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CUORE SELVAGGIO 19 страница



- Ma sei pazzo?

- Indubbiamente sono pazzo. Solo essendo pazzo potrei ritornare a stringerti nelle mie braccia; solo pazzo, pazzo, ubriaco, sono capace di confessare che ti voglio.... Andiamo!

- Aspetta un po', Juan, aspetta - supplica a voce bassa Aimé e angosciata, perché è giunto alle sue orecchie il rumore di passi che si avvicinano -. Senti...? È Renato! Per Dio, taci un momento! Taci!

Ha gettato le braccia al collo, obbligandolo ad inclinarsi, nascondendosi nel denso rampicante di madreselve, contenendo l'alito, mentre arrivano loro, chiare e distinte, le voci di Monica e Renato insieme all'esplosione di un tuono che accompagna il vento e la pioggia che si sono liberati improvvisamente.

- E’ già qui un'altra volta il temporale, Monica.

- Sì, Renato; ma non importa...

- Come non deve importarmi? Non posso permettere che torni ad uscire con questo tempo. Mi occuperò personalmente di quei traslochi. È necessario farli, ma è anche necessario che tu ti riguardi.... Molto presto saranno diverse le cose, con Nicola e con Juan...

- Insisti nel lasciare a Juan in casa?

- Non rimane precisamente in casa, ma a cura della tenuta. Che cosa succede? Anche tu l’hai preso in antipatia? Pensai che eravate amici...

- Non siamo nemici, ma... - balbetta timidamente Monica, facendo uno sforzo.

- Questo è già abbastanza. Per fortuna, madre ricevé bene Nicola, benché neanche questo si trovi della mia parte rispetto a Juan...

- Allora, Renato, perché...?

- Non continuare, Monica, ti prego. Non mi domandare niente. C'è una sola risposta che posso darti: Juan verrà in questa casa perché è giusto. Se è o non è conveniente, il tempo lo dirà. Tu fosti una figlia esemplare e non credo che ti sia difficile comprendere il rispetto che sento verso l'ultima volontà di mio padre. Juan può essere discolo, ingrato, fino e malvagio. Non importa. Mio padre volle che l'avessi vicino a me che lo trattasse come un fratello...

- Ma è assurdo...!

- Non è assurdo. Contro tutto quello che voi pensate, io credo in Juan, ho fede nella nobiltà della sua anima, perché ho fede nel cuore umano. C'è qualcosa che mi dice che Juan è buono. Soprattutto che è leale che è sincero che è franco. Non è impastato con pasta di traditori. Basta guardarlo in viso per comprenderlo. Juan non è una fiera, come mia madre e gli altri si impegnano in credere. È onorato e, se qualche giorno dovrà ferirmi, lo farà di fronte, faccia a faccia. In questo sono sicuro di non sbagliarmi.

- Allora...?

- Allora, niente. Fidati di me, so quello che faccio. Sii devota e finita. Cammina Monica, vatti a riposare...

- In questo momento non potrei dormire...

- Allora, non ritardare più, potresti farmi un favore?

- Quello che vuoi.

- Entra in quella camera e spiega a tua sorella che devo andare via solo per un paio di ore. Temo che se glielo dico io, torniamo a discutere, e per oggi abbiamo già abbastanza...

- Aveste un disguido? - domanda allarmata Monica.

- Fu solo un dissapore. Per fortuna, tutto finì bene, facemmo pienamente la pace, ma queste cose lasciano sempre oppressioni e non vorrei tornare ad incominciare. Adoro tua sorella e credo in lei... voglio credere prima in lei che in nessuno.... Ho bisogno della fede che mi ispira, per potere vivere e respirare...

- Quanto sono amare le tue parole, Renato! Sembrano dettate più per la totale delusione.

- Ma che dici! Incominciai per dirti che amo tua sorella. La voglio tanto, tanto, che non potrei vivere senza lei.

- Vuoi dire che la ami al di sopra di tutto succeda quel che succeda sei disposto...?

- Non so fino a dove arriva la tua immaginazione in questo succeda quel che succeda - l'interrompe Renato con grave gesto -. Perdonami se rispondo a qualcosa che nemmeno lontanamente sognasti pensare, ma desidero risponderti: Se Aimé e fosse indegna, quello che rimarrebbe di lei e di me, quello che rimarrebbe di questa casa non varrebbe la pena di menzionare.... Bene, ma stiamo parlando di sciocchezze, perdendo tempo prezioso ed offendendo con pensieri assurdi la più degna ed adorabile delle donne che è tua sorella, senza offendere la presente, come dicono i contadini. - E con forzata giovialità, supplica -: Vai vicino a lei ed accompagnala. Ritornerò molto presto. A più tardi mia cara Monica.

Alla luce di un lampo Aimé e guarda con angoscia il viso di Juan, duro ed amareggiato. Nonostante risuonano nel largo corridoio le impronte di Renato allontanandosi, nonostante l'ombra di Monica non è sparita nella socchiusa porta da quella stanza vuota. Vicino alla banca di pietra, alla difesa dello spesso rampicante di madreselve che li copriva, sentendo battere i fili della pioggia gelata sulle guance ardenti, trema pensando come erano potute arrivare fino a lui le parole ascoltate, quanto stava perdendo della battaglia che poco fa sembrava guadagnata. Juan, per un lungo momento immobile, sembra svegliarsi bruscamente, opprimendo il suo braccio con quella rude mano di marinaio che è come una tenaglia, ed ordina imperativo:

- Andiamocene subito! Avevi paura di imbatterti in Renato, ed ora non c’è più quella paura.

- Ma Monica sta lì, nella mia stanza - segnala a voce bassa Aimé e -. Mi cercherà, mi aspetterà un momento; quindi uscirà a cercarmi in casa e darà subito la voce di allarme che abbiamo potuto allontanarci. Non possiamo andarcene ora, né vedo neanche la necessità.

- Come non vedi la necessità? - domanda Juan con indignata sorpresa.

- Ascoltami, Juan. Se fossi capace di ascoltarmi solo un momento, ti direi: Perché fuggire dando uno scandalo, se stiamo insieme, se ci sono mille mezzi per...?

- Taci! Taci! non mi proporre quella bassezza, quella sporcizia, perché credo che allora si sarò capace di ammazzarti. Dicesti che mi volevi, mi facesti confessare che anch’io ti amavo.... Ora verrai con me succeda quel che succeda!

Con una brusca tirata, Juan ha obbligato Aimé e, tirandola fuori dal nascondiglio sotto il denso rampicante di madreselve dove per un lungo momento hanno aspettato insieme, guardando molto da vicino, con furia contenuta, il viso di guance ardenti che le gocce gelate della pioggia non riescono a raffreddare. Rude, selvaggio... con un amore che sembra odio, l’ha stretta tra le sue braccia poderose, facendola scricchiolare...

- Juan... mi soffochi...!

- Questo è quello che vorrei: ammazzarti. Ma si sono rifiutate le mani di stringere il tuo collo... e ho paura, sai? Si. Paura di inchiodarti più ancora dentro di me ed è così che ti ammazzo. Paura che la tua immagine mi perseguiti, che mi ossessionino la tua voce, i tuoi occhi e la tua bocca quando oramai non sarai più viva. Paura che mi faccia impazzire l'ansia di tornare a vederti ed a sentirti, quando ti avrò ammazzato...

L'ha respinta con asprezza e cede alcuni passi fino al centro del patio, indifferente alla pioggia che lo bagna, al vento che spinge ora di nuovo le nuvole, lacerandole per lasciare affacciarsi, tra i suoi brandelli, le stelle. Guardando a tutti lati, tremando per gli occhi che possano spiarla, Aimé e arriva fino a lui in una supplica:

- Juan... ascoltami.... verrò via con te, ti giuro che verrò via con te.... Ma non in questo istante, Juan. Verrò via in capo al mondo con te, a dove vuoi portarmi. Te l'ho detto e te l'ho giurato. Te lo giuro di nuovo, ma abbi un po' di calma. Voglio il tuo amore, voglio vivere per il tuo amore, non correre a trovare la morte...

- Nessuno ti ammazza se stai al mio fianco! Nessuno ti arriverà finché io ho alito!

- Tu sarai il primo che cada, Juan. Ed allora, che cosa sarebbe di me?

- Che cosa sarebbe di te? Puoi morire anche in questo istante!

- No. Tu non ammazzi sapendo che ti amo. Dovresti essere pazzo e non lo sei, Juan. Sei ferito, risentito, geloso dubitando del mio amore, ti rallegra negare ognuna delle mie parole, ma senza potere farlo perché il tuo cuore le afferma, perché ci sono cose che non si fingono, ed io non potrei avvicinarmi a te, né stare nelle tue braccia, né baciarti come lo faccio, se non ti amassi. Pensa un istante, Juan, pensalo. Lo ascoltasti Renato... sta su avviso...

- Che lo sia... che lo sia di più! Si è l’unica cosa che sto desiderando.... Voglio che lo sappia, dirglielo, gridarglielo!

- Ci ammazzerà tutti e due. Tutto sta dalla sua parte: le leggi, le abitudini, la ragione ed i diritti Stiamo tra centinaia di persone che saranno nostri nemici mortali, muta di cani feroci per darci la caccia. No, Juan, no, tu non puoi gettarmi così nelle fiere. Prima che succeda questo preferisco che sia tu ad ammazzarmi... e non voglio morire. Per quale delitto devo morire? Che cosa feci io più che amarti, volerti perché mi uscì dal cuore questo amore? E sei tu stesso quello che mi condanna a morte, ti rendi conto? Ma, perché mi guardi in quel modo? Mi disprezzi, Juan?

- Sì, Aimé e, ti disprezzo.

- Non mi disprezzerai quando io avrò sistemato tutto per fuggire senza pericolo.

- Che ripugnante e che meschino sarei a fuggire senza pericolo! Bisogna fuggire ora, giocandomi tutto, rischiando tutto, dovendo lottare per difenderti, con le unghie e gli artigli, come una fiera. Fuggire ora, tra tutti i pericoli, tra tutti gli svantaggi, posso farlo, voglio farlo. Ma dopo, quando sarà preparato affinché tutto sia uno scherzo, che bassezza, Aimé e, che bassezza tanto grande! Tuttavia, lo farò, aspetterò... ma non che tu lo prepari, bensì a prepararlo alla mia maniera.

- Che cosa dici, Juan?

- Ti metterò in salvo, non correrà nessun pericolo la tua preziosa esistenza, non rischierai niente per fuggire con Juan dal Diablo. Te lo prometto.... Per te ci saranno tutte le sicurezze. Ed io sarò solo che sarà di fronte a Renato...

- No, Juan, no! Così non...!

- Così sarà. Me l'hai promesso, mi hai dato la tua parola, me l'hai giurato. Basta di promettere invano e di giurare in falso! Bisognerà aspettare, ma non sarà molto tempo. Bisognerà continuare a fingere.... A te non ti costerà un gran lavoro e sto imparando anch’io a farlo. Sono il tuo discepolo che ti ha sorpassato. Anche io sarò rivelatore per un momento, sarò vigliacco, vile e bugiardo, ed imparerò a mentire sorridendo, ed accetterò il pane ed il sale sotto il soffitto dove affilo il pugnale con cui ferire alla schiena. Sì, Aimé e, aspetterò.... Aspetteremo.... Continua a guadagnare, continua a trionfare.... Alla fine, che importa? Lasciami dare ragione a tutti: alla signora Sofí a, a Battista, al vecchio notaio che trema solo con il guardarmi.... Lasciami dare ragione a Monica di Molnar. Alla fine, che importa?

- Per Dio, Juan, taci! - supplica improvvisamente Aimé e spaventata -. È Monica.... Guardala.... ci ha visti, ci sta guardando.... Viene, Juan, viene...! Per Dio, nasconditi, allontanati.... Io le assicurerò che non era con te che parlavo. Ma ora vattene!

Juan si è allontanato, altezzoso ed arrogante, senza abbassare la testa, senza nascondersi, ed Aimé e retrocede di spalle fino a rimanere di nuovo vicino al rampicante di madreselve. Lì si trattiene come per prendere fiato e va dopo, con passo lento di angoscia, verso quella porta socchiusa alla quale Monica si aggrappa perché lo spavento l’ha fatta barcollare, perché si piegano le sue ginocchia ed una freddezza di ghiaccio, invece di sangue, sembra correre per le sue vene. E con voce soffocata, rimprovera:

- Stavi con lui, lo vidi...

- Con lui? Chi lui?

- Basta con le farse! Conserva quegli sforzi con gli altri ed usali, Aimé e! Usa anche la discrezione e la prudenza, se non vuoi che Renato comprenda quello che succede.

- Non capisco niente di quello che dici...

- Come potesti arrivare ad essere tanto cinica?

- Per favore, Basta.... È che si sono proposti tutti insultarmi?

- Chi sono tutti? Renato e quell'uomo, vero? Soprattutto, quell'uomo che ti guarda come all'ultima delle donnette. Se lo sentissi parlare di te, se lo sentissi esprimersi con un disprezzo tanto profondo, tanto brutale che offende tutte le donne offendendo...

- Taci! - l'interrompe profondamente Aimé e disgustata.

- Suppongo che di fronte a lui non gli dicevi di abbassare la testa perché gli hai dato tu il vergognoso diritto di trattarti come ti tratta...

- A lui gli ho dato quello che avevo voglia di dargli, ma a te non ti do il diritto di intervenire nei fatti miei, quello di metterti nelle mie cose, quello di parlare quando nessuno te l’ha chiesto.... Che cosa sai tu della vita né di niente?

- A me toccherà domandarti: che cosa sai tu di onestà e di vergogna? Che cosa sai di orrore e di schifo, se né schifo né orrore sai niente sino ad arrivare fino all'ultima delle infamie?

- Monica sta finendomi la pazienza!

- Ed a me... a me... fino a quando pensi che durerà?

- Per me puoi fare quello che vuoi - invita Aimé e in tono provocatorio -. Benché, naturalmente, non farai niente, non andrai da nessuna parte, perché non c'è niente che possa fare. Per meglio dire, si che c’ è: tornatene al tuo convento che è l'unico atteggiamento ragionevole che puoi prendere e se non vuoi più essere suora, vattene a casa tua a Saint-Pierre che è dove devi stare. Vattene e portati la madre; vattene e lasciami in pace, perché qui non sei necessaria!

- Andrò via ad una sola condizione: che faccia andare via Juan. Se egli va via davvero, se si allontana dalla Martinica, io... io...

- Andrai via se io ti dessi la mia parola che Juan va via?

- Andrei via dopo averlo visto andare via. Ti conosco, Aimé e, ti conosco troppo bene, suppongo per sfortunata di entrambe.

- Allora se mi conosci, saprai che io non rinuncio mai a niente che non rinuncio né al piacere né alla ricchezza, avendo entrambe le cose nelle mani.

- Che cosa pretendi...?

- Quello che pretendo è molto chiaro, e con quali mezzi devo riuscirci è affare mio. Per bene tuo ti consiglio che te ne vada via, per il bene esclusivamente tuo, Monica. Non voglio andare contro di te, non voglio spezzarti la strada, ma come nemica leale ti avverto, ti ho avvertito già cento volte, e questo è l’ultima, Monica... allontanati dalla mia strada, perché nell'ora della verità non vedrò niente, non guarderò niente!

- La tua strada non è quella che supponi ed è per tuo bene che voglio chiuderti il passo.

- Basta, Monica, la mia vita intera sto giocandomela ad una carta. La battaglia è tanto dura che vale perfino la vita. Non volere interporti, perché tu sarai la prima vittima...

- Ascoltami, Aimé e... ho voluto separarti, ho voluto lasciarti... per un momento ho pensato che per caso tu avessi ragione che la tua vita è tua che tuoi sono anche quegli uomini che ti sono stati consegnati dall’amore.... ho voluto rinunciare a tutto ed aggiustare tutto, fino al diritto di difendere Renato contro la tua malvagità; ho voluto tirarmi indietro e qualcuno mi ha supplicato piangendo che non lo facessi. Sai chi? Nostra madre! La nostra povera madre della quale per niente ti sei preoccupata che vive nell'inquietudine orribile di quello che potrai fare, di quello che possa succederti.... La nostra povera madre i cui ultimi giorni sarebbero amareggiati con un'infamia i cui capelli bianchi saranno macchiati da un scandalo, da un'azione indegna.... Non solo per me, non solo per Renato, per lei ti prego, Aimé e... - Monica si interrompe all'improvviso, ed esclama sorpresa -: Oh, Renato...!

- Sì, sono io - conferma questo avvicinandosi -. Ma che cosa succede, Monica?

- Niente... parlavamo. Come mai sei ritornato tanto presto?

- Per una felice casualità. Mi avevano appena sellato il cavallo quando vidi Juan. Mi venne in mente di chiedergli che prendesse il mio posto ed accettò di buon grado. Incantato e sorpreso gli diedi ampi poteri ed è appena uscito per la sua prima commissione come capo generale dei lavoratori della tenuta. Non è magnifico? Non ti rallegri che sia ritornato quasi immediatamente, Aimé e?

- Certo! Mi rallegro di tutto: del tuo ritorno, della buona disposizione di Juan, e non devo dispiacere più che una cosa: la determinazione di Monica di lasciarci...

- Lasciarci...? - si sorprende Renato.

- Precisamente discutevamo per questo motivo. Monica si è impegnata a tornar a Saint-Pierre portandosi la madre. Dice che per una luna di miele c'è troppa gente in questa casa, e va via, Renato, va via...

Con sorriso diabolico, Aimé e si è voltata verso sua sorella che un istante rimane sconcertata con la sorpresa di quel cinismo, di quell'audacia inaspettata. Protesta, alza la voce con la violenza da chi non può trattenersi più, ma i suoi occhi si imbattono in quelli di Renato al quale spunta un'espressione di dispiacere e fastidio. Per lui non è più che un'intrusa, impertinente e capricciosa; ma quell'espressione dura solo un istante, cambia subito nel nobile viso virile, accendendosi con un caldo gesto di bontà umana che arriva fino al fondo del cuore di Monica quando spiega delicatamente:

- Quel punto l'abbiamo discusso già varie volte. Pensai che era completamente sistemato. Naturalmente, non ho diritto di mantenerti con la forza se vuoi andartene, Monica. Ti ho pregato, ti ho supplicato, con franchezza come un fratello ti ho detto con molto egoismo che mi ha spinto a pregarti che c'accompagnassi. Se ad ogni modo vuoi andartene, che cosa posso chiederti? Posso chiederti solo che mi perdoni.... Venisti a riposare e ti ho caricato di lavoro. Cercavi tranquillità e lanciai su te il fagotto dalle mie preoccupazioni più pesanti. Ma posso giurarti che non pensavo di continuare ad abusare.... vedi che immediatamente ho incaricato Juan dei miei progetti, e...

- Non continuare, Renato - interrompe Monica profondamente addolorata.

- Fa' quello che vuoi, Monica. Se consenti di rimanere qualche altro giorno, ti prometto che ti lascerò riposare realmente. E, comunque, perdonami.... Andiamo, Aimé e?

- Un momento, Renato! Non posso lasciare che ti ritiri con quell'impressione... - incomincia a dire Monica; ma Aimé e interviene con ipocrita tenerezza:

- Ma, amore...

- È a Renato che parlo! – la riprende Monica con determinazione -. Aimé e ha interpretato male le mie parole. Rimarrò tutto il tempo che tu credi di avere bisogno di me, Renato...

- Ora io sono che dice: non è così, Monica. Il tuo aiuto è prezioso, ma...

- La povera Monica è devota - continua Aimé e -. Tanto nervosa, tanto stanca che appena sa quello che dice. Io si credo che abbiamo abusato della sua bontà.

- Vuoi tacere, Aimé e? - ordina Monica senza potersi contenere. E con fermezza, assicura -: Rimarrò, Renato. Rimarrò, benché mi cacciate!

- Ma chi si sta cacciando? Questo è giocare agli spropositi.... Tu sola parlasti di andartene, Monica. Dico, immagino che fosti solo tu, da quello che dice tua sorella...

- Naturalmente - si affretta a confermare Aimé e -. Che cosa voglio di più io che averle qui? E dico averle, perché devi sapere che Monica ha cambiato idea. Non vuole più ritornare al convento, bensì a casa, portandosi la madre. Sembra che la nostra futura badessa appenda l’abito e probabilmente cerchi un marito...

- Vuoi tacere? - grida Monica con ira incontenibile.

- Perdonami - si scusa Aimé e con divertita e cattiva intenzione -. Può essere che mi sono sbagliata.... mi sembrò di capire che ora ti muovevi ad impulsi di un amore umano...

- Taci, Aimé e! - ripete Monica nonostante avesse ragione.

- Naturalmente taci - interviene Renato in dolce tono soave -. Non vedi che la disgusti? E tu, Monica, non la prendere neanche a quel modo. Non credo che ci sia niente di male, perché non mi sembrò mai logico che rinchiudessi in un convento la tua gioventù e la tua bellezza, a meno che una vera vocazione ti trascinasse a ciò. Se comprendi in tempo che ti sei sbagliata, nient'altro logico ed umano che rettificare... ma senza disgustarti. Non credo che ci sia in Aimé e la minore intenzione di causarti un dispiacere. È solo traversina e burlona, tu lo sai bene com’è. Se qualcuno potrebbe sentirsi risentito sono io per la tua mancanza di fiducia. Mi sarebbe piaciuto tanto che mi parlassi dei tuoi sentimenti e dei tuoi dubbi, come ad un vero fratello! O per caso non ho saputo esserlo per te? - L'ha presa per mano, quella mano bianca che trema tra le sue, e sorride guardando in fondo alle pupille che fuggono da lui come se temessero di gridargli quello che con ansia l'anima tace -. Le confidenze non si costringono, Monica, ma vorrei che tu sapessi e che avessi sempre presente che sono il tuo migliore amico che puoi confidare sempre in me...

- Lo credo, Renato. Anche io sono e sarò, per te, la migliore amica.

- Lo credo, lo credei sempre. Ma, perché piangi affermandolo? Ma sei nervosa, come dice Aimé e?

- Certo. Tra i suoi nervi e le sue complicazioni sentimentali... - si elude Aimé e con mordacità.

- Non la disturbare, Aimé e. E tu, Monica, non le fare caso. È certo che sei innamorata? Non puoi dirmi il nome del felice mortale? Ti faccio notare che dovrà essere molto buono per meritarti, affinché io lo giudichi degno di te, e perdonami la petulanza di fratello maggiore, affinché io gli permetta di ricevere il tesoro che tu rappresenti. - L'ha baciata sulla fronte, quella fronte bianca come di marmo, sotto la quale girano i pensieri come un mulinello di pazzia, ed all'improvviso si allarma -: Sei gelata, Monica, che cosa ti succede? Ti senti male? - Aimé e si è lasciata scappare una risatina mordace e burlona, e Renato, metronotte ma disgustato, la rimprovera -: Che cosa succede, Aimé e?

- Perdonami... non succede niente. Ma voi due mi fate moltissima tenerezza, non posso farci niente. Siete meravigliosi, perfetti... e spiritosi, inoltre...

- Non vedo la comicità; ma, dopo tutto, ridere non credo che faccia male a nessuno - accetta Renato rassegnato. Ed affettuoso e grave, saluta -: Buona notte, Monica, confido che un buon sonno ti farà sentire meglio. A domani...

- A domani - risponde Monica con un filo di voce, vedendo allontanare gli sposi ed infuriandosi un'altra volta davanti alla risata burlona di Aimé e.

- Di che cosa ridi Aimé e? - domanda Renato un pò infastidito.

- Di niente... è meglio che rida e che non la prenda per una cosa tragica.

- Che prendi per una cosa tragica?

- Bene... tutto quello che succede: gli atteggiamenti gratuitamente aggressivi di mia sorella, il tuo attacco di sentimentalismo fraterno, il tuo affanno di occuparti di tutto il mondo... e la cosa è che pochissimo che ti occupi di me, dovendo occuparti di tutti gli altri.

- Gelosa? - sorride Renato affettuoso e lusingato.

- Oh, no! Perché? Non c'è motivo; cioè, io credo che non ci sia motivo. Ma bisogna vedere quello che ama Monica...

- È nostra sorella. Inoltre, mi preoccupa.... non sta bene, la noto pallida, magra, come tormentata per qualcosa che conserva gelosamente.

- È naturale... è innamorata.

- Ma di chi può esserlo? Francamente, io non indovino.

- Di chiunque - evita Aimé e in tono intriso di frivolezza -. Forse di Juan del Diablo...

- Come? Che cosa? - esclama Renato sorpreso.

- Io dico... Juan del Diablo è un uomo come qualunque altro. È dopotutto un buon ragazzo, ed ora, col nuovo impiego che gli hai dato, è un buon partito. Monica non è ambiziosa...

- È assurdo, strampalato! Neanche per scherzo devi...

- Hai preso sul serio la parte di fratello maggiore con lei - ride Aimé e, divertita -. Non ti disgustare, uomo, che sto giocando. Alla fine, non sarebbe un impossibile, ed avrebbe gradino.... Argomento per un romanzo d’amore: " La suora ed il pirata"...

- YANINA, CHE COSA FAI?

- Niente, zio, prendo nota...

Una smorfia amara che vuole essere un sorriso, è stata la risposta di Yanina, mentre stringe meglio il fazzoletto di colore vivaci attorno alla sua oscura testa di capelli arricciati. Senza il minore rumore è sorto dalla spessa ombra degli archi del secondo patio, e gli occhi duri ed inquisitori di Battista la guardano imperiosi, mentre ella restringe le magre spalle...

- Di che cosa prendi nota, Yá nina?

- Di tutto quello che succede...

- Non succede niente, ma mi hanno schiacciato e calpestato - si lamenta a voce bassa Battista, ma con gran rancore -. Ma non rimarranno così le cose. Io devo farmi risarcire, devo farmi vendetta. Vedranno se manca o no Battista il giorno che albeggino incendiati i canneti, o se vola per un petardo la diga di sbarramento del fiume, o se...

- Non dire sciocchezze, zio Battista. Quelle cose non si dicono. Semmai, si fanno...

- Non posso sopportare quello che mi succede! Non posso continuare a stare qui come l'ultimo domestico, mentre quel mendicante, mentre quello delinquente di Juan del Diablo...!

- Abbassa la voce, zio, che non ti sentano. Renato e la sua degna moglie sono appena entrati nella stanza. Ora l'avrà tra le sue braccia, la bacerà con ansia, e darà il cuore e l'anima intera a quella malvagia!

- Malvagia? Perché è malvagia? Ebbe la colpa di qualcosa? Perché non mi parli chiaro? Che cosa è quello che mi occulti? Che cosa è quello che sai?

- So una cosa che ti rallegrerà molto, zio Battista. Molto pesto finirà Juan del Diablo!

- Vuoi parlarmi chiaro? - sollecita Battista guardandola coi suoi duri occhi inquisitori -. Perché finirà Juan del Diablo?

- Perché mira troppo alto. In questa casa succedono molte cose. Se io fossi in te, zio Battista, aspetterei. Verrà il fiume vivace, ed a fiume vivace, è guadagno di pescatori.

- Da dove tiri fuori tu...?

- Ieri andai fino a lassù, fino alla parte più alta della gola, e vidi il vecchio Chala. Gli diedi alcune monete affinché guardasse il futuro dei D'Autremont...

- Tu non credesti mai in quelle cose, Yanina. Sono bugie, bugie per ingannare quelle bestie che credono alla superstizione nel profondo del sangue. Non ti allevai affinché credessi a quelle cose.... Ma, che cosa ti disse Chala?

- Aprì una gallina nera, le guardò le viscere e mi disse che ci sono due uomini con sangue D'Autremont nelle vene: uno legittimo, un altro bastardo.

- Taci, abbassa la voce! Sei pazza? - si allarma Battista pieno di stupore -. Quello disse Chala? Sboccata... osare quello! Vedi tu? Vedi tu? Se io comandassi ancora, lo farei macinare a pali per parlare senza rispetto dei padroni... del signore... il signore Don Francisco D'Autremont.... Bugiarda!

- Non ti assillare tanto. È da quindici anni che è morto, sepolto - spiega Yanina distillando sottile ironia -. Siamo soli, zio Battista, ed ora so che è vero, totalmente vero. Non andai a vedere Chala, non mi disse niente...

- Ehi? Ma, che cosa ti proponi?

- Avere la sicurezza di qualcosa che ho sospettato sempre: Juan del Diablo è fratello del padrone Renato, ma nessuno dei due lo sa...

- Il cane bastardo, non credo che l'ignori. Era ben cresciuto già la notte in cui morì Bertolozi, quando egli portò quella lettera...

- Vuole raccontarmi la storia completa, zio Battista?

- No! Dimentica quello che hai sentito. Per quale motivo mi facesti parlare? Persi un momento le staffe, ma se ripeti una sola parola di quello che hai ascoltato...

- Conosco le tue minacce: mi farai macinare a pali - si elude Yanina -. A che cosa ti è servito quanto hai fatto? Che cosa hai tirato fuori più di essere per loro come un cane? Niente, vero? li guardasti come se fossero di un'altra pasta, come a dei, come a figli del sole... e non è vero: sono come quell’altro.... Come quell’altro, può essere odiato o amato. Il padrone Renato non è più che un uomo, e qualunque uomo può sentirsi un giorno tanto sfortunato che accetti la consolazione dove la trovi... fino nelle braccia della figlia di una schiava.



  

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