altro Balzac ecc.

 

Stefano Garroni: Io propongo questo: partiamo dal nodo, cioè da quello che ci esprime meglio e più chiaramente la problematica e poi dopo ci capiamo. Cioè: facciamo le fotocopie di alcuni capitoli del libro su Il romanzo storico di Luckacs, perché Luckacs ha questa caratteristica di essere molto abbondante negli scritti, per cui in realtà se tu leggi due o tre capitoli … allora facciamo queste fotocopie e poi sulla base di queste andiamo a svolgere il lavoro …

Intendiamoci: può essere Il romanzo storico, o i Saggi sul realismo ecc. Per esempio c’è un capitolo piuttosto lungo su Dostoevskij, per esempio uno legge quello per capire il modo del ragionamento del Luckacs.

Certo, poi si potrebbe semplificare ancora: lui legge questo e fa un’esposizione. Probabilmente è meglio se ognuno legge qualche cosa così capisce anche meglio l’esposizione, interviene ecc.

 

Paolo Massucci: Si, in effetti se ognuno legge un romanzo diverso e gli altri non l’hanno mai letto, non riesci a parlare di una cosa comune. Cioè io faccio un riassunto, anche cercando di spiegare …

 

Stefano Garroni: Si, tu hai ragione, però quando noi passeremo effettivamente alla lettura del romanzo, lo faremo sulla base di alcune indicazioni. Voglio dire, per esempio: in Musil tu non hai nessun rapporto esplicito tra il singolo personaggio e l’ambiente storico. In Balzac per esempio non è dubbio che tu hai l’individuo inserito nell’ambiente storico. Allora ad un certo momento uno potrebbe anche dire: “Ha letto una cosa di Balzac, e non vi parlo del romanzo ma vi leggo e commentiamo insieme questa pagina in cui viene descritta una camera, e attraverso la descrizione di questa camera c’è tutto il secolo che viene descritto.

Ci sono delle cose bellissime in questo senso nel film di Visconti Senso: certi ambienti interni sono la descrizione del secolo.

 

10/10

Stefano Garroni: Voglio dire che non andiamo semplicemente a leggere, ma andando alla ricerca di qualche cosa. Per esempio dico questo particolare: nel Delitto e castigo si vede come i vari personaggi siano modi diversi di presentarsi di una certa serie di situazioni ben determinate e definite, per cui alla fine vien fuori un quadro della società capitalistica dell’epoca, e ognuno sostiene l’altro. È una Pietroburgo europea.

 

Stefano Garroni primo ricercatore CNR ed ex docente di filosofia a “La Sapienza” università di Roma: collettivo di formazione marxista “Stefano Garroni”. Per avere informazioni di ogni genere o anche segnalazioni per eventuali errori è possibile contattarci

 



  

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